Di Piero Cargnino
Non abbiamo la certezza assoluta che Mentuhotep IV fosse figlio di Mentuhotep III; il suo nome non compare nella lista di Abydos e neppure nel Canone Reale di Torino, dove però si trova un vuoto di sette anni che completa la lunghezza della XI dinastia; lo troviamo solo nella Sala degli Antenati di Thutmose III.

Nulla lo prova, ma alcuni studiosi sono propensi a credere che il suo regno sia frutto di usurpazione. L’ascesa al trono di Mentuhotep IV Nebtawy si presenta molto complessa e poco chiara. Sappiamo che nella Nubia occupata dagli egizi si alternarono praticamente in contemporanea almeno tre personaggi con pretese di successione e che tutti e tre adottarono la titolatura regale completa.

Già nel secondo anno di regno Mentuhotep IV ordinò una spedizione alle cave dello Wadi Hammamat per procurarsi arenaria ed a guidarla pose il suo visir Amenemhat (che si presume sia colui che gli succederà sul trono inaugurando così la XII dinastia). Nelle iscrizioni rinvenute nello Wadi, di cui abbiamo già parlato a proposito di Mentuhotep III, viene citato come “Figlio di Imi”, questo, secondo alcuni significherebbe che sia stato il figlio di una sposa secondaria di Mentuhotep III, Imi appunto.

Pare sia stato lui a far costruire la fortezza di El-Gezira, tra la prima e la seconda cateratta, per proteggere la pista carovaniera che portava alle miniere d’oro di Berenice Pancrisia. Altre iscrizioni in cui appare il nome di Mentuhotep IV sono state rinvenute nello Wadi el-Hudi mentre un’altra iscrizione rilevante è stata trovata ad Ain Sukhna, entrambe le località erano porti dove sostavano le navi dirette in Sinai.
Curioso il fatto che su di un frammento di ciotola di ardesia rinvenuta a Lisht North comparissero i titoli ufficiali di Mentuhotep IV iscritti all’esterno mentre all’interno comparivano quelli di Amenemhat I, suo successore. L’egittologa tedesca Dorothea Arnold, specializzata nella ceramica egizia, esaminando lo stile di scrittura dei due nomi notò che era diverso, da ciò dedusse che il nome di Amenemhat sia stato aggiunto su di un vaso precedente che già recava il nome di Mentuhotep IV. Secondo l’egittologo austriaco Peter Janosi quello sulla ciotola non sarebbe il nome di Mentuhotep IV, il titolo che compare si adatterebbe di più a quello di Mentuhotep II. Infine Mentuhotep IV esce di scena, non si sa se a causa del fatto che Amenemhat abbia usurpato il trono o semplicemente per la sua morte in seguito alla quale, in assenza di figli, Amenemhat abbia assunto il potere.
Siamo così giunti alla fine della XI dinastia che se un merito può vantare è quello di aver riunificato l’Egitto sotto un unico sovrano. Di Mentuhotep IV si perde ogni traccia, il suo luogo di sepoltura e di conseguenza la sua mummia non sono mai stati ritrovati. Con Amenemhat I ha così inizio la XII dinastia.
Fonti e bibliografia:
- Alfredo e Angelo Castiglioni, “Nubia. Magica terra millenaria”, Giunti, 2006
- Edda Bresciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini, 2005
- Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke, 2013
- Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario”, Torino, Einaudi, 2012
- Nicolas Grimal, “Storia dell’Antico Egitto”, Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011
- Sergio Donadoni, “Tebe”, Electa, 1999 Sergio Donadoni, “Le grandi scoperte dell’archeologia”, Istituto Geografico De Agostini, 1993