Di Andrea Petta
Si tratta di uno dei luoghi di sepoltura dei Tori Apis, simboli di fertilità, di potenza sessuale e fisica. Il Toro Apis era considerato l’incarnazione fisica di Ptah, quindi poteva esistere solo un toro sacro alla volta; quando il toro Apis moriva i sacerdoti cercavano la sua reincarnazione, identificando l’animale con la sua colorazione sacra: “bianco e nero con il ventre bianco, doveva avere un segno triangolare bianco sulla fronte, un’aquila con ali spiegate sul dorso, una falce di luna su un lato, un segno a forma di scarabeo sotto la lingua e una coda con lunghi peli divisi in due” (Plutarco). Era segno di buon auspicio che il toro portasse avanti la zampa sinistra (il lato del cuore) accettando il cibo dal sacerdote preposto, di norma il Sommo Sacerdote di Ptah a Menfi.



I tori Apis morti venivano sepolti nel Serapeum con sontuosi funerali. In Egitto ne esistevano uno a Saqqara, dove si adorava Apis, e l’altro ad Alessandria, dedicato a Serapis (sincretismo tra Apis ed Osiride) venerato in epoca ellenistica. Il nome Serapeum deriva proprio da Serapis.


Il complesso, situato sotto un tempio edificato da Nectanebo I (come il Viale delle Sfingi che vi conduceva), presenta una serie di gallerie sotterranee.


Nelle cosiddette “gallerie minori” erano presenti diversi sarcofagi in legno, contenenti tori mummificati risalenti al periodo tra la XVIII e la XXVI Dinastia. I vasi canopi hanno sempre sembianze umane. I primi tori hanno sepolture separate, dall’epoca di Ramses II sotto la responsabilità di Khaemvese vengono radunate come il loro rango richiedeva.


La Grande Galleria, la più famosa del Serapeum, è lunga più o meno 350 metri e contiene 24 nicchie, in cui Mariette ha ritrovato 24 sarcofagi, 2 in pietra calcarea (i più “tardi”) e 22 di granito di Assuan (granito rosa, granito grigio, diorite, gabbro e sienite), ciascuno del peso di circa 65 tonnellate, chiuse da coperchi che portano il peso complessivo di ciascun sarcofago ad un centinaio di tonnellate. Ogni sarcofago misura oltre 3 metri di altezza e 4 di lunghezza per 2 di profondità, ed è incastonato in una nicchia scavata nel pavimento; ognuno è apparentemente scavato da un blocco massiccio di granito. Le facce interne di ciascun sarcofago di ciascun sarcofago sono perfettamente lisce ed assolutamente in squadra.



La sequenza “ufficiale” dei sarcofagi in granito parte dall’anno 23 del regno di Amasis (XXVI Dinastia, circa 545 BCE) con la stele attualmente al Museo del Louvre (che vedremo in dettaglio a parte).È molto probabile che i sarcofagi di granito siano stati preparati vicino alle cave di Assuan, abbiano preso la direzione di Menfi via fiume e poi portati nelle rispettive nicchie. Su una stele in demotico viene riportato che il trasporto di un sarcofago di granito da Menfi al Serapeum (più o meno 8 km) richiese 19 giorni, di cui 5 giorni di riposo.
Auguste Mariette spiega nella sua relazione di scavi “Le Sérapeum de Memphis”, pubblicata da Gaston Maspero, che i sarcofagi (trasportati su rulli di cui si possono ancora riconoscere le tracce a terra), venivano trainati mediante un argano orizzontale a otto leve. Mariette ha trovato, durante gli scavi, due di questi argani in una delle nicchie. Le nicchie erano riempite di sabbia (sistema sperimentato con l’innalzamento degli obelischi) e la rimozione della sabbia dalla nicchia avveniva gradualmente, abbassando così dolcemente il sarcofago.
IL MISTERO DI KHAEMVESE
Uno delle gallerie conteneva un sarcofago con relativa mummia in forma umana, attribuita a Khaemvese (figlio di Ramses II e responsabile dello sviluppo del Serapeum) ma l’attribuzione è dubbia ed i reperti sono andati persi a parte una maschera funeraria in foglia d’oro conservata al Louvre.

Secondo Dodson: “nonostante il suo aspetto, la mummia si è rivelata una massa di resina profumata, contenente una quantità di ossa disordinate. Sebbene sia spesso dichiarata la mummia di Khaemweset, sulla base del possesso dei suoi gioielli, la massa di resina contenente frammenti ossei ricorda molto di più l’indubbia sepoltura di Apis delle tombe E e G. La sua formazione anche nel simulacro di una mummia umana trova eco nei coperchi della bara antropoide che coprivano le masse resinose all’interno dei sarcofagi di Apis VII e IX, non vi può essere quindi alcun dubbio che la sepoltura sia effettivamente quella del toro, Apis XIV”.
Sarà vero? Oppure il quarto figlio di Ramses II, Sommo Sacerdote di Ptah ed erede designato al trono, era sepolto proprio qui?
IL MISTERO DEI SARCOFAGI DI PIETRA
22 dei 24 sarcofagi erano perfettamente al centro di ogni nicchia. Solo due si trovavano fuori posto, decentrati; uno fu ritrovato (ed è lì tuttora) nel mezzo di una galleria laterale con il coperchio in un’altra. Perché?
I sarcofagi “abbandonati”
Solo tre di questi imponenti contenitori presentano delle iscrizioni in geroglifici ma molto povere, come appena sbozzate, con linee irregolari e malferme. Perché?


Solo uno era intatto. Una “leggenda metropolitana” racconta che Mariette, come moda all’epoca, lo fece saltare con una carica di dinamite ma non trovando nulla all’interno. La cosa è altamente improbabile, A parte che la dinamite verrà inventata una quindicina d’anni dopo e la nitroglicerina era ancora molto giovane ed instabile, Mariette stesso lamenta la fragilità del terreno calcareo e la quantità di polvere da sparo per far saltare 65 tonnellate di diorite avrebbero messo in pericolo tutto il sito; c’è invece la possibilità dell’uso di polvere da sparo per aprire la strada da una frana verso le gallerie minori.
Tutti i contenitori in granito sono stati trovati vuoti, il che ha creato dubbi e perplessità sul loro reale utilizzo come sarcofagi. Sono molto più lisci, praticamente perfetti, all’interno mentre l’esterno è più grezzo, a volte con cavità o protuberanze. Perché?




Il trasporto ipotizzato da Mariette sulla carta sarebbe plausibile, ma lo spazio a disposizione è veramente ridotto. Se la cosa fosse effettivamente possibile con un centinaio di tonnellate da trainare, onestamente non saprei. Mi è partita un’ernia a solo pensarci. È effettivamente plausibile?
Per dovere di cronaca sono state proposte da alcuni studiosi ipotesi alternative per la fabbricazione e l’installazione dei sarcofagi del Serapeum:
- Margaret Morris, che sposa la teoria del Dr. Joseph Davidovitz e il suo cemento battezzato “Geopolimero” ricavato da una antica formula egizia rinvenuta nell’isola di Seel (Davidovitz la propone per la costruzione delle piramidi).
- Christopher Dunn, secondo il quale sarebbe stata impiegata una tecnologia avanzata e macchinari andati in seguito perduti in un cataclisma. (OK, so cosa pensate adesso, ma ho trovato teorie anche più strane)
Comunque sia, rimane un luogo estremamente affascinante


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