A cura di Sandro Barucci
Le statue di Pepi I da Hierakompolis (circa 2290 a.C.).
Il faraone della VI dinastia è raffigurato a grandezza naturale (m. 1,77) nella più antica statua metallica egizia giunta fino a noi, oggi al Museo del Cairo. La gamba sinistra sta compiendo un passo in avanti, una abituale indicazione che il soggetto ritratto è in vita . La statua ci è giunta priva di alcune parti, il basso addome e la parte superiore del capo; vi è il dubbio che vi fosse un copricapo regale, forse di metallo più prezioso. I globi oculari sono realizzati in pietra calcarea , mentre le pupille sono in pietra nera.
La tecnica di realizzazione della statua è basata su lastre di rame, modellate da artisti di grande abilità, mediante percussione e deformazione. Le parti erano montate poi su uno scheletro in legno andato perduto, fissandole con una sorta di chiodi metallici. Le lastre risultano composte da un rame puro al 98,2 % , che era perciò più adatto ad essere modellato rispetto ad un materiale con elementi di lega (che vedremo successivamente in altri post).
Una seconda statua raffigura un giovanetto che è stato da alcuni identificato con Merenre , figlio di Pepi e suo erede al trono. Si vedono nella figura le due statue affiancate immaginando di avere un gruppo padre-figlio. Non vi sono prove però che questa fosse l’intenzione degli artisti, ed anzi probabilmente la figura più bassa è lo stesso Pepi più giovane
.Il primo piano del giovane fa apprezzare ancor di più la sensibilità e capacità di chi ha realizzato l’opera. Anche qui mancano probabilmente i simboli regali dal capo.
Riferimento: Lucas, A. , Harris, J.R., 1962. Ancient Egyptian Materials and Industries. Quarta edizione, rivista ed ampliata. Edward Arnold , London.
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