Di Piero Cargnino

Prima di proseguire con la storia dell’antico Egitto proviamo a dare un’occhiata alla situazione esistente nel vicino oriente antico dopo che le campagne del faraone guerriero Thutmosi III ne avevano sovvertito non poco la geografia politica.
Dopo la cacciata degli Hyksos con Ahmose, abbiamo assistito ad una ripresa significativa della politica egiziana da parte dei sovrani della XVIII dinastia. Forti dell’esperienza acquisita, i sovrani egizi che seguiranno cercheranno di spegnere le velleità dei popoli confinanti così da rendere più sicuri i loro confini, spinti in ciò dalla chiara intenzione di lavare l’onta subita con l’occupazione straniera.
Dapprima con Thutmosi I e Thutmosi II si afferma la vocazione imperialista dell’Egitto che caratterizzerà gran parte del Nuovo Regno. Con Thutmosi III l’Egitto si spinge molto a est, supera la Palestina e raggiunge la Siria. All’epoca delle campagne militari di Thutmosi III, il Nuovo Regno egizio, quello che possiamo a ragione chiamare l’Impero Egizio, sovrasta i popoli del vicino oriente.
A nord, nella sperduta Anatolia, sono insediati gli Ittiti un antico popolo indoeuropeo che abitava la parte centrale dell’Asia Minore con capitale Hattusa.

Nel nord della Mesopotamia si trovava il regno di Mitanni che si estendeva fino ai confini con la Siria, raggiunse il massimo splendore sul finire del Tardo Bronzo, i suoi abitanti erano gli Urriti e la capitale del regno era Wassukanni (oggi Tell Fekheriye). L’esercito hurrita possedeva armi in ferro e combatteva su carri da guerra. Dopo una guerra combattuta contro Thutmosi III il regno Mitanni cercò la pace con l’Egitto e fu stretta con esso un’alleanza.

All’apice della sua potenza agli inizi del XIV sec. a.C. le relazioni con l’Egitto erano talmente amichevoli che il re Mitanni Shuttarna II mandò suo figlia Kilu-Hepa in sposa al faraone Amenhotep III. In seguito nella capitale Wassukanni scoppiò una lotta per il potere i cui pretendenti erano appoggiati da Ittiti e Assiri. Sconfitti dall’esercito Ittita di Suppiluliuma prima, poi dal figlio Piyassili di Karkemish, il regno di Mitanni passò sotto il dominio ittita per poi essere conquistato, meno di un secolo dopo, dagli Assiri che lo incorporarono nel loro regno con il nome di Hanigalbat.
Confinante con Mitanni si estendeva la Siria, citata nelle sue Storie da Erodoto come la terra che andava dal fiume Halys fino al monte Casio. Secondo alcuni corrisponderebbe grosso modo alla località indicata nella Bibbia come Aram. A partire dall’VIII sec. a.C. cadde sotto il dominio degli assiri.

A sud-est sorgeva la Babilonia cassita e il regno di Elam, questi ultimi coprivano l’intera valle dei due fiumi, il Tigri e l’Eufrate, la Mesopotamia. In questo quadro si potrebbe inserire la vicenda biblica della costituzione dello stato di Israele, forse ad opera di Giosuè anche se non proprio come racconta la Bibbia.

Come abbiamo visto la Palestina era saldamente in mano egiziana quindi pensare che l’occupazione da parte degli israeliti, appena usciti dall’Egitto, sprovveduti militarmente e magari anche male armati, sia avvenuta tramite una conquista militare è decisamente improbabile. Secondo gli studiosi l’insediamento degli israeliti in Palestina può solo essersi verificato in modo graduale e non violento. Secondo una teoria, che personalmente mi lascia molti dubbi, gli israeliti sarebbero gli Habiru, termine accadico babilonese usato in tutto il medio Oriente per indicare gruppi nomadi descritti come ribelli, fuorilegge, razziatori, talvolta impiegati come mercenari o asserviti. Non un popolo vero e proprio ma miscellanea di individui che vivevano ai margini della società, in genere per sfuggire ai creditori o ad un destino di asservimento.
Ma chi erano gli Habiru e da dove venivano? Dalla lettura di alcune Lettere di Amarna si apprende che in epoche precedenti si erano consolidati molti correttivi per venire incontro a chi era caduto in disgrazia per svariate ragioni in gran parte provocate dal progressivo indebitamento dei contadini i quali venendosi a trovare in condizioni disperate erano costretti ad impegnare oggetti, terre e persino familiari in cambio di grano finché ad un certo punto si trovavano nell’impossibilità di sostenere il debito.

Nella media età del bronzo, in tutta l’area siro-mesopotamica, era uso, da parte dei sovrani, concedere una sorta di correttivi sociali e giuridici coi quali si proibiva la cessione della terra a elementi esterni alla famiglia. A chi si trovava comunque in condizioni disperate i sovrani erano soliti emettere editti di remissione dei debiti, o il perdono per i reati meno gravi, liberando così i contadini asserviti. Questo tutelò il popolo fino ad un certo punto quando verso la metà del secondo millennio a.C. non presero piede iniziative private per mezzo delle quali si riusciva ad ovviare alle leggi, oggi lo definiremmo con l’espressione “fatta la legge trovato l’inganno”. L’applicazione di questi correttivi venne così a cessare pertanto chi non riusciva più a far fronte ai propri debiti e, magari per tale ragione era incappato in reati minori, incorreva in severe sanzioni per cui all’individuo non restava molto da scegliere, l’asservimento o la fuga in altri paesi. Questo fece si che i vari regni siglassero accordi che prevedevano “l’estradizione”. Gli stati confinanti si impegnavano ad applicare una reciproca consegna dei latitanti per cui, ai malcapitati, non rimaneva che la fuga tra le montagne o nelle steppe desertiche. Col tempo si formarono dei clan di questi individui che praticavano il nomadismo spesso sfociando nel brigantaggio. Costoro vennero chiamati Habiru. Da questo termine, per assonanza con l’etonimo “ibri” alcuni vorrebbero intravvedere la parola “ebrei”. Ebbi già modo di dire in precedenza che fidarsi di una presunta assonanza tra nomi oggetto di traduzioni spesso azzardate, se non addirittura imprecise, sarebbe da evitare.

Nonostante tutto gli studiosi sono propensi a vedere una citazione a “Israele” nella traduzione della stele di Merenptah, tredicesimo figlio di Ramses II e della sua sposa Isinofret, dove tra le nazioni sconfitte compare il nome di “Ysir” che viene identificato con Israele. Ma di questo parleremo in seguito.
Fonti e bibliografia:
- Marco Liverani, “Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele”, Roma-Bari, Laterza, 2003
- Sabatino Moscati, “Antichi imperi d’Oriente”, Newton & Compton, Roma 1978
- Marco Liverani, “Antico Oriente. Storia, società, economia”, 3ª ed., Roma-Bari, Laterza, 2015
- Kurt Bittel, “Gli Ittiti”, Rizzoli, Milano, 1977
- James G. Macqueen, “Gli Ittiti: un impero sugli altipiani”, Newton Compton, Roma, 1978
- Giuseppe Rinaldi, “Le letterature antiche del Vicino Oriente”, Milano, Sansoni-Accademia, 1968
- Enrico Ascalone, “Mesopotamia: assiri, sumeri e babilonesi”, Electa Mondadori, 2005