Nubia

IL TEMPIO DI SOLEB

Di Stefano Argelli

Il sito archeologico di Soleb si trova a nord della terza cataratta del Nilo, sul lato occidentale. Scoperto e descritto da Karl Richard Lepsius nel 1844.

Le rovine più affascinanti del sito sono quelle del tempio in arenaria edificato per la gloria del faraone, che vi era venerato assieme al dio Amon Amenhotep III (1390-1352a.C) faraone della XVIII dinastia.

Michaela Schiff Giorgini

A Michela Schiff Giorgini (Missione Italiana dell’Università di Pisa) negli scavi iniziati nella campagna 1957-58 e proseguiti per molti anni, si deve il meticoloso lavoro di riscoperta e di informazioni inerenti a questo splendido tempio.

La colonia di Soleb,inizialmente piccolissima e circondata da un fossato, divenne poi una vera una vera cittadella protetta da mura di cui oggi rimangono solo delle tracce a sud-ovest del tempio. Maggiori informazioni ci vengono dalle necropoli: inaugurate dalle fosse primitive dei primi abitanti, divennero poi il luogo di sepoltura dei coloni di Thutmosis III che rimaneggiarono tutte le tombe primitive e ne fecero delle sepolture egizie.

Il tempio ebbe numerose modifiche nel corso degli anni, tutte avvenute probabilmente sotto il regno di Amenhotep III.

Pianta del sito Lepsius

Il tempio è di forma classica sui resti di un piccolo santuario presente, con colonne palmiformi e papiriformi.

Di particolare importanza a Soleb risulta la decorazione dei tamburi delle colonne su cui sono rattigurati alcuni prigionieri che,al posto del corpo, portano inciso un cartiglio con il nome della regione, città o tribù di provenienza, la lista di Soleb fornisce nomi nubiani e asiatici, più di 100 nomi.

Fonti:

  • MediterraneoAntico
  • IL SOGNO DEI FARAONI NERI Alta Nubia: una terra tra due imperi. Di Maurizio Damiano
Nubia, XXV Dinastia

IL SOGNO DEI FARAONI NERI

I Kushiti sul trono d’Egitto

A cura di Stefano Argelli

LA NASCITA DELLA XXV DINASTIA

La nascita e sviluppo della XXV dinastia egizia nubiana, da vassalli a faraoni del Basso e Alto Egitto.

Siamo nel Terzo periodo intermedio. Mentre in Egitto il caos stava prendendo il sopravvento, tra la fine della XXII dinastia e l’inizio della XXIII; (la XXIV dinastia comprende solo due sovrani, di cui solo uno citato, Boccori) l’Egitto in questo periodo era diviso in tanti principati, a volte comprendenti anche una sola città. In più c’era il problema dell’espansione a est dei temibili Assiri. la Nubia esce dal mutismo dei testi e ci restituisce un nome (grazie a un documento posteriore): il sovrano adesso è Alara (ca. 780-760 a.C. , che sarà l’antenato venerato di una lunga successione di sovrani neri.

Cartiglio di Alara, così come appare nella stele di Nastasen di epoca molto posteriore 335-315-310 a.C. la stele in granito è alta 163 cm. È stata ritrovata a Dongola, ora al museo di Berlino. Nastasen é l’ultimo sovrano Kushita a essere sepolto nel cimitero reale di Napata. La tomba sotto alla sua piramide è invasa dalle acque. Potrebbe essere intatta.

Di Alara sappiamo poco. Fondatore del potere kushita nella dinastia reale Napatan ed è stato il primo principe di Nubia registrato. Unificò tutta l’Alta Nubia da Meroë alla Terza Cataratta.

Sua moglie è la regina Kasaqa; sua figlia Tabiry divenne la moglie del re Piye? . Sepolto nella tomba di Kurru (el Kurru) 9 (?); sua moglie Kasaqa a Kurru 23.

A lui successe il fratello Kashta (il Kushita” ca. 760-747 a.C) anche di lui si sa ben poco.ma sufficiente a far luce sulla situazione storica. Le sue armate avanzarono verso nord e nella stele di Elefantina egli appare come “Re dell’Alto e Basso Egitto” parte della titolatura, la lingua e lo spirito religioso sono ormai quelli dei sovrani egizi. La sua avanzata non deve far pensare ad una azione di guerra. Probabilmente il tutto fu già concordato tra casa reale, clero di Napata e sacerdoti tebani. La sovranità del re non dovette mai superare Assuan. Kashta non fece altro che riempire il vuoto di potere in Alto Egitto e il bisogno, da parte dei sacerdoti tebani di Amon, di avere le spalle coperte, possibilmente da un re lontano che non potesse indagare troppo a fondo sugli affari e le ricchezze del clero. Da anni il clero delle due città sacre, Napata e Tebe, dovevano essere in contatto e potevano aver pianificato l’azione; inoltre ormai da secoli le truppe egizie erano in larga parte formate da nubiani. Kashta arrivò così a Tebe senza lotte e fu accolto da un popolo egiziano che acclamava il difensore della fede. (Non dimentichiamo che nelle nuove leggende Gebel Barkal “la montagna pura, era considerata la vera sede di Amon); il clero fu ben felice di ratificare le cariche del sovrano, chiedendone formalmente la protezione.

Il sito archeologico di El-Kurru (scavato da George Resner) circa un secolo fa… 1918-19 si trova sulla riva orientale del fiume Nilo, 20 km a sud della città di Karima. Era il cimitero reale di Napata e contiene i resti di decine di tombe: Pianky, Kashta, Shabaka e Tawentamani. Le tombe più antiche risalgono al IX° secolo a.C. e venivano solamente coperte con un tumulo o una pietra. Le piramidi iniziarono a essere costruite con la XXV° dinastia di Re Pianky o Piye . La maggior parte delle piramidi si è sgretolata e l’unica che è possibile ancora ammirare appartiene a un Re sconosciuto risalente al 360 AC.
Statue in granito dei sovrani kushiti nubiani della 25a dinastia, VII secolo aC, al Museo di Kerma (Alta Nubia, Sudan settentrionale). Da sinistra a destra: Faraoni Tantamani, Taharqa, Senkamanisken, Tantamani, Aspelta, Anlamani e Senkamanisken.

PIYE (PIANKHY)

Inizia con Piye la XXV dinastia dei faraoni neri. Anche se Kashta non fu investito di tutti i titoli dei re egizi, aveva posto le basi per la nascita di una dinastia nubiana; se ne tornò più che soddisfatto a Napata, dove morì nel 751 ca. a.C.

A lui successe suo figlio Piye (Piankhy) (751-716 aC). Egli iniziò conquistando gran parte dell’Egitto già nel suo primo anno di regno e anche questa volta la conquista fu incruenta: essa era infatti legittimata dal fatto che Amenardis I , sorella di Piye, fosse la “Divina Adoratrice di Amon”, la più alta carica nel clero femminile di Amon (carica imposta precedentemente al clero da Kashta al suo arrivo in Egitto).

Conquistato gran parte dell’Egitto, Piye tornò a Napata, per regnare pacificamente sulla Nubia. Dell’Egitto sembra gli importasse poco o nulla . Dopo 20 anni di regno, lo troviamo ancora nella sua capitale regnare tranquillo. Forse non si sarebbe neppure mosso, se non fosse stato chiamato proprio dagli Egizi; evidentemente i sacerdoti non avevano dimenticato il patto di protezione stipulato con Kashta.

Il patto venne invocato perché il principe Tefnakht, della città di Sais nel Delta, decise di riunificare l’Egitto, ormai ridotto a un universo di piccoli regni locali, marciando con le sue truppe alla volta di Tebe.il clero e gli ufficiali tebani inviarono degli ambasciatori sino a a Napata, ricordando a Piye che a lui era stata attribuita la titolatura completa dei re egizi. Era l’atto di nascita ufficiale del primo faraone nero e della XXV dinastia regnante sull’Egitto.

Grande e imponente stele di granito con un piano arrotondato che misura 180 cm per 180 cm di altezza e 43 cm di spessore, per 2300 kg di peso è ora conservata nel Museo del Cairo.

“Ascolta cosa ho fatto per superare gli antenati. Io sono il re, la rappresentazione di dio, l’immagine vivente di Atum, che uscì dal grembo contrassegnato come sovrano, che è temuto da quelli più grandi di lui, il cui padre sapeva e la cui madre percepì anche nell’uovo che avrebbe sii sovrano, il buon dio, amato dagli dei, il Figlio di Ra, che agisce con le sue due braccia, Piye, amato da Amon….

Il documento più importante é forse della XXV dinastia è questa stele, che narra le vicende della guerra di liberazione dell’Egitto del faraone nubiano. Nella lunetta si vede Amon in trono(1) dietro cui sta la sua sposa Mut “dama d’isheru(2) davanti alle divinità in piedi a danneggiata vediamo la figura di Piye(3) cui rendono omaggio”le spose del re”(4) il re Nermud che porta un cavallo in dono(5) Per terra, in atto di sottomissione, troviamo tutti i grandi d’Egitto, il re Osorkon, faraone legittimo e nominalnente sovrano d’Egitto(6) il re Auapet(7) il re Peftjauauibastet(😎 ,il principe ereditario Petisis(9)il conte Patjenefi,(10 il conte Pmui,(11)il gran capo dei Ma” Akanosh(12),il gran capo dei Ma” Djedsmenef ankh,(13) in basso segue l’inizio del testo.

In questo disegno sono presenti anche i Ma”; chi sono i Ma”?

Meshwesh (spesso abbreviati in egiziano antico come Ma ) erano un’antica tribù libica di origine berbera proveniente da oltre la Cirenaica . Secondo le iscrizioni nei geroglifici egiziani , i Libu e i Tehenou/Tehenu abitavano questa zona.

I primi documenti sui Meshwesh risalgono alla XVIII dinastia egizia dal regno di Amenofi III . Durante le dinastie 19th e 20th (c. 1295 – 1075 aC), i Meshwesh erano in conflitto quasi costante con lo stato egiziano. Durante la fine della XXI dinastia , un numero crescente di libici di Meswesh iniziò a stabilirsi nella regione del Delta occidentale dell’Egitto. Alla fine avrebbero preso il controllo del paese durante la fine della XXI dinastia, prima sotto Osorkon il Vecchio . Dopo un interregno di 38 anni, durante il quale i re egiziani nativi Siamun e Psusennes II salirono al trono, il Meshwesh governò l’Egitto per tutto il22a e 23a dinastia sotto potenti faraoni come Shoshenq I , Osorkon I , Osorkon II , Shoshenq III e Osorkon III . 

Fatto sta che Piye dopo vent’anni trascorsi nelle sua amata e pacifica Nubia si mosse. Abbiamo la fortuna di seguire le vicende grazie alla grande stele fatta incidere dal sovrano e ritrovata a Gebel Barkal. La stele racconta con parole dettate dal re, come il Delta fosse caduto nelle mani di Tefnakht e come proseguisse la sua avanzata verso sud con un esercito numeroso. I principi fedeli a Piye mandavano messaggi ogni giorno aggiornandolo sul peggiorare della situazione; anche Nemrod principe di Ermopoli in Medio Egitto, era passato dalla parte di Tefnakht.

Piye si rivelò un abile stratega e un grande comandante del suo formidabile esercito. Quanto alla politica egizia, non si può dire che Piye non avesse le idee chiare: se già l’aveva dimostrato in guerra, dimostrò ancor più in tempo di pace che poco o nulla gli importava dell’Egitto. Infatti sconfitto Osorkon IV, l’ultimo pretendente al trono, Piye assunse la piena titolatura come re dell’Alto e Basso Egitto, oltre che della Nubia; poi confermò tutti i principi e reucci nelle loro cariche e se ne tornò nella sua Napata.

Stupisce tale comportamento da parte chi aveva in mano l’Egitto e un esercito potente e avrebbe potuto conquistarsi un impero come ai tempi dei dei grandi faraoni. Ma la stele ci mostra un uomo pio e devoto e dobbiamo pensare che il saggio re preferisse la pace della Nubia, con un popolo dedito alla alla vita quotidiana e felice di servire il re è Amon, piuttosto che un Paese in decadenza, dove l’attività principale era il complotto. Piye era intervenuto per liberare la città di Amon, Tebe, è l’aveva fatto avendo anche eliminato il pericolo che qualcuno fosse ancora tentato dall’impresa. Così ottenuti i solenni giuramenti di fedeltà da quei reucci che aveva reinsediato sui loro troni, se ne tornò a casa. I nobili ringraziarono Piye, ma appena il re voltò le spalle, dimenticarono tutto e ricominciarono a brigare per allungare le mani su tutto l’Egitto.

Il faraone nero non aveva nessuna intenzione di lasciarsi disturbare da quei piccoli uomini e sapendo Tebe al sicuro, lasciò i nomarchi a macerarsi nei loro veleni e non lasciò mai più la sua Napata, dove visse in pace gli ultimi dieci anni di vita.

Questa forse per l’Egitto fu un’occasione mancata, perché quel grande sovrano avrebbe potuto ridargli una parte dell’antica dignità e potenza.

SHABAKA

Proseguiamo a narrare la storia dei faraoni neri;(XXV dinastia ca.751′ 653 a.C.) tenendo sempre come riferimento il libro del Prof. Damiano. A Piankhi non succedette il figlio ma il fratello Shabaka, come era stato per Alara e Kashta, perché a differenza dei faraoni egizi, quelli di Kush non si succedevano secondo le regole dell’eredità paterna; il nuovo sovrano veniva scelto dal precedente e spesso fu un fratello del re defunto, poi l’altro è così via.. finché la corona tornava sulla fronte di uno dei figli del primo re. Ciò era dovuto al fatto che i successori dovevano assicurare la loro provenienza regale attraverso la madre, che doveva essere la sorella del re, è quindi la monarchia era matrilineare, praticata in Nubia sino al Medioevo preislamico. La decisione finale comunque spettava al clero di Amon, mentre l’esercito la doveva ratificare; il nuovo faraone doveva poi ringraziare Amon e il suo clero, con un pellegrinaggio indispensabile per la cerimonia di incoronazione: il trionfale corteo partiva da Napata o da Meroe ( secondo l’epoca e la capitale del momento) e visitava le quattro località sacre al dio: Gebel Barkal, Tore,Kawa e Pnubs.

Cuore del paese kushita e impero kushita della XXV dinastia egizia, circa 700 aC.

A Pijye quindi successe il fratello Shabaka, dal 716 al 702, seguito da Shabataka , figlio di Piye ,che regnò dal 702 al 690 a.C. a essi però mancava la saggezza del fondatore della XXV dinastia, che gli aveva suggerito di sviluppare la Nubia e lasciar perdere l’Egitto. Shabaka trasferì la capitale a Tebe, ma a differenza di Piye, Shabaka amava potere, battaglie e sangue. In più gli mancava la pietà dimostrata dal fratello: riconquisto tutto il paese e riservò a uno dei re indipendenti, Bocchoris, figlio e successore di Tefnakht , una atroce fine lo bruciò vivo. Inoltre non contento di un impero che andava dal delta, sino si deserti della Nubia, cominciò a stuzzicare il pericoloso (come oggi) Medio Oriente.

Iniziò a tramare cospirazioni coi reucci di Siria e Palestina, ai danni dell’Assiria: ogni occasione era buona per una rivolta, una protesta, attentati ma anche qui le apparenze erano salve: gran sorrisi e ambascerie cariche di doni si scambiavano fra i sovrani dei due Paesi, mentre sotto sotto le cose andavano altrimenti. L’Assiria era un osso troppo duro per i Nubiani e se Shabaka scampò a una brutta fine perché morì prima, il nipote Shabataka pagò il prezzo.di una politica spregiudicata.

Shabataka. l’Assiria alla conquista del il vicino Oriente.È passato un po’ di tempo dal post precedente sull’argomento, ma meglio tardi che mai 😉Buona domenica.Quando l’assiro Sennacherib decise di conquistare il vicino Oriente, si trovò davanti una coalizione (in cui non doveva essere estraneo l’Egitto) che cadde ben presto, come le città di Samaria e Giudea. Il re di Giuda pagò a Sennacherib il tributo richiesto, ma l’Assiro, incassata la somma di 300 talenti di argento e 30 d’oro, pose comunque l’assedio a Gerusalemme, che era però ben difesa. A questo punto Shabataka uscì allo scoperto, inviando un’armata comandata da un giovane di vent’anni, fatto venire dalla Nubia assieme ad altre truppe di fiducia: suo fratello Taharqa. Sennacherib non tremò troppo; la Bibbia riporta le sue parole, rivolte al re della terra di Giuda: 《E adesso, su chi poni la tua fiducia, per esserti rivoltato contro di me? Ecco che ti sei posto sotto la protezione dell’Egitto, questa canna spezzata che perfora e penetra la mano di chiunque vi si appoggi : tale è il faraone re d’Egitto, per chiunque si appoggi a lui》Senza un miracolo l’esercito assiro avrebbe spazzato via quello nubiano; Taharqa, assieme a Gerusalemme, fu fortunato, perché pare che il miracolo ci fu.La versione della Bibbia dice che Javeh inviò degli angeli a uccidere 185.000 soldati assiri; un’altra versione di Erodoto narra dell’invasione di una miriade di topi,che mise a terra l’esercito assiro, rosicchiando le corde degli archi e cinghie di carri e scudi, ecc; qualunque sia la verità sappiamo che i due eserciti non si incontrano e che gli Assiri dovettero battere ritirata per cause non militari. Tra le varie ipotesi si può pensare ad un’epidemia di peste, o a una rivolta improvvisa a Babilonia.L’appuntamento col destino era solo rimandato.

SHABATAKA

L’Assiria alla conquista del il vicino Oriente.

Quando l’assiro Sennacherib decise di conquistare il vicino Oriente, si trovò davanti una coalizione (in cui non doveva essere estraneo l’Egitto) che cadde ben presto, come le città di Samaria e Giudea. Il re di Giuda pagò a Sennacherib il tributo richiesto, ma l’Assiro, incassata la somma di 300 talenti di argento e 30 d’oro, pose comunque l’assedio a Gerusalemme, che era però ben difesa.

A questo punto Shabataka uscì allo scoperto, inviando un’armata comandata da un giovane di vent’anni, fatto venire dalla Nubia assieme ad altre truppe di fiducia: suo fratello Taharqa. Sennacherib non tremò troppo; la Bibbia riporta le sue parole, rivolte al re della terra di Giuda:

《E adesso, su chi poni la tua fiducia, per esserti rivoltato contro di me? Ecco che ti sei posto sotto la protezione dell’Egitto, questa canna spezzata che perfora e penetra la mano di chiunque vi si appoggi : tale è il faraone re d’Egitto, per chiunque si appoggi a lui》

Senza un miracolo l’esercito assiro avrebbe spazzato via quello nubiano; Taharqa, assieme a Gerusalemme, fu fortunato, perché pare che il miracolo ci fu.

La versione della Bibbia dice che Javeh inviò degli angeli a uccidere 185.000 soldati assiri; un’altra versione di Erodoto narra dell’invasione di una miriade di topi, che mise a terra l’esercito assiro, rosicchiando le corde degli archi e cinghie di carri e scudi, ecc; qualunque sia la verità sappiamo che i due eserciti non si incontrano e che gli Assiri dovettero battere ritirata per cause non militari. Tra le varie ipotesi si può pensare ad un’epidemia di peste, o a una rivolta improvvisa a Babilonia.

L’appuntamento col destino era solo rimandato.

XXV dinastia ca. 715-656 a.C.
Mis: cm 29,7×15,5 legno dipinto.
Cleveland Museum.

L’elevata domanda di shawabty nel periodo tardo, un’epoca in cui nella tomba con il defunto venivano collocati fino a 400 o più shawabty, diede origine a un contenitore specializzato per conservarli: la shawabty box. Questo esempio è inscritto per la padrona di casa, Ditamenpaankh, ed era probabilmente uno di una coppia originariamente realizzata per lei. La barca unialbero sul coperchio della scatola è forse un’allusione al pellegrinaggio del defunto alla città santa di Abydos, la città di culto di Osiride, re dei morti. Gli shawabty all’interno sono esempi grezzi prodotti in serie fusi in uno stampo aperto. Realizzati in terracotta, la loro vernice blu imita shawabtys più costosi fatti di maiolica. Per quanto riguarda l’incantesimo shawabty, è stato rimosso dalla sua posizione tradizionale sul davanti dello shawabty e riposizionato sui lati della scatola, dove doveva essere scritto solo una volta

Pendente oro e ametista, XXV Dinastia, ca. 700 a.C. Mis: cm 3,5×2,9×2,7
Cleveland Museum

Questo ciondolo è composto da due parti: una testa di leone superbamente scolpita in ametista che è stata incastonata in una base d’oro a forma di D composta da una piattaforma circondata da otto babbuini seduti. La testa di leone è un cimelio del Nuovo Regno, molto probabilmente un pezzo da gioco che era stato adattato nel periodo Napatan per servire come amuleto pendente. Questa procedura era abbastanza comune nell’antichità come mezzo per riciclare pietre preziose. L’importanza delle divinità leonine nella religione nubiana è stata ovviamente la forza motivante dietro la creazione di questo spettacolare ornamento

TAHARQA il grande costruttore 690-664 a.C.

Nel 689 a.C. Taharqa succedette a Shabataka, forse perché questi gli lasciò il potere o forse ( secondo il greco-egizio Manetone) perché accelerò la dipartita del fratello assassinandolo.(dibattuto) da ciò che sappiamo di lui, sembrerebbe che fosse un sovrano amante della pace, a giudicare dagli immensi lavori che fece compiere da un capo all’altro del suo impero: troviamo il suo nome dal Basso Egitto sino a Tebe e ancor più in Alta Nubia: Tabo, Kawa,Sanam, o Gebel Barkal, che volle trasformare anche architettonicamente in una controparte di Karnak.

Statua di Amon come ariete che protegge Re Taharqa in Gneiss granitico.
Dimensioni: cm106x63x163 British Museum Londra

I primi anni di regno furono di pace e prosperità, da un testo si sa che l’Egitto era tornato florido a causa di piogge abbondanti in Nubia, (sesto anno di regno?) con relativa piena eccezionale. Questo testo è molto importante come sottolineava il nostro Prof Damiano qualche giorno fa; (argomento da sviluppare col Prof.) perché su tremila anni di letteratura egizia, è il solo documento che da una spiegazione scientifica della piena. Vista la situazione politica nel vicino Oriente il re si trasferisce a Tanis nel Delta.

La Sfinge di Taharqa è una scultura datata circa 680 aC,È stata trovata durante gli scavi archeologici dall’egittologo britannico Francis Llewekkyn Griffith .
All’interno del ” Tempio T ” di Kawa, precisamente nell’area “E” della parte sud-occidentale del tempio.
Situato nella regione della Nubia, nel sud dell’Egitto e nel nord del Sudan.
Anticamente questa località faceva parte del Regno di Kush.
Nel 1932 la Sfinge fu acquisita dal British Museum di Londra (Gran Bretagna), dove entrò a far parte della sua collezione d’arte all’interno del dipartimento dell’Antico Egitto e del Sudan.
Si tratta di una scultura rotonda o autoportante che rappresenta la figura di una sfinge , cioè un essere mitologico che presenta il corpo di un leone e la testa di una persona umana.
Il corpo del leone è rappresentato sdraiato, si nota come le zampe anteriori siano distese in avanti, mentre le zampe posteriori siano raccolte. Si vede anche come la coda del leone sia appoggiata sulla coscia destra
Il volto della sfinge nette in risalto gli occhi a mandorla delineati da fini incisioni.
Il naso è piatto e largo, mentre le labbra sono spesse. Da notare che la sfinge mette in risalto i tratti del viso del faraone, rivelando la sua origine africana.
Descrizione:
Ha un’altezza di 40 cm e una lunghezza di 73 cm. È realizzato in granito, utilizzando la tecnica dell’intaglio.
Nella parte superiore della testa, sulla fronte, è rappresentato il doppio cobra di ureo (rappresentazione della dea Wadjet in forma di cobra eretto).
Il doppio cobra ureo è considerato l’insegna reale dei re di Kush.
Si apprezza anche come sul petto sia presente il cartiglio con il nome del faraone scritto in scrittura geroglifica. l’intera scultura poggia su un piedistallo rettangolare realizzato con lo stesso granito utilizzato per realizzare la scultura

Da Tanis Taharqa cominciò a pensare a quell’Asia che non aveva potuto gustare e cominciò anche lui a fomentare rivolte contro gli Assiri. Assarhaddon, successore di Sennacherib, dopo le campagne consecutive contro le città ribelli si dedicò sull’Egitto, sconfiggendo continuamente le armate di Taharqa e spingendosi sino a Menfi; qui caddero nelle sue mani i figli e le figlie di Taharqa, assieme al suo harem e tutti i suoi averi. Assarhaddon dichiarò di aver estirpato la razza etiope dall’Egitto, ma in realtà aveva solo conquistato il Delta. Il faraone nubiano si era rifugiato a sud, mentre i principi egizi, compreso quello di Tebe, pagavano un tributo all’Assiria. Assarhaddon soddisfatto tornò indietro. Ma Taharqa ritornò alla carica immediatamente, appena gli Assiri si ritirarono, e riuscì a sollevare i principi egizi. Così Assarhaddon tornò indiretto alla volta dell’Egitto, ma ancora una volta avvenne il miracolo: il re assiro morì per la strada è gli succedette il figlio Assurbanipal, che pensò innanzi tutto agli affari interni.

Così il faraone godette di almeno tre anni di pace, fin quando nel 666, Assurbanipal ripensò sull’Egitto e vi inviò un esercito, le sue armate coquistarono l’Egitto; Taharqa fuggì a Tebe, ma questa volta l’Assiro arrivò sino alla città santa e il re nubiano dovette fuggire nella sua terra natia; pare che Tebe fosse risparmiata.

La parabola di Taharqa era giunta al termine. Quando gli Assiri si ritirarono scoppiarono altre rivolte in Egitto, immediatamente domate, da Assurbanipal questa volta cambiò tattica: non solo graziò i capi della sollevazione, ma uno dei due, Nekao, fu rinviato a Sais, la sua città, carico di doni; inoltre il re assiro nominò il figlio Psammetico principe di Athribis nel Delta. Riguardo a Taharqa le iscrizioni ci dicono che da Menfi e Tebe veniva ancora considerato il faraone legittimo, ma non tornò più al nord. Passò gli ultimi anni (probabilmente solo due) nella sua tranquilla Nubia dove si fece costruire una piramide che inaugurò la nuova necropoli di Nuri,vicino a Napata.

Splendido santuario con bellissimi rilievi in arenaria eretto dal faraone Taharqa nella corte del Tempio di Amon a Kawa (Sudan-Nubia)
Ashmolean Museum, University of Oxford, UK.
(Sicuramente merita un approfondimento)

La fine della vita di questo grande faraone e restauratore è un mistero: forse morì a Napata e fu sepolto nella sua piramide di Nuri; in questo caso le centinaia di statuette funerarie ritrovate nella sepoltura ne testimonierebbero l’utilizzazzione. La mancanza del corpo e del resto del corredo funerario sarebbero dovuti ai saccheggi, che non hanno risparmiato nessuna sepoltura. Taharqa concluse la sua vita con la sconfitta, ritirandosi nella Nubia. L’avventura dei faraoni neri in Egitto era quasi alla fine. Tirando le somme Taharqa aveva lasciato un regno i cui confini corrispondevano a quelli trovati da da Piye.

L’ULTIMO TENTATIVO: TANUTAMON 664-653 a.C

Statua di Tanwetamani, re di Kush in granito nero Questa statua fa parte di una serie di re di Kush in stile egiziano arcaico. Le statue furono rotte durante un’incursione egiziana nel 591 a.C. circa e successivamente seppellite con cura. Fotografia per gentile concessione della missione archeologica svizzera franco-sudanese di Kerma/Dukki Gel (Sudan).
Museo Nazionale del Sudan

Il posto di Taharqa fu preso da Tanutamon (in nubiano Tanwetamani), secondo alcuni figlio di Shabataka, secondo altri di Shabaka.

Seguiamo la sua breve storia attraverso un documento trovato a Gebel Barkal, “la stele del sogno di Tanutamon“.

Essa narra che il primo anno 《del suo levarsi come Ra’, Sua Maestà vide nella notte un sogno: due serpenti, uno alla sua destra, l’altro alla sua sinistra》 Al risveglio il sovrano domandò delucidazioni ai saggi, che gli spiegarono come si trattasse del Paese del Sud (la Nubia) e di quello del Nord (l’Egitto), destinati a essere entrambi nelle sue mani.

Gioioso per il presagio il re andò a Gebel Barkal e fece le consuete offerte ad Amon di Napata; adesso era pronto per l’impresa.

S’imbarcò con il suo esercito e ridiscese il Nilo senza incontrare alcuna resistenza in Alto Egitto, poiché gli Assiri non vi avevano lasciato truppe. A Menfi invece i principi del Delta vollero battersi e persero; come il suo antenato Piye, anche Tanutamon si precipitò al tempio di Ptah, si purificò e fece offerte agli dei. Quindi ordinò che si costruisse un palazzo reale a lavoro ultimato, si recò nel Delta per abbattere i principi fedeli all’Assiria (in realtà fedeli solo a se stessi, poiché erano praticamente indipendenti) ma 《essi entrarono entro le loro mura come serpenti che sono dentro i loro buchi. Sua Maestà passò numerosi giorni ad aspettarli, ma non uscì uno di loro a combattere con sua Maestà》 Tanutamon se ne tornò a Menfi, nel nuovo palazzo reale; la stele racconta che li vennero i principi a fare atto di sottomissione: il sovrano era raggiante e andò a vedere i principi che aspettavano davanti alla porta. 《Li trovò stesi sul loro ventre che baciavano la terra davanti a lui. Disse Sua Maestà:”la predizione è verità. Il Sogno si é realizzato: è l’ordine di Dio che si é realizzato”

La stele termina con il racconto dei principi che rientrano alle loro città inviando sono e essendo sottomessi come schiavi.

Testa di Amun in quarzite marrone scuro incisa sul pilastro posteriore con il nome di Horus di Tanewatamani
Ashmolean Museum Oxford.

La testa di un ariete di Amon nel nome del re Tanoutamon (25a dinastia).Un sistema di clip sul retro ha permesso di appenderlo alla barca processionale di Amon. Data664-656 Bronzo Dimensioni: Altezza: 17,0 cm; Larghezza: 9,6 cm Collezione Museo del Louvre.

Purtroppo per Tanutamon la storia è ben diversa, in quanto ciò che la stele narra è solo la prima parte e si capisce che il re si sia ben guardato dal raccontare la seconda. L’Assiria infatti, non rimase a guardare: i suoi eserciti piombarono sul re nubiano e l’obbligarono a una rotta precipitosa; Tanutamon si rifugiò a Tebe ma gli Assiri l’obbligarono alla fuga in Nubia e questa volta senza risparmiare la città santa.

Dopo millenni di storia gloriosa, era la fine della grande Tebe dalle cento porte. In Egitto il regno di Amon era caduto per srmpre.il mondo antico fu talmente scosso dalla crudele distruzione che la Bibbia cita quel disastro come esemplare. Il profeta Nahum dice infatti:

《Sei tu migliore di No-Amon [Tebe] che stava in mezzo ai Nili [Nilo e i suoi canali], circondata dalle acque? Il suo baluardo era un mare,un mare la sua muraglia. L’Etiopia [antico nome della Nubia] aveva una potenza illimitata, così come l’Egitto. Puth [Punt,sul Mar Rosso] e i Libici erano i suoi ausiliari. Eppure anch’essa è partita in deportazione. Lei se n’è andata prigioniera; i suoi bimbi sono stati schiacciati agli angoli di tutte le vie; hanno tirato a sorte i suoi notabili e tutti i suoi grandi sono stati caricati di catene.

Finiva Tebe: terminava un’epoca. Il Sogno egizio dei faraoni neri era stato spezzato per sempre.

Tanwetamani (secondo il nome nubiano), da rifugiato in Nubia, cominciò a vedere le cose con occhio diverso; e divenne re. Non più il conquistatore, né il guerriero-imperatore, solo re. Abbandonato per sempre il sogno di conquista dell’Egitto, restava restava pur sempre il sogno dei faraoni neri, quello di un regno di pace, prospero e duraturo. Tanwetamani e i suoi successori si ripiegarono sulla Nubia, dedicandosi alla sua organizzazione e alla sua stabilità; con successo, visto che il loro regno crollò solo nel IV sec d.C. più di mille anni dopo la morte di Tanwetamani, un record ancora oggi invidiabile.

Tanwetamani morì verso il 653 a.C e si fece Seppellire a El Kurru (Ku16), località che ormai ospitava tutti i re della XXV dinastia escluso Taharqa.

Esterno ed interno dell’entrata della tomba di Tanwetamani, necropoli di ElKurru

El-Kurru modello 3D di Franck Monnier

Le pareti sono state imbiancate e la decorazione realizzata con un’applicazione piatta di pittura, le linee guida dell’artista rosso sono ancora molto visibili. Nessuna parte delle pareti è scolpita. A causa di allagamenti e frane, l’arredo è andato perso ad un’altezza variabile, tra 0,60 me 1,60 m. La tomba non era stata completata, alcuni disegni e geroglifici erano stati completati solo come bozzetti. Alcuni colori non hanno resistito al tempo, motivo per cui numerose parti in nero o in blu sono oggi scomparse. È particolarmente vero per alcune parrucche, che originariamente erano di colore lapislazzuli, come i capelli degli dei, e che oggi sono bianche. Il nero degli occhi è particolarmente mal conservato. La composizione generale è semplice, con scene di benvenuto nell’anticamera e con scene più strettamente funerarie nella camera funeraria. La carnagione delle sagome obbedisce al rigoroso canone egiziano classico (che gli egiziani dell’epoca avevano tuttavia in gran parte abbandonato), con la pelle degli uomini rosso scuro e quella delle donne gialla, quasi paglierina. Il contorno dei personaggi è realizzato in giallo, e non in nero, come ci si aspetterebbe. Quelli dei geroglifici sono in rosso. La qualità delle rappresentazioni è media, che appare rigida e misurata, lontana dalle rappresentazioni tebane del secolo scorso. La grande dimensione dei personaggi è simile a quanto realizzato per i figli di Ramesse III nella Valle dei Re. Ma lì, la scarsità dei temi è stata comunque compensata da una bella qualità tecnica, che qui manca.

Fonti:

Nubia

IL JEBEL BARKAL

A cura di Stefano Argelli

L’area archeologica del Jebel Barkal, ai cui piedi si sviluppò il centro di Napata, nell’antica Nubia, si trova nell’odierno Sudan settentrionale, poco meno di 400 km a nord di Kharthum, capitale del paese.

Il sito, Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2003 e uno dei più importanti del Sudan, deve il suo nome a una formazione rocciosa in arenaria, il Jebel Barkal (Jebel = montagna in arabo), che domina un territorio pianeggiante e desertico a circa 2 km dalle fertili rive del fiume Nilo. Essa raggiunge un’altezza di quasi 100 metri ed è caratterizzata da un pinnacolo di oltre 70 metri.

Queste caratteristiche fisiche e la rilevante posizione strategica resero l’area del Jebel Barkal di particolare interesse fin dalla metà del II millennio a.C.: infatti, le prime testimonianze della presenza egizia nel sito, con la fioritura della città di Napata e della sua area templare ai piedi della montagna, risalgono al regno di Thutmosi III (XVIII dinastia, 1479-1425 a. C.). Gli Egizi identificarono in Jebel Barkal la dimora del dio Amon e la chiamarono “Montagna Pura”.

Napata mantenne il ruolo di importante centro cerimoniale legato alla regalità sacra anche nei secoli successivi: con la XXV dinastia (chiamata nubiana, 744-663 a. C.), il periodo Napateo (VII-III secolo a.C.) e il periodo Meroitico, le cui ultime attestazioni monumentali nell’area risalgono al I secolo d.C. Università Ca’Foscari Venezia.

Nubia

IL CHIOSCO DI NAGA

A cura di Stefano Argelli

Un gioiello dell’architettura Meroitica, il chiosco di Naga: tardo meroitico II sec a.C.

Il sito di Naga si trova a circa 30 km a est del Nilo, a 130 km a nord di Khartoum ed è uno dei due centri sviluppati durante il periodo Meroitico. A Naga, in un tipico ambiente sahariano con rocce e sabbia, vicino al tempio di Apedemak (I secolo d.C.) a poche decine di metri spicca il chiosco di Naga.

Ingrandendo l’immagine, si notano accanto ai motivi egizi troviamo nei capitelli ovoli e fioriture, archi e volute di stile greco-romano.

Bene protetto dall’Unesco dal 2011. Unico esempio di tal genere conservatosi, è un vero gioiello dell’architettura meroitica.

Un dettaglio del chiosco dove si nota lo stile egizio, visibile nell’ingresso un fregio di cobra coronato da dischi solari (l’ureo era il cobra reale) sormonta tre dischi alati simboli del Dio Horo di Edfu.

I suoi ingressi come le finestre centrali, sono decorati da motivi egizi, mentre le finestre laterali e i capitelli sono decorati in stile greco-romano. La fusione dei diversi stili avviene in questo monumento con un armonia che ne fa un pezzo unico nel panorama architettonico dell’arte meroitica.

Questo tipo di monumento era probabilmente adibito ai rituali di purificazione del Dio in occasione delle sue uscite processionali.

Fonte e ispirazione: “Il sogno dei Faraoni Neri” Maurizio Damiano.

Nubia

LE SEPOLTURE NUBIANE

A cura di Stefano Argelli

La cultura di Kerma sepolture e riti funerari con sacrifici umani.

proviamo a vedere l’evoluzione delle sepolture e dei riti funerari durante i tre periodi: Kerma Antico, Medio, Classico.

Fonte: IL SOGNO DEI FARAONI NERI. di Maurizio Damiano

Le prime tombe della cultura di Kerma sono circolari con un tumulo che arriva a a 1,20 metri di diametro, circondato da lastre di pietra inserite verticalmente a formare vari cerchi sul tumulo; negli spazi la decorazione è completata da ciottoli bianchi. Sotto il tumulo nella fossa circolare, il defunto è deposto su una coperta di cuoio mentre un’altra lo ricopre; il corpo é contratto e deposto sul lato destro. Il corredo funerario consisteva di collane e bracciali in legno, osso, conchiglie. Grazie alla povertà queste sepolture sono arrivate intatte sino a noi. Raramente si trova qualche defunto accompagnato da un altro essere umano.

Ricostruzione di una tomba Kerma 2450 a.C.

Le tombe del Kerma Medio arrivano sino a 12m di diametro; aumentano le offerte di bucrani e di caprini, come pure i sacrifici umani; adesso è più comune trovare un uomo anziano accompagnato da una donna e da uno o più fanciulli-fino a quattro o cinque, fra i due e i dodici anni. Talvolta accanto alla sepoltura principale se ne trova una accessoria. Questo non va interpretato come un segno di imbarbarimento, ma di evoluzione della filosofia religiosa e delle credenze nella vita ultraterrena. 

Pianta del gigantesco tumulo K III.
Nel Kerma classico i rituali funerari raggiungono il loro apice:le tombe arrivano a dimensioni colossali che per le maggiori dedicate ai re, sfiorano i 100 metri. Il morto riposa su un letto finemente intarsiato di avorio, circondata dal ricchissimo corredo. In un tumulo scoperto da Reisner in una sola tomba sono stati scoperti 400 corpi. Alcuni dei cadaveri mostrano che la vittima ha cercato di ripararsi il viso, o la testa, mentre veniva sepolta viva; ma la maggioranza è nella posizione classica, segno che il sacrificio veniva accolto con rassegnazione. Ci si domanda il perché di tante uccisioni; per avere una risposta parziale dobbiamo dimenticare di appartenere alla nostra cultura e al nostro secolo e sforzarci di capire il popolo di Kerma dal loro punto di vista: le sepolture mostrano una fede indubbia in una vita nell’aldilà e questo fatto vissuto come realtà concreta e non solo teoria religiosa, spiega come si possano desiderare vasi e altre offerte, poiché sarebbero stati utilizzati nell’altra vita.il sacrificio di animali perché l’attività pastorale potesse continuare è solo il passo successivo è il sacrificio di esseri umani non è che la logica continuazione di quel ragionamento. Non dimentichiamo che gli abitanti sin dalla nascita erano abituati a pensare alla morte in questi termini e che poteva essere considerato un privilegio seguire in una vita migliore, presso gli dei il caro estinto. Nel caso dei fanciulli e delle donne sacrificate, vediamo come ci sia uno sforzo di ricostruire il nucleo familiare. Se poi pensiamo ai sovrani, doveva essere un onore non indifferente per molti poter condividete la vita di corte nell’oltretomba; ma gli altri, che forse avrebbero volentieri fatto a meno di questo onore, non potevano sottrarsi a una regola sociale che ormai permeava la mentalità da secoli. Del resto pensiamo ai primi cristiani che, forti della loro fede, si facevano sbranare dai leoni o crocifiggere con serenità, con la sicurezza di una nuova vita in un mondo migliore. Inoltre lo stesso spirito permeava i rituali con sacrifici umani che sino in epoca recente sono stati presenti presso gli Azande e gli Shilluk.

Uno dei grandi tumuli reali il cosiddetto tumulo K III (ricostruzione del Dottor Paolo Damiano) che ne evidenzia i dettagli architettonici. Si noti al centro il corridoio sacrificale, in cui si trova la maggior parte dei corpi dei sacrificati; sul lato destro la camera sepolcrale, in cui veniva deposto il sovrano; i muretti più piccoli, posti trasversalmente alle pareti maggiori, sono introdotti successivamente per creare sepolture sussidiarie. Il diametro del tumulo nella realtà è di 98 metri. (foto di Stefano Simoni).

Pugnali in rame e avorio 1750-1450 a.C. museo di Kerma Sudan.

Nubia

KERMA

A cura di Stefano Argelli

Panoramica dell’area occidentale di Kerma, dall’apice della deffufa. I muri sono stati ricostruiti a partire dalle tracce trovate negli scavi.

Modellino della città di Kerma. Al centro, il tempio principale – o deffufa – è una massa in mattoni con una sola scala interna. Si riconoscono anche la grande capanna dei ricevimenti del re e le case rettangolari con cortile interno, un modello ancora diffuso oggi.

Prima di Kerma: ricostituzione di una parte dell’agglomerato attorno al 3000 a. C., con capanne, edifici rettangolari, recinti per gli animali e granai.

La tomba di probabile re di Kerma

Vicina a quella del re, questa tomba di un arciere diciottenne fortunatamente non è stata saccheggiata. Il giovane è stato sepolto vestito e parato, con le sue armi e un agnello sacrificato.

questa otarda d’avorio ornava probabilmente un letto funebre. Necropoli di Kerma, attorno al 1500 a. C. museo di Lipsia Germania.

Recipiente dipinto a forma di cspanna Necropoli di Kerma. attorno al 1500 a. C. museo nazionale di Khartum Sudan

Museo di Kerma

Kerma è una località della Nubia situata nei pressi dell’attuale Karmah (Sudan). Fu la capitale del Regno di Kerma che si estendeva tra i confini dell’attuale Egitto e Sudan.

Kerma è uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi archeologici e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di antichi sepolcri e quartieri residenziali.

Gli archeologi concordano che il sito risale ad oltre 9.500 anni fa.

LA CULTURA DI KERMA

Kerma è stata sede di una cultura neolitica attestata da un campo di sepolture databile al 7500 a.C. ed è uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa. Alla cultura di Kerma sono anche legati alcuni reperti attestanti la domesticazione dei bovini nell’area sudanese.

Fino a poco tempo fa, la civiltà di Kerma era conosciuta unicamente per il sito della sua capitale, la necropoli nei suoi pressi ed alcuni altri piccoli centri verso nord. Recenti scoperte archeologiche hanno identificato numerosi altri siti a sud di Kerma, lungo l’antico corso del Nilo. Kerma era un grande centro urbano costruito attorno ad un centro templare, conosciuto come Deffufa

Alcuni aspetti di questa cultura sono i vasi di ceramica, l’allevamento del bestiame, un particolare sistema di difesa e la camera per le udienze del re (che non esisteva nell’antico Egitto e che fu ricostruita 10 volte). In base ai reperti archeologici la storia del sito, dopo il neolitico e nel periodo del regno di Kerma, può essere suddivisa in varie fasi: periodo pre-Kerma (3200 a.C. – 2500 a.C. con la formazione dei primi aggregati preurbani), periodo Kerma iniziale (2500 a.C. – 2050 a.C. che comprende la fondazione della città, la costruzione del quartiere religioso e la trasformazione dei territori ad est in necropoli), periodo Kerma intermedio (2050 a.C. – 1750 a.C. durante il quale saranno erette le mura della città ed i palazzi) e periodo Kerma classico (1750 a.C. – 1480 a.C. che comprende il periodo di massimo sviluppo con la costruzione dei templi e delle tombe reali fino alla invasione egizia). Dopo l’invasione egiziana e la successiva riconquista dell’indipendenza della Nubia, la città continuerà ad esistere come importante centro commerciale ma non sarà più la capitale di un regno indipendente.

Ora il sito si trova nello Stato del Sudan ed è oggetto di scavi da parte di missioni archeologiche svizzere.

IL Regno di Kerma

Il regno di Kerma (il più antico conosciuto della zona di Kush) fu uno Stato nubiano esistito tra il 2500 a.C. ed il 1520 a.C. il suo centro fu appunto la città di Kerma il cui momento di maggiore splendore coincise con il medio regno egizio anche se la civiltà nubiana mantenne sempre i suoi caratteri distintivi (come ad esempio la ceramica).

Il sito di Kerma include sia una vasta città che una necropoli consistente in grandi tumuli. L’archeologo George Reisner riteneva che Kerma fosse stata in origine un governatorato egizio che si sarebbe poi sviluppato verso una monarchia indipendente Harvard African Studies Volume V. Peabody Museum of Harvard University, Cambridge Mass.

Gli studiosi moderni ritengono invece che all’origine Kerma sia stata un avamposto commerciale essendo troppo lontana dai confini dell’Egitto del tempo. Anche la presenza di oggetti e statue recanti iscrizioni egizie viene ora interpretata come effetto degli scambi commerciali. Durante il primo periodo intermedio la presenza egizia nella Bassa Nubia scomparve del tutto e quando le fonti egizie tornano a citare Kerma la descrivono avere il controllo dell’Alta e della Bassa Nubia.

Il regno di Kerma raggiunse il suo massimo sviluppo territoriale durante il secondo periodo intermedio arrivando a sfiorare il confine meridionale dell’Egitto. Il regno di Kerma finisce con l’avvento del nuovo regno e dei suoi sovrani alla ricerca di successi militari.

Sotto Thutmose III il confine giunge alla IV cateratta del Nilo e Kerma si trova inglobata nell’impero egizio.

Si conoscono i nomi di alcuni sovrani del regno i Kerma: Awawa che regnò fra il 2000 ed il 1850 a.C., Utatrerses che regno fra il 1850 ed il 1650 a.C. e Nedjeh 1650-1550 a.C.

Fonti: IL SOGNO DEI FARAONI NERI di Maurizio Damiano, Swi Swissinfo-ch, Wilkipedia enciclopedia libera, enciclopedia Treccani.

Nubia

IL TERRITORIO NUBIANO

A cura di Stefano Argelli

Cos’è e dove si trova esattamente la Nubia?

Nel dialetto nubiano odierno l’oro si chiama nab; in antico egizio nub è il prezioso metallo; è visto che i faraoni avevano in Nubia le più ricche miniere, la derivazione sembrerebbe plausibile ed è stata proposta spesso; tuttavia pare che il nome derivi da un’altra fonte.

Erastotene parla dei “Noubai” e la loro terra divenne la” Noubia” o “Nobia”, voci passate all’arabo “Nubah” che designa entrambi. Potrebbe trattarsi del nome di popolazioni arrivate in epoca Meroitica.

Sono dall’antichità il territorio nubiano viene solitamente suddiviso sulla base di elementi geografici, in due parti principali: Bassa s Alta Nubia (oppure rispettivamente, Nubia Egizia o settentrionale e Nubia Sudanese o meridionale. Assuan con la prima cateratta, segna il confine tra l’antico territorio egizio a nord e la Bassa Nubia, che si spinge a sud sino alla seconda cateratta, confine odierno fra l’Egitto e il Sudan.

Fonte: Il Sogno Dei Faraoni Neri, di Maurizio Damiano.

Vaso in ceramica sito di Kerma
Sito archeologico di Kerma
Nubia

I MEDJAI

A cura di Stefano Argelli

Tutta la vasta area comprendenti i monti del Mar Rosso, il deserto dell’Atmur e le distese dell’Atbai, che conducono agli altopiani dell’Etiopia erano il regno di nomadi quasi sempre sottovalutati, ma che spesso hanno influito e a volte in maniera importante, nelle vicende della Nubia. Queste genti sono note sin dalla lontana VI dinastia egizia col nome di Medjai o Medja (cacciatori) ossia abitanti della terra di Medjai, terra che confinava con Wawa, Yam e Punt e doveva coincidere con una vasta parte del Deserto Orientale; del resto lo stesso termine egizio è generico, dato che indica approssimativamente “La terra di caccia”. I rapporti dei Medjai con l’Egitto dell’antico e Medie Regno furono a volte di pacifici commerci, ma molto più spesso di guerra, come testimoniano i testi egizi che li menzionano in casi di attacchi o di razzie da entrambe le parti. Essi avevano una società di tipo patriarcale, la cui unità era la famiglia o la tribù, e questa struttura sociale si è tramandata sino ai giorni nostri. Non fondarono mai qualcosa sul tipo di uno Stato organizzato ma, quando il faraone Merenre visitò Elefantina, fra i vari capi Nubiani intervenuti per rendergli omaggio troviamo un re dei Medjai; almeno per un periodo essi ebbero una capitale a Inkatawi o Medjaw. Nel Medio Regno inequivocabilmente i rapporti non erano buoni, come testimoniano i testi e il nome di una fortezza della 2°cateratta, “quella che respinge i Medjai” ma poco più tardi le cose migliorarono: troviamo mercenari nubiani impiegati presso nomarchi e nel Secondo Periodo Intermedio appaiono delle tombe particolari dal fondo a forma di padella, dette per questo pan-graves. Esse sono di tipo indubbiamente nubiano, probabilmente tombe di mercenari Medjai. Le informazioni sui Medjai più precise si trovano nel periodo ramesside, quando ormai i Medjai sono il corpo di polizia addetto al controllo delle necropoli reali di Tebe e degli operai che lavorano alla costruzione delle tombe: del resto dall’inizio del Nuovo Regno, Medjai era ormai sinonimo di poliziotto. Coloro che vissero in Egitto, dunque apprezzati come soldati e specialmente come arcieri, erano perfettamente integrati.

Fonte: Il Sogno Dei Faraoni Neri. Maurizio Damiano