Donne di potere, Hatshepsut, Templi

LA CAPPELLA ROSSA DI HATSHEPSUT

A cura di Luisa Bovitutti

La Cappella Rossa di Hatshepsut, il cui nome originario è “Luogo dell’amore di Amon”, risale alla XVIII dinastia; probabilmente sorgeva nei pressi del quinto pilone e serviva da luogo di sosta per la barca sacra di Amon; alla morte della sovrana fu completata da Thutmosis III, che aggiunse probabilmente le ultime due file di blocchi nei quali è rappresentato da solo e che in seguito decise di smantellarla e di sostituirla con una cappella propria.

I blocchi furono utilizzati da Amenhotep III come materiale di riempimento del terzo pilone e per ristrutturazioni interne; la cappella è stata ricostruita riassemblando quelli rinvenuti ed integrandoli con altri moderni del medesimo materiale.

Essa è realizzata in quarzite rossa salvo il basamento e le porte che sono in granodiorite grigia; è lunga m. 17,54, larga m. 6,17 ed alta m. 5,64, termina con modanatura a gola egizia ed è composta da un vestibolo a cielo aperto nel quale è posta una vasca, in origine parte di un piedistallo per la barca sacra e da un santuario anch’esso a cielo aperto con due piedistalli, accessibili tramite brevi rampe su entrambi i lati e comunicanti grazie ad una porta interna.

L’esterno della Cappella

E’ probabilmente il primo “prefabbricato” in pietra della storia, in quanto i blocchi misurano tutti un cubito di altezza ed erano assemblati mediante tacche e tenuti insieme con code di rondine; inoltre, ognuno di essi era concepito come un elemento decorativo indipendente, che presenta uno o più scene complete ed è stato decorato prima del montaggio.

Nelle immagini, l’interno del monumento ed uno schizzo di H. Chevrier che illustra il montaggio e l’ancoraggio dei singoli blocchi

UN’ANALISI ICONOGRAFICA

La base in granodiorite della cappella rossa di Hatshepsut reca un fregio di divinità simili ad Hapi e di fanciulle che portano offerte ad Amon dai distretti dell’Egitto (la cosiddetta “passeggiata geografica”, foto a sinistra in basso).

I rilievi sui lati esterni mostrano l’innalzamento degli obelischi della regina nel tempio di Karnak (foto al centro in basso), la corsa rituale e le danze in occasione della festa del suo giubileo (foto in alto), la processione della bella festa della valle e della festa di Opet (in basso a destra).

LA BELLA FESTA DELLA VALLE E LA FESTA DI OPET

I rilievi sui lati esterni della cappella rossa mostrano, come già sottolineato, la processione della bella festa della valle e della festa di Opet: più in particolare sono rappresentati la regina e Thutmosis III che compiono le celebrazioni ed i sacerdoti che trasportano su piattaforme sostenute da lunghi pali il tabernacolo nel quale era custodita la statua del dio.

Esso era a forma di piccola barca, caratterizzata da una polena sia a prua che a poppa; la barca di Amon aveva teste di ariete, Mut la testa di una donna con la doppia corona e Khonsu la testa di falco con mezzaluna e dischi lunari.

In svariati punti l’immagine di Hatshepsut è stata scalpellata (si veda, ad esempio, l’immagine in basso): alcuni sostengono che Thutmosis III abbia voluto condannare all’oblio la regina che lo aveva vessato per anni; altri pensano semplicemente che abbia voluto usurpare la cappella cercando di sostituire la propria immagine a quella della matrigna, senza riuscire nell’intento a causa della durezza della quarzite, che non ha consentito di ottenere un nuovo rilievo là dove era stato abraso quello preesistente. Nella pagina dedicata ad Hatshepsut nella rubrica “Donne di potere sulle rive del Nilo”, cercheremo di capire se damnatio memoriae vi fu e perché.

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