Antico Regno, C'era una volta l'Egitto, Piramidi

LA GRANDE PIRAMIDE DI KHEOPE – INTRODUZIONE

Di Piero Cargnino

INTRODUZIONE

Sono anni che svolgo ricerche sulla Grande Piramide avvalendomi delle fonti più autorevoli che sono riuscito a reperire cercando soprattutto di superare le difficoltà nella traduzione dei testi. Molti sono quelli ancora non tradotti dall’inglese, francese, tedesco ed altre lingue; per cui ringrazio amici e studiosi ai quali ho chiesto collaborazione per le traduzioni.

Raccontare la Grande Piramide di Cheope per quanto possibile nei minimi dettagli non è cosa da poco. Premesso che questa non è una piramide come tutte le altre, questa è, sotto tutti gli aspetti, “La Piramide”. Su di essa si sono concentrati, e si concentrano tutt’ora gli studi di egittologi, architetti, ingegneri che cercano di spiegare come sono state costruite le piramidi: materiali impiegati, forza lavoro, tempi di esecuzione, simbologia e utilizzo. Si passa dalla storia alla religione e, perché no alla fantascienza.

Mi sono proposto di affrontare questo argomento con spirito astratto, quella che voglio descrivere la chiamerei “Storia controversa della Grande Piramide”, controversa perché non mi limiterò alla descrizione accademica rigidamente tradizionale ma tralasciando, per ovvie ragioni, la fantascienza e gli alieni o altre ipotesi che al momento esulano da una visione scientifica, affronterò da tutti i punti di vista quei particolari che troppo spesso vengono trattati in modo superficiale se non addirittura evitati fornendo risposte spesso non convincenti. Non ho trascurato quella che viene comunemente chiamata archeologia eretica perché ritengo che confutare certe teorie senza conoscerle sia del tutto sbagliato. Tutto quello che mi è stato possibile rintracciare, attingendo alle numerose fonti disponibili, l’ho raccolto in una ventina di articoli che vi proporrò in sequenza. Gli appassionati che avranno voglia e pazienza di leggerli potranno avanzare delle osservazioni che saranno ben accette, oltre a costituire materia per eventuali discussioni ed approfondimenti.  Da parte mia cercherò, per quanto mi è possibile di rispondere ad eventuali osservazioni, precisando sempre la fonte utilizzata ma, soprattutto, segnalando sempre dove e cosa è frutto di una mia personale interpretazione.

In questa introduzione vorrei solo mettere in evidenza alcune problematiche di carattere generale che non riguardano esclusivamente la piramide di Cheope ma le piramidi in generale. No, no, non preoccupatevi, non vi tedierò proponendovi l’ennesima teoria sulla costruzione delle Piramidi, mica penserete che un piccolo appassionato autodidatta, come me possa entrare in competizione con le più eccelse menti, egittologi, ingegneri, architetti e storici che hanno passato una vita a studiare sui libri e sul posto e quindi possiedono una visione più ampia delle problematiche che investono per intero tutta la storia della civiltà egizia. Molte ed interessanti sono le teorie che sono state proposte anche se, non mi stancherò mai di rimarcare che, in assenza di notizie certe e documentate, rimangono sempre e solo teorie. Basta scegliere quella che più vi aggrada, ce ne sono per tutti i gusti, più o meno condivisibili, ma nessuna in grado di spiegare con certezza (pensiero personale) come gli antichi egizi siano riusciti a realizzare questo monumento che per me rimane unico nel suo genere.

Sono stati fatti esperimenti, prove e dimostrazioni di fattibilità a supporto di certe teorie, ma io penso che dimostrare oggi che una determinata opera è possibile non significa che lo sia stata in passato. Alcuni studiosi hanno definito certe teorie “prioritarie”, perché trattano un contesto, a loro parere  più realistico, e certe altre “minori” perché meno realistiche, ripeto, io sono del parere che in assenza di prove certe e documentate non esistano teorie prioritarie né minori, ma solo teorie.

Ma ora veniamo al dunque, siamo arrivati alla più grande, complessa e misteriosa piramide egiziana, l’ultima superstite delle sette meraviglie del mondo antico, la Grande Piramide della Piana di Giza. Il faraone Khnum-Khufu (ellenizzato in Cheope) è comunemente ritenuto il committente anche se nulla lo conferma e molti altri aspetti del suo regno sono scarsamente documentati.

Se studiamo la piramide seguendo la cronologia ufficiale, partendo da quella a gradoni di Djoser, ci troviamo di fronte alla settima costruzione di questo tipo, inutile dire che su questo punto gia incontriamo l’opposizione di numerosi altri studiosi che la pensano diversamente. Questi vengono spesso definiti “piramidioti”, qualcuno può rientrare in questa definizione ma allargarla a tutti non lo ritengo corretto né rispettoso, molti di questi “eretici” hanno compiuto seri studi che, un poco di umiltà da parte dei sapienti nel considerare le loro proposte, non guasterebbe.

Alcuni studiosi fanno risalire la costruzione della Grande Piramide a 12.500 anni fa, anche qui però è tutto da dimostrare. Secondo la teoria ufficiale la Grande Piramide venne realizzata nel 2560 a.C. ad opera dell’architetto Hemiunu, figlio del principe Nefermaat e della moglie Itet, nipote di Snefru e quindi imparentato con Cheope.

A riguardo della datazione della Grande Piramide non va trascurato un episodio molto importante. Nel 1872, l’ingegnere Waynman Dixon stava esplorando l’interno della piramide, più precisamente la Camera della Regina, in uno dei condotti di aerazione scoprì quelli che sono gli unici tre oggetti trovati nella piramide, una sfera di diorite, un piccolo gancio di bronzo a doppia punta ed un pezzo di legno di cedro lungo circa 13 cm.

Dixon li portò in Inghilterra dove vennero esaminati e considerati di inestimabile valore perché sono gli unici oggetti trovati nella Grande Piramide, ad essi venne dato il nome di “Reliquie di Dixon”. Quindi i reperti finirono al British Museum, dove sono custoditi tutt’ora, mentre il pezzo di legno di cedro si erano perse le tracce. Nel 2001 venne rinvenuto un documento nel quale si diceva che il reperto era stato donato da Dixon al suo collaboratore, il medico scozzese James Grant. Da qui pare che la figlia di Grant, nel 1946, lo abbia donato  all’Università di Aberdeen, in Scozia. Verso la fine del 2019, mentre esaminava oggetti della collezione del Museo dell’Università di Aberdeen, in Scozia, uno dei curatori del museo, Abeer Eladany, originario dell’Egitto, si trova tra le mani una scatola di sigari sulla quale era raffigurata la vecchia bandiera egiziana, dopo averla aperta al suo interno trovò dei piccoli pezzi di legno. Subito controllò i registri del museo dai quali emerse che si trattava di uno degli oggetti di Dixon trovati nella Grande Piramide, ciò che restava del pezzo di legno di cedro.

Nel 2020, all’Università di Aberdeen, il reperto è stato sottoposto all’esame al radiocarbonio C-14, ciò che ne è emerso ha lasciato stupefatti, con tutte le approssimazioni possibili, il pezzo di legno di cedro risale al 3341 a.C., circa sette secoli prima del regno di Cheope.

La Grande Piramide risalirebbe quindi ad un periodo addirittura antecedente al “Periodo Protodinastico”, che si fa partire dal 3100 a.C.. Anche qui penso sia inutile dire che la questione è tutt’ora aperta e, nonostante la mancanza di qualsivoglia altro indizio, la Grande Piramide continua ad essere attribuita al faraone Khnum-Khufu (Cheope).

Khnum-Khufu (Khnum mi Protegge), probabile figlio di Snefru e della regina Hetepheres I, presenta già un enigma sull’uso del suo nomen che viene citato in due differenti versioni: Khufu (“Mi Protegge”) che di per se non ha una connessione religiosa non riferendosi ad alcuna divinità in particolare; Khnum-Khufu dal quale traspare esplicitamente l’attaccamento del sovrano al dio Khnum, protettore delle sorgenti del Nilo e della potenza creatrice delle inondazioni, il dio vasaio che modella al tornio le creature alle quali dona la vita; con la moglie Satet e la figlia Anuqet forma la “Triade di Elefantina”.

Khnum-Khufu è noto con diversi nomi: Manetone lo cita come Suphis, nella versione greca (Erodoto e Diodoro Siculo) viene citato come Cheope mentre Flavio Giuseppe lo chiama Sofe. In epoche più tarde, nelle leggende mistiche, gli arabi lo chiamarono Saurid o Salhuk.

Per quanto riguarda la durata del suo regno non esistono notizie coeve certe, le fonti che ne parlano sono quelle di epoca tarda, il Canone di Torino, risalente alla XIX dinastia, forse durante il regno di Ramesse II, gli attribuisce 23 anni di regno, secondo Manetone invece ne avrebbe regnati 63 mentre per Erodoto 50.

Le cifre indicate da Manetone e da Erodoto sono considerate da alcuni studiosi esagerazioni o errate interpretazioni di fonti più antiche. Notizie risalenti all’epoca di Cheope provengono da un “serekht” che riporta il suo nome, inciso all’interno di un petroglifo, in esso compare il resoconto di un viaggio del sovrano: <<……viaggio mefat nell’anno dopo la tredicesima conta del bestiame, sotto Hor-Mejedu (Cheope)…….>>.

La seconda fonte, molto controversa e dibattuta di cui tratteremo in seguito, è quella che si riferisce alle iscrizioni, alquanto dubbie, trovate nelle camere di scarico sopra alla camera del re all’interno della piramide. I geroglifici che ivi compaiono sarebbero note di cantiere scritte da una squadra di lavoratori chiamata “Amici di Khufu” che fa riferimento al diciassettesimo censimento del bestiame.

Di recente sono stati rinvenuti diversi frammenti di papiro nello Wadi el-Jarf che raccontano dell’esistenza di un porto nello Wadi dove avrebbe attraccato una flotta di navi con un ingente carico di turchese e minerali preziosi: <<……..(nell’) anno dopo la tredicesima conta del bestiame sotto Hor-Mejedu……..>>. A questo punto si ritiene che Cheope abbia regnato almeno ventisei o ventisette anni. Alcuni egittologi quali: Schneider, Haase e Stadelmann hanno sollevato il dubbio se il Canone di Torino, che attribuisce a Cheope ventitré anni di regno, intenda ventitré anni di calendario o la ventitreesima conta del bestiame, nel qual caso il faraone avrebbe regnato per 46 anni.

Se teniamo conto che gli storici antichi, da Manetone a Erodoto, da Diodoro Siculo a Plinio il Vecchio, concordano nell’affermare che per la costruzione della piramide occorsero vent’anni, viene spontaneo pensare che Cheope potrebbe averne regnati almeno una quarantina.

Pare che il primo studioso ad interessarsi alla piramide sia stato Erodoto di Alicarnasso, il “Padre della Storia” secondo Cicerone, il quale soggiornò quattro mesi in Egitto intorno al 450 a.C., durante questo periodo passato con i sacerdoti egizi raccolse il materiale per le sue “Storie”.

Adesso passiamo ad esaminare la Grande Piramide. I massi di calcare venivano prelevati nelle cave che si  trovavano relativamente vicino al cantiere mentre il granito veniva estratto ad  Assuan, che si trova a oltre 800 km. da Giza, Questi massi dovevano essere cavati, lavorati e trasportati fin sul posto per poi essere rifiniti e collocati in sito.

Sorvolo per il momento sui metodi di trasporto, navi, slitte, ecc. che avremo occasione di esaminare più avanti, per recarmi prima nelle cave del duro granito. Siamo nelle cave di Assuan dove i faraoni estraevano il prezioso granito grigio e rosa con il quale hanno costruito templi, obelischi, statue e dove vennero prelevati i monoliti per le piramidi. Da queste cave gli operai egizi estraevano enormi blocchi di granito, pare dimostrato che per staccare i blocchi venissero praticati dei fori nei quali venivano introdotti cunei di legno, questi venivano continuamente bagnati per far si che dilatandosi provocassero la rottura ed il distacco dei blocchi. Questi erano blocchi enormi e dalle forme più svariate, pertanto necessitavano di una prima sbozzatura, poi venivano caricati su grandi navi (chiatte) e, seguendo il corso del Nilo, trasportati in loco. Nel cantiere della piramide i massi arrivavano sotto forma di semilavorati e pertanto necessitavano sicuramente di essere ancora lavorati per renderli lisci e perfettamente combacianti, cosa che sarebbe stata impossibile da fare nelle cave.

Dopo il processo di finitura occorreva sollevarli per posarli in opera. Sorvolo su questo punto perché sono talmente tante le teorie avanzate dagli studiosi che sarebbe un compito improbo trattarle tutte, ripeto che a tutt’oggi, a mio parere, sono tutte teorie che spesso non tengono nel dovuto conto il fattore tempo. Come abbiamo detto sopra per la costruzione della Grande Piramide sono occorsi 20 anni, un tempo abbastanza plausibile se raffrontato alla vita del faraone. Ma a questo punto nasce il dilemma più importante.

<< Poiché si calcola che siano circa 2.500.000 i blocchi di roccia calcarea che compongono la piramide, pesanti da 2,5 a 4 ton. ciascuno, (tralasciamo per ora gli enormi blocchi di granito), significa che si sarebbe dovuto sistemare almeno un blocco ogni 4 minuti circa >>.

Ma questo è un discorso che affronteremo più avanti. A questo punto chiuderei l’introduzione per addentrarci nel vivo dell’argomento

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...