Di Patrizia Burlini
Nella seconda uscita della rubrica MAI COSA SIMILE FU FATTA, abbiamo letto che il deserto del Sahara era un tempo un magnifico Eden, ricco di vegetazione e laghi. Studi pluridisciplinari hanno potuto confermare che l’area era molto diversa da come appare oggi.
Il progetto archeologico NKOS (North Kharga Oasis Survey), co-diretto da Salima Ikram e Corinna Rossi, dell’Università Americana del Cairo, studia evidenti resti archeologici nell’area settentrionale dell’Oasi di Kharga, che si trova a circa 175 km a ovest di Luxor nel deserto occidentale dell’Egitto.
Nell’ambito di questo progetto, nel 2007 sono state scoperte alcune cave di frantumazione della pietra.
Seguendo un percorso costellato di selce grezza su una terrazza alluvionale del Pleistocene diretta verso la scarpata nord della depressione di Kharga, Per Storemyr è riuscito a scoprire la cava.

“Improvvisamente mi sono ritrovato in una meravigliosa cava di pietra frantumata – in arenaria silicificata – piena di smerigliatrici inferiori ovali e pietre da tenere in mano – così come frammenti delle nostre care pietre di selce a martello che erano state usate come strumenti!”

La cava sembra piccola, ma mostra segni di lavoro organizzato e potrebbe aver prodotto fino a 10.000 mole, probabilmente nella “fase umida” dell’Olocene, anche se non si può escludere una data successiva.
“Le mole nel deserto occidentale dell’Egitto sono normalmente costituite da una pietra inferiore ovale e piatta e da una pietra superiore tondeggiante piuttosto piccola, che può essere spostata con una o due mani – per macinare materiale vegetale, inclusi tuberi e grano selvatico o domestico, ma anche pigmenti minerali.”

Fonti e Link per approfondimento
https://academia.edu/resource/work/8532725
https://per-storemyr.net/…/ten-quarries-of-ancient…/
https://www1.aucegypt.edu/…/northkhargaoasissu…/home.htm
Foto: Per Storemyr