C'era una volta l'Egitto, Medio Regno, XII Dinastia

AMENEMHAT IV – LA PIRAMIDE MERIDIONALE DI MAZGHUNA

L’AGONIA DELLA XII DINASTIA E LA FINE DEL MEDIO REGNO

Di Piero Cargnino

Amenemhat III muore dopo circa mezzo secolo di regno, la XII dinastia riesce ancora ad esprimere un paio di sovrani che però non riusciranno ad evitare il crollo del Medio Regno. Gli successero i suoi stessi figli Amenemhat IV e Nefrusobek.

Di loro si conosce poco e spesso vengono considerati insignificanti. Dopo una breve coreggenza, (forse), Amenemhat IV, (Hor Kheperkheperu), successe al padre e regnò probabilmente per una decina di anni.

Il suo regno è poco documentato e quello che sappiamo di lui ci è pervenuto tramite alcune iscrizioni presenti nelle cave di Uadi Maghara che testimoniano di una notevole attività di estrazione che lascia supporre che qualcosa sia ancora stato edificato, alcuni gli attribuiscono la costruzione del piccolo tempio di Medinet Maadi nel Fayyum.

Alcuni reperti di fabbricazione egizia, risalenti all’epoca di Amenemhat IV, sono stati rinvenuti in tombe di principi palestinesi dal che si deduce il perdurare di buoni rapporti con i popoli di quelle regioni.

Non ci sono pervenute notizie su eventuali spose reali né se abbia avuto figli, cosa che pare improbabile poiché alla sua morte gli successe la sorella, (e sposa?), Nefrusobek.

Il suo complesso funerario Amenemhat IV se lo fece costruire nei pressi di Dashur, a Mazghuna, a circa 5 chilometri dalla piramide romboidale di Snefru. Il sito fu oggetto degli scavi dell’egittologo Flinders Petrie, con la collaborazione di MacKay e Wainwright che, nel 1911 si trovarono di fronte ai resti di due piramidi pesantemente danneggiate. Basandosi su alcune affinità con la piramide di Amenemhat III, le attribuirono ai suoi figli, Amenemhat IV ed a sua sorella Nefrusobek.

Oggi tale attribuzione è ormai consolidata tranne che per l’egittologo americano William Hayes che, confrontando somiglianze strutturali con la piramide di Khendjer, XIII dinastia, suggerisce di posticipare la datazione. Su una cosa però sono tutti concordi, in queste due piramidi non fu mai sepolto nessuno.

Della sovrastruttura di entrambe non rimane quasi nulla, permangono invece le parti ipogee nelle quali proveremo ad introdurci. Iniziamo con la piramide situata a meridione che venne attribuita ad Amenemhat IV. Alla base doveva misurare circa 52 metri di lato, il nucleo in mattoni è appena riconoscibile mentre il paramento è del tutto mancante, cosa che non permette una valutazione dell’inclinazione e di conseguenza dell’altezza.

Da un attento esame della sottostruttura emergono affinità con quella di Amenemhat III ad Hawara. L’ingresso era situato al centro della parete meridionale dal quale partiva un corridoio scalinato discendente, con barriere formate da tre blocchi di granito, dopo la barriera il passaggio si interrompeva a causa di un crollo, superato l’ostacolo si presentava una sala dalla quale si accedeva ad un’anticamera e quindi alla camera funeraria situata sull’asse verticale della piramide.

Come quella del padre nella piramide di Hawara, anche la camera funeraria di Amenemhat IV era costituita da un enorme monolite in quarzite nel quale era stata ricavata un’incavatura contenente il sarcofago. Era anche stato predisposto un massiccio blocco in granito che avrebbe dovuto sigillare la camera ma che non fu mai impiegato. Nel corso del corridoio erano previsti anche dei pozzi per scoraggiare i violatori di tombe. Il tempio funerario presenta solo alcuni resti, si pensa che in origine doveva avere tre grandi ambienti oltre a molti più piccoli, e un santuario. L’intero complesso era circondato da un muro in mattoni in buona parte rinvenuto.

Fonti e bibliografia:

  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano 2003
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011
  • Cimmino Franco,”Storia delle piramidi”, 1^ edizione, Milano, Rusconi Libri, 1996
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Oxford University Press 1961, Einaudi, Torino 1997
  • Miroslav Verner, “Il mistero delle piramidi” Newton & Compton editori, 2002 Mark Lehner, “The Complete Pyramids”, London, Thames & Hudson, 1997

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