di Grazia Musso e del Prof. Maurizio Damiano
Il deserto, una infinita distesa di sabbia e rocce che si espande verso orizzonti infiniti: deserto, o piuttosto così appare oggi, ai nostri occhi.
Ma decine, centinaia di migliaia di anni fa queste distese furono savane, vegetazione, fauna, furono l’Eden.
Molto lontano da questo antico paradiso, vicino al Nilo, solo millenni più tardi sorgeranno le maestose piramidi.
Ma nei tempi remoti in cui delle piramidi non poteva esistere neppure il più pallido pensiero, la cultura umana non si sviluppava vicino al grande fiume, bensì nel cuore del Sahara egiziano, dominato da aree che oggi chiamiamo Grande Mare di Sabbia (Great Sand Sea, GSS), Ghilf Kebir, Gebel Awenat…qui si trovano le radici della cultura, dell’arte e del pensiero egizio.
Qui si trovano i più importanti siti archeologici che rappresentano il Paleolitico inferiore e medio, i siti del Paleolitico terminale e quelli del Neolitico.
Qui arrivarono le più antiche tracce culturali dell’umanità nate nel Triangolo dell’Afar, sulle sponde del Lago Tukana e nel Gran Rif Africano: i rozzi ciottoli scheggiati dall’Homo habilis, quelli più perfezionati dall’Homo erectus e poi dall’Homo sapiens.
I più antichi manufatti ritrovati e identificati con certezza, sono quelli rinvenuti dalla spedizione Damiano nel 1970, proprio sulla piana di Giza, presso le piramidi: si tratta di chopper e chopping tool della Pebbe culture (Olduvanol) risalenti a 2.500.000 – 750.000 anni fa circa e appartengono al Paleolitico basale.
In questo caso non si tratta di industria litica rinvenuta in un insediamento, bensì di ritrovamenti occasionali e rarissimi (pochi manufatti), ascrivibili piuttosto al passaggio di alcuni esemplari del Homo habilis.
Tuttavia, ritrovamenti importanti perché testimoniano del passaggio di quegli ominidi lungo la via (il “corridoio nilotico”) che dal cuore dell’Africa Orientale conduce verso il Delta, il Sinai, e l’Asia.
Dobbiamo quindi spostarci nuovamente nelle distese sahariane d’Egitto per trovare importanti tracce di presenza umana continuativa nell’arco di millenni.
Così appaiono ricchissimi siti del Paleolitico inferiore, il cui tratto comune e abbondantissimo sono le amigdale , ossia asce a mano litiche, a forma di mandorla.

Ma al di là dell’utilità vi si osserva una simmetria che è segno del nascente senso estetico nello spirito umano.
Circa 250.000 – 90.000 anni fa; quartzite da arenaria metamorfosata ; Parigi, collezione privata.
Quelle del Paleolitico inferiore presentano un’industria più arcaica (Acheuleano arcaico, detto anche Abbevilliano o Chelleano) in cui le pietre di forma amigdaloidi sono sbozzate fino ad ottenere una punta e lati taglienti, anche se sono irregolari nella forma.
L’industria successiva, sempre del Paleolitico inferiore, appartiene all’ Acheuleano più evoluto, che si sviluppa in fasi denominate “acheuleano medio”, “evoluto” e “superiore”, sino all’ “acheuleano finale” (nel Paleolitico medio).
Queste amigdale hanno forme più regolari e si trovano soprattutto nel Sahara, con grandi concentrazioni ( veri e propri villaggi e atelier) nel Gran Mare di Sabbia; da queste aree si spingeranno sino alle oasi e da qui alla Valle del Nilo dal Cairo sino all’alta Nubia.

Sarà comunque nel Deserto Occidentale che si troveranno i segni più antichi di interi villaggi, con laboratori, i cui numerosi reperti si differenziano dai precedenti per la pura forma simmetrica che non è solo fra le due facce ma anche fra le due metà del manufatto, non vi è alcuna necessità pratica per questa simmetria, per questa forma perfetta.
E tutto questo non riflette solo un fine utilitaristico, ma qualcosa di più complesso, di più profondo: in quel momento di più di 250 millenni di anni fa, accade qualcosa di fondamentale nella storia dell’umanità : l’ Homo sapiens sentì sorgere in sé una necessità prima sconosciuta: quella di creare qualcosa che non fosse solo di immediata utilità pratica, ma che si armonizzasse alla praticità per altri fini.
Fini che probabilmente non erano del tutto coscienti o almeno non razionalizzabili; un “qualcosa” di interiore che rispondeva a una spinta inesplicabile: questo qualcosa possiamo vederlo con i nostri occhi, su quelle pietre: é la simmetria.
Non più orientata solo ad avere una punta o una parte tagliente, già realizzate in passato nella asimmetria, qualcosa che fosse simmetrico e armonioso, una vera ricerca della perfezione delle linee, di un disegno puro.
L’uomo scoprì di poter creare la simmetria.
Ciò corrispondeva nella sua mente a un criterio di “bellezza”?
Non possiamo saperlo, ovviamente; ma possiamo sapere che la maggiore e delicatissima lavorazione in più, necessaria alla creazione di quella simmetria, doveva soddisfare una spinta interiore così forte da spingere a tali attente e complesse lavorazioni; un qualcosa che forse, per epoca, ma per il gusto di oggi possiamo chiamare “bellezza”, e qui inizia certamente la ricerca estetica, il dialogo fra l’io interiore, e le sue mani creatrici e esecutive di quel riflesso divino che è l’anima del creatore (come più tardi avrebbero detto gli Egizi nel concetto del ka).
Da quella pietra simmetrica e pura, sino alla fine dell’epoca faraonica furono moltissime le creazioni dell’uomo egizio, non nate dal nulla, ma con passaggi graduali di un’evoluzione di pensiero e arte che portarono da quelle prime pietre agli oggetti oggi famosi, passi che sono testimoniati da reperti modesti o spettacolari, ma che sono tutte tessere di un grande mosaico dello spirito artistico egizio.
Cominciamo subito con il chiarire un punto fondamentale : i vocaboli.
Possiamo ricordare che, se un tempo I termini di Paleolitico e Neolitico si riferivano alla lavorazione della pietra ( “antica” e “nuova”), poi alla comparsa della ceramica, oggi queste terminologie hanno definizioni diverse, basate sullo stile di vita.
Semplificando molto, possiamo dire che si basa sulla sussistenza: giornaliera e basata su raccolta e caccia nel Paleolitico, a lungo termine e basata su agricoltura e allevamento nel Neolitico.
Fra i due periodi troviamo il Mesolitico, cui accenniamo più avanti.
Con il Paleolitico medio ( che in Egitto copre l’arco di tempo compreso fra 90.000 e 30.000 anni fa circa) l’industria litica si è specializzata e raffinata, arrivando a produrre i così detti microliti:punte di frecce, ami, aghi e schegge per strumenti compositi, ovviamente continua ad essere preponderante l’industria sul nucleo ( come quella dell’amigdale).
Nel Paleolitico superiore è terminale ( fra il 40.000 e il 9.000 a. C.) compaiono i primi santuari preistorici come il cerchio di pietre presso una serie di tumulti a emiciclo oltre il Gran Mare di Sabbia, scoperto nel 1993 dalla spedizione Negro-Damiano.

Nella spedizione Negro-Damiano del 1993 oltre il Grande Mare di Sabbia è stato scoperto un sito in cui una serie di tumulti è disposta a semicerchio; la disposizione è chiusa verso est dal cerchio di pietre della foto; anche il cerchio è a sua volta chiuso ad est da una pietra più alta delle altre infissa in verticale.
I manufatti rinvenuti fanno datare il sito al Paleolitico superiore (40.000 – 9.000 a. C.) ; la struttura ipoteticamente può essere interpretata come un santuario solare per la disposizione verso est dei suoi elementi ; in questo caso sarebbe uno dei più antichi santuari oggi noti in Egitto
La funzione di questa installazione preistorica è ancora oggetto di studio, e ovviamente non sarà mai certa, ma la sua posizione, a Est dell’Emiciclo dei tumulti , in corrispondenza del centro esterno della curva, nonché la presenza di una pietra più grande eretta nel punto del centro corrisponde all’Est nel solstizio fa pensare ad un’installazione connessa con il percorso solare.
Al Paleolitico terminale in altre aree del pianeta segue il Mesolitico, caratterizzato da uno stile di vita intermedio fra Paleolitico e Neolitico, con caratteristiche intermedie e cangianti a seconda delle aree del pianeta ; per esempio, troviamo un Mesolitico di Khartou in Sudan, ma nell’area sahariana d’Egitto esso è assente, si preferisce parlare (proprio per lo stile di vita) di Neolitizzazione e di Epipaleolitico, con comparsa di ceramica e stile di vita intermedio ma differenziato dal Mesolitico.

I reperti archeologici rinvenuti a Nabta Playa indicano che l’occupazione umana nella regione risale ad almeno il X/VIII Millennio a. C. Fred Wendorf e l’etno-linguista Christopher Ehret hanno suggerito che le persone che occupavano questa zona a quel tempo erano pastori, utilizzavano pettini in osso di pesce e creavano ceramiche elaborate, ornate da soggetti dipinti e complicati, che appartengono ad una lavorazione fortemente associata a quella utilizzata nella parte meridionale del Sahara; la prima ceramica a Nabta Paya è datata tra il 9.800 e l’8.000 a. C., almeno 1.500 anni prima della comparsa della coltivazione e il conseguente sedentarismo. A Nabta sono state rinvenute piatti, strutture tombali ed un certo numero di lastre e megaliti rovesciati disposti su di una circonferenza.
Ma fermiamoci qui perché il tema è l’arte.
L’arco di tempo che copre la Neolitizzazione e poi il Neolitico si può datare fra la fine dell’ultima glaciazione (11.000 a. C.), e inizio di un vero Neolitico egiziano (6.000 a. C.).
In questo arco di tempo la paleoclimatologia registra le normali fluttuazioni climatiche con la fine della terza fase umida (14.500 – 6.500 a. C.), un Epipaleolitico e Neolitico con una fase semiarida (6.000 – 5.000 a. C.), è il Neolitico con la quarta fase umida (6.000 – 5.000 a. C.), dopo inizierà l’attuale fase arida.
In queste lunghe fasi umide l’attuale Sahara era abituato da popolazioni nomadi che si spostavano su un ampio territorio tra l’africa del nord ( dall’Atlantico al Mar Rosso) e l’Asia (tramite il “ponte” del Sinai).
In questo periodo, l’attuale deserto del Sahara era completamente diverso : un’immensa savana con vegetazione rigogliosa e popolata da una ricca fauna, e un ricco sistema fluviale è con grandi laghi di dimensioni superiori all’odierno lago Vittoria (68.800 km quadrati, la Sicilia ha una superficie inferiore ai 26.000 km quadrati).
Il Nilo era ancora un fiume ampio molti chilometri e la vita si svolgeva lontano dalle sue rive, sfruttando piuttosto i più gestibili rami secondari; il Delta non era abitabile, poiché era ancora un’immensa palude.
Gli habitat più favorevoli erano quelli del Sahara, come pure il Deserto Orientale d’Egitto e il Sudan.
In questi ambienti si muovevano le prime comunità raccoglitrici ( erano infatti e sopratutto donne) e cacciatori, che iniziarono con il catturare e successivamente addomesticare gli animali, e a sfruttare le granaglie selvatiche le quali nel tempo iniziarono ad essere coltivate.
Nascevano così l’allevamento e l’agricoltura, determinando il passaggio dal Paleolitico al Neolitico.
Il clima è la natura favorirono l’evoluzione delle comunità : aumentano gli spostamenti, venivano scambiate e materie prime e idee, ciò che portò anche a nuove espressioni artistiche.
Qui per Paleolitico, Neolitizzazione e Neolitico, possiamo accennare alle nuove forme di strumenti litici (punte di freccia sopratutto) dalle tipologie ormai diversissime, e allo sviluppo ed evoluzione delle ceramiche, ma soprattutto delle pitture rupestri del Sahara egiziano, che saranno il tema della prossima uscita.
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