Di Grazia Musso

I cenotafi ( dal greco kenotafion “tomba vuota”), ossia simulacri di tomba, erano utilizzati correntemente fin dalle prime dinastie dai faraoni egizi, che potevano avere più mastabe o piramidi, di cui una sola era la vera sepoltura, mentre gli altri erano monumenti funerari.
Tale usanza si basava sul simbolismo egizio, per cui si riteneva che la parola, l’immagine o il simulacro potessero sostituire l’oggetto reale.
Così i cenotafi furono usati perché i faraoni potessero essere presenti, con la sepoltura, tanto al nord quanto al sud, oppure ad Abydos, presso Osiris.

Lo scopo era essere accanto al dio, per assicurarsi la sopravvivenza nell’aldilà e la resurrezione.
Il cenotafio di Sethy I o Osireion si trova alle spalle del tempio di Sethy I dietro e in asse col tempio, ma vi si accede da nord.

Il monumento è la rappresentazione architettonica di una concezione cosmoligico-religiosa e rappresenta il tumulto primordiale ove nacque il mondo, circondato dalle acque primeve; è dunque costituita da una sorta di collina artificiale (una sala) circondata dall’acqua e da due file di cinque pilastri monolitici in granito rosa su cui appoggiavano gli architrave, la parte centrale era a cielo aperto.

Vi si legge la simbologia della collina, su cui probabilmente veniva seminato l’orzo, la cui nascita simboleggia a la resurrezione di Osiris.
E, rappresentando il cenotafio del dio, un’altra sala ha la forma di un sarcofago e un soffitto astronomico a profilo curvo con la dea Nut, il cammino del sole e il levarsi delle stelle.

Fonti
Dizionario Enciclopedico dell’ Antico Egitto e delle civiltà nubiane – Maurizio Damiano – Appia – Mondadori.
Antico Egitto di Maurizio Damiano – Electra