Di Piero Cargnino
Secondo molti studiosi è solo con Amenemhat I che ha inizio la XII dinastia e con essa si può dire che inizi il vero Medio Regno.
Le azioni intraprese dai sovrani della XI dinastia hanno ricostruito un Egitto unito ed in pace. Alla morte di Mentuhotep IV a succedergli al trono sale Amenemhat I, forse lo stesso che aveva ricoperto la carica di visir al suo servizio e che, probabilmente, fu anche adottato dallo stesso.

Senza alcuna particolare legittimazione ne rivendicazione da parte di altri possibili eredi, Amenemhat sale al trono inaugurando la XII dinastia che viene anche sottolineata dal Canone Reale di Torino riportando alla riga 5.19 : “… ẖnw it t3.wy”, (Re), della residenza di Ity Tawy” (Ity Tawy si trova nel Fayyum e divenne la nuova capitale del regno di Amenemhat, il Canone elenca inoltre tutti i faraoni della XII dinastia.
Con l’avvento della XII dinastia assistiamo ad un rilancio dell’economia messa a dura prova dalla carestia nonché dalla lunga crisi politica. Amenemhat mise subito in mostra la sua ferrea volontà di mantenere un Egitto unito ed in pace per evitare di tornare ai tempi in cui ciascun nomarca si comportava a suo piacere. Subito si mostrò drastico sia nella famiglia reale che nel governo, per dare un segnale forte di rottura con il passato.

Per confermare che i tempi erano mutati, come detto sopra, spostò la capitale da Tebe a Ity Tawy, (“Dominatrice delle Due Terre”) odierna El-Lisht, nel Fayyum, appena a sud di Memphis. Il suo regno caratterizzò a tal punto la XII dinastia che possiamo senz’altro definirla la più stabile che abbia mai governato l’antico Egitto.

Sette generazioni della stessa famiglia si succedettero con otto sovrani che regnarono complessivamente per quasi 180 anni, dal 1940 al 1760 a.C. circa controllando fermamente il destino delle Due Terre. Dovendo provvedere a risolvere una situazione così critica dell’economia, i faraoni della XII dinastia si impegnarono per dare un rilancio al paese, vennero intraprese grandi opere di bonifica, particolarmente nella zona del Fayyum, ampi territori vennero utilizzati per ampliare le terre coltivate mediante la costruzione di nuove dighe e canali che permettessero un miglior controllo delle piene del Nilo.
Vengono rilanciati gli scambi commerciali, sia all’interno del paese che con i paesi delle aree vicine. Dal punto di vista militare si provvide alla riconquista dell’alta Nubia e della zona che porta al Mar Rosso onde permettere una maggiore protezione delle piste carovaniere dirette al paese di Punt e, verso nord, per garantirsi l’accesso al Sinai da dove provenivano le materie prime per l’artigianato. Amenemhat I, ed i suoi successori, provvidero anche ad abbellire ed a valorizzazione il territorio costruendo palazzi e sfarzose residenze senza trascurare la protezione dei confini che vennero difesi costruendo fortezze e torri di avvistamento nei luoghi più a rischio. In quell’epoca assistiamo ad una fioritura della letteratura ed ancor oggi possiamo apprezzare le grandi opere classiche che in quel tempo furono composte.

Di particolare rilevanza è il testo risalente al regno di Amenemhat I, dai “Papiri Sapienziali”:
<< L’insegnamento di Amenemhat per il figlio Sesostri >>.
Il breve testo ha forma di testamento politico, è l’Insegnamento di un re al figlio e successore. Il testo è ovviamente postumo, in quanto Amenemhat I, cadde vittima di un attentato tramato in seno all’Harem nel suo stesso palazzo approfittando del fatto che suo figlio Sesostri si trovava impegnato in una campagna militare contro le popolazioni libiche, cosa che fa pensare che all’interno stesso della famiglia reale ci siano stati oppositori alla stabilizzazione della nuova dinastia.
Nell’Insegnamento infatti Amenemhat I raccomanda al figlio diffidenza verso gli inferiori e gli amici:
<<…….Non c’è un (uomo) valoroso di notte, non c’è chi combatta solo……>>.
Dalle raccomandazioni che il sovrano fa al figlio emerge un diffuso pessimismo e una sorta di misantropia:
<< …….Figlio mio diffida dei tuoi sottoposti……. non aver fiducia in un fratello, non conoscere un amico, non crearti degli intimi….…, l’uomo non ha amici nel giorno della disgrazia……. >>.
L’egittologo Alan Gardiner avanza l’ipotesi, che l’Insegnamento originariamente fosse stato inciso nel tempio funerario di Amenemhat I a Lisht; si spiegherebbe così perché il re, ucciso nell’attentato, parli in prima persona. Il testo si conclude con la dimostrazione dell’affetto del sovrano verso il figlio cui lascerà il regno:
<< ……mentre i miei piedi sono in cammino, tu sei nel mio cuore, i miei occhi ti guardano, figlio nato dalla gioia, mentre il popolo ti acclama………ho costruito il passato e disposto il futuro, ti ho dato ciò che contiene il mio cuore. Tu porti la bianca corona del figlio di un dio…….>>.

A questo punto pare logico credere che il finale del testo sia stato fatto comporre dal figlio e successore Sesostri I, dopo la morte del padre, al fine di usarlo come strumento di propaganda contro gli avversari, (o i suoi rivali al trono). Tornando al periodo in cui regnò Amenemhat I, l’influenza egizia si estese dal Mar Egeo all’Anatolia fino al cuore della Nubia.
Nel 20° anno di regno associò al trono suo figlio Sesostri, (Senwosret), come coreggente istituendo così una pratica che diventerà la regola per l’intera dinastia ed anche oltre. La politica estera di Amenemhat I si indirizzò nelle tre direzioni tradizionali, verso la Nubia dove portò il confine fino alla seconda cateratta, verso la Libia e verso il Sinai. Con lo spostamento della capitale Amenemhat I abbandonò anche la sua tomba rupestre che rimase incompiuta. Scelse di far costruire il suo nuovo complesso piramidale presso le mura della nuova capitale e ad esso assegnò il nome di “I luoghi (di culto) dello splendore di AmenemhatI”.

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Fonti e bibliografia:
- Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Oxford University Press 1961, Einaudi, Torino 1997
- Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011
- Elio Moschetti, Mario Tosi, “Amenemhat I e Senuseret I”, Torino, Ananke, 2007
- Miriam Lichtheim, “Letteratura egiziana antica”, University of California Press, 1980
- Adolf Erman, “Gli antichi egizi: un libro delle fonti dei loro scritti”, Harper & Row, 1966
- Florence Maruéjol, “L’amore al tempo dei faraoni”, Gremese, 2012
- Miroslav Verner, “Il mistero delle piramidi”, Newton & Compton editori, 1997
- Mark Lehner, “The Complete Pyramids”, London: Thames and Hudson Ltd. 1997 Riccardo Manzini, “Complessi Piramidali Egizi – Abu Roash, El-Lisht, Mazguneh”, Ananke, 2011