Cose meravigliose, Tutankhamon

MORTE E MALEDIZIONE

A cura di Andrea Petta

La fine della prima stagione di scavi della tomba di Tutankhamon non fu proprio “liscia” come lo immaginiamo: prima ancora che la tomba sia ri-sepolta per sicurezza, Carter e Lord Carnarvon litigano furiosamente. Lo raccontò in seguito Breasted, che parlò di toni “estremamente accesi” (tradotto dall’inglese di inizio secolo: hanno rischiato di mettersi le mani addosso ed hanno messo in dubbio l’onorabilità delle rispettive mamme).

Il motivo della lite ci è ignoto, ma come al solito ci viene in aiuto Carnarvon stesso, che due giorni dopo scrive a Carter e, scusandosi per il suo comportamento, fa riferimento a “quando Evelyn mi ha detto tutto”. Per molti è la conferma che Carter ed Evelyn avessero dei…progetti extra-archeologici. È possibile che Evelyn abbia raccontato al padre della sua infatuazione? E cosa avrà detto durante l’alterco a Carter?

La lettera di Carnarvon in cui “ho visto Evelyn e mi ha detto tutto”

Non lo sapremo mai. Carnarvon chiude la lettera chiedendo a Carter di incontrarsi da soli. Non succederà, non come Carnarvon vorrebbe.

Per tirare il fiato, Carnarvon ed Evelyn partono per Assuan, visitano Abu Simbel, poi tornano a Luxor. C’è un pranzo formale con Carter ed alcune autorità, poi riparte per il Cairo il 13 marzo.Il 18 marzo Evelyn scrive a Carter che suo padre sta male: la puntura di un insetto nella Valle si è infettata ed ha la febbre alta. Dopo qualche giorno di alti e bassi, il 26 la situazione precipita. Il 5 aprile, Lord Carnarvon muore, e contemporaneamente nasce la “maledizione di Tutankhamon”.

Lady Evelyn ad Abu Simbel, l’ultimo viaggio con suo padre

Nella situazione di esclusiva delle notizie sulla tomba data al “Times”, gli altri giornalisti prendono spunto da qualsiasi cosa per poter scrivere qualcosa di prima mano. E con la morte di Lord Carnarvon vanno a nozze.

Si narra che le luci al Cairo si spengano nel momento della morte del Conte, nonostante siano alimentate da 6 centrali elettriche diverse. Susie, la cagnetta di George Herbert, muore in Inghilterra poche ore dopo il suo padrone, e verrà seppellita con lui.

Qualcuno si ricorda che il canarino portato da Carter ad inizio stagione è stato trovato morto da Callender mentre Carter era al Cairo a procurarsi i materiali. A detta di Callender, ha trovato un cobra nella gabbia che divorava l’uccellino (non sono mai riuscito a capire come fosse entrato nella gabbia, ma tant’è…).Associare il cobra del canarino all’ureo sulla fronte dei Faraoni è un attimo: lo spirito di Tutankhamon ha “punito” l’uccellino che aveva portato fortuna nello scoprire la tomba.

Già diversi turisti europei, vestiti di tutto punto, erano svenuti all’uscita della tomba, oppressi dal caldo mal combattuto dal loro abbigliamento – ed erano nate le prime fantasie di una “maledizione”.

Alla morte di Carnarvon inizia il delirio. Le voci si rincorrono, si amplificano in una sorta di telefono senza fili. In prima fila c’è il New York Times, che ha mal digerito l’esclusiva concessa agli odiati rivali britannici, e che già aveva pubblicato la storia del canarino ucciso dalla vendetta di Tutankhamon. Si parla di una ferita che Lord Carnarvon si sarebbe procurato con una punta di freccia nella tomba, imbevuta di chissà quale veleno. Il giorno della morte di Carnarvon ha già pubblicato un articolo parlando di “vendetta” del Faraone.

Viene rispolverata una novella di Louisa May Alcott (l’autrice anche di “Piccole donne”) che nel 1869 aveva pubblicato “Persi nella piramide, ovvero la maledizione della mummia”, che ovviamente non c’entra nulla ma è molto suggestiva.

Sir Arthur Conan Doyle. Il suo interesse per l’occulto fornì materiale per i seguaci della “maledizione”

Marie Corelli (al secolo Mary MacKay), una popolarissima scrittrice inglese di inizio secolo e la cui fama era in declino, ritorna agli onori della cronaca pubblicando una presunta lettera in cui avrebbe avvertito Lord Carnarvon dei terribili veleni lasciati nelle tombe egizie. Anche Sir Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes, getta benzina sul fuoco parlando di un “elementale” generato nella tomba dai riti funebri in onore del Faraone.

Carter riceve decine di lettere da stramboidi di varia natura. La più bella è sicuramente quella firmata da una certa Marta RI “La legittima Sovrana, Imperatrice, Regina d’Inghilterra, Gran Bretagna, Impero Britannico e dei nostri dominii, Regina della Terra, del Dominio Mondiale e del Potere”.

Carter viene informato che “mi oppongo coscienziosamente al tuo progetto di cercare le tombe dei re e delle regine egiziane che sono passate da questa vita alla loro vita spirituale” da tale Martha RI, nientepopodimeno che “La legittima Sovrana, Imperatrice, Regina d’Inghilterra, Gran Bretagna, Impero Britannico e dei nostri dominii, Regina della Terra, del Dominio Mondiale e del Potere”.
Una certa Margit Labouchere afferma di essere “la sola a sapere il segreto” ed intima che “nessuno è autorizzato ad aprire il sarcofago!”

Il clamore è tale che la prestigiosa rivista scientifica “The Lancet” pubblica un articolo in cui conclude che il Conte sia stato ucciso da una polmonite, conseguenza di un’erisipela da streptococco aggravata dalla sifilide che Lord Carnarvon aveva dalla giovinezza e dall’incidente in auto che lo aveva quasi ucciso anni prima. Non basta.

Sir Bruce Ingham, un amico di Carter, riceve in dono un fermacarte ricavato da una mano mummificata e qualche giorno dopo perde la casa in un incendio; ovviamente la colpa è di Tut. La leggenda vuole che la mano avesse un braccialetto con su scritto: “Maledetto sia chi muove il mio corpo. A lui verranno fuoco, acqua e pestilenza”. Un finanziere americano, George Gould visita la tomba e subito dopo contrae una polmonite, morendo il 16 maggio 1923.

Un professore canadese muore per un’insolazione il giorno dopo aver visitato la tomba. Un radiologo, invitato a raggiungere il Cairo per radiografare la mummia, muore prima di arrivare in Egitto per una malattia misteriosa. Muore il fratellastro di Carnarvon ed un onorevole britannico che aveva assistito all’apertura del sarcofago.

Il caso più curioso è quello di Richard Bethell, segretario di Carter, che muore probabilmente di infarto nel suo letto a 46 anni nel 1927. Alla notizia, il padre si getta dalla finestra dal settimo piano; il suo carro funebre investe un ragazzo durante il funerale. Cosa avesse Tutankhamon contro quel povero ragazzo non ci è dato di sapere.

Un reporter, sempre del NYT, riporta la scritta del mattone magico trovato alle zampe di Anubi

Io sono colui che impedisce alla sabbia di soffocare la camera segreta, colui che respinge con la fiamma del deserto chi vorrebbe respingerlo. Io ho incendiato il deserto, ho confuso le strade. Io sono qui a proteggere l’Osiride, Nebkheperure, il Signore dell’Eternità”)

ma ci aggiunge

io ucciderò chiunque oltrepassi il sacro recinto del Re, che vive in eterno

Peccato che se lo sia completamente inventato.

Chi non si ricorda de “La mummia”, con Boris Karloff a dare vita alle paure di una maledizione?

Che i componenti della squadra di Carter godano di buona salute non importa a nessuno. Il solo Mace, a furia di inalare sostanze chimiche, morirà qualche anno dopo per le conseguenze di una pleurite che aveva da molto prima della scoperta. Lo stesso Carter morirà solo 17 anni dopo la scoperta della tomba (e ricordiamoci che era andato in Egitto proprio per problemi di salute). Impazziscono invece gli studiosi del British Museum, che si vedono recapitare migliaia di oggetti egizi da parte di persone che non vogliono più avere nulla a che fare con l’Egitto.

Nel 1934 muore Lythgoe, il referente del Met Museum in Egitto a cui Carter si era rivolto per l’aiuto professionale, ed i centralini dell’ospedale in cui era ricoverato saltano in aria per tutte le chiamate relative alla “maledizione”. Winlock, esasperato, pubblica un “bollettino” sulla salute della squadra di Carter: solo Lord Carnarvon e Mace sono morti nei dodici anni successivi alla scoperta, con pandemie varie in mezzo compresa la Spagnola. Una maledizione davvero scarsa…

La smentita di Winlock sui “numerosi decessi”, pubblicata dopo la morte di Lythgoe

Il figlio di Carnarvon dichiara invece negli anni ’70 che “non sa se una maledizione esista, ma non entrerei nella tomba neanche per un milione di sterline”. Meno male che non ci crede… L’attuale Lady Carnarvon sostiene che la maschera d’oro del Faraone sia più sottile proprio nel punto in cui fu punto George Herbert.

Disponibile su Amazon Prime Video…ancora oggi l’argomento “tira”

Per quanto possa sembrare incredibile, si è arrivati ad uno studio retrospettivo pubblicato nel 2002 sul British Medical Journal, in cui è stato dimostrato che la sopravvivenza per chi avesse avuto a che fare direttamente con il sepolcro del Faraone dopo una presunta “esposizione” alla maledizione (apertura della tomba, apertura della camera del sarcofago, apertura del sarcofago interno) non è stata diversa rispetto agli altri occidentali che non avevano visitato la tomba stessa. Tanto per cambiare, l’unico elemento statisticamente significativo è risultato appartenere al “gentil sesso”: 38 anni di sopravvivenza contro i 21 dei maschietti – e a dare una grande mano a questa statistica è stata proprio Lady Evelyn, serenamente spirata a 78 anni. Ma anche Mr. Adamson, il fedele guardiano che ha dormito nei pressi o dentro la tomba per ben sette anni fino al completo svuotamento, è sopravvissuto 60 anni prima di morire nel suo letto.

A Carter, nell’aprile del ’23 tutto questo non importa. L’unica cosa che conta è che lui è solo. Lord Carnarvon è morto. Lady Evelyn ha condotto in patria la salma del padre e non tornerà mai più in Egitto. Carter le farà visita a maggio, annotando solo un laconico “Visto Lady E”. Evelyn sposerà a ottobre Bograve Beauchamp, un politico del Suffolk, ponendo fine ai sogni.

Il matrimonio di Lady Evelyn. Una frettolosa voglia di “chiudere” e dimenticare?

Da solo, senza il suo munifico protettore, sotto gli occhi di tutto il mondo, contro la burocrazia egiziana e con il compito più straordinario che un archeologo abbia mai dovuto affrontare.

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