C'era una volta l'Egitto, Piramidi

IL MISTERO DELLE SETTE PIRAMIDI

Di Piero Cargnino

Con quella di Micerino abbiamo trattato tutte le sette piramidi maggiori e più misteriose. Maggiori perché sono le più grandi giunte fino a noi, misteriose perché non ci dicono nulla.

In effetti non sappiamo con certezza chi, come, quando e perché sono state costruite. Non siamo neppure certi che all’inizio gli antichi egizi (o chi per essi) avessero intenzione di costruire delle piramidi nel vero senso della parola.

Per quanto riguarda le prime due, la piramide a gradoni di Djoser e quella, sempre a gradoni, di Uni (o Snefru) a Maidum più che piramidi ricordano gli ziqqurat mesopotamici; se l’idea fosse stata quella di erigere una piramide perfetta, quella di Djoser sarebbe stata ultimata mentre quella di Maidum magari sarebbe comunque crollata per una ragione che non ci è dato a sapere. 

La piramide romboidale non è una piramide perfetta in quanto presenta una doppia inclinazione, ed anche qui c’è da chiedersi se ciò è dovuto alla necessità di alleggerire il peso della parte superiore, come affermano la maggior parte degli studiosi, oppure se non sia una cosa voluta dagli architetti che l’hanno costruita.

Personalmente non credo che i costruttori, chiunque essi siano, in possesso di una tecnologia che li metteva in grado di erigere simili opere abbiano potuto sbagliare i calcoli così grossolanamente. Senza contare che se ad un certo punto avessero individuato la comparsa di crepe già a metà della costruzione, secondo la logica, sarebbero subito corsi ai ripari provvedendo in qualche modo, non credo che avrebbero rischiato il collasso dell’edificio proseguendo il lavoro solo riducendo di poco il peso sovrastante per poi ultimarlo con addirittura il paramento completo in calcare che ancora oggi possiamo ammirare.

Inizierei a parlare di vere e proprie piramidi da quella Rossa di Snefru a Dashur ed a seguire quella di Cheope, Chefren e Micerino.

Si sarebbe portati a pensare che anche le piramidi, come ogni altro manufatto di qualsiasi genere, e non solo in tempi antichi, generalmente passa attraverso diversi stadi e man mano viene perfezionato.

Nel caso delle sette piramidi egizie parrebbe che la cosa sia proprio avvenuta più o meno così. Ma proviamo a prendere in considerazione anche le opinioni di altri studiosi che non accettano le teorie degli “accademici”, peraltro prive di prove certe.

In molti sostengono che le tre piramidi di Giza e la Sfinge risalgano a parecchi anni (o secoli) prima dell’epoca di Cheope. In questo caso ci troveremmo di fronte ad una considerazione che si fonda su fatti credibili e condivisi. Se consideriamo ogni aspetto della conoscenza egizia notiamo una completezza in vari campi fin dall’inizio della loro storia. Le scienze, le tecniche artistiche ed architettoniche ed il loro esprimersi con i geroglifici non denotano alcun segno di una fase di “evoluzione”; in effetti molti dei compimenti delle prime dinastie non solo non sono stati mai superati, ma neanche eguagliati in seguito.

Il Prof. Roccati ci teneva a sottolineare che i primi geroglifici venivano tracciati con una precisione quasi maniacale, nulla a che vedere con quelli più tardi. Ma allora viene da chiedersi: come fa a sorgere dal “nulla” una civiltà così complessa ed organizzata, anche nei minimi particolari, come lo è stata quella antico egizia? Tanto per fare un paragone oggi viaggiamo su lussuose e tecnologicamente avanzate automobili, se le paragoniamo a quelle del primo 900 non ci sono dubbi sull’esistenza di un processo di “evoluzione”. Ma questo non è paragonabile a ciò che riscontriamo nell’antico Egitto, li c’è già tutto fin dall’inizio.

L’unica risposta a questo mistero è che la civiltà egizia non sia frutto di una “evoluzione” bensì di un “retaggio”. La risposta parrebbe ovvia ma, poiché è contraria al prevalente pensiero accademico dei nostri giorni, raramente viene considerata in modo serio. L’egittologia accademica, principalmente basata sugli “Aegyptiaca” di Manetone e sulle “Storie” di Erodoto e di altri storici antichi, afferma che lo Stato egiziano iniziò a formarsi con la I dinastia intorno al 3100 a.C. In questo modo però si rischia di confondere il termine “Stato” con “Cultura”. Nessuna obiezione sul fatto di quando si è formato lo Stato egiziano ma non va trascurato il fatto che lo Stato ha riunito un insieme di culture, forse meno note, ma già affermate le quali hanno condizionato le culture meno avanzate.

Parliamo della cultura gerzeana che risale al 3500 a.C. circa, la amratiana risalente al 4000 a.C. circa e la cultura badariana che risale ad oltre 5500 a.C. Basti pensare che nella città di Ieracompoli sono stati ritrovati i resti di un forno per le alte temperature che risale al 3650 a.C. Lo storico Michael Rice afferma che sono state trovate ceramiche risalenti a 1000 anni prima di una durezza quasi come quella del metallo e dello spessore di un guscio d’uovo, prodotte dalla cultura badariana e non si sa spiegare come avessero acquisito le tecniche necessarie per azionare forni che raggiungessero così alte temperature.

Sono misteri la cui soluzione è ancora di là da venire, Mark Lehner, un archeologo al di sopra di ogni sospetto afferma:

<<……ho come una sensazione istintiva che vi sia qualcosa sotto la Sfinge e che una specie di mistero circondi le piramidi. Mi piace pensare a tutto ciò come a un qualcosa di pulsante……>>.

Ho voluto scrivere questo articolo perché ciò di cui si parla non è “fantarcheologia” ma solo “archeologia alternativa”.

Fonti e bibliografia:

  • Philipp von Zabern, “Chronology of the Egyptian Pharaohs”, Mainz am Rhein, (1997)
  • Alessandro Roccati, “Atlante dell’antico Egitto”,  Istituto geografico De Agostini, (1980)
  • Alessandro Roccati, “Egittologia”, Istituto Poligrafico dello stato, Roma, 2005
  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche” – Bompiani, Milano 2003
  • Miroslav Verner, “Il mistero delle Piramidi”, Newton & Compton editori – 1997
  • Pietro Sgroj, “Storie” di Erodoto – Newton & Compton editori
  • Mark Lehner, “The Complete Pyramids”, London: Thames and Hudson, 1997
  • Georges Goyon, “Il segreto delle grandi piramidi”, Tascabili Newton Mark Lehner, Venture Inwards, maggio-giugno 1996

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