Di Grazia Musso

Tuna el-Gebel, acquistato nel 1907
Museo Egizio del Cairo – JE 39590
Questo ushabti proviene da scavi clandestini effettuati nella necropoli di Tuna el- Gebel, sulla riva occidentale del Nilo, di fronte a Tell el-Amarna, dove probabilmente Hat, luogotenente delle truppe su carro, possedeva una tomba.
Il reperto è in calcare giallo e presenta segni di policromia; le labbra rosse, la parrucca che conserva tracce di blu, mentre gli occhi, le sopracciglia e gli angoli della bocca sono delineati in nero.
Le orecchie hanno i lobi forti, elemento tipico dell’iconografia amarniana.
La statuetta ha le braccia conserte e in ciascuna mano impugna una zappa, mentre un cesto pende oltre la spalla sinistra.

Gli ushabty con attrezzi agricoli come zappe, sacco, ceste appese alle estremità di un bilanciere compaiono proprio durante la XVIII Dinastia, ma nel periodo amarniano sono molto rari, soprattutto per i privati, poiché le pratiche e le credenze di ispirazione osiriana erano state abbandonate.

In alcuni casi, però, la religione tradizionale e quella atoniana convissero senza dicotomia, come dimostra la presenza, su questa statuetta, di un inno ad Aton accanto a brani del Capitolo 6 del Libro dei Morti, senza alcuna allusione però ai lavori nell’aldilà.
Sul corpo mummiforme di Hat sono iscritte 9 linee di testi contenenti una formula d’offerta ad Aton in favore del ka del defunto.

Fonte
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del Museo del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star