Di Grazia Musso

Karnak, cortile della cachette, Scavi di G. Legrain 1905
Museo Egizio del Cairo
La statua completa doveva essere composta da parti separate assemblate con tenoni: tracce di questi si vedono sul retro della testa.
Della statua si conserva solo il volto femminile dai tratti estremamente raffinati, che rendono possibile l’attribuzione alla fase più matura dell’arte della XVIII Dinastia.
Le orbite e le sopracciglia sono cave, perché probabilmente dovevano accogliere riempimento in materiali diversi, come la pasta vitrea.
La perfezione del lavoro e il pregio dell’opera appaiono tanto più ammirevoli qualora si consideri che l’ossidiana è una pietra vulcanica estremamente dura da lavorare e assente nel territorio Egiano, infatti il minerale era importato dall’Etiopia o dall’Arabia centro-meridionale.
Fonte
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del Museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star