Antico Regno, Piramidi

LA PIRAMIDE DELLA REGINA KHENTKAUS II

A cura di Piero Cargnino

Nella storia dell’antico Egitto incontriamo alcune regine che furono loro stesse faraoni a tutti gli effetti, alcune a pieno titolo, altre solo come reggenti, solitamente in nome del loro figlio ancora fanciullo. Parliamo ora di un’altra regina reggente, si tratta della regina Khentkaus II, moglie di Neferirkara Kakai. Va detto che non poche regine scelsero di curare direttamente la costruzione della loro piramide, ma mentre la maggior parte si limitò ad una piramide accessoria a quella del marito, altre si fecero costruire un vero e proprio complesso funerario con tanto di tempio e piramide accessoria. Ed è esattamente ciò che fece la regina Khentkaus II che, come la sua omonima antenata, si fece costruire un suo proprio complesso piramidale mentre ancora regnava il marito ed il suo titolo era quello di “moglie del re” (hmt nswt).

Alla morte di Neferirkara Kakai la costruzione subì una interruzione che però dovette durare poco, per essere ripresa durante il regno di suo figlio Shepseskara. Alla ripresa dei lavori Khentkaus II poteva vantare il titolo di “madre del re” (mwt nswt). In questo periodo poco documentato non è possibile dire con certezza quale sia la genealogia dei sovrani che seguirono, si presume che, dopo i regni poco significativi di Shepseskara e Neferefra, il titolo di “madre del re” si riferisse al faraone Niuserra Ini suo figlio. Violata e saccheggiata già durante il Primo Periodo Intermedio la piramide fu riaperta all’epoca del Nuovo Regno ed il suo sarcofago venne riutilizzato per la sepoltura di un bambino, purtroppo sul finire del Nuovo Regno la tomba venne distrutta per riutilizzare le pietre per altre costruzioni. L’archeologo che più d’ogni altro lavorò ad Abusir è senza dubbio Ludwig Borchardt la cui esperienza e talento sono indiscutibili. Nonostante tutto anch’egli commise errori e dimenticanze che però sono lungi dallo sminuire le sue scoperte. Risulta infatti incomprensibile il fatto che non abbia considerato con maggiore attenzione le rovine di un grande edificio a sud della piramide di Neferirkara Kakai. Un piccolo saggio in realtà lo fece eseguire, salvo interromperlo dopo poco con la convinzione che si trattasse di una “mastaba doppia” alla quale dette poca importanza. Ad un più attento esame, la sua ubicazione con orientamento est-ovest, parve possibile che si trattasse di un complesso piramidale, si pensò subito alla moglie di Neferirkara Kakai, Khentkaus II. Questa supposizione trovò appoggio sul ritrovamento di un blocco di pietra, dimenticato da Perring, che indagava l’area della piramide di Neferirkara Kakai, un blocco sul quale era riportata la scritta in corsivo di colore rosso: “la regina madre Khentkaus”. La conferma arrivò intorno alla metà degli anni ’70 a seguito degli scavi della missione archeologica ceca che indagò il sito ritenendolo un complesso piramidale.

La piramide è formata da tre gradoni, costruita in modo semplice ed economico riutilizzando, per il nucleo, blocchi più piccoli e detriti risultanti dal cantiere della piramide di Neferirkara Kakai mentre blocchi di calcare bianco di qualità più elevata furono utilizzati per il paramento. Del piramidion, di granito grigio-nero è stato ritrovato un frammento ritenuto molto prezioso dal punto di vista architettonico-archeologico. La costruzione poco accurata e l’utilizzo di materiale di scarso valore hanno facilitato l’opera dei saccheggiatori nello smantellamento della piramide della quale oggi rimangono solo un mucchio di rovine alto circa 4 metri. La parte ipogea è molto semplice, l’ingresso si trova nella parete nord al livello del suolo, da qui discende un corridoio che dopo poco diventa orizzontale piegando leggermente a est. Una semplice barriera di granito si trova poco prima dello sbocco nella camera funeraria. Il soffitto del corridoio era formato da piccoli blocchi di calcare mentre il soffitto piatto della camera era costituito da massicci blocchi sempre di calcare. Tra i detriti presenti nella camera furono rinvenuti, oltre ad un frammento di sarcofago in granito rosa, residui di bende che dovevano avvolgere una mummia e cocci di vasi in pietra, forse facenti parte del corredo funerario. Sono stati rinvenuti alcuni segni e iscrizioni sull’opera muraria della piramide secondo cui parrebbe che, intorno al decimo anno di regno di Neferirkara Kakai, i lavori di costruzione siano stati sospesi, probabilmente a causa della morte prematura del sovrano.

Secondo un’altra iscrizione pare che la piramide, iniziata per la “sposa reale Khentkaus II” dopo la lunga interruzione sia stata completata per la “regina madre Khentkaus II”. Il complesso della regina Khentkaus II comprende il tempio funerario, eretto contro la parete orientale della piramide. Il tempio deve essere stato costruito in due tempi diversi, cosa deducibile esaminando il materiale usato. Per la prima parte è stato usato calcare mentre la seconda parte è solo in mattoni crudi. La prima parte appare più curata e comprende un cortile aperto con pilastri ed una sala cerimoniale che doveva contenere le statue della regina, da qui si accedeva all’aula sacrificale le cui pareti apparivano decorate con raffigurazioni a bassorilievo rappresentanti scene di un banchetto funebre, presentazione di doni da parte di una processione di donne, macellazione di animali sacrificali e l’incontro della regina coi suoi parenti. Su un pilastro compare la raffigurazione della regina che porta l’uraeus sulla fronte, simbolo riservato solo ai sovrani. Sorprendente un particolare che si riscontra per la prima volta nell’Antico Regno, all’interno del complesso di Khentkaus II compare una piccola piramide cultuale situata presso l’angolo sud-est della piramide maggiore. Anche qui incontestabili prove archeologiche attestano che la regina fu effettivamente sepolta nel suo complesso funerario e che il culto si sia protratto per lungo tempo. Sicuramente, dopo la morte del marito faraone, come già successo in precedenza per Khentkaus I, la regina dovette difendere con la propria autorità i diritti del figlio, erede al trono evidentemente ancora minorenne. Mentre per la prima non ci è dato a sapere di chi si trattava, per Khentkaus II con ogni probabilità si trattava di Niuserre.

Fonti e bibliografia:

  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
  • Mark Lehner, “The complete Pyramids”, Londra, Thames & Hudson Ltd., 1975
  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei Faraoni”, Mursia, 2012
  • Miroslav Verner, “Il mistero delle piramidi”, Newton & Compton, 1997
  • Miroslav Verner, “Sons of the Sun. Rise and decline of the Fifth Dynasty.”, Prague: Charles University, 2015
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto” Editori Laterza, Bari 2008
  • Miroslav Verner, “Abusir III: The Pyramid Complex of Khentkaus”, Czech Institute of Egyptology, Praha, 1995)

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