A cura di Grazia Musso
A sud della necropoli di Beni Hassan, nella cosiddetta Valle del Coltello, poco distante dalla città di Minya, si trova lo Speos Artemidos o Grotto di Artemide, dall’arabo Stabl Antar cioè “scuderia di Antar”, fu edificato dalla regina Hatshepsut, unitamente al reggente Tuthmosis III, sulle rovine di un precedente monumento andato in rovina, probabilmente ad opera degli Hyksos.



Il tempio fu dedicato dalla sovrana alla dea Pakhet, un connubio tra la dea gatta Bastet e la dea leonessa Sekhmet, in realtà uno dei molteplici aspetti della dea Hator. In suo onore fu chiamato dalla regina “Dimora divina della Valle”.
In epoca successiva il santuario fu decorato, seppur in maniera incompleta, dal faraone Sethi I che vi sostituì il nome della sovrana con il proprio.



Nel V secolo AD lo Speos fu trasformato in una cappella copto-cristiana come si evidenzia dalle notevoli iscrizioni copte esistenti sulla parete sud.
Le iscrizioni contenute nel monumento furono scoperte e pubblicate a fine Ottocento per la prima volta dall’egittologo russo Vladimir S. Gilenischeff.
Si tratta di un monumento semplice, ma di grande importanza, dal momento che fu il primo dei santuari rupestri del Nuovo Regno.



Fonte:
Articolo di Mario Menichetti, che si trova su www.egittologia.net
Dizionario enciclopedico dell’antico Egitto e delle civiltà Nubia e di Maurizio Damiano – Appia.
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