A cura di Luisa Bovitutti
Come si è visto, l’ureo, dal greco οὐραῖος, era una decorazione a forma di cobra in origine posta ai lati del disco solare e poi sul copricapo dei sovrani e delle regine egizie; esso rappresentava il Basso Egitto e la dea Wadjet, ed insieme alla barba posticcia era uno dei segni esteriori della regalità; talvolta era affiancato dall’avvoltoio (la dea Nekhbet, simbolo dell’Alto Egitto), come nella maschera e nel diadema di Tutankhamon, ed in epoca tarda e tolemaica i sovrani utilizzarono anche corone con due o tre urei affiancati.
Esso rappresentava la forza e la potenza del faraone, incuteva sottomissione ai sudditi e richiamava l’arma letale del cobra dall’alito infuocato che inceneriva i nemici e che secondo le leggende sacre si trovava sulla fronte di Horus quando il dio andava sul campo di battaglia.
Secondo un mito Shu e Tefnut erano partiti per esplorare le acque primordiali del Nun; preoccupato, Atum Ra inviò Wadjet sotto forma di occhio a cercarli e quando essi fecero ritorno pianse di gioia e le sue lacrime si trasformarono nei primi esseri umani. Come ricompensa per i suoi servizi, Ra mise la dea-serpente sulla sua corona, in modo che potesse sempre proteggerlo e guidarlo.

Quello rappresentato nella fotografia qui sopra presenta due anellini posteriori perché potesse essere cucito sul nemes; esso e’ lungo 6,7 cm., è in oro massiccio, lapislazzuli e pietre dure (granato, corniola ed amazzonite) ed appartenne a Sesostri II, Faraone della XII dinastia che regnò dal 1897 al 1879 a.C. Fu rinvenuto da Flinders Petrie nel 1919 durante i suoi scavi intorno alla Piramide di Sesostri II a El-Lahun ed è ora conservato al Museo del Cairo.
A sinistra l’ureo sulla maschera di Tutankhamon, al centro decorazione a forma di ureo risalente all’epoca tarda ed a destra l’ureo sul diadema di Tutankhamon .
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