DIVINI SONO I LUOGHI DI MENKAUHOR
Di Piero Cargnino

Durante la spedizione del 1843, Lepsius dedicò una parte del suo tempo ad esaminare una piramide molto degradata classificarla nella sua lista come “piramide n. XXIX” alla quale attribuì il nome di “piramide acefala” in quanto interamente mancante della sua parte superiore. Dopo averla esaminata frettolosamente la ritenne di scarso interesse per cui l’abbandonò. Nel 1881 fu visitata anche da Gaston Maspero durante la sua ricerca dei “Testi delle piramidi” ma dopo aver esaminato brevemente le rovine desistette. Nel 1930 l’egittologo britannico Cecil Mallaby Firth avviò degli scavi che però interruppe dopo poco tempo. Comunque Firth rinvenne dei frammenti di granito rosa e addirittura il coperchio di un sarcofago in granito grigio fra la rovine della fossa che doveva essere la camera funeraria. Firth, pur non disponendo di prove sicure, ipotizzò che fosse appartenuta ad un certo Iti, forse uno dei faraoni fittizi che potrebbero aver avuto un’apparizione nella fase finale dell’Antico Regno. La Piramide venne nuovamente ricoperta dalle sabbie e fece perdere le sue tracce. Durante i lavori di studio del tempio funerario di Teti negli anni ‘60 del novecento, Lauer e Leclant gli dedicarono una parte del loro tempo e, dopo un esame tipologico della muratura e di altri dettagli, conclusero che la piramide dovesse appartenere a Menkauhor.


Gli stessi Maragioglio e Rinaldi osservarono che la fossa per il corridoio di accesso alla camera funeraria non rispettava l’asse nord-sud ma, come tipico delle piramidi della V dinastia, nel periodo fra Neferirkare e Djedkare, era deviata verso est. Circa l’attribuzione della piramide a Menkauhor concorda pure l’egittologo Zahi Hawass che nel 2008, dopo che il suo team ha rimosso un’enorme quantità di sabbia, ve n’erano ben 25 piedi a sovrastarla, ha annunciato il rinvenimento delle fondazioni della piramide: “Eravamo a conoscenza dell’esistenza di una sua piramide, denominata “Divini sono i luoghi di Menkauhor”…………ce lo raccontò Pepi I, col “decreto di Dahshur”, nel quale citò anche un tempio solare, “Orizzonte di Ra”. …….Sapevamo che il culto di questo Sovrano era praticato a Saqqara ancora durante il Nuovo Regno, cosa che gli riconosce un’importanza, che però attualmente ci torna oscura”. La piramide di Menkauhor la troviamo citata nel “Decreto di Dashur” emanato da Pepi I. Oggetti recanti il nome di questo sovrano sono stati rinvenuti nella regione di Dorak in Anatolia. Hawass afferma che le ragioni per cui viene attribuita a Menkauhor la “Piramide acefala” riguardano lo stile di costruzione tipico dell’epoca, inoltre è stato rinvenuto un sarcofago in granito grigio come quello degli altri re dello stesso periodo. Menkauhor fu il primo sovrano della V dinastia ad abbandonare la necropoli di Abusir, anche se in realtà un po di posto verso sud c’era ancora, per tornare nel settore nord dell’area di Saqqara. Forse fu la ricerca di nuove cave di pietra o forse la ragione fu un’altra.

Non è chiara la sua correlazione con i sovrani sepolti ad Abusir, secondo alcuni era figlio di Niuserre ma solo per testimonianze indirette provenienti da alcune decorazioni a rilievo presenti nel tempio funerario di Khentkaus II ed in parte dalla vicina tomba del principe Neserkauhor. Le fonti di cui disponiamo sono abbastanza concordi nell’attribuire a Menkauhor un regno di otto o nove anni. A tutt’oggi però non si sono trovate tracce del Tempio Solare e ciò induce a ritenere che dopo la morte di Niuserra si siano verificati mutamenti importanti nella teologia solare o, comunque, nella politica religiosa di Niuserra.
Fonti e bibliografia:
- Guy Rachet -”Dizionario Larousse della civiltà egizia”- Gremese Editore
- Miroslav Verner, “Il mistero delle piramidi”, Newton & Compton, 1997
- Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
- Grimal Nicolas, “Storia dell’antico Egitto”, Editori Laterza, Bari 2008
- Mark Lehner, “The complete Pyramids”, Londra, Thames & Hudson Ltd., 1975)