Di Piero Cargnino
GLI HYKSOS

A questo punto ci troviamo a descrivere un periodo molto complesso per l’Egitto, quella che Manetone riporta come la XV dinastia altro non è che il regno di un popolo che si è insinuato nella storia egizia quasi di soppiatto, è da scartare l’idea che questo popolo di origini asiatiche di stirpe semita, abbia invaso l’Egitto con la forza, in virtù della loro potenza militare. Per ragioni pressoché inspiegabili la XII dinastia sfocia in un baratro che sarà tanto più grave in quanto vedrà, per la prima volta, l’invasione delle Due Terre da parte di popoli stranieri. La XIII dinastia si compone di sovrani deboli ed incapaci a governare il paese, in questo clima di anarchia i nomarchi locali rialzano la testa e tornano, come già nel “Primo Periodo Intermedio”, a governare i loro distretti in piena autonomia, cosa che ovviamente indebolisce ancor più il potere centrale creando così i presupposti favorevoli alle mire dei nemici.
Secondo le fonti a noi pervenute la XIII dinastia inizia intorno al 1786 a.C., (1790 a.C. secondo Cimmino), con il regno di un oscuro faraone al quale ne seguono numerosi altri i cui nomi si perdono nell’effimero come effimeri sono i loro regni.

Le notizie che ci fornisce Manetone, come già detto in altre occasioni, non sono per nulla attendibili mentre il Canone Reale di Torino, in corrispondenza di questo periodo, presenta lacune insormontabili che ne impediscono quasi del tutto la lettura oltre ad essere mancante di numerosi frammenti andati quasi del tutto perduti proprio nella sezione (colonna 10) che dovrebbe ospitare i sovrani che regnarono in questo periodo. Va detto che già sul finire del periodo della storia egizia indicato come Medio Regno si ha notizia di popolazioni che si spostano verso sud muovendosi, forse dal Caucaso, giungendo in Siria, Persia e Galilea, dove sono state rinvenute tracce di loro insediamenti. Con una invasione strisciante, con scarsi combattimenti e senza incontrare una grande resistenza, queste popolazioni iniziarono ad insediarsi dapprima nel Delta orientale del Nilo per arrivare poi ad occupare l’intera regione creando un regno dal quale governarono l’Egitto tra il 1730 ed il 1720 a.C.

Ma in realtà chi erano questi popoli? Manetone, è per noi la principale fonte di informazione, (nonostante tutto), e tutto ciò che possiamo apprendere è grazie a quanto ci hanno tramandato di lui gli storici Eusebio, Sesto Giulio Africano e Giuseppe Flavio, quest’ultimo, che ha conservato una gran parte del secondo libro dell’Egitto di Manetone, ci racconta in un passaggio:
<<………Tutimaeus. Nel suo regno, non so perché, un colpo dello scontento di Dio si infranse su di noi”,……… un popolo di ignobili origini proveniente dall’oriente, la cui venuta fu inattesa, ebbe l’audacia di invadere il paese, che dominarono con la forza senza difficoltà e senza nemmeno aver bisogno di combattere………>>.
Questo “popolo di ignobili origini” secondo alcuni erano Mitanni, Hurriti o Sciti, secondo altri erano un’insieme di vari popoli asiatici. Fu Manetone a chiamare gli invasori “Hyksos” dalla deformazione della parola egizia heka khasut. cioè “capo di un Paese straniero”, nella letteratura egizia sono chiamati “Amu”. Manetone ci racconta che dopo che gli Hyksos ebbero invaso il paese, istituirono una loro dinastia di faraoni, il primo di questi si chiamava Salitis o Salatis e si stabilì a Menfi, in un secondo tempo occupò la città di Avaris fissando ivi la propria capitale da cui poteva più agevolmente controllare sia l’Egitto che la Siria. Da Avaris scesero in seguito verso Sud, lungo la zona orientale del Delta, e si espansero lungo il corso inferiore del Nilo.

Intorno al 1675 a.C., il dominio degli Hyksos si estendeva dal Levante meridionale sino a Gebelein, di fronte a Luxor. Gli Hyksos governarono l’Egitto in un periodo in cui la società egizia stava attraversando una crisi profonda, priva di quei valori che avevano fatto delle Due Terre un esempio unico nella storia. Con gli Hyksos giunsero in Egitto anche divinità Hurrite, come Teshup, dio del cielo e della tempesta, che si fusero con quelle locali. In questo periodo assunse grande importanza nel delta del Nilo il culto di Seth, che in seguito, forse per questa sua “connivenza” con il nemico, fu bandito dal pantheon ufficiale egizio e relegato al ruolo di divinità malvagia. I faraoni dell’Alto Egitto convissero con gli invasori del Delta, forse come vassalli. Durante oltre due secoli regnarono più di duecento faraoni e in tale confusione gli Hyksos riuscirono ad imporsi diffondendo nuove tradizioni ed usanze in Egitto.
Agli Hyksos si deve l’introduzione del carro da guerra, del cavallo, di un nuovo tipo di arco e di una più progredita lavorazione del bronzo. Il fatto che in epoche successive gli Hyksos vennero descritti come invasori improvvisi, forti militarmente grazie all’uso del cavallo e del carro da guerra, non trova alcun riscontro nelle verifiche archeologiche. Dalle ricerche effettuate non è emerso nessun monumento storico o artistico degno di nota eretto durante il loro governo, nessuna opera letteraria relativa al loro dominio in Egitto. Solo lamentele come quelle contenute nel Papiro di Ipuwer che parla di invasori che agitarono e tormentarono la terra d’Egitto per lungo tempo.

Alcuni archeologi condividono la tesi tramandataci da Manetone secondo cui la dominazione degli Hyksos ebbe un impatto negativo sulla storia della civiltà egizia. La tradizione ci ha raccontato infatti di un popolo di barbari, crudeli e sacrileghi, che bruciarono città, sterminarono popolazioni, distrussero templi e adorarono un solo dio, il sanguinario Seth. Dunque un popolo rozzo e bellicoso, per di più incurante dell’aspetto igienico tanto caro agli egizi. Si dice che erano portatori di ripugnanti malattie tra cui la lebbra e che, una volta sconfitti gli venne imposta la circoncisione al fine di poterli riconoscere.

Di segno opposto il giudizio di altri archeologi, (Massimo Bontempelli, Ettore Bruni ed altri), secondo i quali l’Egitto, durante la dominazione degli Hyksos, non subì alcun impoverimento economico ed alcun imbarbarimento culturale. I loro sovrani si adattarono perfettamente alla società egizia, adottando anche il sistema politico locale. Lungi dal demolire le istituzioni esistenti, governarono con sistemi e metodi totalmente egizi, quali ad esempio i cerimoniali di corte, adottarono la scrittura geroglifica e fecero propri molti Dei spesso assimilandoli con i loro ed i faraoni continuarono a mantenere il titolo di Ra nei loro nomi. Avvenne inoltre che, mantenendo gli Hyksos i legami con le popolazioni asiatiche dalle quali provenivano, ampliarono gli interessi dell’Egitto verso l’Asia con la quale vennero sviluppate relazioni commerciali anche via terra, cosa che avveniva esclusivamente per mezzo di spedizioni via mare attraverso Byblos.

Come abbiamo detto da un lato l’invasione degli Hyksos portò dei vantaggi agli egizi i quali appresero nuove consuetudini e nuove tecniche fino ad allora sconosciute. Oltre al cavallo ed al carro gli Hyksos introdussero in Egitto nuove armi, la daga e la scure di un materiale molto più resistente del bronzo, il ferro, fino ad allora praticamente sconosciuto in Egitto.
Le novità introdotte dagli Hyksos, comprese le innovazioni tecniche, esercitarono inoltre una notevole influenza sull’arte scultorea e pittorica egizia. Al contrario nessuno stile artistico fu mai elaborato dagli Hyksos che si limitarono ad appropriarsi delle opere egizie, stessa cosa per quanto riguarda l’organizzazione sociale e politica che assimilarono e la fecero propria. A questo punto si può dire che la dominazione Hyksos non portò cambiamenti radicali nelle tradizioni egizie ma ne garantì la continuità. Durante tutto il Secondo Periodo Intermedio regnarono faraoni Hyksos ad Avaris e faraoni egizi a Tebe.

Proviamo ora ad approfondire il “fenomeno Hyksos” sulla base di quanto ci è stato tramandato dagli storici antichi i quali, come tutti gli storici, anche moderni, hanno riportato nei loro scritti quelle informazioni che a fatica riuscivano a recuperare dalle tradizioni, dai racconti orali e dalle scarse fonti scritte, attenendosi a quelle da loro ritenute più importanti. Spesso le storie apprese hanno subito una scrematura che teneva conto delle vedute personali nonché dei vari pregiudizi. Da considerare inoltre che, la dove si presentavano lacune o dove era necessario glorificare questo o quel personaggio o di esaltare la propria nazione (o se stessi), gli scribi facevano tranquillamente ricorso ad aggiunte, falsità e distorsioni della realtà. Già raccontare avvenimenti che li precedevano di secoli se non di millenni dovette essere un lavoro improbo, se a questo aggiungiamo quanto sopra, possiamo renderci conto di quanto difficile possa risultare per noi l’interpretazione di tali testi. Altro fattore molto importante e delicato è quando la storia si incontra con la religione, a questo punto, più che mai, ci imbattiamo nelle storture che vengono inserite, anche in epoche successive, nei racconti per affermare le proprie convinzioni. S’impone dunque assoluta cautela nella consultazione e nelle citazioni di quanto riportato nelle varie fonti sia storiche che archeologiche, cautela che va sopratutto applicata quando cerchiamo di capire la realtà basandoci solo su quello che ci viene proposto dagli storici moderni. Non è male mantenere una sorta di dubbio sui fatti non documentati in quanto trattasi di ipotesi, magari condivise da molti, ma pur sempre ipotesi.

Mi scuso per il lungo preambolo che però ho ritenuto opportuno fare in quanto l’argomento in cui ci stiamo addentrando è quanto mai difficile e spinoso proprio perché di carattere storico-religioso. Entriamo dunque nel vivo dell’argomento cercando di rispondere ad alcune domande che ritengo essenziali. Chi erano gli Hyksos? Da dove provenivano? Per quale ragione scesero fino in Egitto?
La maggior parte degli studiosi concorda nel ritenere che gli Hyksos fossero un insieme di popoli indoeuropei provenienti probabilmente dalla regione turco-caucasica che, spostandosi verso sud, arrivarono ad inglobare anche popoli di origini semite. Queste migrazioni sarebbero iniziate secondo alcuni intorno al 2000 a.C. in forma strisciante e non con intenzioni di conquista. Alcuni insediamenti rinvenuti in Galilea, Siria e Persia parrebbero essere appartenuti agli Hyksos anche se fu solo in Egitto che si installarono in modo permanente verso il 1730-1720 a.C. Ma perché un insieme eterogeneo di popoli scende dal Caucaso, una regione variopinta sullo sfondo di una natura maestosa, ricca di foreste di conifere, profonde gole, laghi e fertili pianure disseminate da vitigni e alberi da frutto?. Viene spontaneo chiedersi perché un popolo che vive in un posto simile ad un certo punto decide di andarsene e dirigersi verso terre ignote e pressoché sconosciute, senza un vero scopo di conquista ma solo come migrazione.

Secondo la maggior parte degli archeologi gli Hyksos erano un crogiolo di genti, dedite alle attività più disparate: pastorizia, banditismo, artigianato, commercio, ecc. Altri invece sono propensi a considerarli come popoli nomadi o seminomadi. Personalmente mi chiedo come poteva, un simile minestrone di genti possedere le capacità e la tecnologia da permettergli una più progredita lavorazione del bronzo rispetto agli egizi, oltre all’invenzione di armi, come l’ascia e la daga di ferro, (quest’ultimo praticamente sconosciuto in Egitto), senza contare l’addomesticamento del cavallo e la fabbricazione del carro da guerra conseguente all’invenzione della ruota. Tutte queste cose farebbero pensare invece ad una civiltà progredita, ben organizzata nel suo territorio che, se si escludono mire espansionistiche, ci riportano alla domanda: cosa li spinse a lasciare il loro paese? Aggiungiamo poi che nella loro migrazione hanno inglobato altre genti e popoli che abitavano i territori da essi attraversati, ittiti, hurriti, caldei, palestinesi, ecc.. Sono stati spinti da qualche evento o cataclisma eccezionale?

Sono molte le ipotesi che vengono formulate, secondo alcuni la migrazione di questi popoli sarebbe stata causata dagli effetti generati dall’eruzione del vulcano dell’isola di Thera (Santorini) che avrebbe reso sterili le loro terre al punto da indurli a migrare in Egitto, forse meno colpito dagli eventi. Ipotesi confutata dalle stime della Aarhus University, Danimarca, la quale ritiene che l’eruzione sia avvenuta intorno al 1627 a.C., che già anticipa di oltre 50 anni le stime basate sugli studi archeologici che utilizzano la “cronologia convenzionale egiziana”. La data sarebbe stata stabilita a seguito del ritrovamento, tra le ceneri vulcaniche di Santorini, di un ramoscello di ulivo che, sottoposto alla datazione al radiocarbonio, avrebbe indicato quella data. Si stima invece gli Hyksos siano giunti in Egitto intorno al 1730 – 1720 a.C. Altra teoria vorrebbe che gli Hyksos, o comunque parte di essi, altri non siano che gli israeliti chiamati in Egitto da Giuseppe, come indicato nella Bibbia, i quali non sarebbero mai stati schiavi ma dominatori e la loro cacciata corrisponderebbe all’esodo. Quanto sopra illustra la notevole confusione che esiste non solo nella storia egiziana antica, ma anche fra i suoi moderni interpreti; per quel che mi riguarda preferisco non inoltrarmi oltre nel “Fenomeno Hyksos” proseguendo sulla strada che mi sono prefissato.
Fonti e bibliografia:
- Gardiner Alan, “La civiltà egizia”, Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997
- Edda Brasciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini 2005
- Guy Rachet, “Dizionario Larousse della civiltà egizia”, Gremese Editore 1994
- Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Mursia 2005
- Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, Fratelli Melita Editori 1995
- Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani 2003
- Kemet . La voce dell’Antico Egitto, “Gli Hyksos, il popolo invasore”, Web 2017