C'era una volta l'Egitto, Età Predinastica

LA VITA OLTRE LA MORTE

Di Piero Cargnino

La vita per gli antichi egizi non terminava con la morte, essi credevano fermamente nell’eternità e nel prosieguo della vita oltre la morte.

Già cinque secoli prima di Cristo, lo storico Erodoto scriveva:

“Gli Antichi Egizi erano un popolo che praticava il Culto dei Morti, ma amava intensamente la vita”.

Sembra una contraddizione, ma non lo è!

Approfondiamo quindi la conoscenza di una delle riflessioni più affascinanti della religione egizia.

L’idea di una vita dopo la morte era legata al grande amore per la vita ed al profondo senso religioso che li animava.  Gli egizi credevano che, non solo le diverse divinità si prodigassero per offrire all’uomo una vita buona, ma che proprio l’origine divina dell’uomo fosse la ragione della possibilità di una vita eterna.

Da queste profonde convinzioni è nata la riflessione degli egizi sulla morte, ricca di simboli, di misteri, di speranze e anche di magia.

L’idea dell’aldilà, (per gli egizi la “Duat”), è strettamente legata alla materialità della vita terrena, infatti essi credevano che il corpo per poter rinascere dovesse rimanere integro, ecco quindi il perché della famosa pratica delle mummificazione che, tra l’altro, oltre ad avere una valenza pratica simboleggiava il rito compiuto da Anubi sul cadavere di Osiride per renderlo immortale. Il rituale era estremamente complesso e, almeno inizialmente era riservato al faraone in quanto il destino post-mortem assegnato al re è astrale, forse stellare in una prima fase, poi solare.

Con il passare del tempo però, verso la fine dell’Antico Regno, la speranza di una vita dopo la morte si allargò a tutto il popolo e chi ne aveva la possibilità iniziò a farsi mummificare.

Ovviamente esistevano diverse tipologie di mummificazione in base alla somma che si era disposti a pagare. I più poveri, che non potevano permettersi i costi della mummificazione, si facevano seppellire nel deserto, sfruttando il clima estremamente secco. Non mi soffermerò sul procedimento conservativo della salma, che veniva eviscerata e in seguito avvolta in bende e deposta nel sarcofago, analizzerò piuttosto la meno conosciuta concezione egizia rispetto all’oltretomba.

Conclusi i riti funebri il defunto iniziava il viaggio nelle regioni sconosciute della Duat. Era convinzione che il Creatore avesse dotato l’essere umano di un certo numero di “entità”, erano sette ma ci limiteremo alle prime tre.

Il Djet, il corpo materiale deputato ad operare durante la vita terrena.

Il Ka, ovvero il “Doppio”, in tutto simile allo Djet ma fisicamente inconsistente, quello che noi oggi chiamiamo Spirito o Fantasma.

Il Ba, la parte divina dell’uomo che lo  differenzia dall’animale ovvero l’Anima, che il Creatore trasfuse all’uomo col suo soffio quando lo creò, (concetto poi  ripreso in seguito dalla cultura ebraica, (La Bibbia, Genesi 2-7).  Il Ba è raffigurato come un uccello con la testa umana. Questi si avviava  verso il deserto occidentale dove doveva sostenere una serie di prove che potevano essere superate solo grazie alle formule ed agli incantesimi presenti nel libro dei morti, posto nella tomba accanto al defunto. L’ultima di queste prove era  quella del giudizio sulla sua vita da parte del tribunale di Osiride, la dichiarazione di innocenza e la psicostasia, (pesatura del cuore). Se anche questa veniva superata le porte del paradiso di Osiride (definito “i campi di Aaru” (o Iaru)) si aprivano ed il defunto poteva entrarci.

I campi Aaru, (campi dei Giunchi o delle Canne), rappresentano la meta del viaggio del defunto verso la vita eterna. Erano collocati nel cielo, nell’orizzonte orientale a contatto con l’orizzonte terrestre nelle vicinanze della porta attraverso cui il sole saliva in cielo ed iniziava il suo viaggio da oriente a occidente. In conclusione gli egizi compresero che la morte è un momento della vita, per vivere il quale è necessario prepararsi quotidianamente.

Questo per loro non significava vivere con l’angoscia della morte, ma vivere ogni momento della vita quotidiana con intensità. La morte era il momento del passaggio in cui ciò che si era vissuto durante la vita veniva portato nell’eternità.

Fonti:

  • Mario Tosi,  “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”,  Ananke, Torino 2004. 
  • Guy Rachet, “Il libro dei Morti degli antichi egizi”, Piemme, 1997  –  Web)

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