IL GUARDIANO DELLA KV62
Di Giuseppe Esposito
«Carneade! Chi era costui?» ruminava tra sé don Abbondio seduto sul suo seggiolone…
Già, chi era costui? Una domanda che ci siamo posti molto spesso al sentire un nome di cui sappiamo poco o niente… e allora, eccovi un altro nome, a cui potremmo tranquillamente assegnare la stessa frase del povero Don Abbondio: Tania Head!
TANIA HEAD
Ma “chi era costei?”
Come avrà ormai imparato chi si ostina a leggere i miei articoli, parto sempre da lontano… o da quel che sembra lontano, per poi calare il lettore nel fatto; e anche questa volta non riesco a farne a meno rievocando una delle pagine più tragiche della nostra storia recente: l’11 settembre 2001.
Potremmo soffermarci sulle 2.603 vittime nel crollo delle Torri ma, per un attimo, faremo riferimento all’intervento di Wells Remy Crowther[1], uno degli eroici Vigili del Fuoco di New York che, prima di morire nel crollo, riuscirà a salvare ben diciotto persone. Dopo l’immane tragedia, nasce il World Trade Center Survivors Network, ed è proprio a tale organizzazione che, nel 2004, si presenta Tania Head che dichiara di essere una di quelle diciotto persone salvate da Crowther proprio mentre il fidanzato[2], Dave, moriva nel crollo della Torre Nord. Facile immaginare il clamore che suscita la notizia, le interviste, le conferenze, la visibilità della donna che, ben presto, diventa addirittura presidente dell’Associazione dei reduci e dei sopravvissuti.
Nel 2007, però, qualcuno decide di andare un po’ più in profondità scoprendo che qualcosa non torna: benché nelle sue interviste la Head abbia più volte dichiarato di essere andata quale volontaria in Thailandia per lo tsunami (26/12/2004), e a New Orleans per portare aiuto dopo l’uragano “Katrina” (25/08/2005), di fatto nessuno la conosce o l’ha mai vista. Anche le due lauree di cui la Head dice di essere titolare non sono mai state conseguite e non risulta abbia neppure mai frequentato università statunitensi. In verità, ha, infatti, frequentato l’università, ma a Barcellona, in Spagna, la sua terra natia; il suo vero nome è, infatti, Alicia Esteve Head, ed è arrivata negli Stati Uniti nel 2003, ben due anni DOPO l’attacco alle Torri Gemelle.
Per completezza, e per soddisfare la curiosità che certamente è stata suscitata da questo racconto, dirò che la donna, improvvisamente, scompare dai “radar” giornalistici fino al 2008 quando giunge notizia che si sia suicidata… debbo aggiungere che, anche in questo caso, si tratta di una bugia[3]?
E qui, ne sono certo, i lettori si staranno chiedendo come farò a ricollegarmi all’egittologia che è alla base del nostro sito… un briciolo di pazienza e ci arriveremo giacché se abbiamo iniziato chiedendoci chi era Carneade, e poi chi era Tania Head, ora è il momento di un altro nome altrettanto “misterioso”: Richard Adamson.
RICHARD ADAMSON

E per scrivere di Adamson dobbiamo necessariamente fare un passo indietro e, dal tragico 2001, tornare all’affascinante novembre 1922, quando un egittologo inglese scopre il primo di sedici gradini che lo porteranno a fare la più grande scoperta di tutti i tempi.
Eh già, ci accingiamo a entrare proprio nella KV62, la tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re e, irrimediabilmente, ci toccherà accennare, quanto meno, alla “maledizione” del Faraone bambino. Per non tediarvi troppo con discorsi che riguardano l’inesistenza di una tal maledizione, vi rimando a due articoli in questo stesso sito (troverete i link nella nota a pie’ di pagina)[4]. Mi preme, però, riportare qui una semplice tabella che elenca coloro che, per primi, ebbero la fortuna di trovarsi faccia a faccia con il giovanissimo Faraone della XVIII dinastia[5]:
| Nome e cognome | Incarico nella spedizione | Nato nel | Morto nel | Età | Anni dopo il 1922 |
| Lord Carnarvon | finanziatore del ritrovamento | 1866 | 1923 | 57 | 1 |
| Howard Carter | capo della spedizione | 1874 | 1939 | 65 | 17 |
| Arthur Cruttenden Mace | collaboratore | 1874 | 1928 | 54 | 6 |
| Alfred Lucas | chimico | 1867 | 1945 | 78 | 23 |
| Harry Burton | fotografo | 1879 | 1940 | 61 | 18 |
| Arthur R. Callender | ingegnere e disegnatore | 1875 | 1936 | 61 | 14 |
| Percy Newberry | egittologo | 1869 | 1949 | 80 | 27 |
| Alan H. Gardiner | egittologo filologo | 1879 | 1963 | 84 | 41 |
| James H. Breasted | egittologo storico | 1865 | 1935 | 70 | 13 |
| Walter Hauser | architetto | 1893 | 1959 | 66 | 37 |
| Lindsley Foote Hall | architetto | 1883 | 1969 | 86 | 47 |
| Richard Adamson | poliziotto | 1901 | 1982 | 81 | 60 |
Brevemente, diremo che delle ventisei persone presenti all’apertura della tomba, solo sei morirono nell’arco dei dieci anni successivi; delle ventidue presenti all’apertura del sarcofago solo due morirono nei successivi dieci anni mentre delle dieci persone presenti allo sbendaggio della mummia, nessuna morirà sempre nei dieci anni successivi a questa operazione.
Lady Evelyn, figlia di Carnarvon, che partecipò attivamente alle fasi iniziali della scoperta della tomba e che, pare, sia stata la prima, in assoluto, ad accedervi, nata nel 1901, morì nel 1980: 79 anni e 58 anni dopo la scoperta. Il medico D.E. Derry, che eseguì la prima autopsia sul corpo di Tutankhamon, morì nel 1969, all’età di 87 anni e 47 anni dopo.
Ma quel che ci interessa (finalmente) è il nominativo che ho indicato in rosso e che dà il titolo a questo paragrafo: Richard Adamson, nato, forse, nel 1901 e morto nel 1982 a 81 anni.
LA SCOPERTA DI KV62
Dimenticate tutto quel che sapete della scoperta di KV 62!
Durante la preparazione della grande esposizione al British Museum[6], in occasione dei 50 anni dalla scoperta della tomba, sulla rivista “The New Statesman” apparve, il 14 aprile 1972, un articolo in cui, tra l’altro si leggeva:
«…gli scavi di Carter erano protetti da poliziotti militari assegnati dal nostro esercito in Egitto. Uno di questi, un brillante giovane di Leeds, notò due egiziani che frettolosamente ricoprivano qualcosa nella sabbia. Con inusuale efficienza prese la sua Brownie, li fotografò e segnò il luogo. IL giorno seguente, con l’aiuto dei suoi riferimenti guidò Carter nell’esatto posto… dove i due egiziani avevano coperto una rampa di scale… Se quel poliziotto non fosse stato così efficiente, non ci sarebbe stata alcuna mostra al British Museum. Il suo nome è Richard Adamson…»
E così, nonostante Carter e le migliaia di testi ne abbiano mai fatto menzione, dovremmo rivedere tutte le nostre conoscenze sulla scoperta della tomba di Tutankhamon.
Meno male…se non ci fosse stato quel poliziotto militare…
Già, ma quel poliziotto militare, quel tale Richard Adamson, è davvero mai stato in Egitto? Era davvero un Sergente della Polizia Militare assegnato alla spedizione Carter/Carnarvon? E davvero si deve a lui la più grande scoperta egittologica della storia? Davvero dormirà per quasi dieci anni all’interno della KV62 per proteggerla da ladri e vandali, come poi dichiarerà in una delle migliaia di interviste che rilascerà? E tutto questo ripeterà nelle oltre 1.500 conferenze che terrà, in tutto il mondo, dal 1968? …e confermerà addirittura all’allora Principe di Galles, attuale Carlo III d’Inghilterra, in un incontro riservato nel dicembre 1968? Davvero, per combattere la solitudine delle fredde notti nel deserto, sarà solito ascoltare l’Aida su un grammofono donatogli dallo stesso Carter?
Come si vede i quesiti sono davvero tanti e dobbiamo perciò rifarci a chi di questo personaggio ha fatto oggetto di studio e di un libro[7] che, per quanto piccolo (un centinaio di pagine e solo in inglese), è un condensato di informazioni, tra cui il testo che ho sopra tradotto, dimostrando una particolare acribia, con ricerche davvero degne, queste si, di un’indagine di polizia.
Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, “comparve” sulla scena un tale Adamson che disse di aver partecipato alla missione e di essere stato, da Sergente della Polizia Militare inglese, il “guardiano” della tomba per sette anni. L’uomo infarcì il suo racconto di aneddoti tra cui il più clamoroso riguardava un grammofono che Carter gli avrebbe fornito per alleviare le lunghe ore di solitudine, specie notturne. Come “ultimo sopravvissuto” della spedizione, ottenne una certa notorietà al punto da essere ricevuto, come sopra accennato, addirittura dall’allora Principe Carlo d’Inghilterra e da tenere oltre 1.500 conferenze in tutto il mondo…
Qualcosa, in questo strano personaggio, che si era “ricordato” della sua partecipazione alla scoperta del secolo solo alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, però non quadrava. E tra coloro che decisero di investigare c’era Chris Ogilvie Herald[8]che, nel 2005, pubblicò “The Forgotten Survivor”.
Il primo articolo che indichi Adamson come coinvolto nella scoperta della tomba di Tutankhamon, compare sul “Daily Mirror” del 16/08/1968, circa un anno dopo la morte di Lilian Kate Penfold che Adamson aveva spostato nel 1924… ma così siamo già troppo avanti rispetto alla scoperta di KV62 che, come tutti sappiamo, risale al novembre 1922 e, perciò, facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricostruire la storia…
Adamson, dichiaratamente nato a Leeds nel 1901, nei suoi racconti, nelle sue conferenze e in tre libri a lui dedicati[9], afferma di essere stato destinato come Sergente della Polizia Militare in Egitto nel 1919. Nel 1920 sarebbe stato coinvolto, come “spia” infiltrata, nella cosiddetta “Cairo Conspiracy” e di aver attivamente partecipato all’arresto di Abdel-Rahman Bek Fhami[10], un nazionalista egiziano che, nel marzo 1919 aveva organizzato una cospirazione contro l’occupante inglese con attentati e omicidi di funzionari e ufficiali britannici. Durante il processo a Abdel-Rahman e altri 28 complici, Adamson, che pure disse di essere stato il principale testimone nel procedimento, dichiarò di svolgere attività di guardia del corpo del Presidente del Tribunale, il Generale Lawson.
È tuttavia noto che le forze di polizia britanniche in Egitto:
«…in particolare indirizzarono le indagini verso Abdel-Rahman Bek Fhami… mettendolo sotto stretta sorveglianza da parte di un agente segreto della polizia del Cairo, il Capitano Selim Zaki…»
Al processo, inoltre, il principale accusatore di Abdel-Rahman fu un altro complice, appartenente al partito nazionalista FAWD, Abdel- Saher al-Salamuti[11].
La segretezza del suo incarico, la dichiarata, ma non provata, partecipazione alle indagini per la “Cairo Conspiracy”, e il pericolo conseguente per la sua vita, per essere stato tra i principali artefici dello smascheramento della congiura stessa, avrebbero giustificato la sua assenza da ogni qualsivoglia fotografia relativa alla scoperta di KV62.
Nel 1981, dopo un viaggio in Egitto, durante il quale entrò nella KV62 accompagnato da John Lawton[12], quest’ultimo scrisse[13] che appena al termine del processo, nel 1920:
«…due giorni dopo, il suo nome apparve sull’ordine del giorno del Reggimento per la promozione da Caporale a Facente funzioni di Sergente (Acting Sergeant) e trasferito immediatamente a Luxor per presentarsi a Carter, presso il “Winter Hotel”, per la spedizione Carnarvon…»
Nel suo libro, però, Elain Edgar scrisse che Adamson raggiunse Luxor il 31 ottobre 1922. In altre parole, considerando il racconto di Lawson, che indica come impartito due giorni dopo la fine del processo l’ordine di “immediata” partenza, Adamson avrebbe impiegato ben due anni per percorrere i quasi 700 km dal Cairo.
Adamson non giustificò mai questo ampio lasso di tempo.
Come abbiamo sopra visto, nell’articolo del “The New Statesman” dell’aprile 1972, Adamson giunse a Luxor appena in tempo, per nostra fortuna, per scoprire l’ubicazione della KV62 e segnalarlo a Carter:
“Nel 1922 ero in Egitto, nella Valle dei Re, in servizio presso la Polizia Militare proprio mentre la spedizione archeologica di Lord Carnarvon ed Howard Carter stava scavando sotto la tomba di Ramses VI. Proprio pochi giorni prima che la concessione scadesse…”
Di fatto, ma si tratta di poca cosa, la concessione non era proprio quasi alla sua scadenza. Come si ricorderà, infatti, se è vero che Carnarvon aveva intenzione di lasciare, è altrettanto vero che Carter si era dichiarato disponibile ad assumere su di se la concessione stessa, convincendo lo sponsor a reiterare la licenza per un altro anno.
E così siamo arrivati alla scoperta di KV62 e all’incarico dichiarato da Adamson di dover far la guardia allo scavo proprio a far data dal 1922 per oltre dieci anni, fino al 1932 quando finalmente poté far rientro in Patria… o forse no?
Ogilvie, nella sua ricerca della verità, richiese al “General Register Office” (da noi diremmo l’Anagrafe) di Merseyside il certificato di famiglia di Adamson così scoprendo che lo stesso aveva sposato Lilian Kate Penfold il 24/12/1924. Quanto alla professione riportata sul certificato, questa risulta essere “Lance Corporal”, ovvero un livello leggermente inferiore a Caporale, il che viene confermato, peraltro, da una foto del matrimonio in cui Adamson indossa la divisa dell’esercito con, appunto, tali gradi.
Sul taschino sinistro dell’uniforme, inoltre, fa mostra di se un solo nastrino e nessuno di quelli che tutti i militari sfoggiavano purché avessero preso parte a missioni della Prima Guerra Mondiale.
Esiste, quindi, la prova che, almeno nel dicembre 1924 Adamson NON era in Egitto a proteggere la KV62. Ma il certificato fornisce altre informazioni altrettanto importanti, ad esempio, sulla nascita di almeno due dei suoi cinque figli: Ronald, infatti, nasce a Portsea e Landport, nell’Hampshire, il 23/12/1925. IN questo caso, la professione paterna viene indicata come “Motor Mechanic” e la residenza in Church Road a Landport.
Il 21/08/1927 è la volta di Edward che nasce a Portsmouth e la professione del padre viene riportata come “Tram Conductor”. Sempre per restare nel periodo in cui era dichiaratamente impegnato in Egitto per l’incarico di guardiania della KV62, nel 1930 nasce Robert e la professione, stavolta, è “Bus Conductor”[14].
Abbiamo così almeno quattro interruzioni del dichiarato, ininterrotto, servizio decennale in Egitto: 1924 per il matrimonio; 1925 per la nascita del primo figlio; 1927 per la nascita del secondo; 1930 per la nascita del terzo. È appena il caso di rammentare che non esiste prova di alcun viaggio dall’Egitto all’Inghilterra di Adamson, o viceversa della moglie verso Luxor che valgano a giustificare i concepimenti: marzo 1925 per Ronald, e novembre 1926 per Edward. Ed è altrettanto utile rammentare che tali viaggi, negli anni ’20 del ‘900, oltre ad essere particolarmente costosi, erano anche particolarmente difficoltosi e lunghi.
Ma Ogilvie non si fermò di certo qui nelle sua ricerche. L’autore, infatti, rivolse richiesta al registro storico del CPPTD[15]. Tale registro, che inizia però dal 1934, confermò, tuttavia, che dal 05/11/1934 Adamson fu effettivamente impiegato alla Portsmouth Corporation Tramways fino al 06/09/1939 quando, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, venne richiamato alla RAFVR (Royal Air Force Volunteer Reserve). Ed è proprio con questa uniforme che Adamson viene rappresentato in una fotografia del libro della Edgar, ma si tratta di una foto del 1940 e il grado è ancora. comunque, quello di Caporale.
Il libro della Edgar, pubblicato nel 1997, trae palesemente spunto non solo dai racconti in prima persona fatti da Adamson, ma anche dal testo di Wynne del 1969 e dall’articolo di Lawton del 1981. Tra le altre cose, la Edgar riporta che le uniche fotografie scattate da Adamson nella Valle dei Re sarebbero state da questo regalate al Museo Egizio del Cairo. Appare chiaro perciò che Ogilvie non poteva resistere dalla voglia di richiederle all’archivio museale ottenendo risposta negativa.
Poiché la Edgar riferisce che Adamson ha inoltre svolto un periodo di servizio in Turchia prima di essere assegnato alla Polizia Militare, Ogilvie non perde anche quest’occasione e rivolge istanza al “Military Police Museum” e all’ “Army Record Office” ottenendo in risposta che nei registri 1921/1945 non esiste alcuna traccia di Richard Adamson.
E, ancora la Edgar, precisa che, ad avvenuta scoperta della KV62, Adamson avrebbe pattugliato l’area circostante per evitare furti e danneggiamenti trascorrendo la notte sotto le stelle, davanti all’ingresso della tomba. Solo a gennaio 1923, quando l’anticamera fu sgombrata, Carter lo avrebbe autorizzato a spostare il letto all’interno della tomba dove dormirà fino al suo rientro in Patria nel 1932. Ma, di rimando, Ogilvie, fa presente che le predisposizioni di sicurezza della tomba erano ben differenti: al termine di ogni stagione di scavo, infatti, la tomba veniva chiusa; la scala riempita con tonnellate di terra, rocce e macerie che venivano poi rimosse all’inizio della successiva stagione di scavo come peraltro testimoniato da Jean Capart[16], egittologo belga, che in un suo libro[17] scrive:
«…il passaggio in pendenza, la scala e il piccolo pianerottolo su cui si apre l’entrata vengono bloccati. Prima con una barriera di pali e assi di legno, poi con blocchi di pietra…»
E, poco oltre:
«…questa mattina sono stato nella Valle di Biban el-Moluk, cioè la Valle dei Re, rimanendo sorpreso dell’attività che vi si stava svolgendo. Bambini trasportavano correndo le loro piccole ceste sotto la supervisione del loro “reis” per riempire di sabbia e scaglie di pietra il sito della tomba. Il terreno aveva già assunto il suo aspetto normale…»
Durante i periodi di chiusura della tomba la sicurezza era garantita dalla polizia locale; è inoltre bene precisare che, da poco dopo la scoperta, fino a ottobre dell’anno successivo, ottobre 1923, la KV62 restò chiusa, e sigillata, come sopra indicato. È perciò decisamente inverosimile, anzi impossibile, che Adamson possa aver dormito nella tomba e non corrisponde di certo al vero che la sua presenza fosse indispensabile.
Come scritto per “The Times” di Londra da Lord Carnarvon l’11 novembre 1922. Ovvero nell’imminenza delle scoperta:
«…Mr Carter e Mr, Callender, il suo assistente, sono soliti ora dormire all’interno della tomba…»
…cosa che durò comunque pochissimo tempo, fino alla sostituzione della grata di legno, posta a chiusura dell’ingresso, con una porta in acciaio chiusa con quattro catene e relativi lucchetti[18].
Come noto, la scoperta della tomba di Tutankhamon, e l’esclusiva rilasciata da Carnarvon al “The Times” di Londra, aveva suscitato non solo critiche da parte del Governo locale, che poteva avere notizie dell’evoluzione della scoperta solo leggendo proprio quel giornale, ma anche l’”assalto” di decine, centinaia, di corrispondenti di giornali di tutto il mondo che avrebbero fatto carte false pur di avere una qualsivoglia notizia da “vendere” ai propri editori (anche per giustificare le ingenti spese che questi dovevano sostenere per tenerli in Egitto). Può perciò sembrare realistico che, sapendo che qualcuno dormiva nella KV62, nessun giornalista abbia pensato di ricavarne un articolone da prima pagina? Ed è peraltro possibile immaginare che, pur volendo accettare per vero il racconto di Adamson, e volendo accettare la massima riservatezza del “poliziotto”, nessun giornalista abbia mai pensato di corrompere un qualsivoglia operaio locale che, dietro adeguato bakhsheesh, sarebbe stato ben felice di raccontare una notizia giornalisticamente così ghiotta?
E la “maledizione”? Ma ovviamente anche questa fu un’idea del nostro eroe; nel 1982, infatti, nel corso di un articolo dal titolo “I invented the King Tut Curse”, “ho inventato io la maledizione di Tut” scrisse:
«…Come Capo della Sicurezza (ndr: ulteriore promozione a Capo) temevo che la tomba potesse essere derubata… un reporter che aveva sentito parlare della maledizione suppose che si trattasse di un’invenzione per tener lontani i ladri… infatti, ma mi ero reso conto che sarebbe stato un buon sistema per salvare il tesoro…»
Ma ora facciamo nuovamente un passo in avanti e arriviamo al 1964 quando viene a mancare, all’età di 61 anni, Lilian Kate, sua moglie. È la data che fa, in qualche modo, da spartiacque tra il silenzio e la voglia di raccontare della sua esperienza come guardiano della Tomba più famosa dell’egittologia. A chi gli chiese perché non ne avesse mai parlato prima, Adamson disse che la moglie non gradiva e che non ne aveva mai parlato neppure con i suoi figli.
Un ulteriore perplessità riguardava anche i rapporti tra Adamson e l’amata moglie giacché non esiste traccia di epistolario tra i due nei sette anni di lontananza: pur volendo considerare una lettera al mese, sarebbe ipotizzabile l’esistenza di almeno una novantina di lettere e almeno da altrettante di risposta.
E invece, al 1968 risale il primo periodo di diffusione delle sue storie, con la partecipazione a trasmissioni, interviste e conferenze (alla fine ne terrà, come detto, oltre 1.500 in giro per il mondo). Durante queste ultime Adamson era solito presentare slide e fotografie, ma si trattava di documentazione già nota e pubblicata su libri e riviste, non esistendo immagini originali o inedite, come fece risaltare H.V.F. Winstone[19] anche nel suo “Howard Carter: and the discovery of the tomb of Tutankhamen”.
UN altro duro colpo alla veridicità di Richard Adamson, viene assestato con la lettura del suo stato di servizio militare. Ogilvie, infatti, chiese e ottenne dall’ “Army Personal Centre” lo stato di servizio del militare Adamson, ma questo non contiene documenti ufficiali dell’arruolamento, delle promozioni, dei trasferimenti e non fa menzione di un eventuale passaggio alla Polizia Militare.
Tutto il personale che aveva preso parte alla Prima Guerra Mondiale dal 1914 al 1918 (ma Adamson avrebbe avuto dai 14 ai 17 anni essendo nato nel 1901) era inoltre insignito della “Victory Medal” che, come sopra visto, Richard Adamson non sfoggia nella foto del suo matrimonio. IL personale che aveva comunque svolto attività all’estero, era inoltre insignito della “British World Medal” che, anche in questo caso Adamson non ha. L’assenza di decorazioni fu confermato a Ogilvie dal “National Archive” di Kew, nel Surrey, che detiene traccia di tutte le onorificenze militari concesse.
Anche per quanto riguardava il Reggimento “Duke of Wellington”, presso il cui 1° Battaglione di stanza a Gosport Adamson riferiva di aver prestato servizio dal 1918 al 1922, non esisteva riscontro, giacché, salvo un breve periodo in Scozia nel 1926, il Reggimento fu di stanza presso le St. Georges Barracks di Gosport dal 1923 al 1930 e non dal 1918 al 1922. E proprio al 1923 risale, verosimilmente, una fotografia che rappresenta Adamson, in uniforme dell’esercito, senza alcun grado[20] o decorazione, con altri diciotto commilitoni, dinanzi a una baracca sulla cui parete si legge “DW” (per “Duke of Wellington”) e “Gosport”.
Sembra perciò palese che nel 1923 Adamson non era in Egitto, non era Sergente (e neppure Caporale), e non apparteneva alla Polizia Militare.
In conclusione, nel 1972, in occasione della grande mostra presso il British Museum di Londra per il cinquantenario dalla scoperta della tomba KV62, Adamson si offrì come “official lecturer”, cioè docente, chiedendo solo il rimborso delle spese. Philip Taverner, uno degli organizzatori della Mostra, negò, però, la possibilità di rimborso e di poterlo perciò ospitare. Irritato da tale sfacciata offerta di Adamson, I.E.S. Edwards[21], Curatore della sezione Egizia, scrisse a Lady Evelyn Carnarvon[22], figlia di Lord Carnarvon, ancora in vita e che aveva partecipato alla scoperta della tomba di Tutankhamon, per chiedere se fosse a conoscenza della presenza durante gli scavi di Adamson:
«…con riguardo alla sua lettera e alla sua domanda, non ricordo se Mr. Adamson fosse in Egitto…»[23]
Nella sua lettera a Lady Evelyn[24] Edwards aveva scritto inoltre:
«…è mia convinzione che Mr. Adamson non sia mai stato aggregato alla missione di Lord Carnarvon. Afferma di esserlo stato e di aver operato come guardia del corpo di Mr. Carter, ma io non sono riuscito a trovare alcunché a supporto di tale dichiarazione. Due archeologi che lavoravano nelle immediate vicinanze della Valle dei Re ai tempi delal scoperta hanno negato di avere alcuna conoscenza della sua presenza. Miss Walker, nipote di Mr. Carter, mi ha detto che Carter non lo ha mai menzionato…»
In un’altra lettera[25] Edwards esprime ancora le sue perplessità:
«…Sono sorpreso che (Adamson) sia stato così abile con le sue storie con Peter Clayton & Co.[26], ma come ben sappiamo la gente crede in ciò in cui vuol credere, e questo ne è un buon esempio…»
Edwards eseguì, a sua volta, ricerche presso il Ministero della Difesa ottenendo risposte negative anche con riferimento a un possibile transito nella Polizia Militare. Approssimandosi la mostra del cinquantenario dalla scoperta di KV62, tuttavia, Edwards, pur convinto dell’esattezza delle sue sensazioni sul millantatore Adamson, ritenne che uno scandalo sarebbe stato sicuramente da evitare e controproducente:
«… Sarebbe facile smascherarlo ma questo significherebbe suscitare una tale confusione che sia meglio evitare…»
Si trattò certamente di una decisione saggia, visto il momento, ma consentì ad Adamson ancora di propalare le sue falsità per altri 10 anni circa.
Si capirà ora perché abbia iniziato questo articolo con la storia di Tania Head, altra millantatrice capace di manipolare la storia fino a prova contraria… mi piace, qui, concludere ripetendo la frase del Dr. Edwards:
«… la gente crede in ciò in cui vuol credere, e questo ne è un buon esempio…»
Roma, 10/03/2024 Giuseppe Esposito
Linea temporale degli eventi riguardanti Richard Adamson
(da “The Forgotten Survivor” di Chris Ogilvie Herald, 2005)
| Data | Evento | Note |
| 1901-1906 | Nascita | Data esatta non conosciuta |
| 1918-1922 | Dichiara di essersi arruolato nell’Esercito | Data esatta non conosciuta |
| 24/12/1924 | Sposa Lilian Kate Penfold | A Portsea, Hampshire |
| 1925 | Congedato dall’esercito | Si stabilisce a Portsmouth |
| 23/12/1925 | Nascita di Ronald | Risulta Meccanico Motorista |
| 25/08/1927 | Nascita di Edward | Risulta Conducente di Tram |
| 30/01/1930 | Nascita di Robert | Risulta Conducente di Autobus |
| 05/11/1934 | Joins Portsmouth Corporation Tramways (PCT) | Risulta Conducente di Autobus per la PCT |
| 05/04/1937 | Nascita di Patrick | Risulta Conducente di Autobus |
| 06/09/1939 | Richiamato | Lascia la PCT |
| 1939 | RAFVR (RAF Volunteer Reserve) | Data di trattenimento sconosciuta |
| 21/06/1941 | Dimesso dalla RAFVR | Motivazione: invalidità |
| 17/04/1942 | Nascita di John | Risulta impiegato, Ministero del Lavoro |
| 12/03/1948 | Riassunto alla PCT | Risulta conducente di Autobus |
| 18/06/1948 | Lascia la PCT | Pensionato |
| 1967 | Morte di Lilian (moglie) | età 61 anni |
| 1968 | Comincia a parlare di Tutankhamon | Tiene le prime conferenze |
| 16/08/1968 | Compare il primo articolo su Adamson | Pubblicato dal Daily Mirror |
| 1968 | Udienza privata con il Principe Carlo | Conversazione sulla tomba di Tutankhamon |
| 31/07/1969 | Articolo su Adamson | Pubblicato dal Hampshire Telegraph |
| 04/05/1972 | Storia di Adamson pubblicata da Barry Wynne | “Behind the mask of Tutankhamon” |
| 1980 | Entra al ricovero per reduci | Royal Star & Garter, Richmond-Surrey |
| 1981 | Visita l’Egitto con John Lawton | Entra nella tomba di Tutankhamon |
| 16/07/1982 | Morto presso Royal Star & Garter | — |
[1] Welles Remy Crowther (17 maggio 1977 – 11 settembre 2001), Commerciante di Borsa e Vigile del Fuoco volontario. Durante l’incendio portò in salvo oltre 18 persone dal 78° piano della Torre Sud. Il suo corpo venne ritrovato solo a marzo del 2002.
[2] Nelle molteplici interviste rilasciate, la Head fa riferimento a “Dave” talvolta come fidanzato, altre come marito. I familiari di “Dave”, dichiararono, tuttavia, di non conoscere Tania né di essere a conoscenza di una qualsivoglia relazione tra i due.
[3] Verrà, infatti, intercettata a New York nel 2011 e, nel 2012, verrà licenziata dalla Società di Assicurazioni per cui lavorava.
[4] https://laciviltaegizia.org/2021/11/18/morte-e-maledizione/ (di Andrea Petta)
https://laciviltaegizia.org/2021/10/17/la-maledizione-di-tutankhamon/ (di Giuseppe Esposito)
[5] troverete la stessa tabella nella voce “Maledizione di Tutankhamon” di Wikipedia Italia poiché l’ho scritta io.
[6] Inaugurazione il 28 marzo 1972, furono esposti 55 reperti.
[7] Chris Ogilvie Herald, “The forgotten survivor”, 2005: le informazioni riportate in quest’articolo sono tratte dal testo, in inglese, nella sua versione e-book. È perciò impossibile indicare le pagine e, come noto, anche le “posizioni” derivano dal tipo di lettore usato per visualizzarlo, e dalle dimensioni del carattere. Non risulta che il libro sia stato tradotto in italiano. Tutte i testi tra «» sono tratti dal libro di Ogilvie e da me tradotti.
[8] Già direttore della rivista «Quest for Knowledge» e Fondatore e responsabile dell’EgyptNews
[9] Barry Wynne “Behind the mask of Tutankhamon”, 1969, Pinnacle;
Elain Edgar, “A journey between souls: the Story of a Soldier and a Pharaoh”, 1997, Colin White & Laurie Boucke;
Desmond Zwar, “The Qeeen Rupert & me”, 2004, Sid Harta Pub.
Wynne ed Edgar hanno scritto, dichiaratamente, a seguito di interviste, o diretta conoscenza, specie la Edgar, con il soggetto; senza approfondimenti o ricerche, come peraltro riportato da Ogilvie che, nel suo testo, pubblica i testi di scambi epistolari con i due autori.
Zwar dichiarò di aver ricavato le sue conoscenze dall’ascolto di nastri relativi alle conferenze tenute da Adamson.
[10] Abdel-Rahman Bek Fhami, nazionalista del WAFD Party (Wafd al-Miṣrī, ossia “Partito Egiziano della Delegazione”).
[11] Il processo si concluse con la condanna a morte di Abdel-Rahman, condanna che, dato il pericolo di insurrezioni, venne commutata in quindi anni di lavori forzati. Successivamente, salito al potere un governo nazionale retto da Saad Zaghlul, Abdel-Rahman venne scarcerato dopo soli quattro anni.
[12] John Lawton, 1949, produttore e registra televisivo, autore di racconti e romanzi gialli, storici e di spionaggio.
[13] Aramco (Arabian American Oil Company) – World Magazine, vol 32, n.ro 6 nov/dic 1981: “The last survivor” .
[14] Patrick nascerà nel 1937, ovvero dopo il periodo dichiaratamente di “servizio” in Egitto, e la professione riportata è ancora quella di “Bus Conductor”; nel 1942 sarà la volta di John, ma stavolta la professione è di impiegato.
[15] “City of Portsmouth Preserved Transport Depot”: associazione che cerca di preservare la storia della cittadina sotto il profilo dei trasporti cittadini.
[16] Jean Capart (Bruxelles, 21 febbraio 1877 – Etterbeek, 16 giugno 1947) è stato un egittologo belga. Direttore degli scavi di Nekheb dal 1937 al 1939 e poi nel 1945.
[17] “The tomb of Tutankhamen” 1923, George Allen & Unwin Limited, p. 64.
[18] “…we had a heavy wooden grille at the entrance passage, and a massive steel gate at the inner doorway, each secured by four padlocked chains…” (H. Carter)
[19] Harry Victor Frederick Winstone (3 August 1926 – 10 February 2010), membro della Royal Geographic Society, autore e giornalista inglese, specializzato in argomenti inerenti il Medio Oriente e l’Egitto.
[20] Si rammenterà che solo nella foto del matrimonio, risalente all’anno successivo, 1924, Adamson sfoggia i gradi di Caporale.
[21] Iorwerth Eiddon Stephen Edwards (21 July 1909 – 24 September 1996), “Commander of the Order of British Empire” e “Fellow of the British Academy” è stato un egittologo inglese e curatore del British Museum, considerato uno dei massimi esperti delle piramidi.
[22] Lady Evelyn Leonora Almina Herbert Beauchamp (15 August 1901 – 31 January 1980), nota in famiglia come Eve, era la figlia di George Herbert, 5° Conte di Carnarvon. Nel novembre 1922 lei, suo padre e l’archeologo Howard Carter furono le prime persone ad entrare nella tomba del faraone Tutankhamon. Sposò Sir Brograve Beauchamp, e morì nel 1980 all’età di 78 anni.
[23] Lettera da Lady Evelyn a I.E.S. Edwards, datata 22 novembre 1971, British Museum corrispondenza per la mostra su Tutankhamon, volume 5, documento 1685.
[24] Lettera da I.E.S. Edwards a Lady Evelyn Beauchamp, British Museum corrispondenza per la mostra su Tutankhamon, volume 5, documento 1684.
[25] Lettera da I.E.S. Edwards a Mrs, Reneé Lovegrove, parente di Howard Carter, British Museum corrispondenza per la mostra su Tutankhamon, volume 5, documento 1785.
[26] Nel 1969 Adamson era stato invitato ad una cena presso la “Royal Society of Medecine” di Londra da un ristretto gruppo che si era denominato “Shemsu Kmt” (i seguaci dell’Egitto) costituito da quattro soci: Frank Filce, odontoiatra ed egittologo, che, nel 1968, aveva collaborato con il Professor Harrison nell’esame odontoiatrico della mummia di Tutankhamon; Michael Cane, direttore di un’importante società pubblicitaria e membro di un team che aveva eseguito scavi nel delta nilotico; Ronald Bullock, docente di giurisprudenza ed esperto di geroglifici; Peter Clayton, egittologo, docente e autore di libri di egittologia tra cui il bestseller internazionale “Chronicle of Pharaos”. Era usanza di tale gruppo di amici invitare, una volta al mese, un personaggio importante nel campo dell’egittologia.









































































