Di Piero Cargnino
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E siamo arrivati al più famoso ma insignificante faraone, non solo della XVIII dinastia, ma poverino, era un bambino o poco più, per governare l’Egitto ci vuole ben altro. Questo lo aveva capito benissimo il marpione Ay che riuscì a salvarsi dalla persecuzione dei seguaci di Aton e non solo, ma riuscì a portare la situazione a proprio vantaggio. Personaggio molto potente oltre a staccarsi dall’Aton riuscì a mantenere il diritto alla successione al trono all’erede di Akhenaton, Tutankhamon ovvero “Immagine vivente di Amon”, nonostante questi avesse tra i nove e i dieci anni.

Il prenomen con cui era maggiormente conosciuto Tutankhamon era Neb-Kheperu-Ra. Poche fonti ci parlano di questo faraone fanciullo, Flavio Giuseppe, in un’epitoma di Manetone, parla di un certo Rahotis che regnò 9 anni, mentre Sesto Giulio Africano lo chiama Rathos.

Sicuramente, durante l’eresia amarniana, la parte teofora del suo nome era riferita all’Aton, quindi il suo nome era Tutankhaton, ma di questo ne abbiamo già parlato.
L’esatta genealogia di Tutankhamon non è chiara, per alcuni sarebbe figlio di Amenhotep III e della regina Tye, e quindi fratello di Akhenaton, ma potrebbe anche essere figlio di Akhenaton e Nefertiti o di quest’ultimo re e di una regina minore, altri suggeriscono che potrebbe essere figlio di Akhenaton e della propria figlia Maketaton.
Data la tenera età con la quale ascese al trono certamente non avrebbe potuto assolvere a tutti i compiti che competevano al sovrano, non solo la “normale” amministrazione dello Stato ma in quanto re era il capo dell’esercito ed inoltre doveva presenziare alle funzioni religiose. Venne quindi costituito un “Consiglio di Reggenza” che avrebbe assolto a tutti i compiti che competevano al sovrano.

Capo del Consiglio fu il “Padre Divino”, cioè Ay, altri componenti furono: Maya, sovrintendente reale e poi sovrintendente della necropoli reale tebana ed il generale, comandante dell’esercito Horemheb. Assistito dalla ferrea reggenza di Ay, Tutankhaton intorno ai 10 anni viene fatto sposare con Ankhesepaaton “Che lei possa vivere per Aton”, più o meno coetanea.

La decisione di abbandonare Amarna per Tebe non la prese certamente lui, questa venne presa dal “Consiglio di Reggenza”, sicuramente ad opera dei due più potenti a corte, Ay e Horemheb anche per fornire al clero di Amon un segnale forte di distacco dall’eresia amarniana.

Abbandonata Amarna sia Tutankhaton che la moglie Ankhesepaaton mutarono subito i loro nomi in Tutankhamon e Ankhesenamon e il sovrano aggiunse alle sue titolature anche quella di “Sovrano di On del sud” con chiaro riferimento a Tebe dimostrando, seppure non in modo esplicito, il riconoscimento della stessa quale capitale del Regno.

Non ci sono eventi di particolare rilievo durante il regno di Tutankhamon, pare abbia regnato 9 o 10 anni e data anche la giovane età non commissionò grandi opere, si fece costruire una sua statua di granito nero che lo ritrae in posa offerente (oggi al British Museum) oltre ad un’altra dove compare come Amon (oggi al Metropolitan Museum of Art di New York).

Nell’enfasi di rendere omaggio al dio Amon, spodestato dal suo predecessore, fece ripristinare l’antica “Festa di Opet”, soppressa durante l’eresia amarniana. Festa che consisteva nel ricreare la trinità alla base della religione egizia, il dio Amon e la dea Mut concepivano annualmente il divino figlio Montu.

Fece inoltre costruire nel grande tempio di Luxor un monumento dove compariva assiso con la sua Grande Sposa Reale Ankhesenamon. Il monumento verrà in seguito usurpato da Ramses II che farà sostituire i cartigli dei due sposi con quello suo e della regina Nefertari.
Nulla si sa sulle cause della morte del faraone fanciullo, dalle analisi ed esami clinici effettuati sulla mummia è stato possibile evidenziare alcuni problemi che lo affliggevano. Oltre ad avere il piede destro equino aveva malformazioni anche al piede sinistro, soffriva della Malattia di Kohler che colpisce i bambini (generalmente i maschi) dai 3 ai 5 anni d’età e si verifica su un solo piede. Questo gonfia e provoca dolore che aumenta più si carica il piede camminando, facendo tenere un’andatura claudicante, per questo il sovrano necessitava di appoggiarsi ad un bastone. Nella sua tomba sono stati rinvenuti ben 130 bastoni da passeggio, tutti con evidenti tracce di usura.

E’ stato accertato che si trattava di un ragazzo molto fragile al quale tutti quei disturbi potrebbero aver generato delle infiammazioni cumulative che in un soggetto così debilitato avrebbero portato ad un’infezione malarica che avrebbe potuto essergli fatale. Gli esperti inglesi, che hanno eseguito ulteriori indagini con l’aiuto di periti legali si sono indirizzati sulla morte per cause traumatiche. Questo in base al fatto che la mummia si presenta frammentaria con molte lesioni sul lato sinistro, stranamente è priva del cuore che non veniva mai asportato, perché era considerato la sede dell’anima. Le lesioni gravi sul lato sinistro del corpo indurrebbero a pensare che sia stato asportato in quanto troppo danneggiato dall’evento traumatico. Evento che fa pensare ad uno schiacciamento del corpo, le lesioni sono compatibili con l’essere parzialmente travolto dalla ruota di un carro.

Certamente dopo 3000 anni, completamente impregnata da resine e oli essenziali che la tenevano incollata al sarcofago, non hanno giovato alla sua integrità le operazioni di estrazione dal sarcofago messe in atto da Carter e dal dottor Douglas Derry.
Tuankhamon fu sepolto nella Valle dei Re nella tomba KV62 dove venne trovato da Howard Carter nel novembre 1922 mentre lavorava ad una missione per conto di George Herbert, V, Conte di Carnarvon. Fortunatamente la tomba era sfuggita ai profanatori in quanto l’ingresso rimase sepolto sotto le macerie prodotte durante la costruzione della tomba di Ramses VI, la KV9, costruita oltre 200 anni dopo, cosa che dimostra che già a quell’epoca della tomba di Tutankhamon si erano perse le tracce.

La tomba si presentava quasi inviolata ed ha restituito una ingente quantità di oggetti che non sto qui a citare, cosa che richiederebbe un tempo enorme, per chi fosse interessato esistono parecchie pubblicazioni a riguardo sicuramente molto dettagliate. Vorrei però evidenziare un ritrovamento decisamente interessante, in due piccoli sarcofagi vennero rinvenute le mummie di due feti di sesso femminile, con ogni probabilità figlie di Tutankhamon e della regina Ankhesenamon.

La mummia di Tutankhamon venne sfasciata da Carter che rinvenne tra le bende oltre 150 oggetti. Per quanto riguarda la tomba c’è ancora da dire che rimangono aperte alcune ipotesi circa la possibilità che esistano altre camere oltre quelle scoperte, nel marzo 2016 vennero eseguite indagini con il georadar, secondo il ministro delle antichità egiziano Mamdouh al-Damati esiste il 90% di probabilità che esistano altre due camere non ancora scoperte. Notizia che a quanto pare sarebbe stata smentita da ulteriori indagini col georadar nel maggio 2018.
Come faraone da vivo non ha molto da dirci, ma da morto ci ha fornito un’ingente quantità di reperti che ci illustrano parecchie cose sugli usi e costumi di quell’epoca. La sua tomba scoperta quasi intatta da Carter ne ha fatto il faraone per eccellenza grazie ai tesori in essa contenuti. E’ stata sicuramente la scoperta del secolo che ha catturato l’attenzione del mondo intero ma anche alimentato l’immaginazione dei tanti appassionati di storia egizia e non solo. Sono stati scritti montagne di libri ed ancora oggi questo piccolo faraone cattura l’attenzione di tutti. Ma la scoperta della sua tomba non ci ha solo fornito un gran numero di informazioni, oltre a porci diversi interrogativi ha anche fatto in modo che attorno ad essa si creassero numerose leggende più o meno vere. Il più delle volte vere e proprie speculazioni per vendere un libro o esaltare un documentario ingenerando confusione e diffondendo false notizie alle quali la gente crede.
Una di queste, che è forse la più conosciuta e diffusa è quella della “maledizione del faraone”.
Vedi anche su questo argomento: LA MALEDIZIONE DI TUTANKHAMON e MORTE E MALEDIZIONE
Tutto ebbe inizio la sera stessa dell’apertura della tomba quando Carter, rientrato a casa, scoprì che un cobra si era mangiato il suo canarino dorato che si era portato appresso dall’Inghilterra. Il cobra nella religione egizia rappresenta il dio che doveva difendere la tomba appena profanata. Immaginatevi cosa non successe appena la notizia si diffuse, a diffonderla ci pensò la scrittrice, Mari Corelli, che, sentita la notizia della morte del canarino di Carter, mise in guardia sulla possibile maledizione del faraone.

Ma per capire bene occorre sapere che Carter e lord Carnarvon avevano concesso l’esclusiva della diffusione delle notizie riguardanti le operazioni che si sarebbero svolte all’interno della tomba di Tutankhamon al Times e questo aveva irritato non poco tutti gli altri giornali ma in modo particolare l’egittologo e giornalista Arthur Weigall, corrispondente da Luxor del Daily Mail. Cogliere al volo una simile notizia e costruirci sopra un significato simbolico e nefasto fu per lui una manna. Non è certo che il fatto del canarino sia realmente accaduto ma diffuso da uno studioso del calibro di Weigall diede credibilità alle tesi di eventi sovrannaturali.
Ma il tutto non era finito lì, tre mesi dopo la scoperta della tomba lord Carnarvon venne punto da una zanzara sulla guancia sinistra. Forse li per li non ci fece caso ma la puntura gli causò un’infezione che si trasformò in setticemia ed il lord, che già da anni si trovava in precarie condizioni di salute, il 5 aprile 1923 muore. Apriti o cielo, Weigall e altri giornalisti, esclusi come lui dalla diffusione delle notizie, non aspettavano altro, ci si mise pure lo scrittore Arthur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes, sostenitore dello spiritismo, il quale scrisse che la morte del lord era causa della maledizione del faraone. Se ne scrissero di tutti i colori, Sui giornali comparve una notizia secondo la quale all’interno della tomba si trovava una scritta che Carter avrebbe ignorato, la scritta diceva:
<< La morte verrà su agili ali per colui che profanerà la tomba del Faraone >>.
Non era vero, lo testimoniano le foto fatte da Harry Burton, ma la diffusione di una notizia del genere riscosse un’eco mondiale innescando così una violenta campagna denigratoria nei confronti della scoperta.

Vennero riportati fatti sempre più incredibili che richiamavano la maledizione del faraone, pare che anche il cane del conte morì in Inghilterra nello stesso momento del suo padrone, (le versioni riportate dai parenti sono dubbie anche in presenza di incongruenze enormi). Si parlò di frequenti ed inspiegabili blackout al Cairo (cosa del tutto normale per l’epoca); altri asserirono che era comparsa una macchia scura sulla guancia della mummia di Tutankhamon nello stesso posto in cui era stato punto Carnarvon, (non esiste nessuna macchia).
La cosa prese una brutta piega in quanto si diffuse la notizia che tutti i partecipanti alla scoperta, in quanto colpiti dalla maledizione del faraone, sarebbero morti entro breve. Nulla di più falso in quanto i membri della spedizione morirono anni dopo la scoperta della tomba e per ragioni più che plausibili: Arthur Cruttenden Mace morì sei anni dopo, Arthur R. Callender, quattordici, Howard Carter, diciassette, Harry Burton, diciotto, Alfred Lucas, ventitre, Percy Newberry, ventisette, la figlia di lord Carnarvon, anch’essa presente morì nel 1980, ben cinquantotto anni dopo e il medico D.E. Derry, che eseguì la prima autopsia sul corpo di Tutankhamon, morì quarantasette anni dopo. Di tutte le altre persone presenti all’apertura della tomba o all’apertura del sarcofago o allo sbendaggio della mummia, solo sei morirono per cause naturali prima di dieci anni successivi alle operazioni cui avevano assistito.
Veniamo ora ad uno dei presunti misteri che circondano il nostro giovane faraone, quello della stupenda maschera d’oro massiccio che tutti conosciamo. Così la definì l’egittologo Nicholas Reeves:
<< la maschera è non solo l’immagine quintessenziale della tomba di Tutankhamon, ma probabilmente anche il più famoso oggetto proveniente dall’antico Egitto >>.

Bene, circa la proprietà della maschera sono state effettuate ricerche nel 2001 che hanno portato alcuni a ritenere che questa non fosse all’inizio destinata a Tutankhamon in quanto presentava dei fori per le orecchie, insolito per un faraone in quanto venivano praticati solo per i principi e le donne. Da un cartiglio parzialmente cancellato e quasi illeggibile sul retro della maschera, qualcuno azzarda a leggere Ankhtkheperura nome regale di Neferneferuaton, nulla è provato. Nella parte posteriore della maschera si trovano 10 colonne verticali e 2 orizzontali in geroglifico che riportano il capitolo CLI del “Libro dei Morti”, cosa già in uso su altre maschere dal Medio Regno. Il testo richiama la protezione delle divinità ed è espressamente dedicato a Tutankhamon.

<< Salute a te. Bello è il tuo viso che irradia luce completato da Ptah-Sokar, esaltato da Anubi. Fa’ in modo che siano innalzate lodi a Thot. Bello è il volto che è presso gli dei. Il tuo occhio destro è nella barca della sera [la barca solare di Ra], il tuo occhio sinistro è nella barca del giorno, le tue sopracciglia nell’Enneade. La tua fronte è [quella di] Anubi, la tua nuca è [quella di] Horus, i ciuffi dei tuoi capelli [sono quelli di] Ptah-Sokar. Sei dinanzi ad Osiride [identificato con lo stesso Tutankhamon], egli ti rende grazie, egli ti conduce lungo le buone strade, tu abbatti per lui i cospiratori di Seth, cosicché egli possa sconfiggere i tuoi nemici dinnanzi alla Enneade degli dei, nel grande Palazzo del Principe che è in Eliopoli […….] che è Osiride, il re dell’Alto e del Basso Egitto, Nebkheperura [Tutankhamon], defunto, dia vita come Ra >>.
Ma proseguiamo ora con altre curiosità o misteri che ci riserva la tomba di Tutankhamon. Durante lo sbendaggio della mummia del faraone, Carter rinvenne tra le bende che avvolgevano il faraone un pugnale. Sulle prime parve un normale pugnale ma poi analizzandolo meglio ci si accorse che la lama era di ferro.

E’ noto che a quell’epoca gli egizi non conoscevano il ferro ed, anche qualora avessero trovato quello strano metallo non avrebbero saputo come lavorarlo, i loro forni non erano in grado di raggiungere le alte temperature occorrenti anche solo per batterlo. Poi con cosa lo avrebbero battuto? Con i loro mazzuoli di legno o con delle pietre per farne cosa poi?
Le analisi svolte sul pugnale sono state molte ed hanno rivelato che quel ferro conteneva una percentuale di nichel del 10% e di cobalto dello 0,6%, concentrazioni tipiche delle meteoriti metalliche, il nichel è praticamente assente negli oggetti di ferro fuso. Ma, se come abbiamo detto gli egizi non conoscevano il ferro e per di più non possedevano una tecnologia in grado di lavorarlo, allora da dove proveniva quel pugnale e chi lo aveva forgiato?.

Gli studiosi, sulla scorta delle tavolette di Amarna, hanno supposto che il pugnale provenisse dalla Mesopotamia dove pare che già si lavorasse il ferro. In una di queste, che il re di Mitanni Tushratta inviò a Tiy, sposa di Amenofi III (nonno di Tutankhamon), si menziona, tra i tanti doni ricevuti dalla corte egizia, un pugnale di ferro con caratteristiche identiche a quelle di Tutakhamon. Questo sarebbe stato regalato ad Amenhotep III, nonno di Tutankhamon, da Tushratta re di Mitanni. Questa potrebbe essere la prova che il pugnale proviene dai territori situati sulla sponda sinistra dell’Eufrate, oggi la Siria.
Ovviamente non finisce qui, vediamo ora i sarcofagi che racchiudevano questo giovane faraone. Quello che vide Carter, dopo aver aperto tutte le quattro cappelle di legno dorato, fu un grande sarcofago in quarzite gialla lungo 274 cm, largo 147 cm e alto 147 cm, del peso di oltre 430 kg. Il coperchio si presentava fratturato e riparato con una colata di gesso cui era stato applicato del colore per rendere simile la tonalità all’intera struttura.

Il sarcofago in quarzite conteneva al suo interno altri tre sarcofagi antropomorfi di cui due erano in legno laminato d’oro mentre il terzo era in oro massiccio dello spessore di di 2-3 millimetri. Ai lati del primo sarcofago le dee Iside e Nefti ricoprivano con le loro ali il sottostante sarcofago. Sotto il primo si trovava un secondo sarcofago antropomorfo sempre di legno dorato, un drappo di lino lo ricopriva con sopra ghirlande di fiori, un ramoscello d’ulivo e petali di fiori di loto blu e fiordaliso. Sull’ultimo sarcofago ora stendevano le ali il cobra Uadjet e l’avvoltoio Nekhbet, Dieci tenoni d’argento bloccavano il coperchio e riportavano il prenome del faraone, Kheperu-Ra.

L’ultimo dei tre sarcofagi antropomorfi, in oro massiccio del peso di circa 110 kg., ad esclusione del capo tutto il sarcofago era ricoperto da un telo di lino rosso. Sul torace si trovava un ampio collare in perline di vetro blu, oltre a foglie, fiori e frutti di vario genere. Il faraone è rappresentato con le braccia incrociate sul petto con flagello e bastone ricurvo a simboleggiare Osiride. Rimosso quest’ultimo sarcofago comparve la mummia con la famosa maschera d’oro.

Poiché in questa sede intendo trattare solo le cose che hanno un che di misterioso, alcuni di voi si chiederanno: ma nei sarcofagi cosa c’è di misterioso? C’è, c’è, alcuni studiosi hanno rilevato che il viso dei tre sarcofagi presenterebbe delle differenze, l’espressione del volto non sarebbe la stessa per tutti e tre, come se non appartenessero tutti a Tutankhamon. La questione è ancora dibattuta.
Passiamo ora ad un altro particolare che forse a molti non è noto, si tratta di uno dei pezzi più belli e affascinanti che adornavano il faraone, il famoso Pettorale di Tutankhamon. E’ realizzato con lapislazzuli, turchese, vetro azzurro, ossidiana e oro e faceva bella mostra sul petto del sovrano durante le manifestazioni ufficiali. Ma perché l’ho chiamato famoso? La particolarità di questo Pettorale risiede nel grande Scarabeo centrale di colore giallo verde che sta a simboleggiare il dio Khepri.

Quando è stato rinvenuto assieme a tutti gli altri gioielli una volta aperta la tomba del faraone venne messo in un angolo, poco considerato dagli studiosi e dai visitatori che avevano molto altro da guardare. Gli esperti dell’epoca che esaminarono lo scarabeo classificarono lo stesso come normalissimo calcedonio, e quindi scarsamente interessante sotto ogni punto di vista. Invece lo scarabeo riservava una storia “magica” assolutamente unica rispetto alle altre pietre preziose del tesoro. Fu durante una visita al Museo Egizio del Cairo nel 1996 che due italiani, il geologo Giancarlo Negro e il conservatore emerito del Museo di storia naturale di Milano e direttore dell’Istituto gemmologico italiano, Vincenzo De Michele si chiesero perché su di uno stupendo pettorale il pezzo più evidente era fatto con un materiale di così poco valore. Subito si convinsero che lo scarabeo di Tutankhamon non poteva essere solo una pietra dura, la loro esperienza li portò ad ipotizzare che in realtà si trattasse di “Silica Glass”.

Dopo studi ed analisi, autorizzate in via del tutto eccezionale dal Museo Egizio del Cairo, venne accertato che si trattava proprio di Silica Glass. Ma cos’è il Silica Glass? Si tratta di una pietra verde, già nota fin dalla preistorica, sono stati trovati reperti di questo vetro lavorati mediante scheggiatura, probabilmente con strumenti litici, provenienti dal Pleistocene. Non vorrei sembrare pignolo ma io mi chiedo con che cosa lo hanno lavorato gli egiziani.

Sul come si è formato esistono due teorie, secondo la più accreditata si tratterebbe del risultato di un violento impatto di un enorme meteorite che generò un forte calore che fuse enormi quantità di sabbia silicea producendo questa specie di vetro che si trova disseminata su una vastissima area del Deserto Libico Orientale ed in parte del territorio egiziano. Un’altra teoria, meno accreditata, ipotizza invece che si sia trattato di un enorme meteorite siliceo che sia esploso in aria spargendo ovunque questi frammenti fusi. L’evento è stato datato a 26-28 milioni di anni fa. Una leggenda egiziana racconta che queste pietre erano un “dono degli Dei”, un vero dono piovuto dal cielo per il faraone fanciullo
Vediamo ora il corpo del faraone ragazzo che si trovava nel sarcofago d’oro più interno, le sue condizioni non erano delle migliori a testimoniare un’imbalsamazione poco accurata.

Il corpo era praticamente incollato al sarcofago a causa della solidificazione degli unguenti e delle resine versati, aderiva saldamente alla cassa. Ovviamente l’intenzione era quella di estrarlo per essere più comodi a sbendarlo ma nel fare questo Carter ed il prof. Douglas Erith Derry fecero solo dei disastri.
Dapprima il sarcofago fu esposto al calore del sole, non ottenendo risultati si provò con forti lampade per poi arrivare a scaldare direttamente il sarcofago col fuoco, poco mancò che il calore sciogliesse l’oro. Carter si avvalse quindi di coltelli arroventati con l’esito che estrasse sì il corpo ma sezionandolo a pezzi. Ovviamente l’egittologo evitò di citare queste operazioni nella sua pubblicazione.

Come prima operazione si cercò di stimare l’altezza, la mummia misurava 163 cm, per cui si stimò che fosse alto circa 167 cm., esattamente l’altezza delle due statue di colore nero che si trovavano ai fianchi della porta della camera funeraria. In quanto all’età, sulla base della struttura ossea ed alla mancata fusione delle epifisi delle ossa lunghe, venne stabilito che il re doveva avere intorno ai 17-19 anni all’atto della morte.

Le radiografie cui venne sottoposta la mummia da Harrison nel 1968 scartarono l’ipotesi, fino ad allora suggerita, che Tutankhamon fosse morto di tubercolosi, da queste emerse pure che all’interno della scatola cranica era presente un frammento osseo, cosa dovuta forse alla scarsa attenzione degli imbalsamatori durante l’estrazione del cervello.
Si riscontrò inoltre una evidente frattura al femore della gamba sinistra, anche qui non fu possibile stabilire se la frattura esisteva già all’atto della morte o se era dovuta agli imbalsamatori se non addirittura allo stesso Carter. A quanto pare non era possibile stabilire le ragioni della morte del sovrano finché nel 1998 il noto egittologo Bob Brier suggerì che a suo parere il re doveva essere morto di una morte violenta. Brier notò che il cranio presentava una grave lesione alla base, nella zona occipitale rilevabile da un ispessimento dell’osso, il classico callo osseo o ematoma subdurale cronico, dovuto a una frattura. Secondo Brier questo non sarebbe dovuto ad un incidente ma piuttosto ad un atto violento volontariamente inferto.

Omicidio? Questo non è possibile stabilirlo dalla semplice analisi dei raggi X per cui non si può né confermare né smentire queste congetture. Nel 2005 la mummia fu sottoposta ad una TAC il cui esito venne esaminato da esperti egiziani, italiani e svizzeri e diffuso dal Supremo Consiglio delle Antichità egiziano. Si leggeva che la TAC non aveva evidenziato alcuna prova fisica di omicidio ed escludeva che la causa della morte potesse derivare da una lesione del cranio o da un trauma toracico, Qualcuno avanzò l’ipotesi che la causa avrebbe potuto essere un’infezione mortale dovuta alla rottura del femore, ipotesi però contraddetta da altri esperti.
Le cause della morte del faraone fanciullo forse rimarranno sepolte con la sua mummia. Poiché ritengo che Howard Carter sia una figura ormai indissolubile da Tutankhamon vorrei parlare delle vicende che seguirono la scoperta e che qualcuno chiama la “Cospirazione di Tutankhamon”.
Pare ormai assodato che Carter e lord Carnarvon entrarono di nascosto nella tomba ben prima dell’apertura ufficiale e, secondo alcuni asportarono oggetti all’insaputa delle autorità e tra di questi pare ci fossero alcuni rotoli di papiro. Sorse poi una disputa tra Carter e lord Carnarvon da una parte ed il Ministero delle Antichità egizie dall’altra circa la già citata esclusiva della diffusione delle notizie sui lavori che si effettuavano nella tomba, concessa da Carter e Carnarvon al Times, accresciuta poi dal fatto che il Ministero egiziano decise che non ci sarebbe più stata la spartizione degli oggetti della tomba come era uso che avvenisse. La disputa originò una causa legale che portò il Ministero egiziano a minacciare di dichiarare decaduta la concessione di scavo a Carter.
La vicenda che si protrasse per un certo tempo è complicata e lunga per cui cercherò di condensarla in poche parole (per approfondire leggere il libro di Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, “La cospirazione di Tutankhamen”). Indispettito ed irritato pare che Carter abbia minacciato che se non gli veniva rinnovata la concessione avrebbe reso pubblico il contenuto di alcuni papiri trovati nella tomba di Tutankhamon i quali conterrebbero notizie esplosive circa l’Esodo degli ebrei dall’Egitto. Ci si trovava in un periodo molto delicato per la diplomazia inglese che stava cercando di permettere la costituzione di uno stato israeliano in Palestina. Gli Israeliani rivendicavano quella terra che sarebbe stata conquistata da Giosuè dopo l’Esodo. Se fossero emerse notizie che provassero che Giosuè ed il suo esercito non avevano mai conquistato Canaan, questo avrebbe indebolito notevolmente il legame storico sionista con quel territorio. Non si poteva permettere che si insinuassero dubbi in proposito in quanto questo avrebbe indebolito il valore politico ed economico del futuro stato di Israele.
Fantasia? Questo non ci è dato a sapere, quello che sappiamo è che, con l’assassinio del governatore generale britannico del Sudan, nonché comandante dell’esercito egiziano, avvenuto il 19 novembre 1924 al Cairo ad opera di terroristi che si ritenne vicini al nazionalista Zaghlul, che governava in Egitto, le autorità britanniche colsero l’occasione per destituire Zaghlul e il suo governo sostituendolo con un governo filobritannico guidato da Ahmad Pasha Ziwar che era anche conoscente di Carter. Dopo di ciò a Carter venne concessa nuovamente l’autorizzazione ad esplorare la tomba di Tutankhamon. Cosa in realtà contenevano e dove siano finiti i papiri nessuno lo sa, forse in un cassetto nello scantinato di un museo e più nessuno li troverà. Certamente Carter non li diffuse mai, lo avesse fatto non ci avrebbe guadagnato nulla ma avrebbe messo a repentaglio la sua onorata carriera.
COLUI CHE NASCONDE LE ORE
Vedi anche su questo argomento:
Vorrei ancora segnalare una curiosità sulla tomba del faraone fanciullo, non sono molti quelli che ne parlano in quanto i tesori contenuti nella tomba sono talmente interessanti che qualcosa passa inevitabilmente in secondo piano.
Come sapete quando Carter entrò nella camera funeraria non si imbatté subito nel sarcofago del faraone, questo era racchiuso entro quattro cappelle, o sacrari, in legno dorato che occupavano quasi interamente la camera. La prima cappella era dotata di porte a due battenti ancora chiuse e con i sigilli della necropoli. Ciascuna cappella si presentava decorata e nell’intercapedine tra una e l’altra erano contenuti numerosi oggetti.

Quello di cui voglio parlarvi è una scena rappresentata su di una parete della seconda cappella occupandola per intero. Prendo da un articolo dell’egittologo francese di origini russe, Alexandre Piankoff dal titolo “Une Reprèsentation rare sur l’une des chapelles du Tutankhamon”, pubblicato sua J.E.A. 35 del 1949 e tratto dal suo libro “Il libro del giorno e della notte” dove descrive, tra l’altro, la scena di cui vi parlo. L’articolo fa riferimento ad una rappresentazione unica nell’iconografia egizia, anche se figure analoghe si ritrovano nelle tombe di Ramesse VI e Ramesse IX.

Al centro della scena il faraone defunto è rappresentato imbalsamato in forma osiriaca con due grossi cerchi che racchiudono: quello superiore la testa fino alle spalle mentre quello inferiore si estende dalle ginocchia fino in fondo ai piedi. In ciascuno dei due cerchi sono racchiusi dei serpenti nell’atto di mordersi la coda. Esaminando il cerchio che racchiude la testa nel suo interno si trovano due iscrizioni identiche contrapposte formate da tre segni il cui significato è “Colui che nasconde le ore”.
Sopra il capo del Re una breve iscrizione indica che il serpente è Mehen, lo stesso che nel “Libro dell’Amduat” e nel “Libro delle Porte” protegge la cabina del Dio sulla barca solare. Il serpente-tempo, simbolo del non esistente, del caos che circonda il mondo creato e che si rigenera da solo.
Al centro della figura del Re, racchiuso in un cerchio con le braccia alzate in atto di adorazione, un uccello con la testa di ariete, il ba di Ra. A destra della figura di Tutankhamon si trovano tre registri sormontati da una scritta che inneggia a Ra.

Il primo registro contiene il capitolo 17 del Libro dei Morti con alla sua destra otto divinità sormontate da un testo che dice: “Questi Dei sono così nelle loro caverne che sono nella Duat. I loro corpi sono nelle tenebre”. Ancora più a destra Iside e Nephti adorano un bastone con la testa di ariete di RA. Il secondo registro di tre righe orizzontali contiene il cap. 92 del Libro dei Morti seguito da sette rappresentazioni simboliche. Il terzo registro riporta il cap. 1 del Libro dei Morti seguito da un gruppo di otto divinità. Ancora più a destra due Dee adorano il collo di Ra, un bastone con la testa di sciacallo sormontato da un disco solare contenente il ba di Ra. Sulla sinistra del Faraone altri tre registri, nel primo sette divinità racchiuse nei loro tabernacoli (naoi). Ancora più a sinistra un testo di 4 colonne che contiene un’invocazione alle due Enneadi divine. Nel secondo registro una corda che esce dal disco che contiene il ba di Ra e passa su 7 personaggi rivolti al Faraone con le braccia alzate in adorazione, accanto a ciascuna è riportato il proprio nome meno che alla settima. Alle loro spalle è riportato il cap. 29 del Libro dei Morti. Nel terzo registro si trovano due Dei stanti con al centro la figura di un lunghissimo serpente dalla testa umana, Tepy, che racchiude due cartigli, in uno pare esservi Osiride mentre l’altra figura non è identificabile. A destra un contenitore che racchiude un braccio, quattro mani e la testa di un ariete, il significato è incomprensibile. Il testo sulla scena descrive gli Dei sottostanti. La restante parte del registro riporta il cap. 26 del Libro dei Morti.

Fonti e bibliografia:
- Franco Cimmino, “Tutankhamon. Un faraone adolescente al centro di una questione dinastica”, Rusconi, 2002
- Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, “La cospirazione di Tutankhamen”, Newton & Compton, 2003
- Philipp Vandenberg, “Tutankhamon, il faraone dimenticato”, Sugar, 1992
- Henri T. James, “Tutankhamon. Gli eterni splendori del faraone fanciullo”, White Star, 2000
- Thomas Hoving, “Tutankhamon”, Milano, Mondadori, 1995
- Bob Brier, “L’omicidio di Tutankhamon. Una storia vera”, Corbaccio, 1999
- Haward Carter, “The Tomb of Tutankhamon”, Barrie & Jenkins, 1972
- Christian Jacq, “L’affare Tutankhamon”, Milano, RCS, 2001
- H.V.F. Winstone, “Alla scoperta della tomba di Tutankhamon”, Grandi tasc. econ. Newton, 1975

