Nuovo Regno, Palazzi

IL PALAZZO DELLA GIOIA

Di Patrizia Burlini

Ricostruzione del palazzo

A Malqata, a Sud di Medinet Hebu e vicino a Deir El Medina, sono ancora visibili i resti di uno straordinario e lussuoso palazzo reale, dove ancora oggi sono in corso degli scavi: si tratta della “Casa dell’Aton splendente” o Per-Hay “Casa della Gioia”, fatto costruire dal grande faraone Amenhotep III. A differenza dei templi, costruiti in pietra, i palazzi reali venivano costruiti con mattoni di fango, motivo per cui sono arrivati a noi solo pochi resti.

Ricostruzione degli interni (Franck Monnier)
Ricostruzione de corridoio che portava al trono
Altra ricostruzione dello stresso ambiente: si notano i colori vivaci

Il palazzo occupava la stupefacente superficie di 30 ettari e fu fondato a partire dall’ottavo o undicesimo anno di regno del faraone, per essere terminato in prossimità del terzo hed-seb, giubileo di Amenhotep III. Era il più grande palazzo reale esistente in Egitto.

Si divideva in 5 aree principali: il palazzo del faraone, la dimora della regina Tiy, appartamenti dei funzionari, cappella di Amon, alloggi dei funzionari.

Ricostruzione del baldacchino con il trono (Franck Monnier)

Il palazzo del re, a Sud Est, presentava varie sale per le udienze, sale per le feste, giardini, uffici amministrativi, una biblioteca, cucine e magazzini.

La dimora della regina si trovava a Sud, mentre a Nord si trovavano gli appartamenti della principessa Sitamon.

Oltre agli alloggi dei funzionari, si trovava qui l’harem del faraone dove vivevano centinaia di donne (ricordiamo che quando Amenhotep sposò la principessa di Mitanni Gilukhipa, arrivarono con lei ben 317 donne) e i loro attendenti.

Decorazione parietale nell’harem

All’interno del palazzo il faraone fece costruire un grande lago a forma di T, oggi noto come Birket Habu, che collegava il palazzo al Nilo ( e quindi metaforicamente all’Egitto) e che si trovava all’ingresso del palazzo. Su questo lago si trovava la barca reale dorata del faraone, chiamata l’“Aton splendente” che veniva utilizzata nelle festività religiose e di stato.

Il lago a T

Una strada rialzata collegava il palazzo al tempio di Milioni di Anni di Amenhotep III (il tempio con i colossi di Memnone).

Come già scritto in precedenza, il palazzo era costruito in mattoni rivestiti di gesso e stucco, bianco all’esterno e ricchissimo di colori all’interno, come potrete vedere nelle varie immagini che accompagnano il post. I mattoni rinvenuti portano il cartiglio di Amenhotep III, mentre I mattoni usati per gli appartamenti della regina presentavano il cartiglio di Tiye. Sono state rinvenute molte piastrelle smaltate decorate con motivi geometrici e rappresentazioni di pesci, uccelli e soggetti naturali.

Decorazione parietale in stucco con motivi naturalistici

I muri dell’harem presentavano motivi floreali con uccelli e vitelli bianchi e rossi.

I pavimenti erano dipinti in modo da rappresentare il Nilo brulicante di pesci e uccelli. Alcune stanze erano decorate con piastrelle a colori vivaci con fiori, vigneti e grappoli, uccelli e pesci, geroglifici che offrivano protezione, salute e buona sorte.

Straordinaria decorazione di una parete in faience (ricomposto al MET , NY)

Il nome “Nebmaatre” (nome del trono di Amenhotep III) era scritto ovunque con l’epiteto “Horus, toro possente di Tebe, Dio perfetto, signore della gioia, signore delle corone”.

Il magnifico palazzo fu abitato da Amenhotep III fino al trasferimento a Akhetaten, nel ventinovesimo anno di regno, quando il palazzo divenne una dimora secondaria, per essere successivamente abitato probabilmente da Tutankhamon e Ay. Con Ramses II e la costruzione di Pi-Ramses, il palazzo fu progressivamente abbandonato.

Bellissimo motivo sul soffitto di una stanza adiacente alla camera da letto di Amenhotep III, MET, NY

Decorazione parietale della stanza da letto di Amenhotep III

Sempre dal sito di Malqata (luogo in cui le cose vengono trovate), ecco gli splendidi vasi conservati al MET di New York.

Purtroppo nessuno è in esposizione …

Fonti:

Harem Faraonico

MALQATA

I QUARTIERI FEMMINILI NEL PALAZZO REALE

Di Luisa Bovitutti

L’area palaziale di Malqata sorgeva sulla riva occidentale del Nilo nei pressi di Medinet Habu, e venne edificata da Amenhotep III perché fosse la sua residenza principale ed il centro amministrativo del regno.

L’area palaziale di Malqata; a fianco del Palazzo Nord (non visibili nella piantina) sorgevano il tempio di Amon ed una piattaforma recentemente riportata alla luce che probabilmente serviva per scopi cerimoniali

Oggi ne restano poche vestigia ma il palazzo doveva essere veramente sontuoso; esso si estendeva su di un’area di 30.000 metri quadrati e comprendeva, oltre agli appartamenti del sovrano, anche dei quartieri per il visir ed i funzionari più importanti, per le donne reali e per il personale di servizio, nonché cucine e magazzini per le scorte di generi alimentari; un’ampia area inoltre era occupata da vasti edifici amministrativi noti come “Ville occidentali” e vi era altresì un grande tempio dedicato ad Amon.

La pianta del Palazzo Reale principale. La sala dei banchetti è individuata dalla lettera H; sui lati lunghi si affacciano gli appartamenti tutti uguali destinati alle donne reali più vicine al Faraone, la cui camera da letto è contrassegnata dalla lettera R3.

Amenhotep III aveva inoltre fatto realizzare per la sua Grande Sposa Reale un enorme lago artificiale navigabile, che misurava circa 2 chilometri x 1, sul quale si svolgevano anche cerimonie religiose.

Gli appartamenti privati del faraone si trovavano nell’angolo sud-est della struttura; ad essi si accedeva tramite un ingresso collocato sul lato opposto, percorrendo un lungo corridoio che portava all’ambiente più importante del palazzo, il cosiddetto Salone dei banchetti (contrassegnato dalla lettera H nella piantina) e poi alla sala del trono principale.

Sui due lati lunghi del salone dei banchetti si affacciavano quattro porte che davano accesso ad appartamenti tutti uguali (stanze N, K, L e P).

Le stanze N sono considerate bagni, e una vasca di pietra era ancora in situ in una di esse. La stanza centrale (K) aveva una coppia di colonne che fiancheggiavano una pedana rialzata che probabilmente ospitava un trono; dietro di essa si trovavano una camera da letto (L) ed un’anticamera riccamente decorate (P). La stanza M aveva una serie di colonne ed una mensola di legno sostenuta da pilastri di mattoni che correva lungo entrambe le pareti lunghe ad un’altezza di 80 cm dal pavimento; questa, ed almeno altre nove stanze simili trovate alla periferia della struttura potevano essere stati magazzini di stoccaggio.

Per la loro vicinanza alle stanze del re e per il fatto che erano simili, in scala ridotta, alla camera da letto del sovrano ed ai locali ad essa associati nell’angolo sud-ovest del palazzo (gli ambienti contrassegnati dalle lettere I, O e J), si ritiene che fossero destinati in via permanente ad ospitare le regine principali e le principesse; la particolare decorazione del soffitto, inoltre, comprendeva immagini di piccioni, uccelli canori e farfalle, che erano generalmente associate ad ambienti femminili.

 L’HAREM, OVVERO IL PALAZZO NORD

Lo studioso americano Peter Lacovara, sulla base di analisi condotte a Malqata, Amarna e Ghurob, sostiene che probabilmente i palazzi degli harem del Nuovo Regno (e forse anche Tell’el-Dab’a, risalente al Medio Regno) erano costruiti secondo criteri architettonici standard che prevedevano una coppia di edifici adiacenti, uno più grande dell’altro, ciascuno diviso in due da un muro.

Un tappo per una giara recante i cartigli di Amenhotep III

L’affermazione è certamente fondata per quanto riguarda la struttura che ospitava l’harem reale di Amenhotep III, identificata nel cosiddetto “palazzo nord” che sorgeva a nord-est della struttura palatina di Malqata e che presentava un impianto molto simile a quello di Ghurob.

Un motivo decorativo in pasta vitrea (notate l’incredibile lavorazione): Malqata era uno dei centri più rinomati dell’Egitto per la produzione di manufatti in vetro, che venivano anche esportati all’estero.

Per una serie di post sul vetro e sulla sua lavorazione, guardate sul nostro sito ai seguenti link:

https://laciviltaegizia.org/…/27/la-lavorazione-del-vetro/

Una collana menat, composta da un pesante contrappeso (il menat in senso stretto) e molti fili di perline. Essa veniva talvolta indossata, ma era più spesso utilizzata nel corso di cerimonie religiose dalle “Cantatrici di Amon” che l’agitavano per creare un suono destinato a placare un dio o una dea.

Il Palazzo Nord venne portato alla luce dall’archeologo inglese Hugh Evelyn-White nel corso della campagna di scavi 1914 – 1915.

Esso si estendeva su di un’area rettangolare che misurava 232 m. x 59 m. circa, presentava una doppia struttura ed era dotato di una serie di magazzini e aree di stoccaggio per diverse tipologie di beni di consumo, esattamente come a Ghurob.

La pianta del palazzo nord

L’edificio più ampio era suddiviso in quattro settori ben definiti ed indipendenti: il palazzo vero e proprio, la cui suddivisione interna induce a ritenere che venisse utilizzato dal sovrano come residenza privata e sede di rappresentanza, la zona a est, la zona a sud e le ville; il palazzo era costituito da due annessi, uno ad ovest ed uno ad est, divisi da una larga corte; ognuno di essi comprendeva 35 stanze, la più grande delle quali era la n. 19, che portava alla suite delle camere da letto.

Secondo Aikaterini Koltsida, una studiosa che ha scritto svariati articoli sul sito, la stanza più interessante del palazzo è quella contrassegnata dal n. 13, una vera e propria piscina coperta: sebbene non sia rimasto molto, le poche vestigia superstiti permettono di avere un’idea del suo aspetto originario.

Essa misurava m. 10,70 x 11,20, ed era quindi larga quanto la sala del trono alla quale era collegata attraverso una porta gigantesca posta al centro del muro divisorio; il tetto era sorretto da quattro colonne, ognuna del diametro di m. 1,10 ciascuna.

Un frammento di piatto in vetro: guardate la maestria della lavorazione!

La vasca misurava m. 7,34 x 4,35, era delimitata da un basso parapetto di pietra ed occupava tutta la parte sud della stanza; essa era foderata di lastre di arenaria dipinte con stucco bianco stese su di un letto di sottile sabbia del deserto.

Ad essa si accedeva attraverso due passaggi costruiti in mattoni stuccati di bianco posti sui lati est ed ovest, accessibili grazie a due gradini alti circa 20 cm sui quali, forse, si ponevano i servi incaricati di versare acqua sui bagnanti.

Un frammento di un oggetto in faience ed un piatto

L’angolo nord est della sala era occupato da una bassa piattaforma ricoperta da uno strato sottile di stucco, che probabilmente serviva come lounge per i bagnanti; i muri in quest’angolo erano ricoperti di calce e decorate con una sequenza di pannelli di colori diversi.

Un vaso in vetro: gli Egizi non erano ancora in grado di produrre vetro trasparente, ma sapevano combinare i colori in modo incredibile.

Accanto al palazzo reale ed al palazzo nord sorgevano inoltre svariate unità immobiliari ed altri due edifici, uno dei quali, definito il “palazzo sud”, potrebbe essere stato la residenza della Regina Tiye e della sua corte in quanto comprendeva una sala colonnata con un palco del trono circondato da alloggi.

Frammenti della decorazione parietale

Nella tomba tebana di Neferhotep (TT49) si trova un interessante rilievo parietale che raffigura un palazzo-harem a due piani, la cui facciata è decorata con colonne dal capitello papiriforme; esso è circondato da un giardino nel quale passeggiano nobili dame e bambini mentre i servi sono intenti alle ordinarie attività; dalla finestra delle apparizioni si affaccia la regina che sta consegnando un’onorificenza alla moglie del notabile.

La tomba di Neferhotep

FONTI SPECIFICHE SU MALQATA: