Piccola Guida Turistica, Tombe

LA TOMBA DI KHAEMWASET (QV44)

Biografia del principe

Il nome completo dell’occupante della QV44 era Ramses-Khaemwaset, che significa “Nato da Ra – Colui che appare a Tebe”; suo padre ammirava a tal punto Ramses II che non solo cercò di emularne la grandezza ma diede anche ai propri figli gli stessi nomi che costui aveva scelto per i propri (Amonherkhepshef, Montuherkhepshef, Pareheruenemef, Meriatum, Khaemwaset).

Non solo, arrivò anche al punto di riutilizzarli per i principi nuovi nati qualora il primo ad averlo ricevuto fosse morto prematuramente, così creando non poche complicazioni agli studiosi che hanno cercato di ricostruire il suo complesso albero genealogico.

Khaemwaset fu probabilmente figlio di Tyti, una delle grandi spose reali di Ramses; non deve essere confuso né con il suo omonimo e famoso figlio di Ramses II (si veda il bel post di Francesco Alba sul nostro sito a questo link:

https://laciviltaegizia.org/2021/11/27/khaemwaset/) né con gli omonimi fratellastri saliti al trono come Ramses IX e Ramses XI (si vedano gli interessanti contributi di Piero Cargnino sul nostro sito a questi link:

https://laciviltaegizia.org/2023/12/22/il-faraone-ramses-ix/ e https://laciviltaegizia.org/2023/12/23/il-faraone-ramses-xi/)

Egli è raffigurato nelle processioni dei principi reali sulle pareti del tempio di Medinet Habu, dove è indicato come defunto (si ricorderà che le didascalie di queste processioni, fatte scolpire da Ramses III, vennero aggiunte da Ramses IV dopo la sua intronizzazione); probabilmente fu fratello minore di Amonherkhepshef e sia lui che il fratello Pareheruenemef ebbero il titolo di “primo figlio del re del suo corpo”, perché, verosimilmente, furono i primogeniti di due diverse spose reali.

Come il figlio di Ramses II, anche questo Khaemwaset fu sacerdote di Ptah (nella tomba viene definito “sacerdote sem di Ptah il Grande, che è a sud del suo muro, signore di Anch-tauj -Menfi-, figlio del re, Khaemwaset, benedetto”) visse ed esercitò il suo ministero a Menfi nel tempio dedicato al dio, ma non fece in tempo a scalare i gradi della gerarchia ecclesiastica né a salire al trono perché morì in giovane età, durante il regno di Ramses IV, che si fece carico della sua sepoltura così come si desume da un’iscrizione posta sul frammento del suo sarcofago in granito rosa attualmente esposto al Museo Egizio di Torino.

Il frammento di sarcofago che si trova a Torino (S.05215).

La sua scoperta e le caratteristiche architettoniche

La tomba QV44 si trova alla fine del ramo sud della Valle e si inoltra nella montagna per circa venti metri lungo un asse rettilineo est-ovest, perpendicolare rispetto alle tombe precedenti così come la vicina QV 43.

L’attuale ingresso della tomba

Essa fu scoperta il 15 febbraio 1903 dall’italiano Francesco Ballerini, principale collaboratore di Ernesto Schiaparelli, nel corso della prima campagna di scavi condotta dalla Missione Archeologica Italiana in Egitto, che riportò alla luce anche la QV 43 appartenuta a Setiherkhepshef, un altro figlio di Ramses III probabilmente salito al trono con il nome di Ramses VIII.

La tomba al momento della scoperta – Dall’Archivio fotografico Museo Egizio di Torino – catalogo online. CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=157918774

Essa ha origine in una rampa d’ingresso lunga tre metri, si allarga in due successive camere fiancheggiate la prima da un annesso per parte dotato di un basso soffitto, la seconda da due nicchie e si chiude con una terza stanza di forma quadrata.

La seconda stanza ha una volta leggermente a botte con stelle bianche su sfondo beige e forse avrebbe dovuto essere la camera sepolcrale, poi realizzata nella stanza quadrata; il progetto originario, infatti, venne modificato già all’epoca, in quanto al momento della scoperta della tomba la fossa predisposta nella stanza intermedia per accogliere il sarcofago era già stata riempita di sabbia.

Quando la struttura fu terminata si rese necessario allargare i portali lungo il corridoio tra le stanze per permettere di introdurvi il massiccio sarcofago in granito; esse furono scolpite con nuove decorazioni che tuttavia non vennero completate con il colore.

La mummia di Khaemwaset probabilmente fu spostata altrove già in tempi antichi ed il suo sarcofago fu riutilizzato nel Terzo Periodo Intermedio, epoca in cui verosimilmente l’ipogeo venne adibito a sepoltura comune; al momento della scoperta, infatti, la rampa d’accesso e la galleria centrale della tomba erano occupate da oltre 40 sarcofagi lignei semidistrutti ed accatastati e da oltre 90 mummie risalenti alla XXV e XXVI dinastia, violate dai ladri e smembrate dalle iene.

Il corridoio d’ingresso della tomba al momento della scoperta, con i sarcofagi di epoca successiva ancora presenti in loco. Fotografia di Francesco Ballerini – Archivio fotografico Museo Egizio di Torino

L’ingresso venne ritrovato sigillato con un muro a secco, e, in mancanza di prove di un riutilizzo di epoca romana, si presume che l’ipogeo sia rimasto chiuso fino all’epoca copta ed araba, quando fu nuovamente aperto e saccheggiato; dei corredi che certamente vi erano stati deposti sono sopravvissuti solo alcuni mobili, una reticella funeraria decorata con uno scarabeo alato e con l’immagine dei quattro figli di Horus e cinquanta scarabei in pasta di vetro.

La decorazione del corridoio d’ingresso

Ptah nel suo santuario.

La QV44 è interamente decorata, così come la QV55, con scene dai colori intensi e brillanti che mostrano il viaggio del defunto nell’aldilà; il principe, raffigurato giovanissimo ed ancora con la treccia dell’infanzia, è accompagnato dal padre Ramses III ad incontrare le principali divinità dell’Oltretomba ed affronta le creature che custodiscono le porte del regno di Osiride.

Il principe al seguito del padre che indossa la corona dell’Alto Egitto e dà la mano ad Anubi.
Immagine di Elvira Kronlob

Entrando nel vestibolo, a sinistra si trova un’immagine di Ptah, seguita da una scena che mostra Khaemwaset con il padre Ramses III che indossa la corona dell’Alto Egitto di fronte ad Anubi ed a Ra Harakhty; sulla destra invece si trova il re che fa offerte a Sokar.

Il re che fa offerte a Ra Harakhti.
Il dio Sokar.

Accanto all’ingresso della camera laterale destra vi sono due immagini del principe al seguito del padre; in una Ramses offre incenso al dio della terra Geb ed in un’altra tiene la mano di Shu; l’ingresso della camera laterale sinistra è invece presidiato da Anubi e Thot.

Ramesse III (a destra), elegantemente abbigliato, effettua fumigazioni e lustrazioni davanti al dio della terra Geb, che indossa la corona del Basso Egitto.
Fotografia di Francois Oliver (Meretseger Books, Parigi) per il pubblico dominio (con attribuzione).
Ingresso della camera laterale destra: il principe al seguito del padre che tiene la mano del dio Shu.
Thot che presidia l’apertura che conduce nella camera laterale sinistra.

Alla fine del lato destro della parete, il re e il giovane principe offrono incenso al dio Atum.

Ramses III che dà la mano a Ra-Harakhti

La decorazione delle due camere laterali (o annessi).

I due annessi laterali hanno uno schema decorativo simile: divinità isolate affiancate dal principe che appare da solo davanti ad altri dei con le braccia alzate in segno di adorazione.

Il principe rende omaggio ad Hapi, il Figlio di Horus con la testa di babbuino, nel testo geroglifico erroneamente indicato come Duamutef, dalla testa di sciacallo.

Nella stanza di sinistra troviamo le dee Neith e Selket ed Iside e Nephtis, mentre Khaemwaset si trova sulle pareti laterali di fronte ad Anubi ed ai figli di Horus.

Il principe Khaemwaset davanti a Duamutef, uno dei figli di Horus (che tuttavia il testo geroglifico individua come Hapi, il quale, tuttavia ha la testa di babbuino.
Fotografia di Kairoinfo4U (album Flickr) Licenza: CC-BY-NC-SA-2.0
Il principe rende omaggio a Imset, o Amseti, il Figlio di Horus antropomorfo.

Nella stanza di destra vi sono scene di adorazione dei figli di Horus e di altre divinità, tra le quali Harmakis (il dio ieracocefalo del sole nascente e del tramonto, personificazione della funzione divina dei faraoni, simbolo della resurrezione e della vita eterna), Bak dalla testa di ibis ed un altro dio dalla testa canina non meglio identificato.

Ramses rende omaggio a Qebehsenuf, il Figlio di Horus raffigurato con la testa di falco.
Il principe rende omaggio al dio Bak.
La strana divinità dalla testa di cane.

Sulle pareti di fondo di entrambe le camere vi è la medesima scena: due figure contrapposte di Osiride in trono affiancate da un fiore di ninfea e dalle dee Neith (a destra) ed Iside (a sinistra).

La parete di fondo con le due scene contrapposte di Osiride dinanzi ad Iside (a sinistra) ed a Neith (a destra)

La decorazione del corridoio che conduce alla camera sepolcrale.

Il corridoio che conduce all’ingresso della camera sepolcrale è presidiato su entrambi i lati da coppie di demoni guardiani dei cancelli armati di grandi coltelli, disposti lungo il tragitto davanti ai portali che sono chiamati a sorvegliare ed identificati nelle iscrizioni che si trovano sopra di essi.

Hanno nomi inquietanti, alcuni dei quali vi trascrivo così come li ho trovati: in alto si trova Sekhenur il Grande Conquistatore, poi abbiamo Miu il Gatto, Saupen il Protettore e Colui che costringe al declino, provoca debolezza ed emerge come morte.


Abbiamoo l’Iracondo, Colui che accende il suo braciere e Colui che dal volto vigile esce dagli inferi.

Il principe si presenta reggendo alternativamente il flabello Swt, il ventaglio Khu o lo scettro Heqa e per varcare le porte che lo condurranno davanti ad Osiride dovrà affrontare queste creature che lo lasceranno passare se dimostrerà di conoscere il loro nome.

Piccola Guida Turistica, Tombe, XX Dinastia

LA TOMBA DELLA REGINA TYTI (QV52)

La regina nelle vesti di un sacerdote Iunmutef mentre effettua un’offerta di incenso. https://commons.m.wikimedia.org/…/File:QV52_Tomb_of…

Biografia della regina ed introduzione alla descrizione della tomba

Tyti era una sovrana della XX dinastia, ma di lei si sa poco, poiché la sua tomba nella Valle delle Regine reca iscrizioni che la identificano come figlia, sorella, moglie e madre di un re ma che non offrono indicazioni che consentano di dedurre la sua esatta collocazione nell’albero genealogico di Ramses III.

Per anni gli studiosi hanno discusso il tema ed oggi sembrano essere giunti unanimemente alla conclusione che ella fu una delle Grandi Spose Reali del sovrano e forse madre di Ramses IV (ruolo che altri attribuiscono invece alla Grande Sposa Reale Iside-Ta-Hemdjert); l’egittologo francese Christian Leblanc suggerisce che potrebbe essere stata anche la madre dei principi Khaemwaset, Amonherkhepeshef e Ramses-Meryamun per via della decorazione molto simile delle loro tombe.

La sovrana davanti ad uno dei figli di Horus
da https://en.wikipedia.org/wiki/Tyti

Stranamente Tyti è raffigurata in alcune scene molto giovane, il che porta ad ipotizzare una morte prematura, in altre come una donna di mezza età, con un’acconciatura elaborata ed un copricapo piumato; sulla parete destra del corridoio che conduce alla camera funeraria, addirittura, appare nelle vesti di un sacerdote ritualista Iwn-mwt.f (da non confondere con l’omonima divinità, aspetto del dio Horus), nell’atto di offrire incenso.

Camera laterale destra – La regina scuote due sistri e rende omaggio ai Quattro Figli di Horus.
Fotografo: Francois Oliver (Meretseger Books, Parigi) per pubblico dominio (con attribuzione)

La tomba, notevolmente danneggiata in seguito a riutilizzi successivi databili al Terzo Periodo Intermedio, riproduce in scala minore i grandi ipogei reali del suo tempo in quanto è costituita da un lungo corridoio piano scavato nella falesia che conduce ad una camera sepolcrale circondata da annessi su tre lati.

L’ingresso della tomba scavato nella falesia

Tutto il protocollo decorativo rappresenta il viaggio che la sovrana defunta compie nell’Aldilà per raggiungere la Sala del Giudizio di Osiride, ed il momento in cui rende omaggio agli dei dell’Oltretomba ed incontra le creature ibride descritte nei testi funerari.

La decorazione della tomba

Il corridoio, la camera sepolcrale e gli annessi della tomba sono decorati con rilievi leggermente scolpiti, in origine dipinti con colori caldi su uno sfondo di intonaco bianco, grigio o giallo dorato.

Molte scene che decoravano le pareti della tomba sono andate perdute con il trascorrere dei millenni ed i colori di altre si sono sbiaditi; come già rilevato, la sovrana defunta è rappresentata mentre si avvia alla Sala della psicostasia rendendo omaggio agli dei ed incontrando i demoni dell’Oltretomba.

Una barca solare raffigurata sulla parete di fondo della camera funeraria.
Fotografo: Francois Oliver (Meretseger Books, Parigi) per il pubblico dominio (con attribuzione)

Gli stipiti dell’ingresso del sepolcro contengono i titoli di Titi ed i testi ad ella riferiti; la parte sinistra del corridoio conserva scene che la mostrano davanti a Ptah assiso nel suo santuario, Ra-Horakhty, Imset, Duamutef e Iside; sul lato destro si trova accanto a Ma’at e mentre rende omaggio a Thoth, Atum, Hapi, Qebsenuef e Nephthys scuotendo due sistri.

Thot e due dei Figli di Horus, a questo link: http://www.luxor-west-bank.com/qv52-tyti.html

Qebehsenuf con la testa di falco e Duamutef con la testa di sciacallo, sono due dei Quattro Figli di Horus ai quali la regina rende omaggio.
I “Figli di Horus” sono le quattro divinità preposte alla protezione degli organi interni dopo la mummificazione, che aiutarono Anubi ad imbalsamare il corpo di Osiride e divennero per questo patroni dei canopi.
Gli altri due erano Hapi con la testa di babbuino ed Imset, o “Amseti”, raffigurato con testa umana.
Fotografo: Francois Oliver (Meretseger Books, Paris) per pubblico dominio

Un portale scolpito sull’architrave con un’immagine di Nekhbet ad ali spiegate e con raffigurazioni di Neith e Selkis conduce alla camera funeraria, il cui soffitto è decorato con stelle bianche su sfondo dorato; questa stanza ha forma quadrata ed annessi su ciascun lato.

Particolare dell’architrave dell’ingresso della camera sepolcrale con un’immagine di Nekhbet ad ali spiegate. https://thebanmappingproject.com/tombs/qv-52-queen-tyti, fotografia di Bianca van Sittert & Briana Jackson

Sulla parete a sud (quella di fondo) sono rappresentate barche solari e la regina che scuote un sistro davanti ai Quattro Figli di Horus ed agli dei Geb, Nefertum ed Harheken accovacciati; la parete nord (quella che la divide dal corridoio) mostra a sinistra dell’ingresso demoni guardiani.

Uno dei guardiani in forma leonina che appaiono sulla parete nord della camera sepolcrale.
Fotografo: Francois Oliver (Meretseger Books, Paris) per pubblico dominio.

Sulla parete est è dipinto un cancello presidiato da due babbuini e da una scimmia e creature mostruose in forma di avvoltoio ed ippopotamo descritti nei libri funerari, mentre sulla parete ovest sono raffigurati i guardiani dell’oltretomba.

Demone dell’Oltretomba, armato di coltelli.
da Trip Advisor, fotografia di Michele L.

I tre annessi laterali erano destinati a ospitare il corredo funerario della regina; quello posto sulla parete destra della camera sepolcrale mostra demoni con teste di sciacallo, serpente e coccodrillo che sorvegliano i vasi canopi, le anime di Pe e di Nekhen e la dea Hathor in forma bovina che esce dalla montagna tebana davanti ad un sicomoro alla destra del quale vi è la defunta in posa di venerazione.

Le anime di Pe (con la testa di falco) e di Nekhen (con la testa di canide) che figurano sulla parete destra della camera sepolcrale, raffigurate mentre compiono il tipico gesto con il quale salutavano il sovrano defunto nei riti di purificazione davanti agli dei.
Con il termine “Anime di Pe e di Nekhen” o “Seguaci di Horo” si indicano i mitici sovrani predinastici del Basso e dell’Alto Egitto che identificano le antiche forze spirituali delle due metà del Paese.
Pe infatti era l’antica Buto, mitica capitale del Basso Egitto, Nekhen invece era Hierakonpolis, antica capitale dell’Alto Egitto. 

Il soffitto della camera sepolcrale, da Trip Advisor, fotografia di Susan C.
La dea Hathor in forma bovina che esce dalla montagna tebana; dinanzi a lei un sicomoro dal quale esce una dea e la regina Titi adorante. Da Osirisnet

Nella camera opposta, il cui pavimento è crollato, ci sono tracce di una scena di Osiride oltre a raffigurazioni di Tyti di fronte ai figli di Horus.

Una delle camere laterali contiene la già citata raffigurazione della regina come sacerdote Iunmutef.

Anche le raffigurazioni dell’annesso posteriore sono abbastanza ben conservate. Su entrambi i lati dell’ingresso della parete anteriore la regina appare di nuovo in posizione di adorazione; sul lato sinistro della parete si trovano i Figli di Horus, mentre Geb, Nut, Nefertem e Harhekenu nelle vesti di Osiride siedono davanti a tavoli d’offerta con del cibo (pane). Sotto i tavoli ci sono brocche d’acqua.

Parte di una scena nell’annesso con il pavimento crollato.
Fotografo: Francois Oliver (Meretseger Books, Paris) per pubblico dominio.

I quattro figli di Horus sono visibili anche sul lato destro della parete unitamente ad Hu, Sia, Shu e Tefnut, anch’essi con aspetto osiriforme. Sulla parete posteriore Nephthys e Thoth, nonché Neith e Selket rendono omaggio ad Osiride.

Particolare della scena che compare ai lati dell’ingresso dell’annesso posteriore: divinità mummiformi siedono davanti a tavoli d’offerta recanti del pane, sotto i quali ci sono brocche d’acqua.
Da Trip Advisor, fotografia di Jean Sebastien 9276
Demoni dell’Oltretomba: si noti quello a destra con il viso di fronte, anzichè di profilo. Da Trip Advisor, fotografia di Susan C.

BIBLIOGRAFIA AGGIUNTIVA:

Grist, Jehon. “The Identity of the Ramesside Queen Tyti.” The Journal of Egyptian Archaeology, vol. 71, 1985, pp. 71–81. JSTOR, https://doi.org/10.2307/3821713.

I crediti delle immagini si trovano nelle didascalie delle stesse.

Piccola Guida Turistica, Tombe, XX Dinastia

LA TOMBA DI AMONHERKHOPESHEF (QV55)

Amonherkhopeshef, defunto, viene presentato ad Iside dal padre Ramesses III.
Il principe è rappresentato come un bambino e tiene in mano il ventaglio ad una sola piuma che lo qualifica come “flabellifero alla destra del re”, titolo riservato ai figli del sovrano ed alle persone a lui particolarmente vicine. Potrebbe anche simboleggiare la piuma di Maat e quindi la sua condizione di defunto giustificato.
FOTO: kairoinfo4u

Del principe Amonherkhopeshef si sa poco; Dodson ed Hilton lo identificano come Amonherkhopeshef B per distinguerlo da Amonherkhopeshef A figlio primogenito di Ramses II premorto al padre e da Amonherkhopeshef C figlio di Isis e di Ramses III divenuto re con il nome di Ramses VI.

Dall’intricato e controverso albero genealogico della XX dinastia così come ricostruito dai due studiosi si evince solo che era uno degli otto figli maschi di una regina non identificata e che era fratello di Ramses VIII e fratellastro di Ramses IV, Ramses VI e Pentawere, che insieme alla madre Tiye e ad alcuni cortigiani ordì la famosa Congiura dell’Harem nella quale il sovrano venne assassinato.

Le iscrizioni nella sua tomba nella Valle delle Regine attestano che egli portava i titoli di “figlio del re del suo corpo che ama”, “principe ereditario”, “scriba reale”, “grande comandante della cavalleria”; pare essere deceduto all’età di 15 anni, prima del padre.

Egli compare con estrema probabilità nella processione di dieci principi figli di Ramses III che il Faraone fece scolpire sulle pareti del tempio di Medinet Habu; egli omise di indicarne nomi e titoli, che furono fatti inserire da Ramses VI, il quale non necessariamente rispettò l’ordine di nascita.

Il corteo di principi è guidato da Ramses IV, seguito al secondo ed al terzo posto da due personaggi ai quali Ramses VI (Amonherkhepshef C) attribuì i propri cartigli reali ed i titoli a suo tempo portati dall’omonimo fratello defunto; nella processione figura anche un terzo Amonherkhepshef “Portatore di ventaglio alla destra del re, figlio del re del suo corpo” che forse è lo stesso Ramses VI con i titoli che rivestiva quando le immagini furono scolpite ed era ancora ben lontano dal trono.

I principi compaiono anche in un rilievo di Karnak ed in un altro di Medinet Habu nei quali sono ritratti mentre partecipano alla Festa in onore del dio Min e trasportano a spalla il palanchino sul quale è assiso Ramses III, ed infine otto di essi sono raffigurati nel rilievo di una cappella mentre fanno offerte al padre.

Particolare (ricostruito e colorato) della processione in onore di Min, alla quale partecipano i figli reali.

La descrizione della tomba

La tomba del principe Amonherkhepeshef fu scoperta nel 1904 da Ernesto Schiaparelli, all’epoca direttore del museo Egizio di Torino, ed ha la classica struttura a siringa: un lungo corridoio discendente a gradini porta a due ambienti successivi collocati sul medesimo asse ed infine ad una camera sepolcrale dal soffitto basso che contiene un sarcofago antropomorfo incompiuto di granito; sulla parete destra di ognuna delle due camere intermedie si apre un annesso.

Ramses III e suo figlio dinanzi al dio Imset o Amset, uno dei quattro figli di Horus.
Egli aveva la testa umana ed era un dio funerario, rappresentato sul vaso canopo contenente il fegato. Era collegato ad Iside.
FOTO di Kairoinfo4u, da Flickr

Essa venne rinvenuta già profanata nell’antichità, e non v’era traccia nemmeno della mummia del suo occupante, che tuttavia potrebbe essere stato inumato nella KV13, dove gli scavi hanno rivelato un sarcofago di Tausert riscolpito con il suo nome; nella QV55 venne invece rinvenuta una scatola contenente i resti di un feto di sei mesi, ancora oggi esposto nella tomba all’interno di una teca.

In questo rilievo il Faraone effettua fumigazioni in onore di Ptah, che si trova in piedi in un santuario; egli è raffigurato mummiforme e con una calotta blu sul capo.
Secondo la cosmogonia di Menfi era il dio che concepì il mondo con il potere dei suoi pensieri e delle sue parole.
Foto Mick Palarczyk e Paul Smit.

Un esteso intonaco dipinto a rilievo incassato sopravvive in tutto l’ipogeo, salvo che negli annessi e nella camera sepolcrale; il tema decorativo ha come protagonista il sovrano che accompagna il figlio deceduto al cospetto degli dei.

Ramses III rende omaggio ad una divinità. Del tutto particolare è la corona “cappuccio” indossata dal sovrano, simile alla calotta del dio Ptah, già attestata nell’Antico regno ed introdotta dai re kushiti. Essa veniva indossata durante i culti e si pensa che identificasse un figlio reale o divino. Solitamente gialla o blu era talvolta decorata con cobra, piume di struzzo o come in questo caso con il falco Horus. I resti di quella che sembra essere una di queste corone sono stati trovati sulla mummia di Tutankhamon. Essa consisteva in una fascia d’oro avvolta attorno alle tempie che fissava una calotta di lino, tenuta in posizione da un nastro annodato nella parte posteriore della testa e decorata con quattro cobra di perline di vetro di colore oro, rosso e blu.
https://www.reddit.com/…/Cow…/comments/tc6f6i/cap_crown/
FOTO di Kairoinfo4u

Le scene sono molto delicate e coloratissime; Amonherkhopeshef è rappresentato come un bambino (ha ancora la treccia dell’infanzia) e tiene in mano il ventaglio ad una sola piuma che lo qualifica come “flabellifero alla destra del re”, titolo prestigioso riservato ai figli del sovrano ed alle persone a lui particolarmente vicine oppure come defunto giustificato, in quanto simboleggia la piuma di Maat e l’esito positivo della psicostasia.

Ramses III e Duamutef, uno dei figli di Horus.
FOTO di Kairoinfo4u da Flickr

Egli quasi si nasconde timidamente dietro il padre, che rende omaggio agli dei più importanti del Pantheon egizio e lo presenta personalmente ad ognuno di loro.

Sulle pareti, inoltre, sono stati riprodotti alcuni capitoli del Libro dei Morti.

Questo rilievo ritrae il dio Ptah-Tatenen. Tatenen era una divinità funeraria rappresentante la terra emersa dal Caos primordiale, che venne in seguito associata al principale dio menfita Ptah nella forma Ptah-Tatenen, creatore dell’energia primordiale.
Generalmente veniva rappresentato con aspetto mummiforme, la barba ed il “nemes” adornato con due piume, corna ritorte e disco solare. A questa divinità si attribuisce di aver portato nel mondo il pilastro djed che in seguito sarà associato al dio Osiride.
FONTE: https://it.wikipedia.org/wiki/Tatenen
Foto Mick Palarczyk e Paul Smit.

Questo rilievo raffigura Ramses III davanti a una divinità. Il sovrano indossa un magnifico gonnellino ed un corsetto e sulla testa porta un elmo decorato con anelli d’oro. Foto Mick Palarczyk e Paul Smit.
Il sovrano e suo figlio dinanzi a Ptah-Tatenen.
FOTO di Kairoinfo4u
Questo rilievo mostra Ramses III che abbraccia la dea Iside. Il re indossa la corona blu khepresh mentre la divinità esibisce sopra una parrucca blu il suo caratteristico copricapo avvoltoio sormontato da un modio decorato di urei dal quale si dipartono le corna bovine ed il disco solare. Foto Mick Palarczyk e Paul Smit.

Per informazioni sugli omonimi di questo principe, guardate sul nostro sito a questi link:

https://laciviltaegizia.org/…/il-principe-amon-her…/

https://laciviltaegizia.org/2023/12/10/il-faraone-ramses-vi/

I demoni guardiani dell’Oltretomba

Nella tomba del principe Amonherkhepeshef si trovano le immagini di alcuni demoni guardiani dell’Oltretomba.

Gli antichi egizi credevano nell’Aldilà, ma per raggiungere i Campi di Iaru, il luogo di pace destinato ai meritevoli, il defunto avrebbe dovuto affrontare un pericoloso viaggio attraverso gli inferi, lo stesso che ogni notte veniva percorso dalla barca solare del dio Ra.

Esso iniziava guadando il grande fiume nel cielo che separa la terra dagli inferi e che poteva essere attraversato solo dal traghettatore degli dei, una divinità dell’Oltretomba, che i Testi delle Piramidi indicano in Kherti.

Kherti, il cui nome dovrebbe significare “il massacratore” aveva la forma di un ariete mummificato in posizione accovacciata; nei Testi dei Sarcofagi questa funzione viene attribuita ad Aker, poi divenuto dio dell’orizzonte.

L’Oltretomba, che gli Egizi chiamavano Duat, era un mondo popolato da demoni e mostri ostili, caratterizzato da un paesaggio simile a quello terrestre, costellato tuttavia anche da laghi di fuoco, caverne, deserti e foreste di alberi di turchese; la strada che lo attraversava era sbarrata da porte e piloni chiusi con cancelli.

Ogni porta era presidiata da un serpente che sputava fuoco e da tre personaggi zoo-antropomorfici armati di grossi coltelli e di fruste e dal nome il più delle volte inquietante, che avrebbero potuto avere il sopravvento sul defunto, condannandolo per sempre all’oblio.

Qutgetef, guardiano dell’ottava porta. Foto: Smit e Palarczyc

I Faraoni dell’Antico Regno entravano in quel mondo oscuro accompagnati dalle invocazioni dei sacerdoti ed annunciando che si sarebbero fatti strada con la forza; le persone comuni, invece, si facevano talvolta seppellire con una mappa della Duat e con testi di incantesimi ed amuleti che li avrebbero aiutati lungo il cammino.

Se il defunto fosse riuscito a concludere il viaggio si sarebbe presentato nella Sala del Giudizio per dare conto della sua vita ad Osiride attraverso la “confessione negativa” (ossia per rendere la dichiarazione di non aver commesso una serie di 42 cattive azioni) e per la pesatura del suo cuore, che avrebbe dovuto dare riscontro alle sue parole.

Se quest’ultimo, infatti, fosse risultato leggero quanto la piuma di Maat, simbolo di rettitudine, avrebbe ottenuto la vita eterna negli idilliaci Campi di Iaru; se così non fosse stato, sarebbe stato gettato in una fossa infuocata ed il cuore sarebbe stato divorato da Ammit, un mostro con la testa di coccodrillo, la parte anteriore e la criniera di leone e la parte posteriore di ippopotamo ed ogni possibilità di rinascita gli sarebbe stata per sempre preclusa.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI SUL TEMA, ANDATE SUL NOSTRO SITO A QUESTI LINK

https://laciviltaegizia.org/…/medicina-e-magia-i-demoni/

https://laciviltaegizia.org/…/il-terzo-sacrario-di…/

https://laciviltaegizia.org/?s=ammit

BIBLIOGRAFIA ULTERIORE:

REDFORD S., The harem conspiracy, 2002

Grazie infinite a Nico Pollone e ad Andrea Petta per il valido aiuto prestatomi nella ricerca delle immagini dei rilievi e del testo della dott. Redford.

Tombe, XVIII Dinastia

LA TOMBA DI KHONSU EM HEB, BIRRAIO DI MUT

Nel dicembre 2007 un team di archeologi giapponesi guidati dal prof. Jiro Kondo della Waseda University di Tokyo, ha scoperto sulla riva occidentale del Nilo, nella necropoli tebana di El Khokha, la splendida tomba dell’alto dignitario Khonsu Em-Heb, che durante il regno di Amenhotep III (1387-1348 a.c.) era a capo dei depositi di grano e produttore di birra per il culto di Mut, la dea madre egizia.

La scena che si offrì agli archeologi una volta penetrati nella tomba
Nel registro inferiore Khonsu Em Heb, defunto, alla presenza di alcune nobildonne, riceve le offerte posate sultavolo davanti a lui e purificate dal sacerdote, che effettua fumigazioni e versa acqua lustrale.
Nel registro superiore è Khonsu Em Heb, probabilmente con la moglie, che fa offerte agli dei: a sinistra ad Osiride, dietro il quale , in piedi, vi sono Iside e Nephtis, a destra ad Anubi.
Nel terzo registro vi è il classico fregio kekheru sormontato dal disco solare, tipico dell’età ramesside.

Gli scavi sono stati effettuati in una zona ove sorgevano moderne abitazioni del villaggio di Gurnah, poi demolite, e l’entrata della tomba è venuta alla luce casualmente, mentre veniva ripulita la zona circostante la sepoltura denominata TT47, appartenente ad Userhat, Sovrintendente dell’harem reale sotto Amenhotep III.

Particolare della scena in cui il defunto e sua moglie ricevono offerte sulle quali il sacerdote versa acqua lustrale


La tomba di Khonsu Em-Heb ha l’architettura comune alle tombe tebane: a forma di T, con due corridoi corrispondenti ai due bracci della T e la camera sepolcrale costituita dal tratto verticale della lettera, ed ha mantenuto intatti gli splendidi dipinti che raffigurano scene di culto e di vita quotidiana.

Particolare di un gruppo di dolenti e di prefiche che manifestano platealmente il proprio dolore per la morte di Khonsu Em Heb. Le prefiche erano solite portare con sé delle bambine per insegnare loro “il mestiere”.
Sulla sinistra la mummia di Khonsu Em Heb è stata collocata in piedi davanti alla cappella antistante la tomba scavata nella montagna tebana. La cappelle è sovrastata da una piccola piramide e segnalata da una grande stele, di solito in onore di Osiride. I parenti, accanto alla mummia, si disperano, ed il sacerdote officiante si appresta ad iniziare il rito dell’apertura della bocca.
Nel registro inferiore la barca che trasporta il catafalco con i resti mortali del defunto e la moglie in lacrime, che viene trainata da un’imbarcazione più piccola fin sulla riva occidentale del Nilo.

Il ruolo rivestito da Khonsu Em Heb era di grande rilievo, perchè nell’antico Egitto la produzione di birra era importantissima: essa, infatti, essa era di largo consumo presso ogni strato sociale, veniva utilizzata anche nelle cerimonie religiose come bevanda “sacra” e costituiva parte del corredo funebre degli appartenenti alle classi più ricche.

Il registro superiore reca un fregio kekheru, del quale ho già parlato; in quello intermedio il defunto e la moglie, seguiti da tre uomini e quattro donne rendono omaggio e fanno offerte a Ra Horakhti, dietro il quale si intravede Maat, la cui immagine è andata quasi completamente distrutta.
Nel registro inferiore Thot, che ha preso parte al giudizio di Khonsu Em Heb ed alla pesatura del suo cuore annotandone l’esito positivo, presenta il defunto ormai “giustificato” ad Osiride, dietro il quale ci sono Iside e Nephtis.

FONTI:

Tombe

LA TOMBA DI IKER L’ARCIERE

Un manipolo di soldati nubiani – Assyut – Medio Regno

Iker fu un arciere che fece carriera nei ranghi dell’esercito di Montuhotep II, il quale attorno al 2040 a. C. fu incoronato re dell’Alto e Basso Egitto dopo aver vinto la guerra civile contro il Nord. La sua tomba, nella quale fu sepolto quattromila anni fa, è stata ritrovata intatta a Dra Abu el-Naga, sulla riva occidentale del Nilo di fronte a Luxor.

Il sarcofago, nello stile tipico dell’IX dinastia, è dipinto di rosso, con una striscia bianca decorata da geroglifici policromi che attraversano le quattro facce laterali e il coperchio; i testi invocano Osiride, Anubi e Hathor, chiedendo loro di propiziare offerte e una buona sepoltura. Il nome di Iker, che significa “l’eccellente”, è scritto un’unica volta sui piedi della bara.

Il sarcofago di Iker
Anubi sul sarcofago
Un frammento meglio conservato dell’iscrizione del coperchio recita: “Una prerogativa conferita dal re e Anubi, … che si trova di fronte al grande dio, signore del cielo, in tutti i loro luoghi propri. Possano fornirti una sepoltura adeguata nella tua tomba del deserto occidentale”.

Accanto ad esso c’erano cinque frecce di canna e legno di acacia, con l’impennaggio ancora in buone condizioni; esse furono intenzionalmente spezzate in modo da non poter essere usate nell’Aldilà contro i defunti.

Le frecce conservano parte dell’impennaggio costituito da piume di uccello incollate all’estremità posteriore. Esse misurano circa 82 centimetri e sono costituite da una canna con un bastoncino d’acacia interno che sporge ad un’estremità per rendere la punta più pesante e robusta.
Le estremità degli archi mantengono i nodi tensori delle corde, ricavate in budello.

Lo scriba che decorò il sarcofago, inoltre, disegnò il geroglifico della vipera (corrispondente alla lettera f) con il collo tagliato, perché non prendesse vita e non attaccasse il defunto.

La vipera con il collo tagliato


Iker fu collocato di traverso nella bara in modo che guardasse ad est, così ogni mattina poteva vedere il sole sorgere attraverso due grandi occhi dipinti su quel lato.

La mummia posizionata in modo da guardare ed Est
Gli occhi disegnati sul lato del sarcofago, attraverso i quali Iker poteva vedere il sorgere del sole.

Sopra il corpo vennero posizionate quattro mazze di comando e due archi; una grande collana di perle di maiolica era posta sul suo petto; la sua mummia misura m. 1,57 metri e racconta che era di pelle scura e tratti nubiani, che morì a circa 40 anni, che durante l’adolescenza subì un duro colpo allo zigomo sinistro che gli lasciò l’osso deformato e che dovette soffrire di mal di schiena, avendo una lesione alla quinta vertebra lombare.

Nel corso dei secoli, l’acqua penetrò nella bara, causando inevitabili danni alla maschera in cartonnage ed al sudario che avvolgeva la mummia; nonostante i tratti nubiani di Iker, la sua maschera funeraria lo immortala con una carnagione gialla e una barba incipiente.

La maschera funeraria

Nel maggio 2012, Iker è stato trasferito al Museo di Luxor, dove è attualmente in mostra, con i suoi archi, le frecce ed i bastoni di comando.

Il sarcofago viene portato alla luce

Tratto da un articolo apparso su National Geographic Portugal a firma José Manuel Galán. Fotografia José Latova/José Miguel Parra

III Periodo Intermedio, Mai cosa simile fu fatta, Tombe

LE TOMBE DELLA XIX E XX DINASTIA

Tomba di Roy (TT 255)

Spesso ritenute più ordinarie delle tombe dipinte dell’inizio del Nuovo Regno, le tombe tebane ramessidi sono criticate per i colori piatti e le figure pesantemente contornati , ma, di fatto, queste pitture rappresentano una consistente varietà e alcuni di esse denotano un’ottima decorazione, con caratteristiche interessanti.

Tomba di Pashedu (TT 3) – vedi anche: https://laciviltaegizia.org/2023/02/17/pashedu-tt3/

Alcune scene che descrivono giardini o attività agricole (come nella tomba di Sennedjem) sono vivaci e ricche di particolari: volatili e animali sono disegnati con la massima cura.

Tomba di Sennedjem (TT 1)

Certo, nelle stesse scene le figure umane sono talvolta quasi caricaturale, rapidamente tracciate, con gambe troppo lunghe per i corpi sottili e abiti e gioielli così elaborati da rasentare il cattivo gusto.

Mentre alcune scene mostrano spiccata individualità e creatività, altre propongono una tale enfasi nei temi religiosi che sembrano aver soffocato ogni aspirazione dell’artista a oltrepassare le convenzioni.

Tomba di Khonsu (TT 31)

Entrambe le estremità di questo spettro si riscontrano nelle tombe di Roy e Shuroy a Dra Abu el-Naga: la prima possiede dipinti di buona fattura, ricchi di particolari suggestivi e innovativi, la seconda appare sbrigativa, addirittura trascurata, e priva di inventiva.

Tomba di Nefersekheru (TT 296)

Fonte

I tesori di Luxor e della Valle dei Re – Kent R. Weeks – Edizioni W Hite Star

Fotografie

  • Patrizia Burlini
  • Giusy Antonaci
  • Dal libro citato.
Età Ramesside, Mai cosa simile fu fatta, Tombe

LA TOMBA DI RAMSES II E QUELLA DEI SUOI FIGLI

Di Grazia Musso

Piantina della tomba di Ramses II

Degna di un così grande faraone e della sua ambiziosa politica costruttiva , la tomba di Ramses II si distingue per le sue enormi dimensioni e per essere l’unico ipogeo della Valle dei Re il cui asse gira a destra esattamente di 90°, prima di arrivare alla camera funeraria.

Questa devia a sua volta di alcuni gradi a destra rispetto all’asse della tomba.

Sfortunatamente la sua posizione, all’inizio della Valle dei Re, l’ha resa particolarmente soggetta alle inondazioni, che l’hanno danneggiata in diverse occasioni.

Essendo stata scavata in uno strato roccioso di scarsa qualità, le acque piovane hanno deteriorato tanto la struttura come l’apparato decorativo.

All’ingresso vi è una rampa di scale divisa al centro, priva di decorazioni e lunga quasi 14 metri che immette in un corridoio lungo 12,3 m., seguito da un’altra scala.

Le pareti di questo settore dell’ipogeo sono decorate con scene delle Litanie di Ra.

Segue un altro corridoio di 8,5 m. di lunghezza, decorato con scene del Libro dell’Amduat, che sbocca nel pizzo della tomba, chiamato dagli egizi “sala dell’attesa” ; un ambiente delle sepolture faraoniche la cui funzione non è del tutto chiara, secondo alcuni studiosi avrebbe un significato religioso, per altri era un sistema per evitare le inondazioni o una trappola contro eventuali ladri.

Il pozzo di Ramses II Misura 4,2m x 3,6 m ed è profondo circa 6 metri.

La parte superiore delle pareti è decorata con scene che rappresentano il re in presenza di divinità.

Dal pozzo si accede alla prima sala ipostila della tomba, di forma quadrata e attraversata lungo l’asse principale da una rampa di scale discendente.

Sappiamo che era decorata con scene del Libro delle Porte ; lungo la parete destra (rispetto a chi entra) si apre una camera laterale con quattro pilastri, dalla cui parete di fondo si entra in una seconda camera.

Uscendo dalla prima sala ipostila si trova un’altra scala, seguita da due corridoi consecutivi, di 8,5 m. di lunghezza il primo è di 7,4 m. il secondo, sulle cui pareti è raffigurata la cerimonia dell’apertura della bocca.

Il secondo corridoio sbocca nell’antica era, decorata con scene del Libro dei Morti, sulla cui parete destra si apre la camera funeraria, disposta ortogonalmente rispetto al resto della tomba.

Otto pilastri, divisi in due file di 4, delimitano la parte centrale della camera del sarcofago , che si trova ad un livello inferiore ; il soffitto è alto 5,8 m. ed è i curvato.

Sui lati corti della camera si aprono quattro piccoli ambienti, due nella parete di destra e due in quella di sinistra, che misurano circa 3m x 2,6 m.

Nella parete di fondo due porte conducono a due camere, entrambe con una banchina e due pilastri; la decorazione dei due ambienti appare molto danneggiata

Dalla camera sulla destra si accede ad altre due sale consecutive, anch’esse con la decorazione molto deteriorato, la prima delle quali misura 5,2 m x 7,4 m, mentre la seconda 8,4m x 7,4 m.

In quest’ultima vi sono due pilastri situati in prossimità della parete di fondo e una banchina lungo tre lati della stanza.


La tomba di Ramses II è, come abbiamo visto, impressionante, ma quella dei suoi figli maschi, la KV 5, è la più grande della necropoli reale.

Probabilmente risale alla XVIII Dinastia, ma venne poi usurpata e ampliata da Ramses II, che la destinò ai suoi figli.

Scoperta dall’egittologo James Burton nel 1825, era talmente colma di detriti che l’egittologo britannico riuscì a visitare solo le prime sale, senza rendersi conto che le pareti dell’ ipogeo erano decorate.

Neppure coloro che la visitarono in seguito riuscirono a spingersi molto più in là e fu solo a partire dal 1989, quando L’ egittologo statunitense Ken Weeks e la sua squadra localizzarono l’entrata, che cominciò lo studio scientifico del sepolcro.

Negli anni Weeks ha scoperto diverse mummie e numerose immagini dei figli di Ramses II raffigurati sulle pareti della tomba.

Frammento di un rilievo con un volto proveniente dalla tomba KV5.
È probabile che raffigura il faraone o uno dei suoi figli che vennero sepolti in questa enorme tomba.

Superata una scala lunga 4 m. e le due camere consecutive di 5m x 3,6n, sulle cui pareti sono raffigurate scene di Ramses II che presenta i suoi figli agli dei, si accede a una grande camera con 16 pilastri, che misura 15,5 m x 15,6 m, e una grande sala ipostila

Sulla parete destra si apre un annesso con 6 pilastri, mentre su quella sinistra una porta dà accesso a una sala quasi quadrata, con un numero indeterminato di pilastri, distrutti dalle inondazioni.

Statua di Osiride scolpita in una nicchia della tomba dei figli di Ramses II Kv5, l’ipogeo più grande della necropoli tebana della Valle dei Re. Osiride era il dio dei morti e la sua immagine ricorre con frequenza nella decorazione dei sepolcri del Nuovo Regno

Sui pilastri della sala centrale sono raffigurati i principi al cospetto degli dei, mentre la parete di fondo presenta scene della cerimonia dell’apertura della bocca.

In realtà originariamente le pareti della tomba dovevano essere decorate, ma le varie inondazioni le hanno in gran parte danneggiate.

Acquerello di Susan Week che riproduce la parete meridionale della camera 2
Le scena mostra Ramses II nell’atto di presentare un figlio defunto agli dei dell’aldilà.

Dalla parete di fondo di disparte una rampa discendente che conduce a due corridoi ortogonalmente a formare una T, fiancheggiato su ambo i lati da piccole stanze quadrate, di circa 3m. di lato, alcune delle quali hanno il soffitto a volta.

Il corridoio 12 continua scendendo verso il basso, passando sotto la strada e proseguendo dall’ingresso di Kv5 fino a un complesso che contiene almeno due dozzine di camere e corridoi.

Analogamente, dagli angoli della parete opposta della sala dei 16 pilastri si di partono altri due corridoi discendenti, anch’essi fiancheggiati da stanze con il soffitto piano.

Scheletro della mummia di un maschio adulto, trovato in una fossa sotto il pavimento della camera 2, potrebbe trattarsi dei resti di uno dei figli di Ramses II

La tomba è ancora in fase di scavo, ma si calcola che di queste piccole stanze laterali possono essercene moltissime.

Fonte

National Geographic – le tombe reali d’Egitto

Mai cosa simile fu fatta, Tombe

LA TOMBA DI SENNEDJEM

Di Franca Loi

Villaggio di Deir el-Medina. Veduta delle mura di cinta. Luxor, Egitto

Deir el-Medina racconta una storia che parla della quotidianità di persone che lavoravano al servizio dei sovrani dell’antico Egitto. Sono artigiani (oggi verrebbero definiti “artisti”) che svolgevano un compito di fondamentale importanza per la storia dell’antico Egitto: costruivano, decoravano e tutelavano le tombe sia della Valle dei Re e della Valle delle Regine, sia l’area conosciuta come ” Tombe dei Nobili.

Il villaggio, fondato intorno al 1500 a.C., e abitato da circa 500 persone, era ben strutturato e molto funzionale; aveva un’estensione di circa 2.000 ettari ed era protetto da un muro di cinta. L’ordine e la protezione di tutti gli abitanti erano assicurati da “posti di polizia” situati alle due uscite del villaggio in modo che gli artigiani potessero tranquillamente andare al lavoro lasciando le famiglie nelle loro case. Fu abitato per tutto il nuovo Regno.Con l’avvento della XXI dinastia il villaggio fu abbandonato allorché si conclusero le costruzioni delle due necropoli.

Cappella funeraria di Sennedjem

Poco ad ovest del villaggio vi sono circa 40 tombe di artisti e capi artigiani risalenti alle dinastie XVIII, XIX E XX e un piccolo tempio di epoca tolemaica. Quella di Sennedjem, artigiano della XIX dinastia, è una tomba che ci è giunta quasi intatta, con decorazioni, mobili, vasi, alimenti e fiori secchi.

La tomba di Sennedjem è affrescata con sfondo ocra In ottimo stato di conservazione con scene di cerimonie religiose e di vita comune. Fu trovata praticamente intatta e tutti gli arredi sono conservati al museo del Cairo
La parete Nord Est della tomba di Sennedjem , in cui sono raffigurati i Beati Campi Iaru, nell’aldilà. Archivio fotografico del Museo Egizio di Torino.

Nelle decorazioni delle proprie tombe, gli operai addetti alla preparazione degli ipogei della Valle dei Re e delle Regine, adottano uno stile lontano dai canoni ufficiali, come dimostrano le vivaci scene in cui Sennedjem e la moglie Lyneferti si sono fatti rappresentare in momenti di vita vissuta.

Sotto un elaborato baldacchino, Sennedjem è deposto con la testa ad ovest, sopra un letto zoomorfo dove il leone simboleggia la fine del viaggio nel Duat.

I temi decorativi sono focalizzati sulla realtà della vita quotidiana e ultraterrena del defunto “delle cui spoglie Anubi (con testa canina) procede all’imbalsamazione”.

Sennedjem e sua moglie inginocchiati sulla tomba e vestiti con abiti festivi.
La bellezza delle pitture sono uno dei migliori esempi di Deir-el Medina.

Notevole è la scena mitologica del gatto a forma di Ra che spezza il serpente, Apopolis: simbolo del male.

scena mitologica del gatto a forma di Ra che spezza il serpente, Apopolis: simbolo del male.

Le decorazioni seguono le tappe dell’esistenza e gli episodi di vita vissuta fino all’atto finale dell’esistenza. Tutto ciò rappresenta sicuramente una società che si va evolvendo: l’uomo egizio tende ad esprimere la propria individualità e la pittura, anche se perde accuratezza e precisione, riesce ad esprimere la realtà della vita, a volte sorretta da una variegata e vivace descrizione dei personaggi.

Sennedjem, con la sua sposa, gioca al senet
Sarcofago esterno di Sennedjem:
In legno dipinto e verniciato stringe fra le mani gli emblemi tit e djed. Sulla tipica parrucca ramesside si stende la figura protettrice di Nefti, cui corrisponde, sotto i piedi, l’immagine di Iside. Porta una collana-usekh. Al di sotto, la dea del cielo Nut, alata e inginocchiata, introduce la lunga iscrizione centrale in cui si invoca il suo nome. Nei riquadri centrali campeggiano altre figure di divinità
Sarcofago esterno di Khonsu, figlio maggiore di Sennedjem, decorato con il capitolo 17 del Libro dei Morti.

UNA CURIOSITÀ:

per la qualità delle pitture parietali della tomba, particolarmente ricche di decorazioni, con scene tratte dal libro dei morti, è stata ipotizzata la stessa mano di artista che aveva decorato la tomba di Nefertari.

L’egittologo Eduard Toda e il suo caro amico Gastone Maspero insieme ad altri egittologi, nel febbraio del 1886 ruppero Il sigillo di argilla con l’effige del dio Anubi ed entrarono nella tomba inesplorata di Sennedjem. Una cosa li stupì enormemente: il pavimento era ricoperto di mummie 11 per terra e 9 deposte in sarcofagi di legno;fra queste ultime quella del titolare della tomba. In questa foto Edward Toda e’ travestito da mummia nel museo di Bulaq, al Cairo, nel 1885. FOTO: Gerard Blot/ Rmn- Grand Palais
Eduard Toda, secondo da sinistra, con Gaston Maspero durante il suo soggiorno in Egitto, 1886.

FONTE:

STORICA- NATIONAL GEOGRAPHIC

VIAGGIO NELL’EGITTO DEI FARAONI-ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI

ANTICA TEBE

WIKIPEDIA

ARALDO DE LUCA

Amarna, Tombe

LA TOMBA REALE DI AMARNA

TA26

Di Francesco Volpe

TA26 (Tomb of Amarna 26) è la sigla che identifica una delle Tombe dello wadi reale ubicate nell’area dell’antica Akhetaton, oggi nota come Amarna, capitale voluta e costruita dal faraone Akhenaton della XVIII dinastia.

Si ritiene fosse stata predisposta come sepoltura del sovrano e della sua famiglia.

La tomba venne scoperta nel 1890-1891 dall’archeologo italiano Alessandro Barsanti; l’ingresso, di circa 3,20 m, si trova a livello del terreno ed è rivolto a est, verso il sorgere del sole. La planimetria è inusuale per l’area amarniana e si sviluppa in un corridoio lungo 28 m, in ripida pendenza, che presenta due altrettanto ripide scalinate (una all’ingresso -“A” in planimetria- e l’altra -“C”- che precede un pozzo verticale) al centro delle quali è ricavato uno scivolo, con l’evidente scopo di agevolare il trasporto del sarcofago e delle suppellettili funerarie. A circa metà del corridoio superiore (lettera “B” in planimetria) si apre l’accesso a un primo appartamento laterale non rifinito e non ultimato (numeri romani da I a VI in planimetria).

Aton è l’unico soggetto non preso a martellate, poiché secondo il popolo egizio è colpa del faraone (il tramite degli dei) far sì che regni l’ordine cosmico sul egitto.

In una stanza (IV) vennero rinvenuti i frammenti di una stele rappresentante il re, la regina e due principesse in adorazione di Aton. Sulla parete opposta a quella in cui si apre l’accesso al primo appartamento si rileva l’impronta di una porta, solo accennata e non proseguita oltre il semplice lavoro di tracciatura, a indicare la volontà di predisporre evidentemente un altro appartamento funerario. Poco prima della seconda rampa (“C”) si apre un secondo appartamento, detto “di Maketaton”, costituito da tre camere (lettere greche “α”, “β” e “γ”); anche in questo caso, sulla parete opposta all’ingresso esiste tracciatura di porta non realizzata.

Sala della famiglia reale.

Immediatamente dopo l’accesso all’appartamento di Maketaton (“C”) si sviluppa la seconda scala che termina in un vestibolo (“D”), originariamente intonacato e decorato, ma di cui oggi non restano che labili tracce[N 8], occupato da un pozzo verticale di sicurezza profondo 3 m[N 9]. Ancora distinguibile (n. 1 in planimetria) la scena rappresentante una donna (forse la principessa Maketaton) sovrastata da testi illeggibili[6]. Immediatamente dopo il vestibolo si apre la camera funeraria con soffitto retto da due pilastri.

La camera funeraria

In origine, l’accesso alla camera era ostruito da un muro di mattoni in calcare che vennero utilizzati per riempire il pozzo antistante all’atto dell’esumazione del corpo dell’occupante per agevolare l’estrazione del sarcofago e/o delle suppellettili funerarie. Proprio tale operazione conferma che la tomba venne occupata verosimilmente da Akhenaton (e/o altri appartenenti alla famiglia reale) e che il corpo venne solo successivamente traslato in altra sepoltura.

Camera funeraria di Akhenaton (E), ancora visibile è la posizione in qui si trovava il sarcofago del sovrano

La camera (“E”), di forma sostanzialmente quadrata con lato di 10 m circa e un’altezza di 3,5 m, è circondata, su tre lati, da una piattaforma alta circa 30 cm su cui si innestano due pilastri; in un angolo della parete est si era evidentemente iniziato lo scavo di un altro appartamento (“F”) i cui lavori vennero interrotti. I rilievi e le rare iscrizioni, pure esistenti nella camera funeraria, vennero danneggiati a colpi di martelli verosimilmente poco dopo la morte del re: si distinguono oggi, a malapena, scene di offertorio (cibi, bevande e fiori) ad Aton da parte del re, della regina e della famiglia reale.

Il sarcofago ritenuto secondo alcuni studiosi di Akhenaton, rinvenuto in una tomba secondaria della Valle dei Re (KV55). Vedi anche: LA TOMBA KV55

L’appartamento di Maketaton

Al termine del corridoio (“B”), e prima della seconda rampa di scale (“C”), si apre il cosiddetto “appartamento di Maketaton”, unica parte della TA26 in cui è ancora possibile ravvisare sia pure solo tracce di dipinti parietali, peraltro molto ben visibili all’atto della scoperta, e noti grazie alle copie eseguite nel 1894. La denominazione deriva dall’essere le scene correlate evidentemente alla morte della principessa, secondogenita di Akhenaton e Nefertiti verosimilmente durante un parto. Si tratta di tre locali (lettere greche “α”, “β” e “γ” in planimetria): la stanza “α”, di forma quadrata con lato di 5,5 m e altezza di 3 m, presenta tutte le pareti originariamente decorate. Sulla parete ovest, ove si apre l’ingresso, su sette registri sovrapposti i resti di processioni di stranieri; poco oltre il re, la regina e quattro principesse, soldati, funzionari e seguaci venerano Aton. Seguono, su nove registri soldati neri, libici e asiatici con carri. Su altra parete, nella parte superiore la famiglia reale in lutto e seguaci dinanzi ad Aton. Nella parte inferiore scena di lamentazione sul corpo di una donna (non ne è indicato il nome) distesa su un catafalco; il re e la regina sono riconoscibili dai copricapi che li contraddistinguono, in particolare Nefertiti per l’alta corona tronco-conica. Akhenaton stringe il polso della regina quasi a cercarne conforto per il proprio dolore. All’esterno della camera rappresentata sono presenti personaggi, tra cui il visir riconoscibile per il lungo abito, a loro volta in atto di compianto. Sulla parete adiacente il re, la regina, le principesse Merytaton, Maketaton e Ankhesepaaton adorano Aton nel cortile del tempio mentre una scorta militare e alcuni carri attendono al di fuori dei piloni templari; in basso sulla parete il disco solare Aton sovrasta scene con struzzi, gazzelle e altri animali nel deserto. Su altra parete su sette registri soldati neri e asiatici; nell’angolo est di questo locale Barsanti rinvenne frammenti del sarcofago di granito rosso della principessa Maketaton con cartigli di re Amenhotep III e Amenhotep IV.

La camera successiva, “β”, è priva di qualsiasi decorazione parietale e si suppone fosse destinata a contenere suppellettili funerarie.

La camera “γ”, verosimilmente prevista come camera funeraria dell’appartamento di Maketaton, è nota anche come “camera delle scene di lamentazione”; si tratta della più piccola delle tre (circa 3,5 m2, con un’altezza di 1,80 m) ed è di forma irregolare trapezoidale. Sulle pareti: scena di lamentazione (da cui il nome della stanza) simile a quella esistente nella camera “α”; su tre registri (molto danneggiati) il re e la regina affranti dinanzi al corpo della principessa Maketaton (questa volta, al contrario della precedente rappresentazione, ne viene indicato il nome) unitamente a due principesse.

Scene di Lamentazione.
(A sinistra la figlia appena morta sotto forma di statua)
(A destra la coppia reale piegata dal dolore, a seguito le figlie della coppia reale che anch’esse piangono).

Mentre fuori dalla porta del locale rappresentato sono visibili altri personaggi in atto di lamentazione, poco discosto dal catafalco funebre un personaggio femminile, evidentemente una balia, regge tra le braccia un bambino il cui alto rango a Corte viene sottolineato dalla presenza di un portatore di flabello a lui dedicato. Sulle pareti adiacenti la principessa Maketaton su un altare e il re e la regina, con tre principesse, seguiti da cortigiani e dolenti recanti offerte funebri. Su altra parete resti di scene comprendenti offerte.

Ritrovamenti

All’interno della TA26 venne rinvenuti numerosi frammenti di sarcofagi, non bastevoli a un’eventuale ricostruzione. Un angolo in granito rosso relativo a una principessa, con una testa di regina in bassorilievo si trova oggi al Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino (cat. 14524); un frammento di coperchio in alabastro, con il bassorilievo di un avvoltoio è oggi al Cairo (cat. 18492). Da pochi frammenti in granito rosso, infine, si è proceduto alla ipotetica ricostruzione di quello che potrebbe essere stato il sarcofago del re (oggi nell’area antistante il Museo egizio del Cairo).

Il sarcofago in pietra di Akhenaton fu fatto a pezzi quando la tomba fu riaperta da Tutankamon per il rito di sepoltura del predecessore, che poi il contenuto fu spostato nella piccola tomba kv55.

Fonte testo e mappa:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Tomba_reale_di_Akhenaton

Fonte immagini: Il tesoro segreto di Tutankamon and google

Mai cosa simile fu fatta, Tombe, XIX Dinastia

LA TOMBA DI SETI I (KV17)

Di Grazia Musso

La tomba venne scoperta da Giovanni Belzoni nell’ottobre del 1817, che gli procurò fama e fortuna.

Malgrado fosse stata saccheggiata già in antico , quando Belzoni entrò nella sepoltura vi trovò alcuni resti del corredo funerario: numerosi ushebti e frammenti ceramici, ma l’elemento più spettacolare era senza dubbio il sarcofago antropomorfi in calcite che Belzoni portò in Inghilterra, dove venne acquistato da John Soane (vedi anche https://laciviltaegizia.org/2020/12/31/il-circo-in-egitto/).

Il sarcofago risulta traslucido e le pareti esterne recano incisi dei passi del Libro delle Porte (vedi anche: https://laciviltaegizia.org/2021/01/18/copiare-per-proteggere/).

Alcuni frammenti del coperchio, sulla cui superficie esterna è rappresentata la mummia del re con il nemes, furono rinvenuti da Belzoni nei pressi dell’ingresso della tomba.

Alla tomba si accede per mezzo di una scala, lunga circa 9 metri, seguita da un primo corridoio, lungo 10,6 metri le cui pareti sono decorate con scene delle Litanie di Ra, insieme ad altre nelle quali il sovrano appare al cospetto di Ra-Harakhty.

Si discende poi una seconda rampa di scale, di 7,7 metri di lunghezza, sulle cui pareti proseguono le scene delle Litanie di Ra, alle quali se ne aggiungono altre del Libro dell’Amduat.

Segue un secondo corridoio lungo 9 metri, anch’esso decorato con scene dell’Amduat, che termina nel cosiddetto “pozzo” della tomba, di forma rettangolare e profondo quasi 7 metri.

Le pareti della parte superiore del pozzo ( quelle che si trovano al di sopra del livello del pavimento della tomba) sono decorate con immagini di Sethi I in presenza di alcune divinità sulla parete occidentale, secondo l’oriente ideale della tomba che situa la camera funeraria ad ovest, il sovrano è accompagnato da Horus al cospetto di Osiride, seduto in trono, e della dea dell’ Ovest, in piedi.

Seti I con Horus, Sala F

Una soglia, come quella che divide tutti gli ambienti della tomba, conduce alla prima sala ipostila dell’ipogeo, di forma leggera trapezoidale, che misura 8,4 x 8 metri, le cui pareti sono decorate con scene del Libro delle porte.

Sui quattro pilastri della sala il faraone è raffigurato in compagnia di diverse divinità.

Dopo la prima sala ipostila l’asse della tomba, pur non subendo una vera deviazione, si sposta leggermente :invece di proseguire lungo la parte centrale della sala, continua lungo una rampa di scale che si apre a sud.

Quasi al centro della parete occidentale della stessa stanza, un accesso conduce a una grande camera laterale, di forma leggermente trapezoidale, con due pilastri decentrati.

Le pareti sono decorate con scene del Libro dell’Amduat, mentre sui pilastri è raffigurato ancora il faraone in presenza di varie divinità.

La decorazione della sala si caratterizza per l’assenza di policromi, presente invece nel resto della tomba : i profili delle figure, perfettamente delineati, sono tracciati in nero.

Le scale che escono dalla prima sala ipostila, lunghe 5,2 metri, sboccano in un corridoio, di circa 9 metri di lunghezza, dal quale Champollion asportò due pannelli della decorazione e li portò al Louvre.

In fondo a questo corridoio si apre un altro breve corridoio lungo 5 metri.

Sulle pareti di questi quattro ambienti sono rappresentate scene della cerimonia dell’apertura della bocca.

La stanza successiva è l’anticamera che precede la camera funeraria,e sue pareti sono accuratamente decorate con scene che vedono Sethy I in compagnia di distinte divinità.

La camera funeraria è l’ambiente più grande della tomba: misura 14 metri di lunghezza, 8 4 di Larghezza ed è alta più di 6 metri.

È divisa in due settori, il primo dei quali è una sala con il soffitto piano, sostenuto da sei pilastri, con due piccole camere laterali che si aprono negli angoli nord-ovest-e sud-est.

La seconda sezione è separata dalla prima da alcuni gradini e dagli ultimi due pilastri dell’ambiente precedente.

Sotto un soffitto a volta decorato con testo astronomici nella parte occidentale e con la riproduzione delle costellazioni principali, come l’ora Maggiore e Andromeda in quella orientale, si trovava il magnifico sarcofago del faraone..

Nell’angolo nord-occidentale della sala si apre una terza camera laterale, che presenta le stesse dimensioni delle due precedenti, mentre dall’angolo sud- orientale si accede a una sala con due pilastri, molto più grande delle altre tre laterali, nella quale si trova una grande banchina che corre lungo tutte le pareti, eccetto quella dell’entrata.

Esiste infine una quinta camera laterale, alla quale si accede dalla parete occidentale della camera funeraria, disposta perpendicolarmente rispetto all’asse della tomba e con il soffitto sostenuto da quattro pilastri.

Si tratta dell’unico ambiente privo di decorazione.

La camera funeraria di Sethy I è decorata con scene dell’Amduat ( le pareti intorno al sarcofago e le due sale che si aprono lateralmente), del Libro delle Porte ( le pareti intorno ai pilastri e la camera laterale che si apre nell’angolo sud-est) e del Libro della Vacca Celeste ( sala laterale che si apre nell’ angolo nord-ovest

Fonte

National Geographic, le tombe reali d’Egitto

L’arte dei faraoni – Giorgio Ferrero – Edizioni White Star

Foto: kairoinfo4u