C'era una volta l'Egitto, Medio Regno, XII Dinastia

LE MERAVIGLIOSE TOMBE RUPESTRI DI BENI HASAN

Di Piero Cargnino

A questo punto, visto che stiamo trattando il Medio Regno e con Sesostri I l’Egitto ha da poco raggiunto quella pace perduta per circa due secoli, facciamo un giro per vedere a cosa aveva portato lo strapotere dei nomarchi.

Primo fra tutti la caduta del dogma che il faraone fosse, in terra, l’unico tramite con gli dei del cielo e che solo a lui fosse riservata la vita eterna.

Con l’accrescere del loro potere a scapito del potere centrale, i nomarchi iniziarono ad aspirare anch’essi al raggiungimento della Duat, a tal fine si arrogarono il diritto ad una dimora eterna più degna del loro grado, pertanto le loro tombe si trasformarono sempre più da semplici mastabe a qualcosa di più bello, grande e lussuoso. Andiamo dunque a visitare la necropoli di Beni Hasan, l’antica città egizia di Menat Khufu.

Il nome della necropoli deriva da quello di una famiglia araba, Beni Hasan appunto, che a lungo dominò questa regione fra il Sette e Ottocento. La necropoli si trova a circa 20 chilometri a sud dell’attuale città di Minya, tra Asyut e Menfi e a nord dell’antica Hermopolis.

In essa sono state rinvenute diverse tombe del Medio Regno (XI e XII dinastia) oltre a circa 900 tombe risalenti alla VI dinastia. Delle tombe in essa ritrovate, circa una decina, appartengono ai nomarchi del 16° Distretto dell’Alto Egitto la cui capitale era Hebenu (l’odierna Zawyet el-Maiyitin) all’epoca della competizione con i faraoni.

Le tombe sono del tipo rupestre scavate in un dirupo roccioso che in quanto a decorazioni non temono il confronto con le sepolture reali dello stesso periodo. La concezione della tomba rupestre si rifà all’idea della tomba intesa come “dimora eterna e residenza”. Seppur limitate in quanto a dimensioni sono magistralmente strutturate e presentano stupende camere funerarie, cappelle votive e vestiboli. In genere troviamo, di fronte all’ingresso sulla parete di fondo, la nicchia votiva che conteneva la statua del defunto o una stele commemorativa. La cripta funeraria si trovava sul fondo di un pozzo che si apriva sul pavimento della sala.

Nella necropoli di Beni Hasan troviamo che in parecchie tombe si fece largo uso di colonne fino ad allora usate molto raramente in tombe private. Queste tombe si possono davvero definire eccezionali per la struttura architettonica e per le meravigliose decorazioni in esse contenute dipinte su stucco che rappresentano una grande varietà di soggetti, scene di attività agricole, di caccia e pesca, navigazione oltre a riprodurre diversi mestieri, compaiono per la prima volta anche scene di esercitazioni militari.

La bellezza delle rappresentazioni ci viene descritta da Mario Tosi nel suo libro citato in bibliografia:

<<……….l’uso del colore assume quì una nuova importanza, i colori si differenziano liberandosi da ogni schematismo. La rappresentazione di animali e piante ci offre una nuova scala cromatica ricca di sfumature armoniosamente elaborate, si riscontra un rapporto nuovo  tra l’artista e la natura stessa. Il paesaggio diventa cornice dell’azione rappresentata……….la pittura fa rivivere il colorito mondo della natura in tutte le sue manifestazioni………>>.

Tra le tombe meglio conosciute spiccano per bellezza quelle dei nomarchi Amenemhat, padre del futuro faraone Amenemhat II ed a Khnumhotep, governatore del Nomo di Oryx.

All’interno della tomba di Khnumhotep sono rappresentati gruppi di nubiani ed un gruppo di 37 asiatici guidati dal loro capo che chiede il permesso di stabilirsi in quel territorio, riscontrabile anche in una iscrizione risalente all’anno sesto del regno di Sesostri II.

A scoprire la necropoli per primo fu l’archeologo francese Edme Francois Jomard nel 1798 , le tombe vennero successivamente documentate in “Monumenti dell’Egitto e della Nubia” dalla spedizione franco-toscana del 1828 ed in seguito da Lepsius.

Una esplorazione accurata e completa avvenne solo nel 1890 a cura dell’egittologo britannico Percy Edward Newberry e Howard Carter.

Fonti e bibliografia:

John Baines e Jaromír Málek, “Cultural Atlas of Ancient Egypt”, Andromeda Oxford Limited, 2000

Gay Robins, “The Art of Ancient Egypt”, Harvard University Press, 1997

Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, trad. Paola Poggio, La Spezia, Fratelli Melita Editori, 1995

Arthur Goldschmidt, “Biographical Dictionary of Modern Egypt”, 2000 Mario Tosi, “Dizionario Enciclopedico delle Divinità dell’Antico Egitto”, Ananke, 2006

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