E' un male contro cui lotterò

MALEDETTI PARASSITI!

LA BILHARZIOSI

Di Andrea Petta e Franca Napoli

Durante il periodo faraonico, probabilmente la Terra di Kemet era il luogo dove l’igiene veniva maggiormente apprezzata e curata. Nonostante ciò, sappiamo che le infestazioni da parassiti sono sempre state uno dei problemi medici più rilevanti.

Molti termini che indicano delle patologie nei papiri medici (molti dei quali ancora oscuri) hanno infatti il determinativo a forma di verme che suggerisce un’origine parassitaria. Visto che i papiri medici non sono molto utili in questi casi (troppi termini ancora da chiarire), ci si è rivolti prevalentemente all’esame delle mummie.

La bilharziosi o schistosomiasi era il problema più grave – e lo è tuttora. Fino agli anni ’90 l’OMS valutava che più del 12% della popolazione in Egitto fosse infettata. Causata da organismi, detti platelminti o vermi piatti, del genere Schistosoma, viene diffusa in acque stagnanti dove le larve liberate da lumache che fungono da ospite intermedio possono venire a contatto con la cute e penetrarla, infettandoci.

Una coppia di S. haematobium “beccata” nella fase riproduttiva. La femmina, più sottile, sta uscendo dal canale ginecoforo del maschio dopo la fecondazione. Le ventose vengono usate per attaccarsi alle pareti delle vene dell’ospite. Il maschio è lungo circa 1 cm, la femmina il doppio.

La specie più pericolosa per l’uomo è lo Schistosoma haematobium che una volta penetrato si annida nelle venule del tratto urogenitale nutrendosi di globuli rossi e causando gravi infiammazioni – fino ad essere la seconda causa accertata al mondo del cancro alla vescica. Il sintomo più frequente è l’ematuria, ossia la presenza di sangue nelle urine. Tanto per dare un’idea della gravità, le truppe di Napoleone in Egitto parlavano di “mestruazione maschile”.

Il ciclo riproduttivo completo degli schistosomi. Nel corpo umano l’intero ciclo si compie in circa 6 ore ma non tutte le uova vengono eliminate nell’ambiente, alcune sono trattenute e mediante il circolo sistemico possono essere potenzialmente trasportate in qualsiasi tessuto, qui fermarsi e rimanere imprigionate dando luogo a fenomeni infiammatori o di ipersensibilità ritardata che conducono alla formazione di granulomi, edema, emorragie puntiformi e quindi fibrosi e, soprattutto nel retto, polipi sessili o peduncolati con diarrea muco ematica, tenesmo, prurito, bruciore che possono durare anche una settimana

Non scherza nemmeno lo Schistosoma mansoni, le cui uova sono provviste di un aculeo con cui si “piantano” nell’intestino crasso causando ulcerazioni e capaci di attaccare anche il miocardio. Quando si annida nell’intestino retto è molto doloroso, e potrebbe spiegare i rimedi descritti nel Papiro Ebers per “rinfrescare l’ano”.

Nessuno era esente dal rischio di infezione. Si pensa che Bak, il capo scultore sotto Akhenaton rappresentato in una famosa stele, fosse affetto da epatosplenomegalia dovuta alla bilharziosi. Su diverse mummie, tra cui quella di Nakht, un tessitore della cappella funeraria del Faraone Setnahkht della XXI Dinastia, è stato possibile identificare ed isolare le uova di questi parassiti. Anche il povero Ramses V sembra ne sia stato affetto, con conseguente allargamento patologico del sacco scrotale (anche se in definitiva morì di vaiolo). Uova di schistosoma sono state ritrovate anche all’interno di alcuni vasi canopi.

Lo S. haematobium trovato nella mummia di Nakht. A destra la tipica spina terminale

I casi studiati più approfonditamente sono stati i cosiddetti “due fratelli”: Nekht-Ankh e Khnum-Nakht, due mummie probabilmente della XII Dinastia conservate a Manchester, dove è stato possibile isolare anche il DNA dei parassiti. L’esame del DNA ha anche consentito di appurare che non erano affatto fratelli, anche se sui rispettivi sarcofagi sono entrambi indicati come “figli di Khnum-Aa, Padrona della Casa”. Un caso di adozione?

I “due fratelli” di Manchester: Nekht-Ankh e Khnum-Nakht
La mummia di Khnum-Nakht esaminata inizialmente nel 1908 dalla Dr.ssa Murray (la terza da sinistra)

Anche la “rigidezza del lato sinistro” descritta nei testi egizi dovrebbe essere una splenomegalia dovuta alla bilharziosi (o alla malaria).

La cosiddetta “Mummia A5” del periodo romano (Oasi di Dakleh), anche lui affetto da bilharziosi

I RIMEDI

Purtroppo gli antichi egizi non avevano né un microscopio né la biologia molecolare, per cui i loro riferimenti ai parassiti è estremamente dubbia. Uno dei riferimenti più “papabili” per la bilharziosi è la cosiddetta “Malattia aaa”, per la quale il rimedio è (Ebers 62):

  • Foglie di carice e di pianta “shames” (non identificata), tritate finemente e cotte con il miele; devono essere ingerite dal malato nel cui addome crescono i vermi hereret. È la malattia aaa che li ha creati. Non saranno uccisi da nessun altro rimedio
Piante di carice, il rimedio utilizzato per allontanare i vermi hereret

In realtà che i vermi hereret siano gli schistosomi è solo una delle possibilità. E sul rimedio potremmo avere più di un dubbio…

E' un male contro cui lotterò

L’AIUTO DELLE DIVINITÀ

Di Andrea Petta e Franca Napoli

Abbiamo visto come la magia giocasse un ruolo importante nella medicina egizia. Oggi lo chiameremmo “effetto placebo”, ma indubbiamente era presa molto sul serio, come testimoniato dai papiri medici. È ovvio quindi che diverse divinità venissero invocate per dare aiuto e supporto al medico nella sua lotta contro i mali che affliggevano il paziente. Era di conseguenza prassi comune avere raffigurazioni di queste divinità come amuleti per difendersi dalle malattie.

Vediamo i principali:

THOT

Una bellissima rappresentazione di Thoth in forma di Ibis con un supplicante. Età Tarda, ca 700-500 BCE (XXVI Dinastia), Metropolitan Museum di New York

Gioca un ruolo fondamentale come dio della sapienza in generale e degli scribi (capacità di scrivere le formule magiche e di saperle leggere). Sotto la sua protezione erano le “Case della Vita” (vedi: https://laciviltaegizia.org/…/20/la-professione-medica-2/). Anche in ambito medico viene rappresentato con la testa di babbuino o di ibis.

SERQET

Una raffigurazione dell’Età Tolemaica di Serqet, accomunata ad Hathor dalla corona, conservata al Louvre. Si noti che la coda di Serqet non ha mai il pungiglione

Come abbiamo visto nel nostro lessico (https://laciviltaegizia.org/…/19/piccolo-lessico-medico/) il nome della Dea ha come determinativo uno scorpione senza pungiglione: questo indicherebbe la natura benevola della Dea (che toglie pericolosità all’animale) il cui nome si potrebbe tradurre come “Colei che impedisce al respiro di accelerare”.

In questo ruolo divenne ovviamente la principale protezione contro le punture di insetti ed aracnidi, nonché contro i morsi di serpente

SEKHMET

Una splendida Sekhmet in faience della XXVI Dinastia, battuta all’asta per 6,500 $ qualche anno fa

La Dea sanguinaria a testa di leonessa era la portatrice delle pestilenze, ed in questo ruolo ne andava invocata la benevolenza in tutte le malattie che colpivano contemporaneamente molte persone (oggi le chiamiamo “contagiose”).

Il suo ruolo sanguinario faceva sì inoltre che venisse invocata in caso di ferite aperte, di guerra in generale e nelle fratture esposte.

Quando agisce in modo distruttivo, come per le epidemie, lo fa solo per ripristinare l’ordine, la ma’at, e non per malvagità pura.. I suoi amuleti erano considerati potenti aiuti per guarire (Iside usa un amuleto di Sekhmet nel mito per guarire Horus).

HATHOR

Una placca in oro raffigurante Hathor, sempre della XXVI Dinastia, ritrovata a Saqqara e probabilmente appartenente ad una nobildonna locale. Il foro serviva per tenerla al collo come amuleto. Ora al Brooklyn Museum

Divinità benigna rappresentata in forma o con testa di vacca, simboleggia figurativamente la madre del Faraone fin dall’Antico Regno, anche se la “vacca Celestiale” risale addirittura al Predinastico. Nel suo ruolo, veniva invocata nelle per tutto ciò che attiene alla fecondità ed alla gravidanza

BES

Il Dio rappresentato come un nano aveva un ruolo importante nel corso della gravidanza e nella maternità, venendo spesso rappresentato nei “Mammisi” ed arrivando a avere influenza sul destino del nascituro.

Ma non solo: Bes vegliava sul sonno e sui sogni, ritenuti portatori di messaggi divini: per questo era spesso rappresentato sui poggiatesta usati per dormire

TAWERET

Questa statuetta di Taweret, ora al Museo Egizio di Torino, risale invece alla XIX Dinastia ed è dedicata dal disegnatore Parahotep (forse alla moglie o al figlio?)

L’ippopotamo femmina Taweret (https://laciviltaegizia.org/…/lippopotamo-femmina-la…/) era l’aiuto principale per le gestanti nel momento del parto. Vista l’elevata mortalità ad esso legata, un amuleto di Taweret non poteva mai mancare alla gestante. Essendo raffigurata con testa di ippopotamo, coda di coccodrillo e zampe di leonessa – tutti animali che difendono ferocemente i loro piccoli – veniva invocata per proteggere i neonati e di bambini ingenerale.

MIN

Viagra egizio – un amuleto di Min risalente all’Età Tarda (circa 650 BCE) conservato al Met Museum di New York. Originariamente era placcato in oro, di cui si vedono ancora tracce.

Il dio itifallico Min appare anch’egli già nel periodo Predinastico. Simbolo di forza e virilità, ha stranamente la…lattuga come alimento “abbinato”, trasformando la verde insalata in un potente afrodisiaco che poteva risolvere qualunque problema tipicamente maschile…

IMHOTEP e AMENHOTEP-FIGLIO-DI-HAPU

Un piccolissimo amuleto di Imhotep, alto appena 2.2 cm, risalente all’Età Tarda e conservato al Museo Egizio di Torino

A partire dall’età tarda, entrambi i medici furono divinizzati ed entrarono a far parte delle figure da invocare durante le cure ai malati; anche le cappelle a loro dedicate nei principali templi diventarono meta di pellegrinaggio per i malati in cerca di conforto


Il libro 42 del Libro dei Morti ci racconta a chi fossero “dedicate” le parti del corpo umano:

I capelli nella mia testa sono gli stessi di quelli della dea Nun.

Il mio viso è il disco solare di Ra.

La forza della dea Hathor vive nei miei occhi.

L’anima di Upuaut risuona nelle mie orecchie.

Nel mio naso vive la forza del dio Khenti-Khas

Le mie labbra sono le labbra di Anubi.

I miei denti sono i denti di Serket.

Il mio collo è il collo della dea Iside.

Le mie mani sono le mani del potente signore di Djedu (Osiride)

È Neith, la sovrana di Sais, che vive tra le mie due braccia.

La mia spina dorsale è quella di Seth.

Il mio fallo è il fallo di Osiride.

La mia carne è la carne dei Signori di Kher-Aha.

Il mio petto è del Signore del Terrore.

Il mio grembo e la mia schiena sono della dea Sekhmet.

Le forze dell’Occhio di Horus dimorano nelle mie natiche (non so se Horus sarà contento…).

Le mie gambe sono le gambe di Nut.

I miei piedi sono i piedi di Ptah.

Le mie dita sono le dita del doppio falco divino che vive in eterno.

In verità! Non c’è parte del mio corpo che non sia ospitato da una divinità.

Quanto a Thoth, protegge tutto il mio corpo.

Come Ra, mi rinnovo ogni giorno.

E' un male contro cui lotterò

IR-EN-AKHTY (IRY)

IL PRIMO “BARONE” DELLA MEDICINA?

Di Andrea Petta e Franca Napoli

Saltiamo leggermente avanti nel tempo ed arriviamo al Primo Periodo Intermedio.

Nei suoi scavi a Giza, ad ovest della piramide di Cheope, il 23 gennaio del 1926 l’archeologo tedesco Hermann Junker si imbatte in una tomba a pozzo (S2065). Si accorge immediatamente che la scoperta più interessante non è la tomba in sé quanto la lastra che la chiude. È in realtà una falsa porta intitolata ad un certo Ir-En-Akhty, chiamato anche Pepi-Ankh o Ni-Ankh-Pepi, riutilizzata come chiusura della tomba.

È riccamente iscritta, ma non è tanto la quantità delle iscrizioni che colpisce, quanto ciò che viene descritto.

La falsa porta o stele di Iry (riproduzione con geroglifici…approssimativi).
Grandezza 145 x 90 x 10 cm spessore
Sulla stele il defunto Iry è raffigurato su una piattaforma, seduto su uno sgabello o una sedia a schienale basso le cui gambe rappresentano le zampe di un animale. Iry è rappresentato con i capelli corti, indossa un gonnellino ed è adornato da gioielli che testimoniano il suo rango. La mano destra si protende e prendere del cibo, mentre la sinistra porta un vasetto di profumi al naso. La tavola di fronte a lui è ricolma di ogni tipo di leccornia, sempre ad indicare l’importanza e la ricchezza di Iry

Il “proprietario” della falsa porta, infatti, detiene un record di titoli in ambito medico per l’Antico Egitto – finora imbattuto.

Ir-En-Akhty risulta infatti:

· Medico di Corte

· Supervisore dei Medici di Corte

· Oftalmologo (“medico degli occhi”) di Corte

· Gastroenterologo (“medico del ventre”) di Corte

· Proctologo (“protettore dell’ano”)

Tutti i titoli di Iry sui rilievi originali di Junker/Watermann. Indubbiamente il titolo di “Medico di Corte” (“Medico della Grande Casa”) era quello a cui Iry teneva maggiormente

Il titolo di “Medico di Corte” è ripetuto ben cinque volte; evidentemente Ir-En-Akhty era particolarmente fiero di questo titolo. Abbiamo di fronte quindi non solo uno dei primi medici personali del Faraone riportati, ma un vero e proprio pluri-specialista.

È una delle prime testimonianze che già nel Primo Periodo Intermedio, intorno al 2,400 BCE, non solo i medici erano riconosciuti ed avevano un ruolo particolare per la salute del Sovrano, ma che la medicina generale era già suddivisa in specialità che studiavano la patologia dei diversi organi ed apparati.

Ritrovare la tomba originale di Iry, se esiste ancora, sarebbe un grande passo per comprendere meglio lo sviluppo della medicina più di 4,000 anni fa.