Di Grazia Musso

Collezione Drovetti
Museo Egizio di Torino C. 836
Nell’antico Egitto ebbe grande importanza il culto degli animali sacri, associati a diverse divinità del pantheon locale.
Gatti, coccodrilli, falchi, ibis, tori, sciacalli, arieti erano non solo soggetto di venerazione, ma spesso destinatari di vaste necropoli dove i loro corpi, accuratamente imbalsamati, venivano sepolti.

Il legame tra la divinità e il proprio animale sacro era sottolineato da particolari rappresentazioni ibride in cui il dio appariva in genere raffigurato con il corpo umano e la testa dell’animale ritenuto essere la sua personificazione.
L’ariete era associato al culto di Amon-Ra, una delle principali divinità d’Egitto, adorato nel tempio tebano di Karnak.

Questa bella statua raffigura il dio in forma completamente animale, come era venerato sopratutto in Nubia, mentre protegge, tra le zampe anteriori, una piccola immagine di Amenofi III, il faraone che fece realizzare l’opera, insieme ad altre simili, per ornare il viale d’accesso al suo tempio nubiano di Soleb.

Alcuni secoli dopo, durante la XXV Dinastia, la statua fu trasportata per volontà del sovrano Taharqa nel complesso templare di Karnak, in segno di omaggio per il grande dio tebano
È qui che la scultura venne recuperata, entrando a far parte della collezione Drovetti e del Museo Egizio di Torino.

Fonte:
I grandi Musei: Il Museo Egizio di Torino – Electra