Di Grazia Musso
I tre gruppi statuari di Micerino riflettono pienamente l’ideale classico della scultura di corte, in cui la natura umana del sovrano è trasfigurata in una dimensione divina.
Altri due esempi di triadi di Micerino sono oggi conservate nel Museum of Fine Art di Boston.
Si era ipotizzato che i gruppi dovessero essere originariamente trenta, uno per ogni provincia egiziana, ma più recentemente è stata proposta un’interpretazione di queste triadi quali sculture dedicate dal re ad Hathor nelle province dove era più forte la venerazione per la dea.
Particolarmente felice è stata la scelta della pietra, lo Scisto, che a differenza della più dura diorite , ha consentito allo scultore di modellare con estrema precisione e grande forza espressiva le figure.
La prima

Giza, Tempio della Valle di Micerino
Scavi di George Reisner
IV Dinastia
Museo Egizio del Cairo JE 40678
In questa triade Micerino è affiancato a destra dalla dea Hathor e a sinistra da una figura maschile molto più piccola, anch’essa incedente , con corona tripartita, una corta barba e sulla testa il simbolo del nomo di Tebe.
A differenza delle altre triadi, le figure sono qui l’una accanto all’altra, ma senza che vi sia un contatto tra loro:
La dea ha le braccia distese lungo il corpo con le mani aperte, il sovrano e l’altra figura hanno le mani chiuse a pugno.
La seconda

Giza, Tempio della Valle di Micerino
Scavi di George Reisner
IV Dinastia
Museo Egizio del Cairo JE 46499
La triade raffigura Micerino con la corona bianca dell’Alto Egitto e il gonnellino shendyt, alla sua destra la dea Hathor, che gli tiene la mano.
Alla sua sinistra è un’altra figura femminile, quasi delle stesse dimensioni della dea, recante sul campo il simbolo del nomo diospolita, il settimo distretto amministrativo dell’Alto Egitto, la cui capitale era Hu.
Base, lastra dorsale e figure sono ricavate da un unico blocco di scisto.
Accanto ai piedi delle figure, sono incisi testi geroglifici che identificano la dea, le offerte del distretto e l’identità del re, che è designato sia con il titolo di sovrano dell’Alto e Basso Egitto
“Menkaura”, sia con il suo nome di Horus ” Kakhui”.
La terza

Giza, Tempio della Valle di Micerino
Scavi di George Reisner
IV Dinastia
Museo Egizio del Cairo JE 40679
Il gruppo statuario è raffigurato in piedi su una base e addossato a un’ampia lastra dorsale.
Vi è rappresentato, al centro, il re Micerino, incedente e con la corona bianca dell’Alto Egitto, alla sua destra la dea Hathor è alla sua sinistra da una figura femminile del nomo cinopolita, il diciassettesimo distretto amministrativo dell’Alto Egitto.
Il sovrano porta la barba posticcia e Indossa il gonnellino shendyt plisettato, una larga cintura liscia
Ha le braccia lungo il corpo e impugna due cilindri.
Il volto è rotondo, gli occhi delimitati da profonde incisioni, sono protetti dalle arcate sopracciliari che proseguono nella linea del naso dalla base larga e tondeggiante, le orecchie scoperte sono accostate al piano del corpo.
Il corpo del sovrano è rappresentato con grande cura e perfezione : spalle larghe, torso ampio, muscoli di braccia e gambe ben modellati, esprimono forza e sicurezza.
La dea Hathor anche lei rappresentata incedente , Indossa una parrucca tripartita con ciocche disegnate da incisioni verticali, sormontata dal disco solare tra le corna di vacca.
Indossa una tunica aderente che la ricopre fin sopra le caviglie ed evidenzia la sua figura.
Il braccio destro è disteso lungo il corpo nella mano stringe il segno shen, simbolo di eternità, il braccio sinistro passa dietro le spalle del re: la mano della dea è visibile sul braccio sinistro di lui.
La figura femminile, sul lato opposto è lievemente più bassa di Hathor ed è rappresentata stante.
Indossa una parrucca unica, sulla testa uno stendardo con l’immagine zoomorfa di Anubi, che è l’emblema del nomo cinopolita.
Davanti ai piedi delle tre figure alcune colonne di testo verticali contengono nomi e titoli del sovrano e della dea.

Fonte:
I tesori dell’antico Egitto nella collezione del Museo Egizio del Cairo – National Geographic – Edizioni White Star.
I tesori egizi nella collezione del Museo Egizio del Cairo a cura di F. Tiradritti, foto di Araldo De Luca – Edizioni White Star