A cura di Piero Cargnino


Ora entriamo nella VI dinastia, quella che chiuderà l’Antico Regno, il primo faraone che incontriamo è Teti, (Othoes e Horo Seheteptawy). Non è chiaro il perché del cambio tra la V e la VI dinastia, quello che è emerge e che lascia perplessi è che “Seheteptawy” significa “Colui che riconcilia le Due Terre”. Da questo, malgrado le poche fonti certe, si intuisce che molto probabilmente si venne a creare una difficile situazione interna o dinastica alla fine della V dinastia e che potrebbe essersi verificato un pericolo per l’unità interna del paese. Comunque il cambio di dinastia è registrato nel Canone Reale di Torino che, dopo l’ultimo sovrano della V dinastia, riporta il totale dei re e degli anni fino a quel momento. Forse Teti non era neppure di stirpe reale, non sappiamo se la sua ascesa al trono sia stata legittimata dall’aver sposato la principessa Iput probabile figlia di Unas, (anche se non vi sono prove certe in tal senso), o se sia avvenuta con un atto di usurpazione. Il suo regno, secondo Manetone durò 30 anni, il Canone di Torino è illeggibile in quel punto, mentre le liste di Abydos e di Saqqara fanno pensare che non abbia regnato a lungo. In una iscrizione rinvenuta nelle cave di alabastro di Hetnub viene ricordato l’anno seguente al sesto computo del bestiame e quindi Teti dovrebbe aver regnato sicuramente almeno per 12 anni.


Sappiamo con certezza che Teti fece completare il Tempio Funerario di Unas in quanto fece inscrivere il proprio cartiglio sugli stipiti di granito di una porta. Molte altre iscrizioni riguardanti Teti sono giunte sino a noi, in particolare dagli scavi condotti attorno alla sua piramide. Sabu, gran sacerdote di Menfi, ha fatto incidere sulle pareti della sua tomba il ricordo di quando, orgogliosamente, prestava la sua protezione a “Sua Maestà” quando questi saliva sulla sua barca in occasione di cerimonie religiose, un altro sacerdote esprime il suo orgoglio con riconoscenza per essere stato nominato dal faraone stesso. Un altro funzionario racconta che fu proprio il faraone Teti ad inviarlo a Tura per procurarsi il calcare. Come già per altri sovrani, anche per Teti troviamo nomi e titoli incisi a Biblo, Punt, Tomas e in Nubia a dimostrazione che in quei tempi erano molti i legami commerciali tra l’Egitto ed il resto del mondo. Pare che Teti abbia avuto due mogli, questo è documentato dai graffiti presenti nella grande mastaba menfita di Khuye oltre che nella vicina piramide di Ipwe che fu la madre di Pepi I, il quale provvide alla regolare amministrazione di un cenotafio di lei a Copto. Il regno di Teti vide succedersi notevoli cambiamenti dal punto di vista religioso, cosa che può significare l’affermarsi di nuovi equilibri politici condizionati dalla diffusione di un culto più di un altro. Assistiamo ad una progressiva perdita di importanza del dio dinastico Horo, segno di un ridotto potere centrale che potrebbe preludere a quei fenomeni centrifughi che porteranno allo sfaldamento dell’Antico Regno. Manetone ci racconta che Othoes, (come lui chiama Teti), <<….. fu assassinato dalle sue guardie del corpo…….>> durante un colpo di Stato. Non è da escludere che in effetti sia stato ucciso dall’usurpatore Userkara che gli successe sul trono. La conferma verrebbe dal fatto che Userkara è estraneo alla linea dinastica e la sua provenienza è praticamente sconosciuta.
La piramide di Teti si trova nella necropoli di Saqqara ed è quella più a nord di tutte. Oggi è poco più che un’altura facilmente accessibile dalla cui cima è possibile osservare l’intera necropoli. Purtroppo la vista dei modesti resti della piramide suscitano una certa ironia nei confronti di ciò che la storia spesso ci riserva, questo complesso piramidale in origine era chiamato “I luoghi di Teti dureranno a lungo”. La sua storia archeologica segue l’ormai conosciuto schema: Perring la visitò nel 1839 e Lepsius nel 1843. Arrivò quindi Maspero nel 1882 alla ricerca, questa volta fruttuosa, dei testi delle piramidi. Questi furono subito copiati dall’egittologo tedesco Emile Brugsch, li copiarono pure il francese Urbain Bouriant ed in parte anche l’americano Charles Wilbourg.

Il nucleo della piramide era formato da cinque gradoni e la parte sotterranea ricordava quelle di Djedkare e di Unas. L’entrata si trovava nel pavimento della cappella ai piedi della parete nord della piramide. Da qui si accedeva ad un corridoio discendente che ad un certo punto diventava orizzontale, alle due estremità si presentava un paramento in granito rosa, al centro del corridoio orizzontale era ubicato uno sbarramento con tre massi di granito a caduta. Anche qui l’anticamera e la camera sepolcrale erano coperte da una triplice capriata di massicci blocchi di calcare come abituale in quell’epoca. Lungo la parete ovest della camera funeraria si trovava un sarcofago che in origine doveva presentarsi decorato con iscrizioni dorate ad eccezione della parte inferiore non del tutto finita. L’azione dei saccheggiatori di tombe è stata impietosa, tutto è stato depredato o distrutto.
Fra tanta devastazione fra i detriti sono stati ritrovati alcuni resti di un braccio e di una spalla della mummia, forse appartenuta al sovrano e un frammento di una tavoletta di alabastro con riportati i nomi dei sette unguenti sacri. La parete dietro al sarcofago ed in parte anche i lati nord e sud erano decorati con motivo della sfarzosa facciata del palazzo reale. In questo caso, come in altri, la decorazione rappresentava la facciata di un palazzo fortificato, motivo strettamente legato al concetto magico-religioso di protezione e sicurezza. Anche qui, come per la piramide di Unas, le pareti dell’anticamera e della camera erano interamente ricoperte con i “Testi delle piramidi” ed i soffitti erano decorati con il motivo del cielo stellato ma con le stelle orientate verso est.



Il serdab situato ad est era formato da tre profonde nicchie senza decorazioni. In corrispondenza del lato sud-est si trovava la piramide cultuale. Intorno alla piramide di Teti è presente un’ampia necropoli in cui si trovano i piccoli complessi piramidali delle due mogli del faraone, Khuit e Iput I oltre alle tombe dei suoi due più celebri visir Mereruka e Kagemni. Il 27 giugno 2002 e’ stata ritrovata all’interno della necropoli reale una cappella dedicata al re Teti. ”Si tratta con tutta probabilità dell’edificio sacro per il culto delle divinità egiziane più antico finora conosciuto”, ha detto un portavoce del Consiglio superiore delle antichità egiziane. La cappella appartenne a Ched-Ebd-Chedi, il ministro delle finanze e dell’agricoltura di Teti, che la fece costruire in onore del faraone divinizzato.
Fonti e bibliografia:
- Cimmino, Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
- Gardiner Martin, “La civiltà egizia”, Einaudi, Torino 1997
- Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei Faraoni”, Mursia, 2012
- Guy Rachet, ”Dizionario Larousse della civiltà egizia”, Gremese Editore
- John A. Wilson, “Egitto – I Propilei”, volume I, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967
- Miroslav Verner, “Il mistero delle piramidi”, Newton & Compton, 1997
- Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Editori Laterza, Roma-Bari, 2008
- Mark Lehner, “The complete Pyramids”, Londra, Thames & Hudson Ltd., 1975
- R. T. Rundle Clark, “Myth and Symbol in Ancient Egypt”, Thames & Hudson, 1978