Di Piero Cargnino
MERYTATON E SMENKHARA
Con la morte (o l’Esodo) di Akhenaton si chiude quella parentesi storica che alcuni chiamano “Rivoluzione religiosa”, tornano gli dei che fin dagli albori della civiltà hanno vegliato sul popolo egizio. Chi siede sul trono delle Due Terre dopo il faraone eretico è un enigma che ancora oggi fa scervellare molti studiosi.
Secondo alcuni sarebbe Smenkhara ma altri obiettano che varie fonti antiche parlano di una regina che però non è identificata, potrebbe trattarsi di Nefertiti, Grande Sposa Reale di Akhenaton o più probabilmente si tratterebbe di Merytaton (Ankhtkheperura Meri-Neferkheperura), prima figlia di Akhenaton e Nefertiti. Su di un monumento è citata come “l’unica figlia del Re”, anche se in realtà dopo la costruzione del monumento, Akhenaton ebbe molte altre figlie.

Merytaton “Colei che è amata da Aton”, sarebbe stata in seguito la “Grande Sposa Reale” di Smenkhara, fratellastro o figlio dello stesso Akhenaton. Il condizionale è d’obbligo in quanto la quasi totale assenza di dati storici, dovuta alla “damnatio memoriae” voluta principalmente dal faraone Horemheb, non permette una ricostruzione delle sequenze degli immediati successori di Akhenaton.
Smenkhara viene a volte confuso da alcuni con la stessa Nefertiti o con Merytaton con la quale condivide la prima parte del suo nome, Ankheperura Smenkhara-Djeser-Kheperu. Nel 1845, durante l’esplorazione della tomba di Merira II, sovrintendente della regina Nefertiti, scriba reale, maggiordomo, sovrintendente dei due tesori e sovrintendente dell’harem reale di Nefertiti, venne trovata una rappresentazione di Smenkhara e Merytaton nelle vesti di faraone e di “Grande Sposa Reale”, sovrastati dai raggi dell’Aton mentre premiano Merire.

Oggi i nomi non compaiono più ma quando li vide Lepsius, nel 1850, erano ancora ben visibili e l’egittologo li copiò. Non mi dilungo a raccontarvi la grande confusione che si venne a creare, cercherò di spiegarla in poche parole. I due nomi erano: <<“Ankhtkheperura meri” [amato da] “Neferkheperura” >> e << “Neferneferuaton meri” [amato da] “Uaenra” >>, ma sia Neferkheperura che Uaenra erano i nomi reali di Akhenaton, (li amava tutti e due?).
Nella stele di Berlino (cat. 17813) compare un rilievo dove è raffigurato Akhenaton con un altro re in un atteggiamento che parrebbe affettuoso se non addirittura intimo. Di conseguenza per tutta la seconda metà dell’800 e fino agli anni ’70 del novecento si pensava che lo stesso Smenkhara fosse nominato con svariati epiteti femminili in quanto tra i due ci sarebbe stato un rapporto omosessuale.

Gli egittologi Marc Gabolde e James Peter Allen esaminando alcuni oggetti provenienti dalla tomba di Tutankhamon che recavano il nome di Neferneferuaton, appellato come “desiderato/a da Akhenaton”, in origine erano iscritti come Akhet-en-hyes “utile al suo sposo”; mentre il primo epiteto potrebbe anche riferirsi a Smenkhara, il secondo, che parla di uno sposo, non può che riferirsi ad una donna.

Va detto inoltre che per quanto riguarda Merytaton il suo sesso è confermato dalle forme femminili presenti nel suo cartiglio e dal suo epiteto “Akhet-en-hyes” (Utile al Suo Sposo). Nella foto n. 4 sono riprodotti tre cartigli esplicativi. <<Ankheperura nella versione femminile (93, 94) e in quella maschile (95). 93: Ankheperura desiderata da Neferkheperura (Akhenaton). 94: Ankhteperura desiderata da Uaenra Akhenaton). 95: Ankheperura desiderato da Uaenra >>.

Che Smenkhara abbia sposato Merytaton non ci dovrebbero essere dubbi in quanto viene chiamato da Akhenaton “suo genero”, questo porterebbe a pensare che, almeno nell’ultima parte del suo regno sia stato nominato coreggente con il faraone. Unico indizio archeologicamente testato di cui disponiamo circa la durata del regno di Smenkhara è la data dell’anno 1 che compare su una giara di vino proveniente “dalla casa di Smenkhara”.
Secondo Aidan Dodson Smenkhara non avrebbe mai regnato ma sarebbe stato solo coreggente di Akhenaton a partire dal tredicesimo anno di regno di quest’ultimo. James Allen pensa che sia stato un effimero successore dell’altrettanto effimera Neferneferuaton (Merytaton). Altri ipotizzano che abbia regnato due o tre anni perché su alcune giare di vino trovate ad Amarna compare la dicitura “anno 2, “anno 3” sebbene il nome del faraone non compaia.


Capite in che terreno ci stiamo muovendo? Se poi ci rivolgiamo agli epitomi di Manetone la confusione nella conoscenza di questo periodo sale alle stelle, essi riportano che ad Akhenaton successe:
<<………sua figlia Achencheres per 12 anni e 1 mese, poi suo fratello Rathotis (che verrebbe associato a Tutankhamon) per 9 anni……..>>.
Secondo l’egittologo Marc Gabolde Achencheres sarebbe Neferneferuaton (Merytaton) e a causa di un errore di trascrizione sarebbero stati riportati 12 anni e 1 mese anziché 2 anni e 1 mese. In un simposio tenutosi al Metropolitan Museum of Art, venne affermato che:
<< Non esiste un consenso generale sull’ordine di successione di Neferneferuaton e Smenkhara. A causa della grave scarsità di prove che permettano di fissare le date dei loro regni con certezza, l’ordine di successione dipende dall’interpretazione soggettiva delle evidenze archeologiche conservatesi >>.
Bene, mentre questi due “effimeri sovrani” spariscono nel nulla, forse seguendo le sorti di Aketaton, qualcuno già pensava al dopo e si stava organizzando per lasciare la città e tornare a Tebe. Questo era Ay, un personaggio molto influente alla corte di Akhenaton, maestro dei cavalli imparentato con Nefertiti, alcuni pensano che fosse addirittura il padre. Da quello statista potentissimo che era, con un’esperienza di 25 anni riuscì a staccarsi dal credo di Aton divenendo il primo reggente al trono durante il regno di Tutankhamon, cosa che gli permise di succedere a quest’ultimo al momento della sua morte prematura.
Fonti e bibliografia:
- Elio Moschetti, “Akhenaton storia di un’eresia”, Torino, Ananke, 2009
- Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, La Spezia, Melita Edizioni, 1995
- Alfred Heus et al., “I Propilei”, vol. I, Verona, Mondadori, 1980
- Alan Gardine, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
- Franco Cimmino, “Akhenaton e Nefertiti, Storia dell’eresia amarniana”, Milano, Bompiani, 2002
- Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
- Aidan Dobson e Dyan Hilton, “The Complete Royal Families of Ancient Egypt”, Thames & Hudson, 2004
- Cyril Aldred, “Akhenaton il Faraone del sole”, Newton & Compton, 1979











