Di Piero Cargnino
LA DINASTIA 00
Finisce il regno dei “Seguaci di Horus”, gli “Shemsu-Hor” che rimangono uno dei più grandi e fitti enigmi per i ricercatori e gli storici. Sovrani della “Città del Falco”, Hierakompolis, nome greco dell’antica necropoli di Nekhen, preistorici e misteriosi sovrani che la tradizione antico egizia raccontava che fossero gli alleati di Horo nella battaglia contro Seth a Buto per la conquista del Basso Egitto.
Arriviamo dunque al quarto periodo quello del “Regno dei Sovrani umani”. Questo periodo è caratterizzato da continui scontri tra i vari regni ed in esso Manetone colloca la dinastia 00 (3300- 3200 a.C.) nella quale si alternano una certa quantità eterogenea di sovrani.
Chiamarla dinastia non sarebbe corretto in quanto, non essendo ancora avvenuta l’unificazione dell’Egitto, non si può parlare di regnanti che si succedono sul trono d’Egitto secondo una discendenza dinastica sovrana, vengono citati re, o anche solo capi locali, che spesso hanno regnato nello stesso periodo indipendentemente dal territorio, alcuni regnavano nel Delta, altri nella Valle, altri ancora molto più a sud.
Esplorando la necropoli arcaica di Abidos, l’egittologo Edwin van den Brink, nel 1992, assegnò come appartenenti alla dinastia 00 i re di Tjeni ivi sepolti. L’egittologo tedesco Gunther Drever, studioso di lingua copta ma privo di esperienza in fatto di scavi, con fondi forniti da privati, nel 1893 scoprì un basso contrafforte nel deserto interamente ricoperto di cocci di vasi, dagli scavi emersero sedici tombe di mattoni a forma di pozzo i cui nomi regali erano tutti riferiti a Horo. Non trovando corrispondenza con i nomi citati da Manetone ne con quelli citati nel Papiro di Torino, Amélineau arrivò alla conclusione che si trattasse dei nomi dei “Seguaci di Horus”. Ovviamente non mi perdo nell’elencare la nutrita serie di nomi che di per se non direbbero nulla in quanto, a parte i nomi, non conosciamo altro, ne citerò solo alcuni per pura curiosità: Orice, Conchiglia, Pesce, Elefante, Toro, Scorpione I (da non confondere con il re Scorpione che verrà più tardi), seguono molti altri. Questi nomi erano riportati su vasi e su piccole tavolette (1 o 2 cm di lato) di osso, legno o avorio sulle quali comparivano, da un lato appunto nomi di re o regine o capi locali e sull’altro solitamente un numero.
Le tavolette, oltre a numerosi altri reperti furono rinvenuti in massima parte ad Abydos ed a Nekhen oltre che sulle statue di Min e sulla “Tavolozza delle città”, in assenza di una cronologia certa questi sovrani potrebbero appartenere alla dinastia 00.
Qui troviamo nomi quali: Hedjw-Hor, Ny-Hor, Hat-Hor, Iry-Hor e così via, sovrani che appartenevano a Tjeni ed a Nekhen considerando che in questo periodo vi erano tre grandi insediamenti umani governati da monarchie ereditarie: Tjeni, Nubt e Nekhen.
Dreyer, durante una spedizione nel sud dell’Egitto, scoprì inoltre numerose iscrizioni e reperti che analizzò al carbonio 14 riscontrando che erano da attribuire ad un periodo che collocò tra il 3300 e il 3200 a.C. antecedente quindi al periodo dinastico ed all’unificazione dei due regni dell’Alto e del Basso Egitto.

Dopo un attento esame delle iscrizioni riportate sui reperti gli studiosi giunsero alla conclusione che gli antichi egizi inventarono la scrittura prima dei sumeri.
LA DINASTIA 0 e IL RE SCORPIONE
Per quanto riguarda la dinastia 0 ci sono stati tramandati i nomi di alcuni re quali: Iry-Hor, Ka e Scorpione II, il “Re Scorpione” che viene identificato dal ritrovamento di una testa di mazza del tipo dello scettro “hedj”, che sarà lo scettro dei faraoni del periodo dinastico.
La scena raffigurata sulla mazza ritrae il re, cinto della coda di toro simboleggiante “Horus Toro Possente”, il sovrano regge una zappa nei pressi di un canale, sul suo capo è presente la “Corona Bianca” dell’Alto Egitto, dietro a lui due portatori di ventaglio lo seguono. Proprio di fronte al suo viso compare il glifo che rappresenta uno scorpione, il sovrano è sormontato da una stella, ritenuta simbolo della regalità ed epiteto che accompagna il nome.
Girando la mazza verso il retro del sovrano compaiono alcune piante e un gruppo di donne che battono le mani, nel registro superiore sono rappresentate le insegne dei nomoi che compongono il suo regno, fatto curioso è che da ogni insegna penzola un uccello appeso per il collo.

L’ipotesi più accreditata è che l’intera rappresentazione presente sulla mazza stia ad indicare che si tratta di una cerimonia sacra legata all’irrigazione mentre per quanto riguarda gli uccelli appesi ai vessilli, essendo questi uccelli acquatici e come tali simbolo del Basso Egitto, lascerebbe supporre che si sia voluto in tal modo rappresentare principi egizi vinti dal re Scorpione.
Da ciò si deduce che il sovrano abbia effettivamente tentato di conquistare il Basso Egitto, ma per questo bisognerà attendere un altro re che verrà dopo di lui, Narmer (o Meni o Menes), ma di questo parleremo in seguito.
Il reperto venne trovato insieme ad altri in un deposito del tempio di Narmer a Nekhen e costituivano offerte votive al sovrano.
Il re Scorpione, sovrano di Nekhen (Hierakompolis) nella cui necropoli pare sia stata individuata la sua tomba denominata HK6, fu uno dei “Seguaci di Horus” e forse l’ultimo re della dinastia 0.
Del re Scorpione possiamo ancora dire che, in seguito al ritrovamento del suo serekht su di un’anfora da vino di origine palestinese, alcuni studiosi ritengono che Narmer e il Re Scorpione siano lo stesso personaggio ovvero il primo faraone che riuscì ad unificare l’Alto ed il Basso Egitto.
Fonti e bibliografia:
- Mario Tosi, “Dizionario Enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Ananke, 2012
- Maria Cristina Guidotti e Valeria Cortese, “Antico Egitto”, Giunti, 2021
- Franco Cimmino, “Dizionario delle Dinastie faraoniche”, Bompiani, 2012
- Mattia Mancini, Articolo del 27 aprile 2021 su Djed Medo, Blog di egittologia
- Maurizio Damiano, “Gran Mare di Sabbia. Là dove nacque l’Egitto”, Archeologia Viva n. 104, Marzo/Aprile 2004
- Maurizio Damiano, “Gran Mare di Sabbia, II. Lontani misteri di un deserto”, Archeologia Viva n. 113, Settembre/Ottobre 2005
- Anna Maria Donadoni Roveri e Francesco Tiradritti, “Kemet, Alle sorgenti del tempo”, Electa, 1998
- Natale Barca, “Sovrani predinastici”, Ananke Torino, 2006
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