C'era una volta l'Egitto, VI Dinastia

I VISIR DEL FARAONE TETI – KAGEMNI-MEMI

Di Piero Cargnino

Certo che il faraone Teti non lesinava nel distribuire cariche e titoli, ma anche nel distribuire le sue figlie. A Kagemni (Memi) dette in sposa “La figlia del re, la sua amata, (……) del suo corpo,  Sesheshet Nebtynubkhet” e lo nominò Capo della Giustizia e Visir, il posto più alto e ambito nella burocrazia dell’Antico Regno.

I titoli che poteva vantare erano numerosi, sulle pareti della sua tomba ne compaiono circa 50 di cui una parte meramente onorari altri invece corrispondono a funzioni reali come quello di “sorvegliante delle due case dell’oro, e dei due tesori”. Altri suoi titoli erano: “sorvegliante delle due camere di abbellimento del re”, “direttore dei palazzi delle corone bianca e rossa”, “custode delle decorazioni della testa” ed, in quanto visir era anche “sorvegliante degli scriba dei documenti reali, sorvegliante di tutti i lavori del re, e delle sei grandi corti”. Dal punto di vista religioso fu “Sacerdote Rituale in Capo”, “Gran Sacerdote di Eliopoli”, “Alto Sacerdote di Ra” e “Stolista di Min”.

Iniziò ad emergere sotto il faraone Djedkara Isesi poi il faraone Unas lo nominò giudice e nomarca ma fu sotto il regno di Teti che raggiunse l’apice della carriera quando venne nominato visir e capo di tutti i giudici del paese. Tra le sue numerose funzioni emerge anche quella di “Responsabile del culto di Teti e della sua piramide”, ovvero supervisione della costruzione della stessa. Kagemni riveste anche un ruolo decisamente importante dal punto di vista letterario, pare debbano attribuirsi a lui i famosi “Insegnamenti di Kagemni”, testo didattico che risale alla VI Dinastia, anche se fa riferimento ad un visir che aveva servito il re Snefru della IV dinastia.

Scritto come un libro di consigli per il figlio di un visir, gli “Insegnamenti“ ci sono pervenuti sul “Papiro Prisse” ma il testo non è integro, si è conservata solo l’ultima parte dove vengono riportate raccomandazioni e consigli su come stare a tavola. Kagemni suggerisce che bisognerebbe seguire un percorso di modestia e moderazione:

<<……..L’uomo umile prospera, ed è lodato colui che sta sempre eretto………>>

evitando gola e superbia:

<<……..Se ti trovi seduto in compagnia di altre persone, non desiderare il cibo, anche se lo volessi. Raccogli invece un momento per trattenere il cuore, e la sua ignobile ingordigia………>>.

Della sua vita privata conosciamo ben poco, solo sua moglie Nebtynebukhet è stata individuata grazie al rilevamento del suo nome su una pietra indipendente. Per quanto riguarda i figli regna una certa confusione dovuta al fatto che alcuni personaggi non vengono nominati, per certo si conosce solo TetiAnkh.

Grazie al suo potere ed alle ricchezze accumulate organizzò per se stesso la costruzione di una sontuosa tomba nella necropoli di Saqqara, vicino alla piramide di Teti, a nord-est della piramide a gradoni di Djoser. Dalla qualità delle decorazioni coloratissime che troviamo sulle pareti della sua mastaba si può intuire che egli avesse potuto disporre delle migliori maestranze del paese. La mastaba fu scoperta da Karl Richard Lepsius nel 1843, ma fu solo nel  1905 che l’egittologo tedesco Friedrich Wilhelm von Bissing iniziò la pubblicazione delle stanze dalla IV alla VIII. Nel 1925 l’egittologo britannico Cecil Mallaby Firth effettuò ulteriori scavi ma il suo rapporto, circa le stanze dalla I alla III, non fu mai pubblicato, a tutt’oggi non esiste un rapporto che presenti il monumento nella sua interezza.

La mastaba presenta una forma a L il cui lato più lungo misura 32 metri, la parte esterna si trova in pessime condizioni ed è poco visibile, al contrario la parte sotterranea è ben conservata e le stanze sono rivestite di granito nero e decorate con geroglifici. La costruzione è in parte massiccia mentre l’altra parte è formata da vani con pilastri, una cappella con sei stanze, una sala colonnata, cinque magazzini e due grandi camere per contenere le barche solari. Questo privilegio che poté permettersi un visir, ma che era destinato solo ai faraoni, sta a testimoniare quanto fosse grande il potere dei più alti funzionari e quanto fosse evidente il declino dell’autorità regia.

L’ingresso si trova all’estremità sud della facciata che è rivolta ad est, sulla facciata sono iscritti nomi e titoli di Kagemni. Ai lati dell’ingresso sulle pareti sono presenti due figure del visir nell’atto di ricevere i visitatori, Kagemni e raffigurato ritto, con la mano destra regge lo scettro del potere Sekhem e con la sinistra il lungo bastone dell’ufficio, le figure sono completate da testi che ripercorrono la carriera di Kagemni e le azioni da lui compiute.

Dapprima parla dei servigi resi sotto Isesi e Unas:

<< Il Visir di Stato, Kagemni, dice: “Ero il favorito di Isesi. Ho ricoperto l’incarico di funzionario dello stato, al tempo di Unas. Sua Maestà mi ha ricompensato molto generosamente, e quando sono venuto alla Residenza, Sua Maestà mi ricompensò per questo molto generosamente……..>>.

Poi racconta come Teti lo ricompensò ulteriormente come valido collaboratore:

<<……Il Visir dello Stato, Kagemni, dice: “La maestà di Teti, mio Signore, colui che vive eternamente, mi ha nominato capo di tutti gli uffici, in servizio a qualsiasi ora (presso) la Residenza. La sua Maestà aveva fiducia riguardo a tutte le cose che Sua Maestà aveva ordinato di fare, perché ero capace, perché ero apprezzato da Sua Maestà………>>.

Seguono alcuni testi di stregoneria che però sono ridotti in uno stato piuttosto frammentario.

All’interno è inoltre presente un serdab, una falsa porta ed una scala per raggiungere il tetto. La sala d’entrata è interamente decorata con scene di vita quotidiana, tra cui una scena di danzatrici. Anche la sala colonnata si presenta decorata ma qui sono scene di pesca e di vita selvatica, con coccodrilli, libellule e rane, il visir Kagemni è raffigurato su una barca con al seguito un’altra piccola barca di papiro con tre uomini intenti alla pesca. Altri disegni rappresentano del bestiame con un uomo che trattiene un vitello che si allatta da una mucca.

In un’altra stanza si nota Kagemni con tre assistenti ed un elenco di molti dei suoi titoli. Sulla parete nord della IV stanza è rappresentata una scena tradizionale presente in numerose tombe dell’Antico Regno, la caccia all’ippopotamo. Animale inviso agli egizi e considerato pericoloso e malefico tanto da essere associato al dio Seth. Temuto in quanto era in grado di emergere improvvisamente dall’acqua e ribaltare un’imbarcazione per poi uccidere gli occupanti. Curiosamente non sappiamo se la sua carne venisse consumata dagli egizi.

Dalla cappella si accede alla camera sepolcrale, situata sul fondo di una buca, sulle pareti sono dipinte scene di offerte ed un ampio elenco di offerte gradite al defunto. Qui si trova un sarcofago in pietra interamente ricoperto di scritte, con il nome ed i titoli di Kagemni. Il coperchio del sarcofago è stato spostato dai saccheggiatori ma all’interno si trova una bara di legno contenente resti di bende e alcune ossa, la mummia di Kagemni è stata distrutta per recuperare gli amuleti e altri oggetti preziosi che conteneva. Nella camera furono trovati pochi resti di mobilio, alcune stoviglie e i vasi canopi frantumati. E qui mi fermo poiché è davvero impossibile elencare tutte le scene dipinte sulle pareti delle varie stanze.

Fonti e bibliografia:

  • Web, Osirisnet.net, “Le tombe dell’antico Egitto”
  • Christine Hobson, “Exploring the World of the Pharaohs”, Thames & Hudson Ltd., 1997
  • Alberto Carlo Carpiceci, “Arte e storia dell’Egitto”, Firenze, Bonechi Edizioni, 1994
  • Alessandro Roccati: “La littérature historique sous l’Ancien Empire Égyptien”, Ed du Cerf, 1982
  • Delia Pemberton, “Ancient Egypt, Gardenhouse”, (trad. di Antonia Lena), Milano, Garzanti, 1992
C'era una volta l'Egitto, VI Dinastia

I VISIR DEL FARAONE TETI – MERERUKA

Di Piero Cargnino

Parlando sempre e solo di faraoni e regine rischiamo di perdere la visione globale di questa stupenda e misteriosa civiltà. Visto che siamo entrati nel regno del faraone Teti, VI dinastia, seguiamo le vicissitudini che hanno accompagnato questo faraone, dispensatore di titoli e privilegi a suo discapito.

Come abbiamo visto in precedenza, non solo Teti non fece nulla per imporsi ed aumentare il suo potere frenando così l’ascesa strisciante (ma neanche troppo) dei suoi nomarchi, ma fece di tutto per garantirsi la tranquillità agevolando la classe dei nobili con politiche di alleanze, concedette privilegi e titoli agli uomini a lui più fedeli forse senza rendersi conto che in questo modo il suo potere si sminuiva sempre più a vantaggio della classe agiata. Sotto il suo regno furono molti che godettero dei suoi favori, mi sovvengono i nomi di quattro suoi visir: Mereruka, Kagemni, Ti e Merefnebef.

Le loro mastabe sono ancora oggi degli splendidi gioielli nella necropoli di Saqqara. Se andate sui siti dove se ne parla rimarrete stupiti dalla quantità e qualità degli affreschi in esse contenuti a tal punto da fare concorrenza con le tombe dei veri sovrani. Proviamo a visitarle e, per quanto possibile apprezzarne la bellezza.

Teti arrivò a concedere in sposa la propria figlia, Seshseshet Waatetkhethor, a uno dei suoi funzionari più in vista, Mereruka, la persona più potente in Egitto dopo il re stesso. Mereruka deteneva, oltre a quello di Visir, numerosi altri titoli quali: “Ispettore dei sacerdoti attaccato alla piramide di Teti”, “Governatore del palazzo”, “Capo lettore-sacerdote”, “Sovrintendente degli scribi reali” e “Direttore di tutte le opere del re”. Grazie alla sua posizione, ed ai favori che il sovrano continuava a dispensargli, il visir accumulò ricchezze tali da consentirgli di costruire una grande tomba per sé e la propria famiglia, degna di un personaggio così influente alla corte del faraone.

La sua tomba a Mastaba si trova nella parte settentrionale sella necropoli di Saqqara vicina alla piramide del faraone Teti. Fu l’archeologo Jacques de Morgan che la scoprì nel 1893, e ne rimase sorpreso, con quella di Ti, altro importante funzionario che operò sotto quattro faraoni: Neferirkara Kakai, Shepseskara, Neferefra e Niuserra della V dinastia, è una delle più belle e meglio conservate della necropoli.

La mastaba di Mereruka è enorme e molto elaborata, si compone di 33 stanze, di cui 16 decorate, tutte di grandi dimensioni. E’ lunga 41 metri, larga 23 e 4,5 metri di altezza, l’altezza del soffitto interno è di 4 metri. Comprende tre sezioni, la prima, dedicata a se stesso (camere A), consta di 21 stanze, quella della moglie Sesheshet Waatetkhethor (camere B) che ne conte 5 come quella del figlio Meriteti (camere C), altre 2 camere fungevano da deposito. Secondo gli archeologi, data la grandezza e la complessità dell’edificio, forse riproduceva la sua abitazione composta di tre sezioni, oltre alla sua anche quelle per la moglie e per il figlio.

L’ingresso avviene attraverso un vestibolo completamente dipinto che raffigura Mereruka in compagnia della moglie intento a pescare e cacciare uccelli con una lancia, intorno a loro alcuni uomini cacciano ippopotami con arpioni. Seguono diversi corridoi con dipinte scene di caccia, altre scene rappresentano artigiani intenti al loro lavoro, orefici, scalpellini, falegnami. In quella che si pensa sia la stanza da lavoro di Mereruka sono rappresentati altri uomini, forse contadini sottoposti a punizioni (forse per non aver pagato le tasse). Su altri dipinti sul muro d’ingresso della tomba, Mereruka è rappresentato mentre traccia col pennello le rappresentazioni delle tre stagioni dell’anno egiziano e, poco oltre mentre gioca a un gioco da tavolo.

Sulle pareti di altre tre sale compaiono scene di artigiani al lavoro che fabbricano mobili e oreficeria. Nella camera principale si trova una statua intatta del visir che si affaccia da una falsa porta. Nella sezione della moglie di Mereruka, a sinistra dell’ingresso della tomba, Sesheshet Waatetkhethor è raffigurata mentre riceve offerte “dovute alla figlia di un re, inclusa una selezione di mobili finemente intagliati”, in un’altra scena compare mentre si rilassa e osserva diverse ragazze che ballano, in un’altra ancora è ritratta con i suoi tre cani e una scimmietta. Nella stanza n. 7 sono rappresentati Mereruka, “seduto su un grande divano, mentre lei suona l’arpa per calmarlo”. Al centro della tomba una porta da su un cortile mentre poco oltre si trova la sala delle offerte con sei pilastri dipinti con colorazioni simili al granito e decorati con diverse immagini del defunto. Tra i pilastri si trova un anello in pietra dove venivano legati gli animali destinati a essere offerti al ka di Mereruka.

Sulle pareti della sala spicca la scena della processione funebre con davanti, su di una barca, il sarcofago mentre i presenti intonano dei versi che sono riportati sulla parete sopra di loro. Il sarcofago in granito misura esternamente circa 4 metri per 1,75 ed è alto 1 metro. La parte interna che accoglieva la bara del re si trova sfalsata verso il margine occidentale e  misura 2,25 metri per 0,8 ed è alta 0,8 metri. Il coperchio misura 3,5 metri per 1,75 per 30 centimetri di spessore. La parte superiore ed il lato est del coperchio e tutte e quattro le pareti interne del sarcofago sono iscritte per un totale di sei testi.

Le pareti di quasi tutte le stanze sono decorate con scene che si rifanno alla vita quotidiana in Egitto, le professioni, la caccia, la pesca, gli animali del Nilo, le stanze che non presentano decorazioni erano adibite a magazzini. Vicino ad una falsa porta, nella sala delle offerte, si accede attraverso un passaggio alla tomba del figlio Meriteti, anche qui le stanze presentano decorazioni ma di qualità decisamente inferiore rispetto a tutte le altre. L’accesso alla parte riservata alla moglie Sesheshet Waatetkhethor avviene da un lato del vestibolo, le stanze presentano scene agresti dove si nota una fattoria con del bestiame mentre alcuni contadini sono intenti a mungere.

Altre scene mostrano falegnami e scultori di vasi di pietra al lavoro, mentre Mereruka e sua moglie sono raffigurati mentre ispezionano un laboratorio di gioielliere dove alcuni degli operai sono nani. Descrivere tutto quello che presenta la mastaba è quasi impossibile, questo sta a dimostrare il potere che acquisirono i visir durante la VI dinastia.

Fonti e bibliografia:

  • Web, Osirisnet.net, “Le tombe dell’antico Egitto”
  • Christine Hobson, “Exploring the World of the Pharaohs”, Thames & Hudson Ltd., 1997
  • Alberto Carlo Carpiceci, “Arte e storia dell’Egitto”, Firenze, Bonechi Edizioni, 1994
  • Nagib Kanawati, “Mereruka and King Teti. The Power behind the Throne”, Il Cairo, S.C.A. 2007
  • Delia Pemberton, “Ancient Egypt, Gardenhouse”, (trad. di Antonia Lena), Milano, Garzanti, 1992
Antico Regno, VI Dinastia

MERY RE PEPI I

LA SESTA DINASTIA – IL TERZO SOVRANO: MERY RE PEPI I

A cura di Luisa Bovitutti

Alla morte di Teti, fondatore della VI dinastia, il trono venne usurpato da Userkare (probabilmente figlio di Iput I, una moglie secondaria del faraone), che regnò solo un anno; gli successe Pepi, figlio della moglie principale di Teti, il quale, pur essendo ancora un bambino, riacquisì il suo posto nella linea dinastica e governò per almeno 40 anni, cercando di rinsaldare l’autorità del governo centrale e di opporsi al crescente potere dei nobili locali che porteranno il paese alla crisi entro pochi decenni. Egli ebbe almeno sei mogli, tra cui Nebwenet e Inenek-Inti, le cui piccole piramidi sorgevano vicine alla sua a Saqqara, Meritites IV, Nedjeftet e le due sorelle Ankhesenpepi I (dalla quale ebbe il suo erede Merenre I), e Ankhesenpepi II (che alla morte del sovrano sposò Merenre e gli diede Pepi II che salì al trono dopo la morte del padre; le due donne erano figlie del potente funzionario Khui, forse governatore della regione di Abydos, e sorelle del visir Djau. A quanto pare Pepi sposò Ankhesenpepi I e II in età avanzata, forse dopo essere sopravvissuto nel 42’ anno del suo regno ad una congiura organizzata nel suo harem; Ankhnesmerire I gli diede anche una figlia di nome Neith, che in seguito avrebbe sposato Pepi II. Pepi I avviò una politica di penetrazione intensiva della Nubia, a sud della Prima Cataratta del Nilo, dove è stato rinvenuto vasellame recante il cartiglio del re, creò il primo esercito regolare costituito da egizi reclutati nel Delta e nell’Alto Egitto oltre che da un gran numero di nubiani e libici fedeli, al quale affidò cinque campagne militari sotto il comando ad un suo fido collaboratore chiamato Weni (o Uni) il vecchio per sottomettere i beduini che vivevano lungo la frontiera nord-orientale, che gli Egizi chiamavano Terra degli abitanti della sabbia, e che periodicamente effettuavano incursioni in territorio egizio. Intessè rapporti diplomatici ed un fiorente commercio con Ebla e Biblos, dove sono state ritrovate numerose navi costruite durante il suo regno, e sono documentate frequenti spedizioni a Punt per importare prodotti esotici ed in varie zone dell’Egitto per procurare pietra pregiata, più specificamente nelle cave di alabastro di Hatnub, di grovacca e siltite di Wadi Hammamat e nelle cave di turchese e rame di Wadi Maghara nel Sinai. Egli realizzò complessi monumentali a Bubastis, Elefantina, Abydos e forse Dendera, che furono probabilmente incorporati in progetti successivi, tant’è che non sono rimaste vestigia risalenti alla sua epoca, salvo i resti di un tempio nel delta del Nilo. Il suo culto era ancora vivo in epoca tolemaica. Nelle immagini, a sinistra statua di Pepi I orante e a destra in alto statua di Pepi in alabastro, entrambe al Brooklin Museum, a destra al centro unguentario (a Baltimora) con il cartiglio del sovrano (Mery re) e sotto giara recante il cartiglio del sovrano, il nome del suo complesso piramidale (a Berlino).



IL COMPLESSO PIRAMIDALE

La piramide di Pepi I sorge nella zona a sud di Sakkara ed è ora ridotta ad una collinetta di 12 metri; in origine era alta 50 metri, con i lati di 75 metri ed era quindi facilmente visibile dalla Valle del Nilo; era chiamata Men-nefer, ossia “stabile e perfetta”; nel Nuovo Regno tale denominazione si estese all’antica capitale che i Greci chiamarono Menfi. Durante lo scavo della camera funeraria sono stati raccolti oltre 3000 frammenti di varie dimensioni che sono stati utilizzati per ricostruire le pareti del sito; i geroglifici finemente scolpiti conservano ancora il colore originale e ci consegnano molti testi non menzionati nella piramide di Unas, Il sarcofago è stato rinvenuto spezzato, ma è sopravvissuta la cassetta di granito contenente i vasi canopi con i resti dei visceri, accuratamente avvolti in bende di lino. Una spedizione archeologica francese ha riportato alla luce il tempio funerario del faraone, ancora ben conservato in alcune sezioni, anche se molte delle raffigurazioni di prigionieri in ginocchio con le braccia legate dietro la schiena che lo decoravano sono state ridotte in frammenti; attorno alla piramide del Re sono stati scoperti altri sei piccoli complessi piramidali destinati alle sue mogli e sepolture di funzionari di rango elevato e di sacerdoti. Nelle immagini, a sinistra in alto l’attuale aspetto esterno della piramide, a destra in alto la camera funeraria con il sarcofago, a sinistra in basso ricostruzione dell’aspetto originario del sito, a destra al centro geroglifici con il cartiglio del sovrano, a destra in basso pyramidione della piramide di Pepi.


LE STATUE IN RAME DI PEPI I E DEL SUO EREDE MERENRE

Queste due statue in rame furono rinvenute nel 1897 da James Quibell, unitamente a moltissimi altri oggetti tra cui la famosa tavolozza di Narmer, scavando nel recinto del tempio dedicato al dio falco Nekheny a Hieracompolis, città sede dei re dell’Alto Egitto. La statua più grande raffigura Pepi I, e all’interno di essa si trovava quella più piccola, che si credeva rappresentasse lo stesso Pepi I da ragazzo o ringiovanito dopo il Giubileo; oggi molti studiosi pensano che raffiguri Merenre, suo figlio e successore. Entrambi i manufatti sono custoditi al museo del Cairo.

Antico Regno, VI Dinastia

TETI

LA SESTA DINASTIA – IL PRIMO SOVRANO: TETI

A cura di Luisa Bovitutti


Il fondatore Della VI Dinastia fu TETI, che governò tra il 2347 e il 2327 a.C. circa. Sua madre era la regina Sesheshet, ma la sua pretesa al trono derivava probabilmente dal matrimonio con Iput, figlia maggiore di Unas, ultimo sovrano della V dinastia.

Egli fu un abile politico e riuscì a mantenere il regno nonostante i tumultuosi cambiamenti sociali della sua epoca, che segnò il tramonto dell’Antico Regno e l’esordio del primo periodo intermedio: così come Unas, il sovrano cercava di prendere le distanze dal culto del sole per arginare l’enorme influenza dei Sacerdoti heliopolitani di Ra, una carestia affliggeva il paese, ondate di immigrazione causavano disordini interni, la ricchezza ed il potere dei funzionari della corte e della nobiltà locale indebolivano l’egemonia faraonica.

Dopo essere salito al trono Teti continuò saggiamente ad avvalersi dei funzionari a suo tempo scelti dal suo predecessore e distribuì promozioni e titoli per conquistare consensi; per garantirsi un’alleanza importante diede in sposa sua figlia Seshseshet al Visir Mereruka.

Egli completò il Tempio Funerario di Unas e fece scolpire il proprio cartiglio sugli stipiti di granito di una porta; molte sono le iscrizioni che lo riguardano venuti alla luce nelle mastabe attorno alla sua piramide. Un gran sacerdote menfita chiamato Sabu si vanta di avere offerto protezione a Sua Maestà quando a bordo della sua barca veniva in città in occasione di cerimonie religiose; un altro gran sacerdote omonimo esprime il suo orgoglio per la propria nomina; un funzionario racconta di essere stato inviato a Tura per procurare il calcare per le costruzioni reali.

Nulla in più si sa di questo sovrano, se non quanto racconta Manetone, il quale riferisce che Teti morì assassinato dalla sua guardia del corpo, pare per incarico del figlio Userkare, che usurpò il trono all’erede legittimo Pepi I, il quale era ancora un bambino e che gli successe quando morì circa un anno più tardi. Egli edificò per sé un complesso piramidale del quale vi parlerò nel prossimo post.

Nelle immagini, reperti custoditi al Museo del Cairo: una statua raffigurante il sovrano, un frammento lapideo con il cartiglio del sovrano, la rarissima maschera mortuaria in gesso, trovata nel 1907 da James Quibell nel suo tempio funerario ed attribuita al faraone, e lo stampo da essa ottenuto, che ci mostra il volto di un antico egizio, rasserenato dalla morte.


IL COMPLESSO FUNERARIO DI TETI

La disposizione delle camere ipogee e la decorazione interna della piramide di Teti sono simili a quelle della piramide di Unas, leggermente più piccola.

Sono del tutto scomparse le tracce del culto solare che tanta importanza aveva assunto nella dinastia precedente, e le pareti dell’anticamera e della camera funeraria sono incise con i “testi delle piramidi”, rituali e incantesimi destinati a guidare attraverso l’aldilà il re identificato con Osiride; il soffitto a volta è dipinto di stelle.

Il sarcofago di basalto è rimasto intatto e all’interno sono stati ritrovati frammenti di quella che potrebbe essere stata la mummia del sovrano.

Nelle foto la camera funeraria incisa con i testi delle piramidi, il sarcofago ed il soffitto stellato.