Di Patrizia Burlini
Al Petrie Museum di Londra è conservato uno splendido abito a rete in perline di faïence della V Dinastia (circa 2400 a.C).

L’abito fu scoperto da Guy Brunton nella necropoli di Qau-El-Kebir (un tempo chiamata Tjebu, o Djew-Qa o Antaepolis) nel 1923-1924. Nel 1994-1995 due Conservatrici del Petrie hanno ricomposto le perline (il filo che le teneva insieme era andato perduto), ricostruendo l’abito. Nella parte inferiore è presente una frangia composta da ben 127 conchiglie che contengono al loro interno un sassolino che , con il movimento, produce un suono ritmico. Ciò ha indotto gli studiosi ad ipotizzare che si trattasse di un abito destinato ad una danzatrice, bella e sensuale come suggerisce l’immagine del post. Guy Brunton notò come questo abito riportasse alla mente un famoso racconto del papiro Westcar, un papiro del 1800 a.C. circa che racconta vari episodi di alcuni faraoni dell’Antico Regno, tra cui Snefru.
In questo racconto il faraone Snefru, trattato in modo sarcastico come un personaggio piuttosto tonto, per combattere la noia, si avvia ad una gita in barca sul lago regale e chiede quanto segue: “Portatemi venti donne dagli ampi seni rigonfi e dai capelli intrecciati che non abbiano ancora dato nascita; portate 20 reti e fatele indossare a queste donne, quando siano state posate le loro vesti”.
Il racconto mette in evidenza l’aspetto seducente ed erotico di quest’abito e allo stesso tempo l’atteggiamento mellifluo del sovrano.
Erano davvero usati normalmente questo abiti? Non lo sappiamo con certezza. Al MFA di Boston è conservato un abito simile della IV Dinastia, regno di Cheope (Khufu). Una ricostruzione dell’abito del Petrie ha mostrato che questo, a causa delle perline in faïence, risulta abbastanza pesante da portare e decisamente poco confortevole.


Sappiamo che la maggior parte delle tuniche a rete a noi pervenute erano destinate ad un uso funerario. Le tuniche per le mummie sono riconoscibile grazie ai simboli che recano, come l’Horus alato e i suoi 4 figli. Si può ipotizzare che questi abiti, se usati in vita, fossero riservati ad occasioni particolari. Il MFA di Boston ipotizza che fossero cuciti sopra ad una tunica aderente in lino.
Un sincero grazie a Nico Pollone per avermi trasmesso la sua traduzione del testo originale del Papiro Westcar che ho leggermente rielaborato.

L’abito è conservato al Petrie Museum di Londra con il Nr identificativo UC17743-1.