C'era una volta l'Egitto, Nuovo Regno, XVIII Dinastia

LA REGINA AHMOSE NEFERTARI  (O AHMES NEFERTARI)

Di Piero Cargnino

Abbiamo parlato di Ahmose I, mi pare quindi doveroso a questo punto fare una breve digressione dal discorso principale per parlare di una delle donne più influenti della XVIII dinastia, la regina Ahmose Nefertari (o Ahmes Nefertari), la Grande Sposa Reale di Ahmose I, entrambi figli di Seqenenra Ta’o e della  Grande Sposa Reale Iahhotep (o Ahhotep I).

La coppia reale ebbe cinque  figli i cui nomi denunciano una scarsa fantasia da parte dei genitori, tre maschi: Ahmose Ankh, rappresentato con la madre su una stele trovata a Karnak, Ahmose Siamon la cui mummia è stata ritrovata nella cachette di Deir el-Bahari, Amenofi che succederà al padre sul trono, e due femmine: Ahmose Meritamon che sposerà il fraello  Amenofi I divenendo la “Grande Sposa Reale”, Ahmose Sitamon che verrà anche lei trovata nella cachette di Deir el-Bahari.

Non è certo se fossero anche figli di Ahmose I e di Ahmose Nefertari  il principe Ramose la cui statua si trova oggi al Museo di Liverpool e Mutnofret che andrà sposa a Thutmose I.

La regina Ahmes Nefertari poteva vantare numerosi titoli nobiliari: “Principessa ereditaria”, “Grande di Grazia”, “Grande di lodi”, “Madre del re”, “grande sposa reale”, “Sposa del dio”, “Unita alla Corona bianca”, “figlia del re”, “Sposa del dio”, “figlia del re” ed in seguito acquisì anche quello di “Dea di Resurrezione”. Tutti questi titoli davano alla regina un ruolo di primaria importanza nell’ambito della religione.

Quando nel suo diciottesimo (o ventiduesimo) anno di regno, Ahmose assunse anche la carica di “Secondo Profeta di Amon”, dotò la propria moglie  Ahmes Nefertari di terre, beni e amministratori che la seguivano; In un secondo tempo conferì la carica alla regina attribuendole anche il titolo di “Divina Sposa di Amon” e di “Divina Cantatrice di Amon”. Non si può certo dire che Ahmose I non amasse la moglie.

Con tutti quei titoli che poteva vantare  Ahmes Nefertari era divenuta la  responsabile di tutte le proprietà templari e dei relativi tesori, botteghe e amministrazioni. Creò le “Divine Spose di Amon” dotandole di un immenso patrimonio in terre, granai, scribi, artigiani, contadini compresi gli amministratori. Su di una stele dove si commemora l’investitura della regina a “Secondo Profeta di Amon” essa compare in compagnia del fratello suo e di suo marito, il principe Ahmose Sipair che però morì prima di salire al trono.

Alla morte di Ahmose I svolse il ruolo di reggente per il figlio Amenofi I, il suo nome compare su molti monumenti a Sais e a Tura. Quando si spense, un anno dopo il figlio Amenofi I (secondo alcuni cinque anni dopo), venne divinizzata e adorata a Tebe e a Deir el-Medina e fu oggetto di tributo speciale da parte degli operai che vivevano nel villaggio. Il culto della regina Ahmose Nefertari continuò fino all’inizio del I millennio a.C., basti pensare che la regina, chiamata “Signora del Cielo e dell’Occidente”, compare dipinta in oltre 50 tombe private e 80 monumenti. Venne, con ogni probabilità sepolta nella necropoli di Dra Abu el-Naga dove fu trovato anche un suo tempio funerario.

Forse anche la sua mummia venne inumata nella cachette di Deir el-Bahari dove nel 1881 fu trovata una mummia senza nome che non presentava particolari dettagli identificativi, questa venne attribuita ad Ahmose Nefertari anche se la sua identità è molto dibattuta. Nel 1885 l’egittologo Emile Brugsch la sbendò ma il fetore che emanava era tale per cui Brugsch la fece nuovamente inumare sotto il Museo del Cairo. Alcuni anni dopo venne esaminata dall’anatomista G. Elliot Smith, le cui conclusioni furono che si trattava di una donna sulla settantina, alta 1 metro e 61 centimetri, quasi calva e mancante di una mano, sicuramente asportata dai profanatori per recuperare gli anelli. Esaminata a fondo si può dire che, anche qualora non si tratti di Ahmose Nefertari, si tratta ugualmente di una nobildonna del suo periodo.

Fonti e bibliografia:

  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Laterza, Roma-Bari, 2005  
  • G. Elliot Smith, “The Royal Mummies, Duckworth Egyptology”, 1912 (ristampa 2000)
  • Giampiero Lovelli, “Ahmose I : il faraone che scacciò gli Hyksos dall’Egitto”, articolo da Storie di Storia, 2017
  • Cimmino Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani 2003
  • Kim Ryholt, “The Political Situation in Egypt during the Second Intermediate Period”, Copenhagen, Museum Tusculanum Press, 1997

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...