Di Piero Cargnino

Prima di passare alle tombe degli eredi di Cheope facciamoci un giretto attraverso la piana per visitare, anche se un po’ di corsa, le due necropoli.
Il turista che arriva al Cairo ha come primo obiettivo le grandi piramidi. Lungo la strada, mano a mano che si avvicina, viene colpito dall’inconfondibile profilo delle tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino che rendono unica la piana di Giza in Egitto. Con lo sguardo fisso sulla più grande, quella di Cheope (anche se in effetti la più grande sembra quella di Chefren perché costruita in un punto più elevato) cerca di immaginarla come l’avrebbero vista in origine, completamente liscia, bianca splendente e non può fare a meno di pensare quanta impressione di potenza potesse incutere sugli antichi visitatori provenienti da altri paesi per omaggiare i faraoni.

Ma come sapete la piana di Giza non comprende solo le tre Grandi Piramidi e la Sfinge, la piana comprende due grandi necropoli, quella occidentale, ad ovest e quella orientale a sud-est della piramide di Cheope.
La Necropoli di Giza, con quella di Saqqara, consiste in un complesso di antichi monumenti funerari della città di Menfi, capitale dell’Antico Regno e si trova a circa 7 km dal Cairo, in essa si trovano numerosi cimiteri di varie epoche.
Nell’immensa necropoli si trovano le tombe private, non certo quelle dei poveri diavoli del popolo ma le importanti sepolture di alti funzionari e componenti delle famiglie reali.
Quelli che vi propongo sono luoghi da me visitati nel 2006, periodo nel quale era vietato fotografare l’interno di molti monumenti, tra cui le piramidi, il Museo Egizio e molte mastabe, non ho mai saputo il perché. Peccato ma ne vedremo alcune da fuori appartenute a personaggi importanti. L’accoglienza dei residenti è calorosa e noi ci mescoliamo a loro, compriamo qualche oggettino come souvenir, affittiamo un dromedario e via, partiamo per esplorare la piana.
Iniziamo con la mastaba di Senedjemib Inti, un visir della V dinastia durante il regno del faraone Djedkare Isesi. Di lui sappiamo che sposò Tjefi ed ebbero molti figli tra i quali il maggiore, Senedjemib Meni che fu visir sotto il faraone Unas. Sulle pareti della tomba di Senedjemib Inti sono stati trovati incisi i decreti emanati da Djedkare Isesi per il suo visir. In essi Djedkare dispensa lodi per l’operato del suo funzionario che non ha perso l’occasione di metterle in mostra nella sua tomba. In un decreto si legge che Djedkare ordina a Senedjemib Inti, sovrintendente capo della giustizia di tutte le opere del re e soprintendente degli scribi dei documenti reali, di progettare un tribunale e una piscina all’interno del recinto del palazzo giubilare predisposto per la festa sed del sovrano, il decreto è datato alla 16^ conta del bestiame, 4° mese della 3° stagione, giorno 28.
In un’altra iscrizione viene citata una bozza di Isesi che riporta le iscrizioni che dovranno essere poste all’interno di una struttura che viene citata come “Cappella del Sacro Matrimonio di Isesi” forse dedicata ad Hathor. Le iscrizioni nella tomba di Inti descrivono come suo figlio Senedjemib Meni chieda e ottenga di portare un sarcofago di calcare da Tura. In seguito sarebbe diventato anche lui visir. Vi assicuro che non è facile reperire notizie sulle tombe dei dignitari egizi.
A questo proposito Alan Gardiner, nel suo libro “La civiltà egizia” cita il fatto che all’interno delle mastabe raramente si trovano notizie sulla vita del defunto ma, quasi invariata su ciascuna di esse, troviamo la lunga serie di titoli onorifici assegnati allo stesso dal sovrano. Non è facile trovare altre figure di mortali più bramose di mettere in evidenza i riconoscimenti ottenuti cedendo alle lusinghe degli epiteti più pomposi.
Non si vuole certo negare che in massima parte i titoli sono meritati per reali funzioni amministrative, le iscrizioni autobiografiche si riferiscono sicuramente a fatti realmente accaduti che il defunto ci teneva a mettere particolarmente in evidenza. Una delle frasi più comuni è: << Agii in modo che la sua maestà potesse compiacersi del mio operato >>. In altre, spesso ricorrenti, si trova l’autoesaltazione delle proprie virtù: <<Diedi pane agli affamati e vesti agli ignudi >>, oppure: << Fui amato da mio padre, lodato da mia madre e gentile verso i miei fratelli >>. Troviamo anche dichiarazioni di generosità e bontà che ci riportano alla memoria gli ideali del cristianesimo: << Protessi il povero da chi era più potente di lui >>.
Immancabili e quasi sempre presenti nelle incisioni parietale nella mastaba gli anatemi e maledizioni contro eventuali violatori di tombe. Spesso non mancano le disposizioni testamentarie dove il defunto descrive quali debbono essere le offerte necessarie al suo benessere nell’aldilà.
Sarebbero ancora molte le cose da aggiungere ma penso di aver reso l’idea di cosa troviamo nelle mastabe della necropoli. Nella necropoli che contorna le grandi piramidi però trovavano posto le tombe dei principi e principesse della casa reale e dei più facoltosi dignitari e visir mentre il popolo doveva accontentarsi di una buca nella sabbia dove si mummificava in modo naturale.
A conferma della considerazione di cui godevano gli operai che costruirono i monumenti a Giza, durante la missione curata da Mark Lehner (Ancient Egypt Research Associates) e quella egiziana guidata da Zahi Hawass venne scoperta la “Città della piramide” dove vivevano con le loro famiglie quelli che lavoravano a Giza. La città era dotata di abitazioni, magazzini, un’officina per la lavorazione del rame, due grandi forni per la produzione in vasta scala di pane, un’area per il trattamento del pesce e un edificio amministrativo.

Da ricerche più approfondite pare emergere che i villaggi erano due, quello ad oriente per i manovali e gli operai semplici, quello occidentale, con case più grandi per artigiani e supervisori. Osservando l’intera piana dall’alto si distinguono le tombe e il villaggio dei lavoratori e dei loro cimiteri che estende la necropoli molto più a sud di quanto sembri.
Fonti e bibliografia:
- Guy Rachet, “Dizionario Larousse della civiltà egizia”, Gremese Editore, 2002
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia” (Trad. Ginetta Pignolo), Einaudi editore, 1971
- Mark Lehner e Zahi Hawass, “Giza and the Pyranid; The Definitive History”, University of Chicago Press, 2017
- Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, 2005
- Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Ananke, 2004
- Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, Fratelli Melita Editori, 1995
- Riccardo Manzini, “Complessi piramidali egizi”, Ananke, 2006,
- Edward Brovarski, “Giza Mastabas, Il Complesso Senedjemib”, Henry N. Sawyer Company, 2000 E. Wente, “Lettere dall’antico Egitto”, 1990