Antico Regno, Mai cosa simile fu fatta, Statue

IL BUSTO DI ANKH-HAF

Di Patrizia Burlini

Magnifico busto in calcare dipinto del principe Ankh-Haf (h. 50,5 cm) risalente al regno di Khafre, 2558-2532 a.C., IV dinastia. Giza, tomba G 7510, scavata dalla Harvard University-Boston Museum of Fine Arts. MFA Inv. 27.442

Nell’antico Egitto, gli artisti raramente creavano ritratti realistici ma piuttosto dei ritratti idealizzati. Questo busto di Ankh-Haf infrange questa “regola”. È realizzato in calcare ricoperto da un sottile strato di gesso, e rappresenta il volto di un vero individuo.

Magnifico il modellato e la resa delle fisionomia del principe

Questa scultura dimostra la straordinaria abilità degli artisti dell’Antico Regno che avevano la capacità di realizzare dei ritratti assolutamente realistici quando chiamati a farlo.

Dalle iscrizioni nella sua tomba, sappiamo che Ankh-Haf era il figlio del re Snefru, fratellastro del re Khufu (Cheope), e che servì Khafre (Chefren) come visir e sorvegliante delle opere. In quest’ultima veste, potrebbe aver supervisionato la costruzione della seconda piramide nel complesso di Giza e la scultura della sfinge.

Ricostruzione (un po’ allucinata) del busto di Ankh-Haf con occhi, barba e baffi dipinti

Ankh-Haf è citato infatti nel papiro di Merer, di cui ha parlato il nostro Ivo Prezioso in un’esaustiva presentazione sul sito di Wadi al-Jarf.

Le caratteristiche di Ankh-Haf sono quelle di un uomo maturo. Le sue palpebre si abbassano leggermente sugli occhi originariamente dipinti di bianco con pupille marroni. I solchi diagonali ai lati della bocca conferiscono un aspetto severo. Sembra che originariamente la statua presentasse una barba corta realizzata con un pezzo di gesso separato. La barba, così come le orecchie, è andata persa nell’antichità. Il suo sguardo è quello di un uomo imponente e determinato, qualcuno abituato a dare ordini e ad essere obbedito. Era il modo in cui voleva essere ricordato per l’eternità.

Ricostruzione della collocazione del busto di Ankh Haf da parte di Bolshakov

La mastaba di Ankh-Haf era la più grande della grande necropoli orientale di Giza. Il suo busto era installato in una cappella di mattoni di fango attaccata al lato est della tomba e orientato in modo tale da fronteggiare l’ingresso della cappella. Le pareti della cappella erano coperte da bassorilievi squisitamente modellati. È stato suggerito che le braccia di Ankh-Haf fossero scolpite sul basso piedistallo su cui sedeva, facendolo apparire ancora più realistico. È possibile che le braccia reggessero un tavolo di offerte con più di novanta modelli di cibi e bevande per Ankh-Haf da gustare nell’aldilà. L’esatta funzione del busto non è chiara ed è stato scoperto disteso sul pavimento della cappella di mattoni di fango appena fuori dalla tomba. Questa insolita disposizione è presente anche nella tomba di Visir Idu (sesta dinastia) situata vicino alla G 7510. È possibile che gli scultori di Idu abbiano usato il busto di Ankh-Haf come esempio o prototipo.

Ma qual era l’aspetto originario del busto di Ankh-Haf? Ho postato l’immagine del volto ricostruito e la ricostruzione del busto nella sua possibile originaria posizione, così come presentato nel Journal of the Museum of Fine Art, Boston Volume 3 1991 in un articolo scritto dal dott. Andrey Bolshakov (Custode delle antichità egizie all’Hermitage Museum, Leningrado) . Secondo Bolshakov, il busto sarebbe stato posto di fronte ad una falsa porta e ad un tavolo per le offerte, così come appare nella tomba di Idu (G 7102).Il busto sarebbe stato incastrato nella falsa porta, così come appenare nella ricostruzione di Bolshakov allegata al post. L’immagine è una combinazione di una foto del 1927 della tomba di Idu con il busto di Ankh-Haf sovrapposto su di essa.

Ankh-Haf è citato nel cosiddetto Diario di Merer, un testo su papiro ritrovato nel sito portuale di Wadi al-Jarf, sul Mar Rosso, associato al progetto della piramide di Cheope (Akhet Khufu, l’Orizzonte di Khufu).

Fonti:

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