Di Giuseppe Esposito
“Sano”, in antico egiziano, si diceva Seneb e proprio con tale nome beneaugurante, la madre decise di chiamare suo figlio, dimostrando, peraltro, che non esisteva stigma per una deformazione che solo successivamente, specie presso le corti medievali e rinascimentali, ma anche nel Nuovo Regno egiziano, fu sinonimo di buffone e giullare, perché Seneb era un nano.

E così, senza celare assolutamente la sua condizione, ce lo restituisce anche un gruppo scultoreo famosissimo, risalente alla IV dinastia, che lo vede rappresentato con la sua famiglia: la moglie, Senet-Ites, e due figli, un maschio e una femmina che, nella rappresentazione occupano una posizione particolare su cui tra breve richiamerò la vostra attenzione.
Seneb è, infatti, rappresentato a gambe incrociate, nella posizione tipica dello scriba, mentre sua moglie, di altezza normale, gli siede accanto circondandolo amorevolmente con le braccia; i due figli, evidentemente di giovanissima età dacché sono rappresentati nel gesto tipico dei bimbi che si succhiano il dito (il maschietto, inoltre, sfoggia sul lato destro del capo, la treccia dell’infanzia), occupano il posto che, normalmente, dovrebbe essere occupato dalle gambe di Seneb.
E’ un espediente particolarmente interessante poiché, oltre a ricreare la tipica simmetria della coppia principale (si pensi, ad esempio alle statue di Rahotep[1] e Nofret), rappresenta anche un particolare concetto della prole, intesa come sostentamento, vere e proprie “gambe”, dei genitori.
Già, ma chi era Seneb?
Se preconcetti non aveva la madre quando gli assegnò quel nome, nessun preconcetto limitò la sua carriera, del resto, forse che Bes, il dio protettore delle nascite, non era egli stesso un nano? L’unico personaggio, peraltro, rappresentato nei rilievi parietali sempre di prospetto e non di profilo, forse per poter ben rappresentare le gambe arcuate che, secondo i canoni rappresentativi degli egizi, non sarebbero state facilmente rappresentabili di profilo.

Ma torniamo a Seneb e alla sua tomba (fig. 2), la G 4240, verosimilmente destinata anche a Senet-Ites; già individuata nel 1903 da Schiaparelli, si trattava di una mastaba della necropoli di Giza, scavata nel 1926 da Hermann Junker[2], che, su una falsa porta, recava ben venti titoli del defunto; tra cui: Colui che è trasportato sulla sedia sedan; Direttore dei possedimenti della Corona Rossa; Sovrintendente alle tessiture del Palazzo; Custode del sigillo di Dio della barca Wn-ḥr-b3w (whenerbau); Sovrintendente dell’equipaggio della nave ks; Sovrintendente ai nani del Palazzo addetti al vestiario; Sacerdote di Uadjet, Signora del Basso Egitto; Sacerdote del grande toro Setepet e del toro Merw; Profeta di Khufu e Djedefre e, addirittura, Tutore dei figli del Re.
La stessa Senet-Ites non era da meno: era, infatti, sacerdotessa di Hathor e Neith. Sempre dalle iscrizioni della falsa porta, sappiamo che la coppia ebbe tre figli: Radjedef-Ankh, Awib-Khufu e Smeret-Radjedef, che Seneb era proprietario di migliaia di capi di bestiame, e che non disdegnava di andare in barca accompagnato dai suoi servi. E’ interessante, in tal senso, notare che nelle rappresentazioni in cui compare con personaggi di rango inferiore, Seneb è rappresentato, comunque, della stessa altezza (se non più alto) dei suoi accompagnatori, anche se con le caratteristiche tipiche del suo stato (fig. 4).


Oltre le pochissime suppellettili e la più famosa statua, da cui abbiamo preso le mosse, nulla, neppure i resti di Seneb o della sua sposa (che pure dalle iscrizioni sembra essere stata sepolta con lui), venne rinvenuto da Junker (fig. 5), nel 1926.

I lavori di scavo eseguiti in un’area di oltre quindicimila metri quadrati, tuttavia, avevano comportato lo spostamento di grande quantità di detriti che, di fatto, erano andati a ricoprire un’area almeno altrettanto vasta. Tra le altre, era stata ricoperta anche la tomba di Nesut-Nefer (G 4970), Sovrintendente di Palazzo, Segretario Giuridico, Supervisore delle case dei Figli del Re, Sovrintendente dei profeti del tempio di Khafra, Capo dei possedimenti, Nomarca dei nomi VIII e X dell’Alto Egitto, Sovrintendente dei preti Wab di Khafra.
Fu così che, negli anni ’90 del secolo scorso, s’intraprese una campagna per meglio documentare proprio la tomba di Nesut-Nefer; in quell’occasione, si pervenne alla scoperta di un’altra tomba, quella di Per-Ni-Ankh a breve distanza dalla mastaba di Seneb. Anche in questo caso, il defunto aveva titoli importanti nella gerarchia di Corte e, più importante di tutto ai nostri fini, il corpo rinvenuto e una statua in basalto di eccellente qualità, rivelò che era, a sua volta un nano, il che ha fatto supporre fosse un parente, o addirittura il padre di Seneb.

Ma un altro indizio viene ad avvalorare tale ipotesi: la presenza, nella tomba di Per-Ni-Ankh del nome della moglie di Seneb, Senet-Ites il cui nome, peraltro, è stato rinvenuto anche nella vicina tomba di un altro alto funzionario di Palazzo: Ankh-Ib, il che ha fatto supporre, ulteriormente, che tra Seneb, Per-Ni-Ankh e Ank-Ib esistesse un legame di parentela.
Per concludere, a dimostrazione che la condizione fisica non era di certo ostativa all’ascesa della gerarchia di Palazzo, specie nell’Antico Regno, si consideri che affetto da nanismo fu anche Khnum-Hotep che, nella VI dinastia, assurse all’incarico di Servente del Kha e Supervisore dei servi del Kha del Re.
[1] Rahotep è stato un principe egizio durante la IV dinastia. Fu probabilmente il figlio del faraone Snefru e della sua prima moglie. Alla sua prematura morte, il fratellastro Medjedu Khnum-Khufu divenne faraone, alla morte di Snefru, con il nome (a noi più noto) di Keope.
[2] Hermann Junker:egittologo tedesco (1877 – 1962), Direttore della spedizione tedesca a Giza dal 1911 al 1929. Riportò i suoi lavori di ricerca a Giza, ove scavò oltre 600 tombe, in dodici volumi.
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