Di Grazia Musso

Un delicato equilibrio equilibrio fu mantenuto dagli artisti egizi fra mondo reale e arte : le grandi statue dei faraoni ispirano maestà, i ritratti espressivi con una grande forza interiore, la natura rappresentata fedelmente, dai lunghissimi papiri agli ippopotami, alle meravigliose oche o eleganti gazzelle si può dire che al tempo stesso l’arte egizia sia e non sia realistica.
Si può parlare di un realismo intelletualistico che vuole rappresentare le cose come sono nella loro interezza e non nella loro apparenza, perché la rappresentazione è la cosa e come sfida al tempo, vittoria sulla morte, ottenuta con la funzione magica, l’agire e il servire della raffigurazione.
Mentre è naturalistica osservando i vari dettagli che ci ridanno i tratti di un viso, la specie di un uccello, o I particolari di una pianta.


L’Antico Regno fu l’epoca dello sviluppo dell’arte, sino alla VI Dinastia, con le sue raffinate opere, in quel delicato equilibrio fra ricerca di perfezione formale e soffio artistico in opere che rischiavano la freddezza degli schemi.
A poco a poco si fa strada una sorta di espressionismo, considerato tipico della produzione antica del Primo Periodo Intermedio.


Gli occhi si fanno più grandi, la bocca carnosa i visi più pieni e tondi.

La statutaria privata dell’antico Regno può essere compresa solo se considerata al suo contesto funerario.
Un’analisi più dettagliata delle opere e delle diverse tecniche impiegate per realizzarle fornisce un interessante spaccato della società egizia.
La bellezza che emana da queste opere scultoree dipende un lato dalla sensibilità estetica e dal gusto degli artisti che le hanno realizzate, dall’altro dal fatto che dovevano, per loro stessa funzione, ambire a un’esistenza eterna.


Fonte:
- Antico Egitto – Maurizio Damiano – Electra
- Egitto la terra dei faraoni – Regine Schulz e Matthias Seidel – Edizioni Konemann