IL FRUTTO DELLA RELAZIONE SEGRETA TRA HATSHEPSUT E SENENMUT?!?!? UNA TEORIA SUGGESTIVA MA IMPROBABILE
Di Luisa Bovitutti
Nel 1899 Victor Loret scoprì nella Valle dei Re, accanto alla tomba di Amenhotep II, un pozzo che conduceva ad una camera sepolcrale dalle pareti grezze, in seguito nota con la sigla di KV36, che era stata profanata già nell’antichità e spogliata di buona parte degli oggetti preziosi, della biancheria non funeraria e degli abiti del ricco corredo.
Tuttavia i ladri avevano lasciato oltre alla mummia ed ai sarcofagi, anche un magnifico papiro iscritto con i testi del Libro dei Morti e recante il ritratto, il nome ed i titoli del proprietario, resti di piante, pane, pezzi di carne, vasi di pietra e ceramica, una ciotola in terracotta blu con il disegno in nero di due pesci e di una gazzella con il suo piccolo, vasi per unguenti, quattro piccoli sigilli, due collari per cani uno dei quali con la scritta “La cagna della sua casa chiamata Ta niut”, due braccialetti, settantacinque frecce, due faretre, una scatola per il gioco del senet e le relative pedine, i vasi canopi e il loro scrigno, un letto di Osiride, orecchini, perline, parti di un collare, amuleti.

La mummia portava una maschera dorata con occhi di diaspro bianco ed era custodita all’interno di due sarcofagi antropomorfi ricoperti sia all’interno che all’esterno di bitume; essi erano a loro volta contenuti in un sarcofago a forma di parallelepipedo, in legno di cedro dipinto di nero con geroglifici in foglia d’oro, molto simile a quelli trovati nella tomba di Yuya e Tuya.
Nel sepolcro c’era anche una terza bara antropoide inutilizzata, probabilmente perché non ci stava nel sarcofago più grande, come ci ha spiegato Andrea Petta a questo link: https://laciviltaegizia.org/2022/12/23/un-antico-errore/
Il corpo, che nell’antichità i predatori avevano profanato con un’ascia per impadronirsi degli amuleti e dei gioielli nascosti su di esso, fu sbendato il 22 marzo 1901 da Georges Daressy, che rinvenne sulla mummia e nel sarcofago la placca d’oro destinata a coprire l’incisione praticata per l’imbalsamazione, lo scarabeo del cuore e una dozzina di gioielli oltre a due lastre d’oro poste sotto le piante dei piedi, probabilmente la suola di un paio di sandali d’oro, segno inequivocabile delle origini reali del defunto.

L’uomo inumato in quella tomba era morto tra i venticinque ed i trent’anni, così come confermato da recenti studi sulla mummia (inizialmente Daressy aveva ipotizzato vent’anni) era di probabili ascendenze nubiane, desunte dal colore scuro della pelle, dalla parrucca a fittissimi ricci neri da lui indossata, dal suo corredo funerario, che comprendeva frecce, faretre, un bracciale da arciere ed una collana di cuoio, prodotti tipici del paese nubiano di Wawat e dal suo ritratto che figura sul papiro trovato nella sepoltura, che lo rappresenta con la pelle nera.


Il nome del giovane era Maiherpri, che significa “Il leone del campo di battaglia”, e portava il titolo di “Figlio del Kap”; inoltre era “Portatore del flabello alla destra del re”, o “Portatore di flabello del Signore delle Due Terre lodato del perfetto Dio”, titolo che ricorre su tutti gli oggetti del suo corredo funerario e che era conferito solo a chi aveva una particolare vicinanza con il sovrano, in particolare ai suoi figli.
Uno stretto legame con il Faraone emerge anche dal suo papiro funerario, nel quale viene definito come “uno che segue il re nelle sue marce verso il Paesi esteri del nord e del sud”, nonché “compagno del Re”, e dal fatto che gli fu concesso il grandissimo onore di essere sepolto nella Valle dei Re. Il suo titolo di Portatore dello stendardo reale mostra il ruolo effettivo che avrebbe svolto nel suo servizio militare.
I due collari per cani facenti parte del corredo funerario suggeriscono che forse egli era anche custode dei cani da caccia del faraone.

Il sacrario dei canopi di Maiherpri è a forma di santuario su slitta con coperchio a cornicione, rivestito di bitume e decorato con fasce di testo dorate e divinità funerarie; è alto 59 cm. con una base di 52 cm x 52 cm..
I quattro vasi canopi di calcite sono stati trovati avvolti in teli di lino, con solo il volto esposto; recano iscrizioni intarsiate di pasta vitrea blu e hanno il coperchio a forma di testa umana probabilmente non originale perché non si adatta alla bocca del vaso.
Sia Loret che Maspero datarono la mummia alla XVIII dinastia, e, dal momento che Daressy gli aveva attribuito una somiglianza con i thutmosidi, ritennero che Maiherpri potesse essere un principe reale nato dall’unione del Faraone con una concubina nubiana, vissuto tra il regno di Hatshepsut e al più tardi quello di Amenhotep III.
La mummia tuttavia era avvolta con teli di lino, uno dei quali recava su di un angolo un’iscrizione in parte ricamata in parte scritta ad inchiostro che rappresentava l’avvoltoio Nekhbet ed il cobra Uadjet sulle loro ceste che avevano alla loro sinistra il segno nefer, il segno ankh e la piuma di Maat ed alla loro destra il cartiglio di Maat ka ra (Hatshepsut).

Questo labilissimo indizio indusse la grande egittologa francese Christiane Desroches Noblecourt ad ipotizzare qualche decennio orsono e con molta circospezione la teoria secondo la quale il giovane potesse essere figlio della sovrana e del suo grande architetto Senenmut, anch’egli probabilmente nubiano e di pelle scura come Maiherpri e da quanto si poteva arguire dai ritratti disponibili, con lo stesso naso sottile e le labbra leggermente pronunciate (anch’egli figlio del kap, probabilmente di Thutmose I, per la cui storia rinviamo ai bei post di Grazia Musso e Nico Pollone, a questo link https://laciviltaegizia.org/…/senenmut-il-grande…/.
La studiosa ipotizzava addirittura che Hatshepsut avesse conosciuto Senenmut quando ancora era re suo padre Thutmose I, ed avesse intessuto con lui una relazione extraconiugale, dalla quale sarebbe nato Maiherpri quando già aveva sposato Thutmose II ed era diventata madre di Neferura.
Il piccolo avrebbe avuto circa quattro anni quando Thutmose II salì al trono, e pur essendo stato tenuto nell’anonimato perché frutto di un adulterio, avrebbe ricevuto un’educazione degna del suo rango, crescendo a contatto con la regina della quale sarebbe diventato il paggio preferito ed assumendo il titolo di portatore di flabello alla destra del re, di diritto riservato alla prole reale.
L’intrigante teoria peraltro non ebbe seguito in quanto sugli oggetti del corredo funerario egli non è mai definito come “Figlio del re”, per cui è da escludere che fosse un principe di sangue reale.
Catharine Roehrig, curatrice della sezione egizia del Metropolitan di New York, sulla base delle caratteristiche stilistiche degli oggetti del corredo della KV36 colloca la sepoltura in un periodo compreso tra la morte di Hatshepsut e la distruzione sistematica del suo nome e delle immagini, intervenuta vent’anni dopo la sua morte; in particolare la maschera funeraria è simile a quella di Hatnefer (madre di Senenmut); il sarcofago antropoide interno ha una forma “arcaica”, caratterizzata dalla lunga parrucca tipica dei primi tempi della Diciottesima dinastia; quello inutilizzato ha lo stesso viso ampio, gli occhi spalancati ed il naso leggermente appuntito di alcuni rappresentazioni di Hatshepsut.
Il ricercatore milanese Christian Orsenigo posticipa la datazione al periodo intercorrente tra il regno di Thutmose IV e quello di Amenhotep III, trovando analogie tra molti oggetti della KV36 ed altri rinvenuti nella tomba delle tre mogli straniere di Thutmose III a Wadi Gabanât el Qurûd – come i vasi canopi, i vasi per unguenti in calcite, i braccialetti in maiolica, una perlina di corniola e una perlina “occhio” di vetro policromo, nonché un bocciolo di ninfea intarsiato, oltre che somiglianze tra il sarcofago di Maiherpri e l’esterno di quelli di Kha e Merit e di Yuya e Tuya, e tra i canopi di Maiherpri e quelli dei suoceri reali di Amenhotep III.
Questa datazione è oggi la più accreditata: egli potrebbe essere stato un principe straniero mandato a studiare in Egitto, per prepararsi a governare un territorio vassallo. In effetti, pur essendo morto giovane, Maiherpri era già Portatore di ventaglio alla destra de re, titolo di solito usato dai viceré di Kush durante il Nuovo Regno.
A questo link ci sono altre magnifiche fotografie di Heidi Kontkanen :https://www.flickr.com/…/27276693376/in/photostream/
FONTI:
- Journal of Association of Arab Universities for Tourism and Hospitality (JAAUTH) Volume. 16, June 2019, No.1, Page. (1 – 11). Maiherpri’s Canopic Chest (CG24005) and Jars (CG.24006) from the Cairo Museum, A Full Publication MANAL B. HAMMAD – MARIAM A. GERGES
- https://mummipedia.fandom.com/wiki/Maiherpri
- KLIMCZAC N. Alla ricerca di una famiglia: la misteriosa mummia di Maiherpri e la sua tomba speciale al seguente link: https://www.ancient-origins.net/…/mummy-maiherpri-006103
- http://anubis4_2000.tripod.com/KV36/Maihirpre.htm
- ORSENIGO C., Revisiting KV36: The Tomb of Maiherpri. In: KMT. A Modern Journal of Ancient Egypt, 28/2 (Summer 2017), pp. 22-38 a questo link: https://www.academia.edu/…/Christian_Orsenigo…
- https://melissaindenile.com/…/28/mummy-monday-maiherpri/
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