Medio Regno, XII Dinastia

LA TOMBA DELLA PRINCIPESSA NEFERUPTAH AD HAWARA

Di Luisa Bovitutti

Neferuptah o Ptahneferu (“Bellezza di Ptah”) era figlia del faraone Amenemhat III della XII dinastia e sorella di Amenemhat IV e della regina Sobekneferu o Nefrusobek (“La bellezza di Sobek”), che salì al trono dopo la morte di costui, e che è considerata l’ultimo sovrano del Medio Regno.

La piramide di Neferuptah ad Hawara

Le fonti forniscono pochi elementi per ricostruire la vita di questa principessa; si sa che ella fu una delle prime donne reali a godere del privilegio di iscrivere il suo nome all’interno di un cartiglio pur non avendo mai avuto il titolo di “moglie del re” e che era altresì insignita degli epiteti di “membro dell’élite”, “grande di favore”, “grande di lode” e “amata figlia del re del suo corpo”.

Il sarcofago

All’interno della piramide di suo padre ad Hawara, nel Fayyum, indagata nel 1882 da Sir W. M. F. Petrie, era stata predisposta una tomba anche per lei (che alcuni studiosi in realtà ritengono essere stata semplicemente un cenotafio o una cappella per riti di sepoltura), ed infatti al suo interno vennero ritrovati piatti ed un altare per offerte in alabastro lungo 61 cm. spesso 5 cm. e largo 35 cm. di larghezza, recante un’iscrizione con un’invocazione agli dei affinché garantissero migliaia di pani, giare di birra, buoi, oche, vasi di alabastro, abiti, incenso e unguenti per il ka della figlia del re Neferuptah, giusta di voce, signora di venerazione.

La principessa, tuttavia, trovò il riposo eterno sempre ad Hawara, ma in una piccola piramide di mattoni (o forse una mastaba) oggi crollata, che sorgeva a circa 3 chilometri da quella di Amenemhat III, individuata nel 1936 da Labib Habachi ma scavata solo nel 1956 da Naguib Farag.

La sepoltura sotterranea venne ritrovata intatta anche se devastata dalle infiltrazioni di acqua; essa conteneva ancora un sarcofago di granito iscritto con una formula di offerta all’interno del quale vi erano i resti decomposti di due sarcofagi lignei.

Il flagello e la testa della mazza

Il corredo funerario comprendeva i suoi gioielli, tra i quali un famosissimo collare ousekh, un ornamento funerario destinato ad essere assicurato all’addome della mummia costituito da una cintura dalla quale pende una rete di perline, due cavigliere, due braccialetti, due collane, un flagello e la testa di una mazza, molti vasi tra cui tre preziosissimi in argento, probabilmente utilizzati per purificazioni rituali e piatti.

IL TAVOLO PER LE OFFERTE DI NEFERUPTAH

Come già detto, all’interno della piramide di Amenemhat III ad Hawara, Petrie rinvenne un tavolo per le offerte in alabastro lungo 61 cm., spesso 5 cm. e largo 35 cm., recante un’iscrizione con un’invocazione agli dei affinchè garantissero migliaia di pani, giare di birra, buoi, oche, vasi di alabastro, abiti, incenso e unguenti per il ka della figlia del re Neferuptah, giusta di voce, signora di venerazione.

Si tratta di un reperto molto particolare, quasi un inventario, perché su di essa sono scolpite le immagini dei beni offerti; inoltre, curiosamente, a tutte le figure di volatili nell’iscrizione geroglifica sono state abrase le zampe.

Il disegno realizzato all’epoca del ritrovamento da Petrie.

“Un’osservazione interessante riguarda il trattamento dei geroglifici. Sono scolpiti come segni normali, ma in seguito le zampe degli uccelli sono state abrase. Nella tredicesima dinastia, i geroglifici sugli oggetti posti nella camera della tomba erano spesso incompleti. Mancano le zampe degli uccelli, non vengono raffigurate le estremità dei serpenti e si evitano le figure umane. Il movimento delle creature viventi, era evidentemente visto come potenzialmente pericoloso per il defunto. La preparazione della sepoltura di Neferuptah, nella piramide di suo padre, avvenne evidentemente nel momento in cui furono introdotti questi geroglifici volutamente resi inoffensivi privandoli delle parti che consentono il movimento.”

Da: Grajezki W., 2014, Tomb Treasures of the Late Middle Kingdom: the archaeology of female burials , pag 70. University of Pennsylvania press.

Un altro esempio di “addomesticamento” dei geroglifici sul sarcofago di Iker, che fu un arciere dell’esercito di Montuhotep II, la cui tomba è stata trovata intatta a Dra Abu el-Naga. Il segno della vipera è stato tagliato a metà perché non nuocesse al defunto

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