Kemet Djedu

IL REGISTRO DELLE ASSENZE

A cura del Docente Livio Secco

IL REPERTO

Durante le mie conferenze sono spesso interrogato sull’organizzazione del lavoro che si svolgeva nell’antico Egitto.
Soprattutto lavoro cantieristico, quello cioè che riguardava l’edificazione di monumenti oppure delle tombe dei re.
Il tenore delle domande dimostra che l’argomento è di interesse generale, ma spesso i quesiti sono inquinati da vere e proprie bufale distribuite appositamente da siti acchiappaclik che hanno tutto l’interesse a diffondere teorie strampalate. Solo un’analisi superficiale può considerare queste ultime come realistiche (ad esempio le moltitudini di schiavi (soprattutto Ebrei, non si capisce bene perché)) sfruttati in massacranti e infiniti turni di lavoro sotto il solleone cocente e la frusta di sadici aguzzini nilotici.

Nel tentativo di focalizzare correttamente la questione ebbi l’idea di tradurre il reperto che qui presento facendolo diventare la lavorazione di uno dei mei Laboratori di Filologia Egizia. Concluso l’impegno didattico mi sembrò interessante trasformarlo in una conferenza. Dato il successo e l’interesse riscontrati, la conferenza divenne, a sua volta, il Quaderno di Egittologia 24. Per chi volesse approfondire la materia, lo trovate qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/il-registro-delle-assenze/

E veniamo ora al reperto vero e proprio.

Questo ostrakon, scritto sulle due facce, è conosciuto con il nome di Registro delle assenze dal lavoro. Fu redatto dallo Scriba della Tomba, sS n pA xr, [seʃ en pa ker], e riepiloga le giornate di assenza al lavoro di trentotto dei quaranta membri della squadra incaricati dello scavo e della decorazione delle sepolture reali della Valle dei Re e della Valle delle Regine.

L’ostrakon è un vero e proprio registro che un incaricato ha tenuto per 280 giorni durante l’anno 40 del regno di Ramesse II. È datato tra il 1279 e il 1213 a.C. Analizzando bene il frammento sembra che le giornate lavorative complete siano state all’incirca 70. A parte le festività e le altre giornate non lavorative sembra che la tomba per il faraone fosse sostanzialmente terminata intorno all’anno 40 del regno di Ramesse II ed è possibile che gli uomini fossero stati incaricati ad altri progetti.

Sulla parte destra di ogni lato del frammento è incolonnata, in scrittura ieratica, una lista di quaranta nomi scritti con un inchiostro nero.

Sulla sinistra ci sono delle date, anch’esse scritte in nero per file orizzontali.

Le giustificazioni delle assenze sono scritte sopra le date interessate con un inchiostro rosso.

ESEMPLIFICAZIONE

In questo modo il paziente lettore potrà rendersi davvero conto dell’importanza storica del reperto.

Quella che vi mostro è una diapositiva della mia conferenza IL REGISTRO DELLE ASSENZE – La vita operaia degli artigiani del re che ha dato origine al mio Quaderno di Egittologia QdE24. Chi volesse approfondire il tema, lo può trovare qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/il-registro-delle-assenze/

L’annotazione che lo scriba, incaricato della redazione del registro, riportò la possiamo dividere in tre parti: il nome del dell’operaio seguito da due giustificazioni di assenza dal lavoro per due date diverse. Vediamo insieme cosa impedì all’operaio di andare al cantiere in quei giorni.

“Traslitterazione”, [pronuncia IPA], traduzione:

“nxt-mnw”, [neket-menu], NAKHT-MIN (il significato dell’antroponimo è teoforo: (il dio) Min è possente)

“Abd 2 prt sw 7”, [abed secondo, peret, su settimo], secondo mese della stagione di Peret, il giorno settimo (nelle datazioni i numeri sono sempre ordinali anche se per brevità, sono scritti come cardinali. Inoltre, per convenzione, vengono espressi in lingua moderna.)
“fA(.f) inrw n sS”, [fa.ef ineru en seʃ], porta egli pietre per lo scriba

“Abd 3 prt sw 27”, [abed terzo, peret, su ventisettesimo], terzo mese della stagione peret, giorno ventisettesimo,
“Hmt.f bS”, [hemet.ef beʃ], la sposa sua ha le mestruazioni.

Il registro quindi ci fornisce una doppia giustificazione di assenza dal lavoro che, ai nostri occhi moderni, risuonano decisamente strane. Vediamo perché.

La prima ci dice che Nakht-Min non andò al lavoro perché dovette trasportare pietre per ordine dello scriba. Gli operai di Pa Demi (Deir el Medina) erano direttamente stipendiati dal re.
Si tratta di una distrazione di personale?
Potrebbe sembrare di sì. Lo scriba ordinò ad un operaio di non andare al cantiere della tomba regale per fare un altro lavoro sotto il suo comando.
A pensarci bene, però, se si fosse trattato di un atto illegale non lo si sarebbe evidenziato proprio sul registro delle presenze da dove avrebbe sicuramente causato una denuncia a carico dello scriba furbacchione.
No, quindi. Nessuna distrazione di mano d’opera. Molto probabilmente si trattava di un incarico indiretto, ma sempre relativo al cantiere stesso.

La seconda giustificazione è più curiosa della prima.
L’operaio Nakht-Min è giustificato a non recarsi al lavoro perché sua moglie è mestruata.
Se pensiamo che le donne lavoratrici moderne faticano non poco a stare a casa per lo stesso motivo, c’è da pensare davvero che la civiltà egizia abbia ancora molto da insegnarci.
Il marito sta a casa a svolgere le incombenze domestiche a causa dell’impedimento mensile della moglie. Davvero avanti.
C’è però da riflettere su una cosa importante. La stessa giustificazione viene concessa al padre per le mestruazioni delle figlie. A parta l’evento di un “menarca”, con la probabile festa per la bimba diventata donna, c’è da prendere sul serio la situazione.
Nell’antichità la donna mestruata veniva considerata “impura”. La donna che aveva il ciclo veniva occasionalmente e periodicamente isolata dal resto del nucleo familiare e non poteva più partecipare, momentaneamente, alla vita sociale. Tutto tornava nella norma a ciclo concluso.
A Pa Demi, come dimostro con la cartografia del libro, gli spazi abitativi erano piuttosto angusti e l’isolamento di una donna mestruata era pressoché impossibile. Va da sé, quindi, che non potendo isolare la donna, veniva isolato tutto il nucleo familiare. Quindi l’operaio non poteva recarsi al cantiere.
D’altra parte immaginatevi la seguente situazione. Quale collega avrebbe accettato di buon grado di lavorare insieme ad un compagno considerato impuro e quindi latore di probabili infortuni ed incidenti? Probabilmente nessuno. Da qui l’azione preventiva: meglio che stia a casa sua per un giorno!

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