Amarna, XVIII Dinastia

I CAVALLI DI AMARNA

Di Patrizia Burlini

In questo capolavoro proveniente da Amarna, l’artista ha saputo dar vita alla scena, grazie al movimento del cavallo di fronte, che china la testa per mordersi la zampa anteriore.

Il tema della rappresentazione degli animali è presente in tutta la storia egizia ma una rappresentazione così reale e viva, in un contesto formale e cerimoniale è quasi unico.

Ad Akhetaton, le rappresentazioni dei sovrani che conducono il carro regale sono molto comuni. In questa immagine i sovrani non sono visibili; probabilmente si tratta di un carro in attesa di fronte ad un tempio o palazzo.

Calcare dipinto

Proveniente probabilmente da Amarna

Regno di Akhenaton, 1353-1336 a.C.

XVIII Dinastia

Conservato al MET, New York

Accession number 1985.328.18

Fonti:

Amarna, Nuovo Regno, XVIII Dinastia

IL BUSTO DI AKHENATON GIOVANE

Di Patrizia Burlini

Una straordinaria collezione di immagini, da varie angolazioni, del busto comunemente identificato con Akhenaton da giovane, e conservato presso il Kestner Museum di Hannover.

Il busto fu acquistato nel 1971 grazie all’intervento dell’allora direttore, l’egittologo Peter Munro, ma soprattutto grazie alla generosità dei cittadini di Hannover, che finanziarono l’acquisto.

Il faraone indossa il khepresh, corona blu con cui è abitualmente rappresentato.

Il ritratto presenta le caratteristiche tipiche della ritrattistica del regno di Akhenaton: labbra carnose, sopracciglia ben delineate , naso ben disegnato.

Trovo che i caratteri di questo ritratto siano molto delicati e effeminati , tali da ricordare Nefertiti o il giovane Tutankhamon.

Peter Munro : Ein Königskopf der Amarna-Zeit im Kestner-Museum. – In: Städel Jahrbuch – Neue Folge – Bd. 4. – München : Prestel Verlag, 1973. – pp. 1-25

Harem Faraonico

IL “PALAZZO DI NEFERTITI”

Di Luisa Bovitutti

Il Palazzo Nord è chiamato dagli odierni abitanti del luogo “palazzo di Nefertiti”, perché probabilmente ospitò la celebre regina o forse Kiya, un’altra moglie di Akhenaton che rivestì un ruolo di preminenza nella prima parte del regno di costui. Forse qui crebbe Tutankhamon, quando ancora si chiamava Tutankhaton, e molte iscrizioni trovate in loco provano con certezza che vi abitò Meritaton, figlia maggiore ed erede del sovrano.

La ricostruzione del Palazzo Nord
La pianta de Palazzo Nord

Alcuni studiosi ritengono che il Faraone lo utilizzasse come “buen retiro”, in quanto era stato dotato di svariati giardini e di una specie di zoo che raccoglieva varie specie di quadrupedi e di uccelli, che lo rendevano un ambiente particolarmente rilassante; altri pensano che fosse una riserva dove venivano conservati vari esemplari di vita animale come simbolo del potere di Aten, dio creatore.

Esso fu scavato nel 1923 e 1924, ed a far tempo dagli anni novanta del secolo scorso i lavori ripresero ed ancora oggi vengono eseguite opere di consolidamento e di ricostruzione che hanno reso chiaramente visibile la pianta della struttura.

Il Palazzo era una residenza indipendente costruita lungo tre lati di un vasto recinto rettangolare che misurava 112 per 142 metri; al centro del lato corto ad ovest (a sinistra nelle immagini) si apriva una porta affacciata sul Nilo che dava ingresso al cosiddetto “primo cortile”, delimitato sul lato opposto da un muro nel quale si aprivano un ingresso monumentale al cortile principale, due ingressi più stretti e, forse, una finestra delle apparizioni.

Un frammento della decorazione parietale, da Amarna.

Sul lato nord del cortile (a sinistra dell’ingresso) si trovava un’area scoperta nella quale sorgevano tre piattaforme a gradini in pietra su base in gesso; quella centrale e più grande era affiancata da due file di quattro tavole delle offerte. I lati est e ovest di quest’area erano occupati ciascuno da una fila di camere parallele, forse magazzini di stoccaggio.

Sul lato sud dell’edificio (a destra dell’ingresso) si trovava uno spazio più ristretto circondato da edifici in laterizio dotati di peristilio, forse dei magazzini.

Un frammento di intarsio vitreo da Amarna

Davanti al muro che divideva i due cortili erano collocate delle statue, il cui basamento sopravvive ancora oggi.

La corte interna principale è caratterizzata da un ampio avallamento rettangolare a livello del suolo, con una fila di fosse d’albero sul lato nord (riconoscibili perché gli egizi erano soliti piantare alberi in fossa che riempivano di terra fertile, molto più scura).

Gli scavi ad oggi hanno raggiunto la profondità di otto metri sotto l’attuale livello del suolo, circostanza che ha indotto gli archeologi ad ipotizzare che più che un lago o un giardino sommerso, la depressione fosse un pozzo profondo e grande che alimentava d’acqua il giardino sommerso che si trovava nell’angolo nord-est del palazzo, al quale era collegato tramite un condotto calcareo sepolto.

L’aspetto attuale delle rovine del giardino sommerso nel Palazzo Nord

Sulla sinistra della corte centrale sorgevano tre unità immobiliari simili, decorate con rilievi che raffiguravano bovini, stambecchi ed antilopi e fronteggiate da un portico comune ipostilo.

Esse erano destinate allo stallo di differenti specie di animali ed erano costituite da uno spazio aperto al quale si accedeva dal portico e da un ambiente coperto il cui tetto era sostenuto da pilastri quadrati in mattoni; il più esterno dei tre ambienti aveva anche due serie di mangiatoie rettangolari in pietra calcarea accanto alle quali si trovavano delle pietre da pastoia alle quali legare i quadrupedi.

Un frammento di una piastrella decorata proveniente dallo “zoo”, oggi al Louvre

Gli ambienti posti di fronte allo zoo, dall’altro lato del cortile, erano occupati da quelli che sembrano edifici di servizio: case, probabilmente una panetteria e fornaci dove forse si producevano gioielli in maiolica.

Gli appartamenti reali sorgevano oltre il secondo cortile; vi si accedeva da un’apertura sul muro posteriore del cortile che conduceva ad una sala ipostila e poi ad una minuscola sala del trono.

Attraverso questa sala si entrava anche in un grande salone a più colonne, elemento centrale del palazzo; davanti ad essa c’era una terrazza in pietra che sosteneva un baldacchino su colonne di pietra che si affacciava sul cortile, raggiungibile tramite una scala o una rampa.

Un frammento di decorazione parietale da Amarna

A destra della sala del trono c’erano i locali privati dell’occupante del palazzo: la camera da letto principale ed il bagno ad essa annesso; altri spazi erano occupati da magazzini e forse da alloggi per inservienti.

A sinistra della sala del trono c’era un cortile con un giardino sprofondato nel terreno che occupava tutto l’angolo nord-est dell’edificio, attorno al quale sorgevano molteplici stanze tutte uguali, dotate di una finestra che si affacciava sul giardino e che si ipotizza potessero essere destinate ad ospitare uccelli.

La sala centrale, detta la ‘Camera Verde’, era affrescata con un fregio continuo raffigurante la vita naturale delle paludi; nel quale erano scavate delle nicchie che, forse, ospitavano dei nidi.

Un frammento della decorazione della Camera verde, che mostra un ambiente palustre ed un uccello che si sta tuffando sulla preda (ricostruzione di Nina de Garis Davies, oggi al MET di New York)
Un frammento della decorazione parietale raffigurante pesci

La corrispondente sezione dell’angolo opposto era occupata da una corte dotata di portico laterale sul quale si affacciavano cinque magazzini e sul retro un ampio vano coperto sorretto da pilastri in laterizio. Durante la vita dell’edificio i magazzini furono trasformati in abitazioni e l’androne a pilastri venne suddiviso da pareti divisorie.

La camera verde così come è stata ricostruita oggi.

La decorazione di questa struttura era uniforme: sopra una fascia di riquadri neri e blu si alternavano bande blu e rosse, separate da una sottile striscia bianca e sormontate da un fregio di uccelli kheker; la parte di parete superiore, di colore giallo, recava figure di uomini e animali, soprattutto uccelli e pesci. I soffitti erano, a quanto sembra, dipinti con un pergolato di vite. Anche i pavimenti erano decorati con scene della natura.

Nella parte posteriore del palazzo furono ricavate diverse scale, e ciò induce a ritenere che l’edificio avesse più piani.

FONTI:

Harem Faraonico

AMARNA: L’HAREM

Di Luisa Bovitutti

La nuova capitale voluta da Akhenaton venne chiamata Akhet-Aton (che significava Orizzonte di Aton, oggi Amarna) ed era stata costruita su di un’area desertica e pianeggiante che non era mai stata sede di precedenti culti; circondata da un lato da un anfiteatro roccioso lungo quindici chilometri e dal lato opposto da terre coltivabili, venne eretta molto rapidamente, usando soprattutto mattoni di fango essiccati al sole e poi intonacati di bianco.

Ricostruzione del palazzo reale di Amarna realizzata dall’archeologo Jean-Claude Golvin: l’harem occupava tutto il lato sinistro della costruzione e ad esso si accedeva tramite l’ingresso verso il quale si sta dirigendo la fila di persone

Nell’arco di un ventennio giunse ad ospitare tra i ventimila ed i cinquantamila abitanti, ma alla morte di Akhenaton fu abbandonata, i materiali lapidei vennero asportati lasciando solo i mattoni ed andò rapidamente in rovina; attualmente sono in corso lavori di scavo, interpretazione e ricostruzione delle rovine sotto la direzione del dott. Barry Kemp dell’EES (Egypt Exploration Society).

La città era divisa in quartieri che si estendevano attorno ad un nucleo abitativo centrale nel quale sorgevano il Palazzo Reale, il Grande Tempio chiamato Per-Aten e vari edifici amministrativi tra i quali l’archivio reale, dove furono rinvenute le famose Lettere di Amarna; gran parte della zona ad ovest fu sepolta sotto le moderne coltivazioni, mentre si sono conservate molte strutture dell’area est.

Dipinto parietale proveniente dal Palazzo del re (che è un edificio indipendente dal palazzo reale), oggi all’Ashmolean museum

Sulla base delle rovine riportate alla luce e di alcuni rilievi tombali è stato possibile ricostruire la pianta generale del sito ed individuare l’area dell’harem, che occupava un ampio quartiere del complesso palaziale, il quale si estendeva in lunghezza per almeno 580 metri ed occupava la striscia di terra posta tra il lato ovest della strada reale ed il Nilo.

Una scena nella tomba amarniana di May (TA14), molto danneggiata ma fortunatamente ricostruita, mostra l’aspetto che doveva avere l’ingresso monumentale del palazzo, oggi sepolto sotto le moderne coltivazioni: esso si affacciava sulla riva del Nilo ed era caratterizzato da un elegante colonnato che correva lungo tutto il lato dell’edificio, nel quale si apriva la porta coronata da urei.

Rilievo parietale dalla tomba di May: sullo sfondo si nota il colonnato della facciata del palazzo reale.

Gli appartamenti di stato occupavano la parte occidentale del palazzo ed erano stati costruiti in pietra; essi comprendevano un cortile di circa 160 mq., adornato lungo i lati est ed ovest con una fila di statue un granito del re e di Nefertiti, che conduceva a una serie di corti e saloni, e, forse, ad una Finestra delle Apparizioni.

Un talatat sul quale è raffigurata la finestra delle apparizioni del palazzo reale

La parte orientale invece era stata realizzata in gran parte in laterizio; si trattava di un quartiere largo circa 35 metri suddiviso in una serie di singoli edifici che si affacciavano sulla strada reale a est e sul citato cortile a ovest; in esso avevano sede l’harem e dei magazzini.

Pavimento dipinto proveniente dal palazzo reale di Amarna

Una porta monumentale posta nella parete est del recinto del palazzo permetteva di raggiungere il cortile che divideva l’edificio dell’harem in due costruzioni distinte non del tutto simmetriche; oltrepassato questo cortile si accedeva al Ponte che collegava il Grande Palazzo alla Casa del Re, posta ancora più a est.

Il cosiddetto “harem settentrionale” comprendeva un giardino sommerso fiancheggiato su ogni lato da una fila di piccole camere, forse magazzini o alloggi per la servitù, e da un’area colonnata a sud che includeva un portico rivolto sul giardino; i pavimenti di questa zona erano ricoperti di intonaco di gesso sul quale erano dipinte a colori vivaci vasche con pesci e fiori e figure di prigionieri asiatici ed africani legati.

Decorazioni provenienti da Amarna

Oltrepassato il portico, si faceva ingresso in un ampio salone a due ordini di colonne ed a pianta quadrata, che comunicava a sud-est con un grande vano con dodici colonne intarsiate di maiolica; anche in queste stanze la pavimentazione era dipinta con immagini di prigionieri e di uccelli palustri.

Le dame di corte abitavano probabilmente nelle stanze che fiancheggiavano la sala principale; ognuna di esse aveva pianta quadrata con una colonna centrale, e comunicavano con due piccole stanze adiacenti a sud.

Decorazioni provenienti da Amarna

La parte meridionale era costituita da un gruppo di stanzette dal pavimento dipinto che immettevano in un portico aperto affacciato su un giardino sul lato est; i locali più a nord erano destinati come abitazioni per la servitù e magazzini.

Nella tomba di Ay ad Amarna (che non fu mai utilizzata in quanto divenne Faraone dopo Tutankhamon e si fece scavare una nuova tomba nella valle dei Re), vi è un interessantissimo rilievo parietale che raffigura in modo dettagliato una parte del palazzo reale ed i quartieri dell’harem; l’immagine è incompleta perché il muro non è stato finito.

Raffigurazione delle stanze delle donne, dalla tomba di Ay

L’unica sezione completata dell’immagine si trova sull’architrave sopra l’ingresso e rappresenta due edifici speculari e indipendenti separati da uno spazio con quattro alberi, che potrebbero rappresentare un giardino oppure i sicomori sacri

Ai lati ci sono due edifici autonomi: uno è costituito da un magazzino e da una dispensa, nella quale i servi stanno mangiando e preparando cibo; l’altro, più grande, è composto da due parti comprendenti una stanza con una colonna e due piccole camere e pare essere l’harem in quanto è abitato da sole donne e ha delle guardie fuori dalle porte.

Frammento di pavimento dipinto proveniente da Amarna

Le donne sono egizie e straniere, riconoscibili dalle trecce, abitualmente portate dalle ittite e dalle siriane, rappresentate mentre suonano vari strumenti musicali e ballano; una di loro sta mangiando mentre un’altra sta pettinando una compagna.

FONTI AGGIUNTIVE