Età Ramesside, Mai cosa simile fu fatta, Statue

STATUA DI SETHI I

Di Grazia Musso

Alabastro, altezza cm 238
Karnak, Tempio di Amon-Ra, cortile della Cachette
Scavi di George Legrain
Museo Egizio del Cairo – JE 36692=CG42139

La statua è stata ritrovata a pezzi nella Cachette di Karnak, dove era stata depositata smontata.

Infatti si tratta di un’opera composita, un tipo di scultura assai caratteristico nell’arte egizia, che prevede l’utilizzo di diversi materiali.

Le parti principali sono state prodotte separatamente, scegliendo con cura la qualità della pietra, in modo che le venature seguissero lo sviluppo anatomico.

La testa e il torso sono ricavati da un tipo di alabastro assai compatto, mentre le gambe e mani sono ottenute usando un materiale con maggiori venature

Gli indumenti, gli attributi e alcuni tratti fisionomici, che furono asportati prima dell’interramento della statua, dovevano essere stati realizzati usando altri materiali, sicuramente preziosi.

La stilistica induce a attribuire la statua alla fine della XVIII Dinastia.

La bocca, ben modellata e sensuale, la cavità che ospitava gli occhi, a mandorla e assai allungata, le sopracciglia, sottili e arcuate, sono elementi che riconducono la scultura alla fine del periodo amarniano o all’epoca immediatamente successiva.

Il nome, Sethi I, inciso sul pilastro dorsale e sulla base, potrebbe essere stato aggiunto, come lascia supporre l’ortografia un poco approssimativa dei segni, in un secondo tempo, quando il re decise di appropriarsi dell’ opera di un immediato predecessore.

Il sovrano Indossa probabilmente il khrpesh, la così detta ” corona azzurra”, un copricapo regale che ricorre con frequenza nelle opere scultoree nei rilievi proprio tra la fine della XVIII e l’inizio della XIX Dinastia.

Gli occhi e le sopracciglia erano intarsiati: i primi dovevano essere in ossidiana con contorni in rame, mentre le seconde erano, forse, in lapislazzuli.

Un foro sotto il mento indica che la statua era provvista di barba posticcia, mentre il punto di giuntura tra collo e torso doveva essere coperto da un’ampio collare.

Anche i fori di collegamento tra braccia e mani, in ognuna delle quali era inserito un oggetto (scettro o cilindro), dovevano essere nascosti da due bracciali.

Il gonnellino, verosimilmente plisettato, doveva avere un elemento decorativo frontale, probabilmente realizzato in foglia d’oro.

Il sovrano indossa i sandali, ed è rappresentato nell’atto di calpestare i Nove Archi, i tradizionali nemici dell’Egitto, le figure di due di questi sono ancora conservate sulla superficie superiore della base.

Fonte

Tesori egizi nella collezione del Museo del Cairo – F. Tiradritti – foto Arnaldo De Luca – Edizioni White Star

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