Di Ivo Prezioso
Si tratta del primo trattato conosciuto dalla storia e fu redatto in babilonese, la lingua diplomatica dell’epoca. Dal tipo di espressioni utilizzate, sembrerebbe che sia stato opera di giuristi del re Hattusili, ma alla stesura avevano contribuito anche tre eminenti uomini di legge egiziani delegati da Ramses II. I membri di questa commissione mista, presero la volta dell’Egitto, attraversando la Siria sui carri protetti da una scorta armata e facendo tappa nelle località che anni prima erano state devastate dai continui conflitti tra i due paesi. Arrivarono a Pi-Ramses, nell’anno 21 di regno del faraone, circa trenta giorni dopo la partenza da Hattusa (l’odierna città turca di Boghazkoy), e giunsero alla reggia il ventunesimo giorno del primo mese invernale (presumibilmente tra novembre e dicembre del 1259 a.C.) . Usermaatra Setpenra Ramessw Meriamon, aveva quarantasei anni. I delegati recavano una grande tavola d’argento, lucidissima sulle cui facce erano incisi caratteri cuneiformi. Al centro spiccava il grande sigillo dello stato Ittita. Sul verso era,in rilievo, l’immagine di Seth che stringe un’effigie del Gran Principe di Hatti, circondata da un’iscrizione che recita: “ Il sigillo di Seth, sovrano del cielo, il sigillo del trattato fatto da Hattusili, il grande signore di Hatti, il potente figlio di Mursili”. Sul verso un rilievo con la dea di Hatti che stringe una figura femminile che rappresenta la grande sovrana del paese. La relativa iscrizione dice: Il sigillo della dea-sole Arinna, la sovrana del paese, il sigillo di Pudukhepa, grande sovrana di Hatti, figlia di Kizzuwadna, sacerdotessa della città di Arinna”.
Ramses, circondato dai consiglieri fece chiamare lo scriba interprete, perché il testo gli fosse tradotto immediatamente al fine di confrontarlo con la versione egiziana, già redatta. Dopo lievi modifiche apportate al testo babilonese, le copie su papiro furono depositate presso quello che oggi chiameremmo Ministero degli Affari Esteri. La versione definitiva, in babilonese, fu incisa su tavolette di argilla ed affidata alla delegazione incaricata di consegnarla ad Hattusili.Questi fece deporre il testo egiziano sotto i piedi del dio Teshub , mentre ad Eliopoli la tavoletta ittita fu posta ai piedi di una statua del dio Horakhty. Inoltre Ramses, ordinò che il testo fosse inciso in geroglifici sui muri di Karnak, dove fu decifrato per la prima volta da Champollion, che non conosceva l’esistenza degli ittiti, ed anche nel Ramesseum, accanto alla rappresentazione della battaglia di Kadesh. E’ probabile che una copia fosse stata incisa anche a Pi-Ramses.
IL CONTENUTO DEL TRATTATO
La redazione di questo trattato ha suscitato l’interesse di giuristi che hanno constatato come il testo sia sorprendentemente moderno. Uno degli studi più autorevoli è stato pubblicato dal giudice Ch.-P.Loubière, “Les chroniques égyptiennes: le traité de paix égypto-hittite, une negociation vieille de 3200 ans”. L’autore si esprime in questi termini:
<<il trattato è così un atto soggetto al diritto internazionale….che si afferma veramente come tale quando mette la guerra “fuorilegge”. Questo principio fondamentale ci ricorda la Carta dell’ONU, che vieta di ricorrere alla forza come modo di regolare le differenze fra gli stati; la guerra ormai concepita come illecita, cede il posto ai procedimenti pacifici di negoziazione>>.
Il trattato proponeva prima di tutto “bella fraternità e pace”. In sostanza un patto reciproco di non aggressione con norme sull’estradizione, sul trattamento umano degli estradati e sulla mutua assistenza contro eventuali aggressori. Si parla, inoltre dell’alleanza fra le famiglie regnanti . Il suo contenuto sorprende per la modernità di alcuni elementi di diritto internazionale, che son ancora oggi in vigore. Una nota curiosa innanzitutto: ciascuno dei due sovrani afferma essere stato l’altro a prendere l’iniziativa verso il grande passo. Nonostante le due versioni mostrino qualche lieve differenza, esse sono in sostanza sovrapponibili nella parte conservata che hanno in comune. Si tratta di una ventina di paragrafi concordanti sui punti essenziali in cui viene citato più volte l’accordo stretto tra i due paesi al tempo in cui Suppilluliuma, contemporaneo dei faraoni dell’epoca amarniana, regnava su Hatti. Quel primo accordo fu gravemente minacciato allorquando il principe Zannanza (il figlio di Supilluliuma), che la vedova di Tutankhamon, Ankhesenamon, aveva chiesto in sposo, fu assassinato, mentre si recava in Egitto, probabilmente per ordine di Horemheb. Ma veniamo ad illustrare alcuni elementi fondamentali di quel trattato.
Estradizione di semplici rifugiati:
“Se uno o più uomini senza importanza fuggono e si rifugiano nel paese di Hatti per servire un altro padrone, non devono restare nel paese di Hatti. Bisogna ricondurli a Ramses-Meriamon, il grande sovrano d’Egitto.”
Amnistia per i rifugiati:
“Se un egiziano o anche due o tre fuggono dall’Egitto e arrivano nel grande paese di Hatti….in questo caso il grande signore di Hatti li catturerà e li manderà a Ramses, grande sovrano d’Egitto. Non gli sarà rimproverato il loro errore, la loro casa non sarà distrutta, le loro donne e i loro figli avranno salva la vita, non saranno messi a morte. Non gli saranno inflitte ferite, né agli occhi né alle orecchie né alla bocca né alle gambe. Nessun reato gli sarà imputato.”
Segue la clausola di reciprocità da parte ittita esposta esattamente con le stesse modalità.
Divinità dei due paese chiamate a testimoni del trattato:
“Per quanto riguarda le parole del trattato che il grande signore di Hatti ha scambiato con il grande re d’Egitto Ramses-Meriamon, esse sono incise su questa tavola d’argento. Mille dei e mille dee del paese di Hatti, e mille forme maschili e femminili le hanno intese e ne sono testimoni: il sole maschio signore del cielo e il sole femmina della città di Arinna. Seth del paese di Hatti, Seth della città di Arinna, Seth della città di Pittiyarik, Seth della città di Hissaspa, Seth della città di Saressa, Seth della città di Haleb (Aleppo), Seth della città di Luczina, Seth della città di Nerik, Seth della città di Nushashe, Seth della città di Shapina, Astarte della terra di Hatti……la dea di Karana, la dea del campo di battaglia, la dea di Ninive….la dea del cielo, gli dei signori del giuramento …la sovrana delle montagne dei fiumi del paese di Hatti, gli dei del paese di Kizzuwadna; Amon Ra e Seth, le forme divine maschili e femminili, le montagne e i fiumi d’Egitto, il cielo, la terra, il grande mare, i venti, le nubi, la tempesta.“
La salvaguardia del trattato:
“Per quanto riguarda le parole incise su questa tavola d’argento della terra di Hatti e della terra d’Egitto, le mille forme divine della terra di Hatti e le mille forme divine della terra d’Egitto distruggeranno la casa, la terra e i servi di colui che non le rispetterà. Quanto a colui che rispetterà le parole incise su questa tavola d’argento, ittita o egiziano, e che ne terrà conto, le mille forme divine della terra di Hatti e le mille forme divine della terra d’Egitto, assicureranno prosperità e vita a lui, alla sua casa, al suo paese, ai suoi servi.“
Ci fu tra i due paesi uno scambio di felicitazioni e doni. La regina Pudukhepa scrisse a Nefertari (Naptera, in babilonese), ignorando Isinofret, l’altra grande sposa reale di Ramses. Le esprimeva la sua soddisfazione per la pace fraterna che da quel momento avrebbe unito i due paesi . Nefertari, si affidò ad uno degli interpreti che trascrisse la sua risposta in caratteri cuneiformi.
“Allora Naptera, la grande regina d’Egitto, disse: << Per Pudukhepa, la grande regina di Hatti, mia sorella, io parlo così. Per me, sorella mia,, tutto va bene, per il mio paese tutto va bene. Per te sorella mia (auguro) che tutto vada bene. Vedi, ora ho apprezzato che tu sorella mi abbia scritto a proposito dei rapporti di buona pace e fraternità in cui sono entrati il grande re, sovrano d’Egitto, e suo fratello il grande re, sovrano di Hatti. Possano il dio sole e il dio della tempesta (Seth) apportarti la gioia; possa il dio sole fare che la pace sia buona e accordi la fratellanza al grande re, sovrano d’Egitto, e a suo fratello il grande re, sovrano di Hatti, per sempre.”

Fonti:
Christiane Desroches-Noblecourt: “Ramsès II, le Véritable Histoire”, (It. Ramsete II figlio del Sole, Trad. Maria Magrini).
Ch.-P. Loubière: “Les chroniques égyptiennes: le traité de paix égypto-hittite, une negociation vieille de 3200 ans”, Journal du Tribunal de Grande Instance de Paris, 1993.