E' un male contro cui lotterò

IL CUORE

IL CENTRO DI TUTTO

Di Andrea Petta e Franca Napoli

Per capire quale fosse l’importanza che gli Egizi davano al cuore basta dare un’occhiata al Papiro Ebers:

“L’origine della medicina è il cuore, e per esaminare ogni altra parte del corpo, devi prima aver studiato il cuore”.

Non solo, ma:

“conoscere i movimenti del cuore è l’inizio del libro dei segreti del medico” (Ebers 854a).

Il cuore mummificato di Ipi, visir sotto Amenemhet I (XII Dinastia, circa 1985 BCE), ritrovato in un angolo della sua tomba (TT315) adibito a deposito di materiali per la sua mummificazione da una spedizione spagnola nel 2021. Avvolto nella stoffa, fu probabilmente abbandonato per sbaglio dai mummificatori (foto: El Indipendiente)

Nella cultura egizia, diverse funzioni fisiche e spirituali afferivano al cuore, il vero “centro pulsante” del corpo; tra queste:

  1. La saggezza e la conoscenza. Le membra si limitavano a eseguire i suoi comandi.
  2. La memoria
  3. I sentimenti come intendiamo figurativamente noi
  4. La preoccupazione, la paura e la felicità
  5. L’amore, anche in questo caso come intendiamo noi
  6. La compassione
  7. L’astuzia e la malevolenza
  8. Il desiderio: l’uomo non desiderava nulla, desiderava il suo cuore per lui.

Nella realtà, le funzioni attribuite al cuore dal pensiero egizio sono tutte funzioni del sistema limbico o “cervello viscerale” interessato nella regolazione delle funzioni affettivo-istintive. Ad ogni modo, tutte queste funzioni lo rendono il fulcro non solo della vita dell’uomo, ma anche della sua vita ultraterrena, da cui il suo ruolo centrale nella psicostasia (la famosa pesatura del cuore).

La psicostasia rappresentata sul Papiro di Hunefer, con il cuore dello scriba pesato da Anubi, mentre Thot attesta la leggerezza del cuore di Hunefer. Ammit la Divoratrice questa volta rimarrà a bocca asciutta

Non solo: essendo un dono degli Dei, il cuore persegue per sua natura la volontà divina ed ha nella filosofia egizia una volontà propria, separata da quella della persona che lo “ospita”. Ne è una riprova il Capitolo XXX del Libro dei Morti, che abbiamo visto iscritto spesso sugli scarabei del cuore, in cui si invoca il proprio cuore a non accusare il defunto durante la pesatura del cuore stesso. Ad ulteriore conferma, nei Testi dei Sarcofagi Ptah è indicato come dio-creatore, ma lo diventa per “un’idea del suo cuore e le parole della sua lingua

Il pettorale con scarabeo alato di Psusennes I (https://laciviltaegizia.org/2022/04/16/il-pettorale-con-scarabeo-alato-di-psusennes-i/) è uno degli amuleti su cui è inciso l’incantesimo XXX del Libro dei Morti, in cui il defunto invoca il proprio cuore a non accusarlo durante la pesatura del cuore stesso

Nell’ambito medico, proprio per questa complessa funzionalità troviamo il cuore indicato con due termini diversi e distinti: “ib” e “haty”.

“Haty” è solo il cuore “fisico”, quello che pulsa e batte all’’interno del torace.

“Ib” è anche il cuore spirituale della persona

Entrambi possono essere utilizzati per il muscolo cardiaco, ma ogni aspetto legato alle emozioni è riferito a “ib”, mai a “haty”.

Per un approfondimento sulle funzioni spirituali del cuore, si veda anche l’articolo di Ivo Prezioso: https://laciviltaegizia.org/2021/05/15/ib-il-cuore/

L’importanza del cuore fece sì anche che fosse l’unico organo interno a non essere di norma rimosso nel processo di mummificazione, permettendoci talvolta di osservarne le condizioni da un punto di vista anatomopatologico.

Non è stata descritta nei papiri medici la divisione del cuore in quattro camere (due atri e due ventricoli), per cui con ogni probabilità rimase sconosciuta la circolazione arteriosa e venosa, però…

Però nel papiro Edwin Smith, al caso 33 viene presentata una lussazione sterno-clavicolare e vengono indicati due vasi nella parte superiore del torace che portano il sangue alle vie respiratorie. Non solo: come vedremo nella parte dedicata al sistema cardiocircolatorio, il cuore ”parlava” agli altri organi tramite i “metu” (i vasi) e l’espressione che abbiamo visto all’inizio (“conoscere i movimenti del cuore”) indica che i medici egizi conoscessero la funzione “attiva” del cuore pur non comprendendola appieno.

Il caso 33 del papiro Edwin Smith, dove vengono evidenziati i due vasi nella parte superiore del torace che portano il sangue ai polmoni

Curiosità: lo stomaco nell’Antico Egitto era “r-ib” ovvero “la bocca del cuore”. Il nostro termine “stomaco” deriva dal greco “stoma”, ossia…bocca. E la regione anatomica di congiunzione tra esofago e stomaco è ancora oggi chiamato “cardias”. In qualche modo l’Antico Egitto è dentro tutti noi…

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