Di Piero Cargnino
Alla morte di Mentuhotep I gli succede il figlio primogenito Antef I (Horo Sehertawy) che si può considerare a tutti gli effetti il primo sovrano della XI dinastia il quale si fregerà del titolo di “Re dell’Alto e Basso Egitto”, ossia di faraone.

Antef I si scontrò subito con il nomarca di Hierakompolis, il principe Ankhtifi, fedele al sovrano di Heracleopolis Magna. Si è venuti a conoscenza di questo personaggio e di altre notizie relative a questo periodo grazie alla scoperta della sua tomba a El-Moalla la quale reca inciso sulle pareti una specie di autobiografia che lo stesso Ankhtifi fece incidere.



Fedele al sovrano di Heracleopolis Kaneferra (probabilmente uno dei vari Neferkara heracleopolitani), era in lotta contro la neonata XI dinastia di Antef I. Nella sua vanagloriosa biografia, Ankhtifi tesse le lodi del suo operato in qualità di nomarca di Hierakompolis omettendo ovviamente di citare la sua eventuale sconfitta ad opera di Antef I, non solo ma la conclude affermando trionfalmente di “aver ridonato vita ai nomoi di Hierakonpolis, Edfu, Elefantina ed Ombos”. Con la vittoria su Ankhtifi e la conquista dei governatorati a sud di Tebe, Antef I si annette anche le città di Coptos e di Dendera capoluoghi del 5° e 6° nomos dell’Alto Egitto proclamandosi quindi faraone. Pare che abbia regnato non più di 16 anni e che la sua tomba sia quella trovata ad el-Tarif nella necropoli tebana detta il “cimitero degli Antef”.
Alla sua morte gli successe al trono il fratello minore Antef II che continuò la lotta contro gli heracleopolitani guidati da Uakhara Khen, in effetti non si trattò di una vera guerra ma più che altro di scaramucce di confine intervallate da periodi di pace. In tali periodi Antef II si dedicò ad opere di costruzione e al restauro di templi. E’ citato da diverse fonti quali il “Papiro Abbott”, dove il suo nome compare come “Sa Ra Intef aha” (figlio di Ra, Antef, grande come suo padre), e nella “Sala degli Antenati” di Karnak.

Secondo gli studiosi regnò per 49 anni ma la sua stele funeraria fu eretta in occasione del suo 50º anno di regno (?). Su di un’altra stele vengono menzionate le sue vittorie nella conquista dell’Alto e Medio Egitto, si tratta della famosa “Stele dei cani”, oggi conservata al Museo Egizio del Cairo (CGC 20512), che riporta le sue conquiste di Abido e Thinis.

A sud sono stati rinvenuti reperti col suo nome nel santuario del nomarca Hekaib ad Elefantina dove è stata pure ritrovata una statua dove compare con indosso il mantello della festa zed. Alla sua morte anch’egli venne quasi sicuramente sepolto nel “cimitero degli Antef” dove sono state trovate le due stele citate sopra.
Il Papiro Abbott riporta che, a seguito di un’ispezione delle tombe reali voluta da Ramesse IX, quasi mille anni dopo, la tomba di Antef II era ancora inviolata.

Arriviamo dunque all’ultimo degli Antef, il terzo, figlio di Antef II, che successe al padre quando si trovava già in tarda età adottando il nome di “Hor nakht-nebtep-nefer” (forte, Signore del buon inizio) anche se “il buon inizio” (la riunificazione delle Due Terre) avverrà solo con il regno di suo figlio Mentuhotep II.
Non conosciamo a fondo gli avvenimenti che caratterizzarono il suo regno; da alcuni testi si evince che durante il suo regno ci fu una grande carestia che però Antef III affrontò con decisione e la superò grazie alle sue capacità organizzative. Menzionato ad Elefantina per la donazione, al tempio locale di Satis di un portale in arenaria e per la sua opera di restauro della tomba rupestre del nomarca Hekaib che si trovava in rovina.
Di lui si possiedono poche rappresentazioni più che altro realizzate dal figlio che gli succedette al trono. In un graffito scoperto nello Uadi Scatt el-Rigal nei pressi del Gebel Silsila viene raffigurato con la moglie Iah ed al figlio Mentuhotep II. Nel tempio di Montu a Tod si trova una rappresentazione di Mentuhotep II insieme ai tre Antef che lo precedettero.

Il suo regno fu breve, Antef III regnò solo 8 anni e fu sepolto probabilmente nella necropoli tebana nel “cimitero degli Antef” ad el-Tarif. A questo proposito voglio accennare ad un particolare che forse non tutti conoscono, tutti e tre gli Antef furono sepolti in particolari tombe dette a “Saff” che consistono in ipogei caratterizzati da una facciata a pilastri con uno o più ingressi. Dopo l’ingresso esterno si estendeva un cortile recintato lungo un centinaio di metri, delimitato dalla facciata a pilastri dalla quale si accedeva alle varie stanze funerarie interne. Pare certo che la tomba di Antef III comprendesse anche una piramide, oggi distrutta che si chiamava “Saff el-Kisasiya”.

Fonti e bibliografia:
- Guy Racket, “Dizionario Larousse della civiltà egizia”, Gremese Editore, 1994
- Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, 2005
- Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, Fratelli Melita Editori, 1995
- Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke, 2013
- Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’Antico Egitto”, Ananke, Torino, 2006
- Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario”, Torino, Einaudi, 2012
- Nicolas Grimal, “Storia dell’Antico Egitto”, Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, (Einaudi, Torino, 1997), Oxford University Press, 1961
- Sergio Donadoni, “Tebe”, Electa, 1999 Federico A. Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Mursia, 2012