Età Ramesside, Mai cosa simile fu fatta, Templi

IL TEMPIO FUNERARIO DI SETHI I

Di Grazia Musso

Veduta dell’odierna facciata del tempio di Sethi I, il portico di nove colonne fascicolate supporta ancora una parte della trabeazione, in origine le colonne erano dieci

A Gurnah, un’area di Tebe Ovest, vi sono le rovine del tempio di Sethi I.

Il tempio funerario era preceduto da un viale di sfingi, da due piloni e due cortili, ma di tutto questo non rimangono che poche tracce.

L’odierna facciata è costituita da un portico di dieci colonne, dietro si trovano tre porte che introducono alle tre parti del tempio, dedicate a Sethi I e ad Amon ( parte centrale), a Sethi I e a suo Ramses I (sinistra) e al culto solare( destra); quest’ultima è un’area costituita da un cortile fra due portici e con un altare al centro.

Nel cortile a cielo aperto, compreso tra il secondo e il terzo pilone, Sethi I, avviò la costruzione di una gigantesca sala ipostila.

La sala, con i suoi 104 metri di lunghezza, 52 di larghezza e 24 di altezza, era la più grande che fosse mai stata edificata.

Fu molto di più di un ampliamento delle strutture già esistenti, si trattava infatti di un tempio vero e proprio, che presto divenne il punto di partenza delle due processioni festive tebane.

Le fu dato il nome di ” tempio di Sethi-Merenptah che splende nella casa di Amon”.

Lungo l’asse principale del tempio si innalzavano due file di possenti colonne alte 22,5 metri, sormontate da capitelli papiroformi a ombrella.

Le navate laterali erano suddivise da sette file di colonne più basse, papiroformi a bocciolo.

Il tempio funerario di Sethi I conserva una parte della decorazione interna.
Un portico introduce nel tempio dedicato a Sethi I ed a Amon.
Qui è rappresentato Sethi I che offre dei fiori al dio Amon-Ra in trono.

Ogni fila contava nove colonne, eccettuato quella adiacente al colonnato centrale che si componeva di sette colonne e, alle estremità, di due pilastri quadrangolare.

Si contavano in totale 134 colonne, che formavano una gigantesca selva di papiri di pietra.

Le colonne, che poggiavano su grandi basi circolari, non erano monolitiche bensì composte da più rocchi; esse erano sovrastante da spessi abachi sui quali poggiava il gigantesco architrave che sosteneva il tetto.

La differenza di altezza tra la navata centrale e quelle laterali rese possibile l’apertura di finestre a clausura, costituite da lastre di pietra traforata, che permettevano alla luce di diffondersi nel corridoio principale.

Tale struttura a basilica fu riprodotta anche nella sala delle feste di Thutmosi III, ma le dimensioni di questa grande sala ipostila restano uniche e assolutamente ineguagliate.

Perpendicolare all’asse principale, un percorso trasversale che collegava i due portali a sud e a nord, creava un’asse alternativo rispetto a quello est-ovest, che veniva utilizzato per le processioni tra il tempio di Karnak e di Luxor.

Alla morte di Sethi I, dopo meno di undici anni di regno, la sala ipostila e il suo programma iconografico furono portati a compimento da Ramses II.

La metà settentrionale dell’edificio, la cui decorazione era stata iniziata sotto Sethy, presentava altorilievi, mentre le scene a sud furono completate da Ramses II in bassorilievo.

La parte inferiore del fusto delle colonne è decorata con foglie di papiro, mentre nella parte superiore sono raffigurate scene di sacrifici e i cartigli con il nome del re costruttore, sostituito in un secondo tempo da quello dell’ultimo sovrano ramesside.

Le pareti interne della sala presentano una notevole ricchezza di decorazioni e motivi.

Alcune sequenze mostrano il sovrano mentre viene condotto davanti alla triade tebana formata da Amon Mut e Khonsu per venerarla e recare offerte.

Alle rappresentazioni della purificazione rituale del faraone a opera delle divinità si alternano scene che raffigurano l’incoronazione e la salita al trono nel tempio, la consegna dello scettro nonché l’iscrizione del suo nome sulle foglie del sacro albero ished.

Sethy offre un bastone intrecciato di fiori.
I bastoni di fiori erano, dopo il pane e il vino una delle offerte più consuete per le divinità.
Con essi si manifestavanol l’augurio di gioia e letizia e l’aspirazione a disporre di perpetua forze Vitali.
Associato ad Amon, i bastoni ricoprivano anche un’altra specifica funzione: il sovrano offriva il “mazzo di fiori di Amon di Karnak” non solo alla divinità, ma anche ai defunti, quale augurio di rigenerazione.

Grande importanza è attribuita alle processioni delle effigi divine nelle barche sacre, che occupano lunghi registri risalenti al regno di Sethi I come di Ramses II.

Le pareti interne illustrano esclusivamente riti e processioni, restituendo così un’idea delle cerimonie sacre che si svolgevano nella sala.

Sulle pareti esterne compare la vittoria del sovrano sul caos, ottenuta grazie alla sconfitta dei nemici stranieri.

Sulla parete settentrionale figurano le campagne militari di Sethi I contro i beduini del deserto orientale e della Palestina, così contro i libici e gli ittiti; su quella meridionale, scene in rilievo della celebre battaglia di Ramses II contro gli ittiti preso Qadesh, e della campagna che il sovrano condusse contro gli asiatici è i libici.

La grande sala ipostila è quindi una rappresentazione in pietra dell’Egitto e del mondo circostante, con l’universo sacro degli dei e del culto al suo interno e all’estero il mondo caotico che il sovrano era chiamato a distruggere.

Le colonne papiroformi rappresentano a loro volta la “terra nera”, ovvero L’Egitto inondato dalla piena del Nilo.

Oggi purtroppo non rimane nessuna delle statue che dovevano ornare l’esterno e l’interno della sala ipostila e che riproducevano le stesse rappresentazioni presenti nei rilievi.

Si sono conservate soltanto, di fronte al vestibolo del terzo pilone, due colossali statue dell’epoca thutmoside.

Rameses II vi aveva fatto apporre nuove iscrizioni, Sethi II e Ramses IV ne aveva a rinnovato il piedistallo.

L’usanza di rinnovare le iscrizioni e di riutilizzare le statue dei sovrani precedenti non deve essere giudicata come un atto di appropriazione indebita: al contrario, in questo modo il sovrano le strappava all’oblio e assicurava loro nuove offerte.

Fonte

Egitto la terra dei faraoni – Regine Schulz e Matthias Seidel – Konemann

Antico Egitto di Maurizio Damiano – Electra

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