C'era una volta l'Egitto, II Periodo Intermedio, XVII Dinastia

IAHHOTEP (O AHHOTEP I)

LA SPOSA DI SEQENENRA TA’O E IL FIGLIO  KAMOSE

Di Piero Cargnino

Alla morte di Seqenenra Ta’o a Tebe rimane la sua Sposa Reale Iahhotep (o Ahhotep I), (Iah è contento, Iah era il nome attribuito alla dea luna).

Figlia del faraone Senekhtenra e della Grande Sposa reale Tetisheri, visse a Tebe e andò sposa al proprio fratello Seqenenra Ta’o, (colui che accresce il coraggio grazie alla luce divina), ottenendo vari titoli tra cui: “Grande sposa Reale”, “Unita al Portatore della Corona Bianca”, (khnemet nefer hedjet) oltre a quello di “Madre del re”, (mwt niswt), riportato sul suo sarcofago trovato a Deir el-Bahari.

Iahhotep rimase vedova con i due figli Kamose e Ahmose ai quali trasmise la volontà di continuare nell’opera iniziata del padre. A Seqenenra Ta’o successe il figlio Kamose che regnò per tre o cinque anni.

Una curiosità, con Kamose iniziano i nomi teofori che comprendono un glifo che rappresenta le corna del toro lunare, alcuni studiosi ritengono che l’immagine sia di origine semita.

Indipendentemente dalla durata il suo regno assume una notevole importanza per le fondamentali iniziative militari che egli intraprese contro gli Hyksos che erano giunti ormai a governare la maggior parte del Paese.

Di questo ce ne parla la “Tavoletta Carnarvon”, uno dei due frammenti di una stele di legno di grandi dimensioni ritrovata nel 1909 nella tomba n. 9 a Tebe da Howard Carter che lavorava per lord Carnarvon. Le tavolette sono interamente scritte in ieratico e riportano parti del resoconto delle campagne militari di Kamose. Quanto riportato nelle tavolette ci fornisce un quadro sufficientemente esaustivo circa le varie campagne di questo sovrano.

Kamose vuole liberare l’Egitto una volta per tutte per riportarlo al suo antico splendore:

<<……… Sua Maestà radunò nel palazzo il consiglio dei nobili al suo seguito e cosi parlò: “Io vorrei sapere a cosa serve questa mia forza, quando un sovrano siede ad Avaris ed un altro a Kush ed io siedo sul trono insieme a un asiatico e a un nubiano, ciascuno in possesso della sua fetta d’Egitto e io non posso andare a Menfi senza passare davanti a loro”…….>>,

ma i suoi ministri sono contrari a denunciare i trattati stipulati con i sovrani Hyksos ricordando i vantaggi dello status quo:

<<………Guarda, tutti sono fedeli fino a Qir. Noi siamo tranquilli nella nostra parte di Egitto. Elefantina è potente, e la parte centrale (delle terre) ci è fedele fino a Qir. Gli uomini conservano per noi il meglio delle loro terre. Le nostre mandrie pascolano nelle paludi dei papiri. Il grano è disponibile per i nostri maiali. Le nostre mandrie non vengono rubate……..>>.

Kamose però è irremovibile:

<<………Nessuno può riposarsi quando viene spogliato dalle tasse dell’asiatico. Io voglio sollevarmi contro di lui e io spero di aprire il suo ventre. La mia speranza è di liberare l’Egitto e scacciare l’asiatico……….>>.

Kamose iniziò subito una campagna militare scagliandosi a nord, contro Neferusy, nei pressi di Ermopoli dove regnava Teti, governante egizio, vassallo degli Hyksos. La “Tavoletta Carnarvon” racconta che  Kamose vi giunse verso sera ma rimandò l’attacco all’indomani:

<<…….appena fu chiaro, mi abbattei su di lui come un falco. E quando giunse l’ora di profumarsi la bocca, lo sconfissi, rasi al suolo le sue mura, uccisi la sua gente e ordinai che sua moglie scendesse sulla riva del fiume…….>>.

Secondo gli studiosi a questo punto gli Hyksos sentono traballare il loro regno quindi sobillano i nubiani alla rivolta in modo da creare un doppio fronte a sud, ma, mentre Kamose avanza vittoriosamente verso nord, sua madre Iahhotep si preoccupa di rafforzare la frontiera a sud, a Elefantina.

Nel secondo anno, Kamose si diresse a sud, verso la terra di Kush governata da un alleato di Apopis. I nubiani vengono sconfitti e l’alleanza con gli Hyksos naufraga. Di questa spedizione ci è giunta una relazione scritta su di una stele commemorativa ritrovata a Buhen. Ulteriori testi che ci sono pervenuti riportano che nel terzo anno di guerra Kamose giunse fino al Delta. Kamose è ormai vicino alla fortezza di Avari e schernisce l’avversario con vanterie e minacce:

<<……..Il tuo cuore è spezzato, vile asiatico, tu che solevi dire: Io sono il padrone e non c’è nessuno che mi sia pari da Khmun e Pi-Hathor fino ad Avari………>>.

L’avanzata vittoriosa di Kamose stranamente si arresta in vista della capitale degli Hyksos, Avaris. La stele si conclude con il racconto del trionfale ritorno di Kamose nella capitale, acclamato da una popolazione in preda a una gioia quasi isterica. Ma di li a poco Kamose esce di scena, forse anche lui morì in battaglia.

Essendo Ahmose ancora troppo piccolo per agire, Iahhotep assume il potere come reggente su un territorio ora decisamente più vasto e continuò la lotta contro gli Hyksos finché Ahmose non ebbe l’età adatta per regnare da solo.

Una stele di Ahmose, nel tempio di Karnak, evidenzia il difficile ruolo che dovette affrontare la regina per riaccendere gli entusiasmi vacillanti di coloro che non erano d’accordo di proseguire la lotta. Comportandosi da vero faraone prese la decisione e governò l’Egitto con fermezza. Recita la stele:

<<……..Cantate le lodi della Signora delle rive delle lontane contrade……….lei che governa le moltitudini, lei che si prende cura dell’Egitto……….lei che ha pacificato l’Alto Egitto e sottomesso i ribelli………>>.

Da queste parole si può dedurre che Iahhotep abbia dovuto far fronte ad un tentativo di rivolta al sud comportandosi da vero capo militare. Durante il suo regno Kamose cambiò il nome per tre volte, cosa che indusse gli archeologi a credere che i sovrani fossero stati tre. L’ipotesi decadde quando si apprese, dalla relazione degli ispettori alle tombe inviati da Ramesse IX nella necropoli di Dra Abu el-Naga, riportata nel Papiro Abbott, che esisteva una sola tomba a nome di Kamose e la stessa viene definita:

<<……….. Il sepolcro del Re, il Sole che provvede alla creazione, il figlio del Sole, Kamose, esaminato oggi, era in buono stato……….>>.

Con Kamose finisce la XVII dinastia egizia, siamo all’incirca nel 1550 a.C. e finisce anche il Secondo Periodo Intermedio. A questo faraone va riconosciuto il merito di aver raccolto l’eredità di suo padre, Seqenenra Ta’o ed aver risvegliato l’orgoglio degli antichi faraoni, era un guerriero valoroso, voleva liberare l’Egitto dall’occupazione straniera, ma ci vorrà ancora del tempo. Non vedrà la sua terra libera, il destino non glielo permise, la gloria toccherà a suo fratello Ahmose I, al quale spetterà anche l’onore di inaugurare una nuova dinastia, la XVIII.

LA REGINA GUERRIERA

Kamose morì, forse cingendo d’assedio Avaris, molti studiosi concordano però nel ritenere che alla sua morte il Delta era quasi interamente conquistato al punto che si può parlare già di una prima riunificazione delle Due Terre.

Come abbiamo già accennato il fratello Ahmose era ancora troppo giovane per salire al trono che venne retto dalla madre, la regina Iahhotep (o Ahhotep I), sorella e moglie di Seqenenra Ta’o. Con la stessa indole del marito, animata dal desiderio di liberare l’Egitto e di scacciare gli stranieri, Iahhotep continuò a perseverare incitando il popolo a continuare la lotta, aiutata in questo dalla propria madre, la regina Tetisheri, moglie di Seqenenra Ahmose.

Iahhotep fu una regina tra le più influenti della XVIII dinastia, e per questo una delle più venerate della storia egizia tanto da divenire, dopo la morte, oggetto di un culto speciale. Su una stele rinvenuta a Karnak fatta erigere dal figlio Ahmose I sta scritto:

<< Una regina che si è presa cura dell’Egitto e dei suoi soldati…….che ha riportato indietro i fuggiaschi e che ha riunito i disertori; ha pacificato l’Alto Egitto e ha espulso gli oppressori >>.

Una cosa che lascia perplessi è il fatto che, dopo la morte di Kamose, il sovrano Hyksos regnante, Apophis, non abbia approfittato della lunga pausa nelle operazioni belliche conseguente alla minore età di Ahmose, per tentare di recuperare, almeno in parte, il territorio perduto nelle battaglie con Kamose.

Fino ad allora la capitale dell’Egitto era stata Menfi, “la bilancia delle Due Terre”, ma chi aveva liberato l’Egitto dagli invasori stranieri? Una famiglia di Tebe. Iahhotep tanto fece, vantando i meriti di Uaset, “la città dello scettro uas” nome sacro di Tebe, la “città dalle cento porte” che riuscì a sbalordire persino Omero, che questa divenne da allora la capitale di un Egitto nuovamente libero e padrone del suo destino.

Iahhotep visse fino ad ottant’anni, venerata dalla corte e dal popolo, lei, la liberatrice, l’eroina che aveva infuso all’esercito il coraggio di cacciare l’invasore.

Iahhotep compare nella Stele di Karesh (CG 34003) risalente al decimo anno di regno di Amenofi I, inoltre viene pure citata nella Stele del suo maggiordomo Iuf che fu suo servo (CG 34009). La regina fu sepolta in una tomba a Deir el-Bahari, necropoli a ovest di Tebe.

Durante la primavera del 1859 Mariette trova la camera funeraria di Iahhotep, nel sarcofago di grandi dimensioni viene rappresentata con la parrucca tripartita e un modius, all’interno la mummia è interamente ricoperta da un autentico tesoro, corone, pettorali, monili e onorificenze di ogni tipo.

Alcuni oggetti recano inciso il nome di Kamose, ma sulla maggior parte è inciso il cartiglio di Ahmose, doni fatti dal faraone alla madre. Tra i tanti gioielli, un pugnale con la lama d’oro, una collana in oro e argento con pietre dure, oggetti vari decorati con turchesi e pietre semipreziose, oggetti simbolici in oro. Un pezzo meraviglioso spicca su tutti, si tratta di un braccialetto fatto di perle infilate nell’oro con fasce d’oro, di lapislazzuli, di cornalina e di turchesi. Quando lo si chiudeva, si formava una scritta che celebrava Ahmose come “Dio perfetto, amato da Amon”.

Spiccavano, per il loro significato, tre grosse mosche in oro, (onorificenze militati), con le quali si ricompensavano i soldati che si erano distinti in battaglia. Non si ha notizia che altre regine abbiano ricevuto queste onorificenze militari, le più alte che un faraone potesse dare.

Fonti e bibliografia:

  • Gardiner Alan, “La civiltà egizia”, Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997   
  • Edda Brasciani, “Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto”, De Agostini 2005
  • Henri Stierlin, “L’Or des Pharaons: The Treasure of Queen Ahhotep”, Éd. Pierre Terrail, 1993
  • Salima Ikram, “Antico Egitto”, Ananke 2013
  • Rosanna Pirelli, “Le regine d’Egitto”, Parigi, White Star, 2008
  • Margaret Bunson, “Enciclopedia dell’antico Egitto”, Fratelli Melita Editori 1995
  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani 2003
  • Kemet . La voce dell’Antico Egitto, “Gli Hyksos, il popolo invasore”, Web  2017
  • Kim Ryholt, “The Political Situation in Egypt during the Second Intermediate Period”, Copenhagen, Museum Tusculanum Press, 1997
  • Hans Wolfgang Müller, “L’oro dell’antico Egitto, I gioielli della regina Ahhotep”, Ed. Selezione del Reader’s Digest, 2001
  • Gaston Maspero, “Storia generale dell’arte, Egitto, I gioielli della regina Ahhatpou”, Éd. Accetta, 1911

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